In Memoriam: Zara Dolukhanova (1918-2007)


E’ doveroso per i cultori del Belcanto rendere omaggio a Zara Dolukhanova.

In Russia, lontana dai palcoscenici europei dove cominciava lentamente negli anni 50 la Rossini Renaissance, partendo dall’opera comica, la Dolukhanova praticava un canto rossiniano sotto il profilo del gusto forse discutibile, ma sotto il profilo della qualità vocale e tecnica assolutamente irraggiungibile. In quegli anni e, più ancora, oggi.

Sentendo le registrazioni della Dolukhanova (come Cenerentola, come Arsace, come Isabella, come Urbain negli Ugonotti) sembra di leggere le pagine di Scudo dedicate alla “nostra” Marietta Alboni. Ci colpisce l’omogeneità di emissione e un’idea di uguaglianza vocale molto diversa da quella cui ci ha abituato il canto fra ‘800 e ‘900, in quanto nella gamma vocale il colore cambia, e di molto, fra le note basse e le acute, senza però che vengano intaccate proiezione, morbidezza e rotondità di suono. E, naturalmente, fluidità di vocalizzazione.

Gli ascolti

Rossini – La CenerentolaO quante lacrime (cabaletta aggiunta da La Donna del Lago); Sprezzo quei don
Rossini – L’Italiana in AlgeriPer lui che adoro; Pensa alla patria
Rossini – SemiramideAh quel giorno ognor rammento
Meyerbeer – Les HuguenotsNobles seigneurs salut
Mussorgsky – KhovancinaProfezia di Marfa

5 pensieri su “In Memoriam: Zara Dolukhanova (1918-2007)

  1. che voce splendida! che prodigio di tecnica!…ed il gusto (cadenze a parte) incomparabilmente migliore di quello della nostra simionato nello stesso repertorio negli stessi anni(per tacere della ben più fluida coloratura del mezzo russo!)

  2. Grazie per questo ricordo. Una della cavatine di Arsace più emozionanti che abbia mai ascoltato; sicuramente una delle più grandi cantanti del ‘900.
    Le cadenze sono comunque interessanti: in Russia in quegli anni si usava così.

  3. Grandissima Dolukhanova. Cantante dalla tecnica eccezionale, che merita senza dubbio di stare accanto alla Horne, alla Berganza, alla Dupuy nell’alveo delle Grandi cantanti rossiniane.

    Le sue cadenze possono sembrare stravaganti, ma sono cadenze ottocentesche, sono ciò che anche le Grandi Dive dell’800 dovevano praticare. La sua cabaletta di Malcolm, alzata di un tono, è probabilmente simile a ciò che usava fare la Pasta con lo stesso brano (che aggiungeva nell’Otello come cavatina d’entrata di Desdemona).

Lascia un commento