A Madrid Orfeo non bissa


Il cast:

Orfeo – Juan Diego Flórez
Euridice – Ainhoa Garmendia
Amore – Alessandra Marianelli

Coro y Orquesta Sinfónica de Madrid

Direttore – Jesús López Cobos
Maestro del coro – Peter Burian

Recita del 30 maggio 2008 (trasmessa in diretta da Radio Clásica)

L’atteso ritorno in Europa di Juan Diego Flórez, dopo il debutto come Duca di Mantova a Lima e la trionfale Fille del Met, avviene con il suo primo Orfeo gluckiano: tre recite al Teatro Real di Madrid da cui la Decca ricaverà un disco.
Mesi fa, ascoltando Flórez alle prese con l’aria acrobatica e il lamento di Orfeo nel suo concerto scaligero, avevamo espresso dubbi circostanziati circa l’idoneità del tenore peruviano rispetto ad un ruolo che Gluck riscrisse per il tenore Le Gros, primo Admeto e certo non coincidente con la vocalità da tenore leggero di cui il Nostro è oggi uno dei massimi rappresentanti. L’approdo al ruolo integrale (sia pure in forma di concerto) conferma ora le impressioni di allora.

Alla ricerca di un’ampiezza e di una varietà di colori consone al ruolo, e provato dai recenti cimenti verdiani (che saranno rinnovati in quel di Dresda), Flórez è costretto a forzare la sua delicata voce, che, sempre di bel colore seppure come velata e trattenuta, risuona molto faticosa soprattutto sul passaggio superiore (ascoltare per questo il lamento, che sul passaggio per l’appunto insiste). Assodato che i gravi sono poco sonori e afflitti da un vibrato consistente (massimamente evidente nell’ultimo atto), va detto che gli acuti non risplendono, risultando ora spinti ora indietro, e opportuna appare la scelta di abbassare di mezzo tono la prima strofa della scena delle Furie, provvedendo a saldarla al resto del quadro attraverso la rielaborazione di alcune battute del Coro. La coloratura, sgranata meccanicamente, non ha lo splendore delle Cenerentole e dei Barbieri di un tempo non lontano (e la coloratura gluckiana non assurge certo alle altezze di quella rossiniana, che Flórez, in ambito comico, ha sempre affrontato a testa alta). Inoltre, nei punti in cui il cantante intende proporre una consona e sfumata dinamica, la linea vocale è assai vicina a spezzarsi e a tratti ridotta a un gémissement (confronta il recitativo dopo il lamento).

Nel ruolo di Euridice, che ultimamente una bizzarra moda impone di affidare a voci meno consistenti del soprano lirico richiesto dalla partitura e dalla tradizione, Ainhoa Garmendia, pallida soubrette giunta all’ultimo momento a rimpiazzare Nicole Cabell, non ha timbro o meriti che la distinguano dall’Amore di Alessandra Marianelli, che finalmente abbiamo modo di ascoltare in un ruolo consono alla sua esperienza e natura vocale e che non fatica a risultare, malgrado la voce alquanto acidula, la migliore della serata.

Sconfortante la direzione di López Cobos, che dei barocchisti trattiene solo la mano pesante e i tempi alla bersagliera, perdendo per strada finezze strumentali e soprattutto l’incerto e malsicuro Coro, che fa pensare a un gruppo di filarmonici che abbiano ricevuto lo spartito un’ora prima della recita.

Ci piacerebbe evitare, per una volta, la nomea d’incontentabili, e a questo fine proponiamo alcuni ascolti che possono aiutarci nel definire il volto tenorile di Orfeo. Al di là di pretese filologiche e “integraliste” discutibili quando non pretestuose.
Accanto a questi, e in omaggio al gusto dell’epoca, così amante di pasticci, aggiunte e riscritture, un’aria alternativa per la sortita di Amore: una chicca da vera Primadonna assoluta, affidata a una delle voci che più hanno dato a questo e a tanti altri repertori.

Ch. W. Gluck – Orfeo ed Euridice

Atto I

Chiamo il mio ben cosìIvan Kozlovsky
Al tuo seno fortunato (da L’anima del filosofo, ossia Orfeo ed Euridice di F. J. Haydn) – Joan Sutherland
Addio, o miei sospiriRockwell Blake

Atto II

Chi mai dell’EreboIvan Kozlovsky, Rockwell Blake
Che puro cielRockwell Blake, Ivan Kozlovsky

Atto III

Vieni: segui i miei passi… Che fiero momento!Ivan Kozlovsky & Elizaveta Shumskaya, Rockwell Blake & Mireille Delunsch
Che farò senza EuridiceIvan Kozlovsky, Rockwell Blake, Léopold Simoneau

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