Gemma di Vergy a Bergamo: trionfa Maria Agresta, delude “Gaetanin”

Il Festival Donizetti di Bergamo tenta il rilancio di se stesso dopo le disavventure degli anni passati affidandosi, per la riproposizione della Gemma di Vergy secondo nuova edizione critica, alla coppia Maria Agresta – Gregory Kunde, trionfatrice nei recenti Vespri Siciliani torinesi.
Esperienza certamente assai più felice di quelle degli anni scorsi, dove si era scesi sotto il livello di guardia. Ieri sera grande e convinto successo per la ripresa di un titolo donizettiano tutt’altro che riuscito e livello musicale generale accettabile, anche se ben lungi dall’ideale.
Premettiamo subito che Gemma è un’opera difficile per la povertà di inventiva mostrata Donizetti, sia nel canto come nell’orchestrazione; per la debolezza del testo, che si riflette fortemente sulla psicologia dei personaggi, un soggetto pretestuoso fatto di situazioni drammaturgiche artefatte e stereotipate. Il compositore continuamente attinge a formule consolidate di ascendenza rossiniana senza approdare mai a qualcosa di veramente convincente, un’orchestrazione troppo spesso bandistica, difficoltà vocali che stentano a tradursi in un canto coinvolgente ed avvincente.
La nostra sensibilità è ormai lontana dal mondo di Donizetti in cui un sistema di convenzioni teatrali ben organizzate,  se affidate a protagonisti di grande spessore vocale e drammaturgico, era in grado di riscuotere il pieno consenso del pubblico. Credo che nemmeno affidare quest’opera ad un immaginario trio  Callas – Jadlowker – De Luca potrebbe togliere alla sfortunata Gemma il marchio della mediocrità.
Ciò premesso, nessuno pretende che il direttore, qui Roberto Rizzi Brignoli, abbia la bacchetta magica e trasformi la Gemma nella Bolena o nella Borgia, ma che si adopri un filo per contenere il tasso bandistico dell’orchestra e cercare qualche colore o bozza di atmosfera si. Quello che ci sarebbe stato dispensato dal maestro Rizzi Brignoli per tutta la serata lo abbiamo udito nella sinfonia, diretta non come l’introduzione ad una tragedia ma un’opera comica. Si sono percepiti numerosi problemi di nitidezza degli attacchi sia delle sezioni strumentali che nel coro, in una concertazione senza idee, meccanica e che si è ben guardata dal provvedere a qualche minimale e dovuto trasporto verso l’alto alla parte della protagonista, in alcuni passi troppo bassa. Maria Agresta ha riscosso il maggior successo della serata perché oggettivamente autrice della prova migliore, anche se, per sua natura vocale, impari alla parte, che richiede una cantante di grande esperienza, carisma, personalità scenica oltre che di maggior tasso tragico. Solo una primadonna autorevolissima e consumata può tentare di convincere il pubblico cantando simile ciarpame! Maria Agresta è per natura voce lirica, portata al canto dolce, con la maggior sonorità del mezzo  nell’ottava alta, incline alla fiorettatura di grazia ma non di forza. In una parte eminentemente centrale e matronale nel suo essere regina, sposa ripudiata, donna aggressiva ed, al finale, disperata, la signora Agresta ha fatto il massimo riuscendo a dar vita all’assurda Gemma solo in parte. I momenti migliori sono stati sicuramente quelli lirici, la sezione centrale del duetto con Guido, dove ha cantato con una bella linea e piani “Dio pietoso. Ah tu ben sai”, e il ”D’un altare e d’una benda “ del finale, mentre non è riuscita a trovare varietà di accento nell’entrata, eseguita quasi interamente sul forte-mezzo forte, e nella scena con Ida, “Di fuggir invano il tenti”, laddove Donizetti fa il verso alle primedonne tragiche precedenti, scrivendo alcuni passi di coloratura minuta di forza, cui la signora Agresta non è riuscita a conferire la dovuta aggressività. Idem dicasi per il finale, “Chi mi accusa chi mi sgrida”, dove gli acuti sono suonati anche faticosi. Nonostante la parte più grande di lei, è stata la migliore in campo, per l’abilità dimostrata nel gestire la scrittura sulle proprie possibilità e nelle intenzioni espressive esibite. A che non si fraintenda: a me la signora Agresta pare un talento, precocemente collocato su parti troppo pesanti, come questa o la Norma o l’annunciato Don Carlo ed a cui, invece, deve essere lasciato il dovuto tempo per consolidare il proprio canto e maturare esperienza, oltre che maggiore solidità tecnica.
Gregory Kunde ha trovato nella parte dello schiavo Tamas l’ennesimo successo. Ha gestito il ruolo con esperienza, ma il mezzo è senescente, troppo spesso forzato o indietro, il canto faticoso. Il ruolo, breve, centralissimo e talora anche troppo grave per lui, non lo ha messo alla corde come il passato Poliuto, perciò ne è uscito meglio, ma senza convincere mai.
Male il signor Mario Cassi, alle prese con una parte convenzionale ma che permette al baritono nobile, dotato di una minimale ampiezza e sonorità, di farsi applaudire come nell’ “Ah, nel cuor mi suona un grido” dell’entrata. Al suo conte di Vergy è mancata la statura aristocratica ed elegante che viene a questi ruoli dalla pratica del canto sul fiato, dal dominio della voce nel passaggio superiore in particolare. Il Guido di Leonardo Galeazzi, in un ruolo che fu di un celebre interprete di Mosè, è passato via senza infamia e senza lode.
Spettacolo semplice ed economico, diretto da Laurent Gerber, scene e costumi di Angelo Sala, che si lascia guardare, i costumi soprattutto. Stando a quanto scritto nel programma di sala la nuova edizione critica, riveduta sull’autografo donizettiano da Livio Aragona, sarebbe incentrata soprattutto sul ripristino della dinamica autografa, indicazioni di tempo nonchè revisioni di libretto, che la precedente edizione critica avrebbe, in alcuni dettagli, manomesso.

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79 pensieri su “Gemma di Vergy a Bergamo: trionfa Maria Agresta, delude “Gaetanin”

  1. Cara Giula Grisi… ma che opera ha visto??
    I Cantanti tutti di una mediocrità imbarazzante! Compreso il sig. Kunde che è stato l’inaspettata delusione della serata. Non così male come dipinge lei Mario Cassi.
    Su Maria Agresta… tante cose negative e alcune cose positive. Di certo non un trionfo nemmeno per lei…

  2. E aggiungo, non è l’opera ad essere mediocre! Sono i cantanti a renderla tale… Qualora questi si limitino a “cantare” come si è visto ieri lasciando completamente da parte l’interpretazione. Il ruolo chiave era quello di Gemma, che è proprio venuto a mancare

  3. E citate la Kabaivanska quale esempio di canto sul fiato??? Ma se a metà della sua carriera si vedeva la sua povera laringe ballonzolare in gola gridando pietà per la violenza che tale “cantante” le faceva con il suo orribile vibratone ballante! Almeno siate più coerenti con le vostre denigrazioni degli spettacoli lirici di oggi. La Callas che voi citate come esempio di somma arte canora è ormai da quasi quarant’anni morta e sepolta e in ogni caso qualunque musicista (cosa che voi per fortuna non siete) che ascolti con un orecchio educato da anni di duro studio (che voi non avete avuto la forza di affrontare) le registrazioni dei ruoli da lei cantati si accorge delle enormi carenze tecniche che la signora aveva già dopo pochi anni di carriera. Dite che per il ruolo di Gemma occorrerebbe una cantante consumata: perchè allora non proporre la Callas del concerto di Londra degli anni 70, visto che di cantante consumata si tratta?

  4. Caro Uffa, ma perché chiama in causa la Callas degli anni ’70? A parte il fatto che la sua osservazione c’entra come i cavoli a merenda, perché la Callas degli anni’70 in questo post non è stata nemmeno evocata, si legga bene i vari articoli del sito, e vedrà che i recensori del Corriere della Grisi sono tutt’altro che teneri con il soprano greco: molto spesso la parte di carriera che viene citata come esempio positivo, è proprio quella iniziale (quindi siete quasi d’accordo su questo punto). Quanto al fatto che la Callas sia morta e sepolta be’, uscite sgradevoli come queste si commentano da sole…

  5. E poi, ammesso e non concesso che i recensori non abbiano affrontato duri anni di studio, il pubblico pagante non ha nemmeno il diritto di giudicare ciò che vede e sente, e deve supinamente affidarsi ai giudizi degli esperti? Sono d’accordo sul fatto che ci debbano essere degli addetti ai lavori in grado di indirizzare i non esperti, ma ognuno ha il diritto di dire la sua, dal momento che gli spettacoli sono aperti al pubblico…

  6. La tragedia vera NIcola e’ che quanto afferma Uffa non e’ altro che la vulgata di molti cantanti e maestri canto famosi che praticano ed insegnano a respirare al contrario, a spingere e gridate, a cantare con la gola contratta. E potrei anche fare nomi altisonanti, dato che dalle Dessay e Bartoli in giu’ si sono diffuse tali e perniciose idee i cui esiti ben vediamo in scena. Pure a me e’ capitato dal vivo di sentirmi dire che sbagliavo a pensare che la Callas fosse una grandissima cantante…… Maria Callas mostra difetti e limiti di fronte alle Lehmann o alle Siems….ma dubito che i detrattori odierni ne conoscano anche solo il nome!

  7. su alcune cose rimango basito… come si fa a definire “ciarpame” la musica di gemma di vergy… bisogna avere molto pelo sullo stomaco!!! come mi fa da sempre ridere vedere che chiunque si permetta di criticare la callas, commette un sacrilegio da scontare con la vita!
    la realtà, è che l’opera è sicuramente bella, con una scrittura musicale raffinata dal mestiere, e che come tutte le opere ha momenti più intensi e originali, altri di passaggio. kunde ha gran mestiere, anche se la voce va rovinandosi (ma tanto per dirne una, di tutti i poliuti che ho sentito, da grandi star anche del passato, la sua è quelle che mi emoziona di più…), la agresta non era molto indicata per gemma, ma ha voce bella e ha meritato gli applausi (più indicata sarebbe stata la pratt). su cassi, che mi era piaciuto nel barbiere di pesaro, ha pesato forse una certa paura di osare.
    per me lo spettacolo è stato in generale fra i più alti visti a bergamo

  8. Gemma e’ maniera, rispetto a donizetti stesso e.rispetto, ad ex, alle cose meno ispirate di rossini. …cio’non significa Che non la si debba rappresentare in un festival soprattutto. Ma e’ innegabile che se lo spettacolo non prende ci sia anche un limite del testo.dissento ssul fatto che cassi non osi: meglio che non forzi, perche’ vocerebbe per nulla. Il punto e’ che la voce e’ modesta, tenorile, lega poco e sale male, dunque il canto non e’ cio’ che necessita il ruolo, da voce e stile alla bruson. Dissento sulla pratt nel ruolo, che e’ troppo centrale…..il soprano australiano ha mai cantato vespri siciliani o norma, parti di grande tasso tragico. E’ maria agresta che e’ voce lirica e givane, trovo abbia fatto molto in una parte per altra voce ed altra statura drammatica. Kunde non si sta dteriorando, ma e’ gia piu’ che deteriorat. Concordo che sia il prodotto migliore di bergamo da anni. E lo sforzo si e’apprezzato da ogni parte. Con buona pace del mio primo commentatore, e’ stato un grande successo per la givane agresta

    • Però Divina, penso anche io che servirebbe un po’ più di cautela prima di scrivere che un lavoro di Donizetti è “ciarpame”… per carità, cose modeste ne avrà scritte pure lui senza dubbio, ma siamo noi musicologi in grado di analizzare compiutamente una partitura, ricavando da tale analisi un giudizio tecnico sul valore di una certa composizione? Parlo per me: io non saprei da dove cominciare.

      Ora, se io non sapessi che Elisir d’Amore è un capolavoro, o che Rigoletto è un capolavoro, o che il Mosè in Egitto è un capolavoro, e dovessi attenermi a ciò che mi si fa ascoltare oggigiorno nei teatri, senza aver mai sentito un solo disco o aver mai letto uno straccio di storia della musica, TEMO farei veramente fatica a non definire CIARPAME pure quella musica, stante il livello desolante delle odierne esecuzioni.

      Il punto è che invece noi siamo tutti documentatissimi e preparati, con ascolti e letture, sulle opere che andiamo a vedere a teatro. Che questo lavoro di Donizetti sia un lavoro di scarso significato, si faceva a meno d’andare a teatro per appurarlo. Scrivere che “Gaetano ha deluso” è pertanto affermazione di una ingenuità poco sincera oltreché per niente pertinente con una recensione teatrale. Le colpe, oggi, sono sempre e solo di chi decide di mettere in scena una certa opera, del modo in cui lo fa, ed infine degli esecutori. Scrivere oggi, nel 2011, che Donizetti ha deluso, è affermazione che non avrei voluto leggere su questo blog.

  9. C’ero anche io e posso dire senza problemi di pelo su stomaco e lingua che l’opera “Gemma di Vergy”, al termine della serata, ha evocato in me il ricordo di Fantozzi che recensisce “La corazzata Kotionkin” in uno dei primi film a lui dedicati.
    Capita che in un catalogo di oltre 70 opere alcune non siano dei capolavori, pazienza, ed una di queste è sicuramente questa “Gemma” malgrado i proclami della Caballè la quale, reinventandosi o quasi la parte, non è riuscita nell’impresa di renderla fruibile con le sue testimonianze audio, almeno dal mio punto di vista.
    Personalmente la musica l’ho trovata estremamente retorica, sbrigativa, noisissima, più aderente ad un intermezzo comico piuttosto che ad un opera tragica (certe citazioni rossiniane durante il “processo” al ridicolo Tamas erano evidenti per fare un esempio), per non parlare dei personaggi al limite del grottesco e francamente imbarazzanti nella loro inutile bipolarità.
    L’unica cosa bella veramente è il concertato che chiude il I° atto, il resto è evitabilissimo o da prendere per quello che è: una pura curiosità.
    L’opera è mediocre e avrebbero dovuto cantarla e interpretarla personalità di spicco che qui non c’erano: Kunde, applauditissimo e non si sa bene perchè, è il cantante anziano e indurito che ha già ripetutamente dimostrato di essere in varie occasioni a cui però resta la proiezione di una voce bloccata, impegnato in un ruolo ingrato e insipido; Cassi è un baritonino-ino che fa gli acuti ed il passaggio piegando le ginocchia come le ballerine, molto scolastico e con poco colore; comprimari e coro come da standard bergamasco. La Agresta non ha voce per una parte del genere, molto centrale e con qualche agilità, fa le note certo, ma non ha le colorature fluide, e la sua voce dal passaggio in su si “secca” diventando dura e poco controllata; ma almeno cerca di rendere credibile una “roba” del genere e tutto sommato non m’è dispiaciuta.
    Allestimento molto, molto parrocchiale.

    Marianne Brandt

    p.s. Un applauso al migliore della serata: il falco VERO che ha “benedetto” il palcoscenico.

  10. accetto il suo dissentire, ma la pratt si è già distinta in ruoli come elvira, lucia, linda, e il registro acuto (di cui una gemma travolgente deve avere e dominare con sicurezza) è sicuramente posseduto dalla pratt meglio che dalla agresta. certo avrei anche nominato la gruberova…

    ripeto, la agresta mi è piaciuta, ma soprattutto in alto non c’era sicurezza, come forse nelle agilità il maestro in qualche momento ha dovuto “aspettarla”.

    sarà anche opera di maniera, certo non aiutata da un libretto all’altezza, ma continuo a pensare che l’opera abbia alcuni momenti molto interessanti, e che l’orchestrazione è fatta con ottima abilità. e che piuttosto di sentire certe opere del 900, o continuare ad avere boheme e traviate ogni anno (spesso non di alto valore), preferirei vedere nei cartelloni opere come gemma… e non solo a bergamo

    • Ma gemma non e’ acuta, bensi centrale. Anche la gresta ha sofferto la centralita’, o meglio aveva poca forza tragica e doveva cantare spesso sul forte. La pratt e la grrsta e’ meglio pratichino altre scritture

    • L’operra non mi piace per nulla.non ho posizioni dogmatiche, anche i geni non ssono sempre geni a tempo pieno e a volte ricorrono al mestiere. I capolavori ssono altri, come le opere di medio livello. La storia ha peraltro dato il suo respondo a fronte di un’opera scritta per la medesima diva, ossia il devereux.

  11. che dire a marianne… certo l’opera non è un capolavoro, ma di qui a dire che è ciarpame o la corazzata potionkin, ce ne vuole!

    comunque ognuno ha il proprio pensiero, ieri sera ho visto un sacco di gente (e molti stranieri, forse abituati a ben altri teatri..) divertirsi molto, evidentemente e “stranamente” hanno apprezzato musica e cantanti….

    certo non c’è stata solo la caballe, ma con bei risultati la maliponte (in youtube c’è qualcosa) e la ricciarelli, di cui però non posso esprimermi perchè non l’ho sentita.

    io continuo ad andare contro il luogo comune donizetti-dozzinetti che secondo me è ferocemente sbagliato. e francamente io sento muscia bandistica molto più in verdi che in donizetti…

  12. Ma certo, è naturale che stavo parlando, anche in maniera ironica del MIO punto di vista. Nulla di male mi pare, a te non piacerà altro sicuramente.
    Come ha scritto la Grisi è logico e auspicabile che un teatro metta in scena il corpus totale delle opere del suo compositore d’elezione soprattutto in nuove edizioni critiche e sono certa che il pubblico, malgrado i commenti che ho sentito in giro, si sia anche divertito (anche in alcuni casi tra un attacco di narcolessia e l’altro che ho visto e soprattutto udito), ma penso anche che se la “Gemma” fosse stata composta da un “minimo” dell’ ‘800, un Castracani, un Mangiagatti o un Sgozzapolli qualunque, questa opera sarebbe, a mio parere, rimasta ai margini estremi delle riproposte come appunto “curiosità”.
    Ho citato non a caso la Caballè (conosco i buoni risultati dell’integrale con la Maliponte), perchè disse “l’infausta” frase: “La parte di Gemma equivale a tre Norme” quando la sparata avrebbe potuto essere meno eclatante visti i risultati.
    Donizetti ha scritto eccelsi capolavori, ma in qualche caso si è comportato anche da “Dozzinetti”… non si può avere sempre la stessa ondata di genialità per oltre 70 opere, ne converrai.

    Marianne

  13. L’opera in questione è veramente mediocre. Come molte altre, del resto, nel catalogo donizettiano. E’ un esempio di quale fosse il livello medio dell’opera di quel periodo (cosa che ci fa ancor di più apprezzare la grandezza dei “grandi” – Gaetano compreso, quando ispirato – nel differenziarsi dalla routine). Ma queste sono cose note e scontate. Nessuno si aspettava un capolavoro (atteso che nessuno potrebbe dar credito alle panzane di certe ex cantanti che la definirono “difficile come tre Norme messe insieme”). La si potrebbe tranquillamente definire ciarpame (in effetti lo è), ma poco importa. Quello che, invece, stupisce e ci dovrebbe far pensare, è il fatto che le primedonne dell’epoca la preferissero a Lucia (ad esempio). Questo davvero fa riflettere sul gusto e l’intelligenza di dive forse troppo considerate…

    • Lancio allora una provocazione:

      perché mai andare a sentire questa roba, visto che – credo – si sapeva in anticipo trattarsi di ciarpame (il titolo rappresentato, intendo). Forse per sentire due grandi cantanti, loro sì (altroché le dive dell’Ottocento), come Kunde e la Agresta? O forse per sentire i miracoli della nuova edizione critica (sigh)?

      • Sono andata per:
        1) La curiosità di sentire dal vivo un’opera rara che incisa mi aveva dato poco e che magari con l’edizione critica depurata dalle “incrostazioni verdiane” e arricchita dalle sfumature espressive e dinamiche dei manoscritti donizettiani avrebbe avuto un impatto musicalmente diverso e più coinvolgente… macchè… poi con Rizzi-Brignoli…
        2) Kunde, dopo il Poliuto deludente dello scorso anno, mi interessava poco (poi la parte del tenore è quella che è… definirla “ingrata” è anche un complimento eccessivo); ma la Agresta mi interessava non poco dopo averla ascoltata nella bella prova de “I vespri siciliani” e che tutto sommato, ripeto, non mi è dispiaciuta anche se vorrei ascoltarla in altro repertorio più congeniale alla sua voce lirica.
        3) Nel solito “miracolo teatrale”.
        4) Varie ed eventuali 😉 !

        Marianne

  14. Ah quasi dimenticavo:

    5) La prova MAIUSCOLA del Falco! Una interpretazione intensa!
    6) La Ida “indimenticabile” di Kremena Dilcheva! Sublime!
    7) E poi per capire cosa diavolo ci fosse di “patriottico” (sic!) nella “Gemma di Vergy” come ha riportato certa “stampa” evidentemente ben informata. Mah…

    Marianne

  15. Nel 1840 la ventiduenne Erminia Frezzolini, in carriera da tre anni, si presentò al Teatro di Porta Carinzia a Vienna proprio con la Gemma. Così un giornale dell’epoca: “La Gemma di Vergy non piacque gran che, né per se stessa, né per l’esecuzione sua. Non so se il pubblico abbia ragione di giudicar fiacco questo spartito; non ha però torto certamente di dire che non fu ben cantato. L’unico che siasi veramente distinto fu il tenore Catone Lonati. La Frezzolini, a mio giudizio, ancor troppo giovane e vacillante per quasi tutte le parti di forza, nella Gemma non meritò e non ebbe quei segni d’approvazione che meritò ed ottenne nella Lucia, nella Beatrice di Tenda e nell’Elena da Feltre. Badiali cantò in modo da far credere ch’egli non s’innalza, o ben poco sulla schiera dei comuni basso-cantanti. Quindi la Gemma fu ripetuta poche volte, e la tasca dell’impresario ben s’accorse qual divario passi tra un’opera cantata dalla Ungher, da Moriani e da Ronconi, ed una eseguita dalla seconda compagnia. La sera del 29 giugno in cui ebbe luogo l’ultima sua rappresentazione coll’Elena da Feltre, la Frezzolini fu assai festeggiata, e si videro cader fiori a’ suoi piedi. Lonati e Badiali ottennero anch’essi molti applausi; si volle ripetuto per due volte il duetto fra quest’ultimo e la Frezzolini”. Ciò detto, non credo sia casuale che l’opera, scomparse le Ronzi, le Frezzolini e le Barbieri Nini, sia finita nel dimenticatoio per un secolo abbondante, fino all’improvvida esumazione catalana. E’ un titolo di cui si giustifica l’allestimento solo in presenza di un grande sopranoche sia anche una convincente attrice tragica. A Bergamo abbiamo sentito una giovane cantante che deve, ripeto, DEVE avere il tempo di maturare in ogni senso, affrontando ruoli quali Mimì, Manon di Massenet, Micaela, Liù e Butterfly, affrontando fra una decina d’anni, e con tutte le cautele del caso, la Borgia prima di avventurarsi in ruoli monstre come Gemma… ma siccome il mercato non ha tempo da “sprecare”, la Agresta ha già cantato Norma. I presagi sulla durata della voce e di conseguenza della carriera, in casi come questo, sono sempre assai tetri.

    • Non mi stupisce che a Vienna l’opera non sia piaciuta…erano abituati a partiture più elaborate (soprattutto dal punto di vista orchestrale). Lo stesso Donizetti per Vienna sfornò veri capolavori ( Maria di Rohan e Linda di Chamounix).
      Non discuto il diritto/dovere per un festival dedicato a Donizetti, di riproporre anche i titoli meno riusciti (succede anche con Rossini), nulla però impedisce all’ascoltatore moderno un giudizio anche estetico. Che non avrà certo nessuna importanza (in ambito accademico), ma qui, tra comuni mortali, un senso ce l’ha.
      L’ho trovata una partitura mediocre senza nulla di interessante (anche rispetto al Donizetti minore: molto più interessanti Fausta, Il Paria, Torquato Tasso etc..). E neppure così difficile come certe ex cantanti ci hanno fatto credere.

      • L’opera “cantata dalla Ungher, da Moriani e da Ronconi”, non l’ho precisato, era la Borgia. Un’opera che dà ben altri motivi di soddisfazioni ai cantanti (ha di fatto quattro prime parti) e anche al pubblico, rispetto a questa Gemma che è giusto che sia opera da riscoprire in sede di festival, ma a condizione di avere una protagonista non genericamente corretta (e la Agresta lo era solo in parte, o meglio solo in alcune parti dell’opera) ma davvero fuori dal comune quanto a virtuosismo ed espressione tragica.

  16. convengo che molti commenti distruggono la povera gemma… e persino ciò che disse una grande come la caballe!

    volevo solo dire poche cose ecumeniche:
    1 non sempre le opere che non hanno avuto successo non siano meritevoli di essere sentite… ad esempio poliuto, linda, favorita vengono date pochissimo, ma sono autentici capolavori. e pure ci sono addirittura compositori di cui non si conosce niente, mentre al loro tempo erano famosissimi, e a ragion veduta (penso, tanto per fare un nome, a paer)

    2 ci sono anche opere fatte più con lo scopo di far bella figura alla primadonna di turno, e gemma sicuramente lo è

    3 sono d’accordissimo con la grisi per il tipo di voce centrale in gemma, ma non basta… bisogna pure possedere un registro acuto pronto per le colorature e le agilità verso l’alto (vedi caballe e maliponte)

    4 io davvero credo che sia più importante e soprattutto interessante fare 5 traviate e una gemma piuttosto di 6 traviate….

    5 ci risentiamo per maria di rohann, che mi sembra opera più interessante anche per il povero tenore, che in effetti in gemma non aveva molto spazio! oltretutto sentirò dal vivo Shalva Mukeria che non ho mai sentito, e mi sembra voce interessante, e la valida Majella Cullagh

    • mizar…assssssolutamente si!
      Non voglio fare come Isotta che sul Corriere, per giustificare la maldestra direzione della sinfonia di Semiramide da parte di Barenboim, attacca Rossini, coprendosi di ridicolo, essendo quella sinfonia un capolavoro assoluto. Gemma non è un capolavoro, anzi. Ha il valore della produzione seriale e questo ha senso dirlo quando la serata comunque stenta a decollare: quanto è colpa degli artisti e quanto del compositore? quanto stentiamo noi oggi a comprendere i codici della maniera e del costume teatrale del tempo in testi non sorretti da grande creatività?
      Detto ciò, nessuno più di noi è solito ritenere che il giudizio musicologico su un ‘opera musicale non debba inficiare la sua possibilità di essere rappresentata. Conta il rappressentarla bene.Le graduatorie di valore artistico non debbono condizionare l’interesse a rappresentare un titolo. Diciamo che oggi si tende a creare cartelloni a partire dal titolo, secondo noi andrebbero creati a partire dall’artista a disposizione. Principio ottocentesco che giustifica la circolazione di Gemma in presenza di una primadonna di rango, e che ha giustificato la ripresa della Caballè. La ripresa in un festival ha il significato di farci risentire un tassello tra i tanti che compongono la figura dell’autore, ma non trasformare arbitrariamente a parole un lavoro mediocre in un capolavoro.
      Credo che non sia giusto affermare la natura di capolavoro anche per ciò che non lo è, come le sciocchezze scritte dalla Moreni oggi sul Sole24ore, così come nella pittura o in architettura non tutto è capolavoro nell’opera di geni o di artisti di secondario piano, ma non per questo le opere secondarie si condannano alla distruzione, ma si restaurano o si tutelano nelle collezioni e nei musei. Idem dicasi per la Gemma. Opere mediocri, il ciarpame di routine di un inizio ottocento che continua, come il secolo precedente, a produrre tanta musica anche di scadente qualità destinata la consumo del pubblico contemporaneo, al pari di quelle eccellenti contribuiscono a rendere l’immagine REALE e REALISTICA di un compositore. L’idealismo che vuole spacciare per geni assoluti e divini gli artisti ed i loro prodotti, andrebbe superato per una visione critica più aderente alla storia. Ed anche il pubblico dovrebbe abituarsi a pensare che in un genio ci sono molti lati, non solo quelli positivi.

      • Beh, se una musica è di qualità scadente, io non vedo proprio la ragione per cui si debba rappresentarla (e pure male)…. Colpa del compositore? No, colpa di chi sceglie di metterla in scena (ed eventualmente di chi la esegue male).

        Ma cosa andiamo a fare a teatro? Andiamo a fare gli intellettuali? A fare una gita folcloristica alla scoperta della routine e dei costumi teatrali del passato?

        • caro gianbattista… ma lei gemma l’ha sentita??? perchè alcuni hanno dato dei giudizi, ma almeno l’hanno sentita… comunque magari a teatro ci fosse un pubblico un po’ più preparato, che non accorra in massa solo a quelle 10 opere di richiamo, che non conosca donizetti solo per lucia e l’elisir, scoprendo magari giusto la fille perchè la canta florez!
          studi! io ho molti libri sull’opera (alcuni persino in inglese, come quello di celletti, perchè in italiano non esiste più…), perchè la si può apprezzare solo con la conoscenza, come tutte le cose.

          • Io non ho dato alcun giudizio, ho fatto un discorso di metodo.

            Lei si riempie la bocca con frasi del tipo “quest’opera mi fa impazzire!”, “quanto mi sono divertito”, “ho tanti libri” (da notare, non “leggo”, ma “ho”), con l’immancabile inciso finale “ognuno ha i suoi gusti, ognuno la pensa come vuole!”……..

            …….solo aria fritta e vanità…..

            Saluti.

          • sì, certo! li tengo in libreria per fare bella mostra!

            le faccio un esempio per quello che volevo dire: si vada a sentire “una furtiva lagrima”, poi vada a vedere lo spartito e mi dica quanti tenori la cantano come è scritta, coi piani e i pianissimo…

            quanto all’arte, un quadro o un’opera può suscitare emozioni positive in una persona e negative in un’altra. non è uno scandalo quindi se a me gemma è piaciuta e ad altri no.

            non se la prenda, saluti

  17. ah… ovviamente per successo intendevo le riprese in epoca moderna… e su donizetti ce ne sarebbe un’infinità di aggiungere… anche il furioso all’isola di san domingo, che quando fu dato a roma, fu un tale successo che gaetano fu portato in trionfo per le vie di roma… e chi lo conosce più?

    la fausta!!! data solo a roma, che a me fa impazzire!…

  18. Ahimé, tardi giungeste… me lo canto e dico da solo, visto che la discussione ferve e ciò è sempre buono.
    Mi sento di sottoscrivere dalla A almeno fino alla ypsilonne la recensione di Giulia Grisi. La Agresta è una cantante da seguire con interesse ed al suo debutto di ruolo e che ruolo! I limiti rimarcati dalla Grisi sono tutti esatti, ma la ragazza è giovane ed io, vecchio ma robusto, speranzoso: è umile, intelligente, studiosa ed affidata a buone cure (non solo della Raina) diamo tempo al tempo e speriamo i teatri le offrano ruoli più idoneiche una Elena in extremis ed una Gemma del dozzinetti.
    Su Kunde, concordo, ma l’affetto è tanto, almeno quanto è stupido il ruolo: “mal genio del deserto”! Ma cosa aveva bevuto il Gaetano per accettare simili scempiaggini librettistiche? Comunque il buon Gregory ha una proiezione che, da sola, costituisce una lezione per chi l’ascolta e anche, dovrebbe almeno, per chi gli sta al fianco ed è ingolato e spoggiato. Pensate ad un baritono? Ma va?
    Ho riso tra me e me sull’intrico della festa ad Arles: dunque la malcapitata Ida è l’Arlesiana che ha ispirato Cilea? Ahahaha
    Altro momento esilarante è quando il baritono l’apostrafa “Ahh Ida!” un caso, evidente, di preveggenza. Hihihihi
    Il libretto è infumabile, credo che “Aspettando Godot” abbia, al confronto, una logica disarmante. Ma ci pensate allo schiavo che gira per la corte armato, ne ammazza uno ogni due minuti e tutti son disposti a perdonarlo? Infine, potrebbe scappare nel deserto con l’amata Gemma, ma ne sgozza prima l’ex marito che l’ha ripudiata e quindi se stesso. Ma come poteva il Donizetti rivestirla di una musica coerente?
    Io, comunque, nel mio piccolo come le formiche, mi sono divertito … e ho penato per il caldo, quello si infernale.
    Saluti

    • ah ah ah… caro sonvecchiotto ma robusto… sono contento che ti sei divertito! e mi ha divertito il tuo intervento!

      beh, il libretto, la storia, il ruolo del tenore… è veramente imbarazzante… e mi sembra anche i versi piuttosto scialbi… diamo la condizionale a donizetti….

      su kunde concordo… ho molto affetto, anche per la sua storia personale, e poi mi è rimasto nel cuore quando è stato chiamato al rof all’ultimo per l’otello, e quasi rubava la scena a florez!
      sono molto curioso di vederlo in maria di rohann come direttore d’orchestra!

      la prossima volta farà meno caldo! saluti

        • Beh, se ne hanno le capacità, perchè no? Alla lista manca il buon Pino Sabbatini, di recente passato alla bacchetta. Non l’ho ascoltato dal vivo, ma una registrazione su You Tube mi ha colpito favorevolmente.
          Il buon vecchio Plassy l’ascoltai al suo debutto sul podia in un lontanissimo ATTILA con Justino Diaz al Liceo di Barcellona (1967 direi.. a 25 anni, stanno alle date ufficiali 😉 ) e non ho ricordi disastrosi come quelli che mi ha lasciato il recente ATTILA scaligero. Cura, a Piacenza, diresse piuttosto bene UN BALLO IN MASCHERA con il compianto Vincenzo La Scola e forse forse lo preferisco come direttore che come vocalista … hihihihi.
          A kunde, infine, perchè negargli un’opportunità? Teoricamente dovrebbe, quanto meno, respirare con i cantanti. Cosa che il rizzi Brignoli di certo non ha fatto.
          Sicchè …
          Saluti

  19. Esatto. La AGresta e’ giovane e paiono averla scambiata per l’ufficio ‘ casi amari’, dato che la notorieta’ e l’attenzione la deve a ‘cazzacci’ per dirla con Gaetanin. Non condivido in nulla criticone qui sopra, perche’ ha dato prova di razonalita’ e bella gestione dei prorpi mezzi, il che non e’ poco.
    il caldo?…….in loggione si muoreeeeee…….forse un po’ di fresco ci avrebbe meglio dispoosti verso la sfortunata gemma!

  20. Mi e le auguro (alla Agresta, ben inteso) che la Raina le insegni anche ad essere più incisiva nel fraseggio: lei ne è stata una autentica maestra e basta ascoltare il finale della FAUSTA che avete postato per rendersene conto. Certo, anche quella opera minore, ma paragonata alla GEMMA di ben altro spessore. In quest’ultimo caso al buon Gaetano non riuscì nemmeno di azzeccare un credibile rondò finale, laddove di solito era una saetta. Una roba smollacciosa e snervata, quello della GEMMA.
    Della Agresta, e poi concludo, ho apprezzato il gusto nel prendere le note in piano e pianissimo, nello smorzare e rinforzare i suoni, il bel legato e la sicurezza dell’acuto. Anche l’intelligenza di non cercare una zona grave che non possiede, magari affondando in note di petto.
    Certo è sfigata a cantare questa roba per due sole recite (con tutti i problemi connessi) e mi hanno confermato che la recita di oggi, domenica, è andata ancora meglio e che il pubblico era al delirio.
    Meglio così: il fatto stesso che abbiano esaurito i biglietti e che anche per la prossima MARIA DI ROHAN si prevede il tuto esaurito è, comunque, un bel segno di ripresa di un Festival che finora s’è mantenuto troppo spesso su livelli di imbarazzante provincialismo.
    Buona serata!

  21. Credo che la AGresta abbia accentato in ogni occasione in cui la voce glieloabbia consentito. Se avesse spinto di piu’ in certe zone avrebbe parlato o sbracato….dunque e’ esatto cio’ che ha fatto. Buona cosi’la prova positivissima….anche troppo dato il peso del ruolo e la sua ssurdita’ musicaldrammaturgica

    • caro criticone, un sostenitore di gaetano come me!!! beh, ovvio che donizetti ha scritto molti e molti capolavori decisamente migliori della gemma, ma la gemma (a parte la storia e il libretto, davvero a volte sul filo del ridicolo) non è poi così da buttare…

      non so perchè, ma mi viene in mente l’aria “o luce di quest’anima”, aggiunta in un secondo tempo (parigi), che non c’entra (e semmai ostacola) l’andamento dell’opera, un’esibizione della classe e delle capacità del soprano (creata per la tacchinardi-persiani) … ma che bell’aria, e come poi è diventata insostituibile.
      forse gemma è così, è un’esibizione di bravura

      • Certp!! Gemma è una buona occasione per dimostrare la propria bravura… cosa che venerdì non si è vista. Cantanti con la voce tutta indietro, che non “arrivano” al pubblico e non trasmettono… La Agresta poi… Non ce l’ho con lei in modo particolare, ma che brutto ricordo di sé che mi ha lasciato.

  22. beh, cara giulia… la maria di rohann dovrebbe essere più fresca! anche perchè qui si passa dalle maniche corte al giaccone imbottito in una settimana! e poi crediamo a duprez, che maria di rohann è un capolavoro…. approfitterò questo mese per risentirla!
    saluti

  23. tanto per non fare il 47esimo commento (morto che parla!) dirò la mia.
    Il fatto che fra il 1834 ed il 1845 la Gemma ebbe nei teatri italiani molte rappresentazioni, addirittura più numerose di quelle della Lucia è significativo non del valore della musica, ma del fatto chei titoli li proponessero le prime donne e poi Gemma era, a differenza di un Marin Falliero o di una Borgia facile, da allestire perchè bastava la protagonista. Non solo se la protagonista aveva buona voce al centro questo bastava perchè la difficoltà pari a tre Norme propagandata da Madama Caballè è un ennesimo atto di cialtronismo della suddetta, cui possono credere i suoi obnubilati fans.
    E che la scrittura vocale fosse di quelle comode sta anche nel fatto che l’opera a differenza della coeva Fausta non ebbe riscrittura stesure nuove etc, se si esclude l’aria finale, ma con destinataria sempre Giuseppina Ronzi de Begnis.
    La stessa, cantante di grande carriera italiana e napoloetana in particolare, non ebbe alla prima scaligera quelle recensioni entusiastiche che si potrebbe credere (per la verità la critica milanese censurò l’anno precedente la Lalande , prima Lucrezia Borgia). Se metto insieme le parti scitte per questa cantante e le recesnioni milanesi non posso che ricavare che Donizetto sscrivesse (coem sempre) quello che la signora poteva canatere ed interpretare e capisca anche perchè talune sue parti, come Fausta nel transito sia a Luigia Boccabadati sia a Giuditta Pasta avessero subito interventi e non da poco. (sarei anche curioso di sapere se e che cosa eseguisse del Roberto la Grisi). perchè è chiaro che Madama Ronzi gradisse scritture centro gravi (aveva cominciato con le parti Colbran oltre che Rosina, Cenerentola e ROmeo Montecchi, poi) agilità moderate (i finali per la Ronzi non sono nè quelli per la Grisi, nè quelli per la Pasta o la Lalande) disponeva per certo di ampiezza di fiatie stando alle cronache milanesi il meglio della voce era sul piano e mezzoforte. Era per certo una interprete molto attenta a fraseggio. Scusate e tutto questo c’era l’altra sera!!!
    Mentre ascoltavo Gemma pensavo a tre cantanti Renata Scotto, Anita Cerquetti e Giannina Russ.
    ciao a tutt

  24. ti sei dimenticato “signora feto” e il pubblico scaligero venne premiato con la piattezza interpretativa di mirella freni, servita con dovizia e siccome la cantante non cantava moltoi titoli erano pochi soprano giusto per pubblico giusto. In fondo qualche out sider si limitò ad un “bravina” dopo la valois del 7 dicembre 1978. certo la scotto andava a cercare i guai con il lanternino non sapeva quali fossero i suoi limiti, non accettava di essere una medaglia d’argento….. beh un po’ la capisco

  25. Sono stato a Bergamo per la prima della Gemma e sono rimasto nuovamente colpito dalla signora Agresta, piacevolissima sorpresa ne I Vespri di Torino. Io non posso che esprimere la mia gioia nel risentire, dopo tanto tempo, una bella e salda voce italiana. La signora canta bene, interpreta ed è intelligente. Io non voglio parlare del suo futuro ne far previsioni, voglio semplicemente considerare il suo ottimo presente; il fatto di aver cantato 3 recite consecutive de I Vespri senza il minimo affaticamento (io ho volutamente e per lavoro assistito a tutte e tre) e con un controllo straordinario del proprio mezzo vocale, sia da lodare e basta! Riuscire a cantare 2 recite di Gemma senza risparmiarsi in filati da brivido, acuti ben saldi e generosi e, non per ultimo, eseguendo la terribile parte integralmente avendo un rispetto totale per la partitura, dovrebbe solo suscitare in chi come me l’ha ascoltata in entrambe le serate e ama l’opera ed il “bel canto” stupore, ammirazione e gioia pura!
    Il signor Kunde… ancora in ottima forma! Bravi anche il resto degli interpreti. Regia? Statica, minimalista peccato per gli orridi cavalli e il tremendo ramo calato dall’alto (perchè?). Non mi ha convinto la direzione del M° Rizzi Brignoli. Tempi esasperatamente veloci alcuni, tremendamenti lenti altri. Basterebbe ricordare che i cantanti hanno bisogno di respirare e che respirare con loro aiuta a far musica. Plauso però per il coraggio di mettere in scena in pochissimo tempo un’opera così difficile, mi è giunta voce che il tutto è stato realizzato in 10 giorni di lavoro! Saluti in attesa della seconda opera del Festiva Donizetti e del debutto di Kunde come direttore.

  26. Più che dello spettacolo, da vecchio (se pur giovane) abbonato al Donizetti di una cosa oggi sono contento: che le critiche per una volta si sono limitate a commenti su blog come questo, senza arrivare alle urla di “intenditori” furiosi che ultimamente spesso si sono sentite (magari condite con battibecchi con qualche arzilla vecchietta, vedi l’ormai “mitico” Puritani di tre anni fa) e che invece meriterebbero altro palcoscenico (lo stadio non è distante…).
    E’ proprio vero quanto dice la padrona di casa: E’ certoche l’opera lirica ha tra i suoi problemi chiave il pubblico!
    Speriamo che alla Maria di Rohan sia la stessa cosa: applaudire se piace, stare zitti se si dissente! E domenica a tantissima gente lo spettacolo è piaciuto!

    PS: la Corazzata Potemkin è un capolavoro!

    • Caro o cara mononoke, il tasso di decenza, o meglio di indecenza, di spettacoli come Borgia, Puritani e Poliuto bergamaschi era tale da giustificare qualunque reazione da parte di un pubblico senziente in ogni senso. Anzi udito il soprano della Borgia e quello del Poliuto, per tacere del tenore dei Puritani, appare strano che quelle recite siano arrivate alla fine, perché in altri tempi si sarebbero arrestate al primo intervallo (anzi i Puritani all’entrata dell’accattato tenore).
      Quanto alla Rohan si apprezza soprattutto il tentativo di “mettere le mani avanti”, come se il pubblico già non conoscesse, per esperienza diretta ovvero discografica, le caratteristiche dei prescelti interpreti. L’omologazione (tutti plaudenti e chi dissente se ne stia zitto) non è solo uno dei tratti distintivi del fascismo, ma anche la morte della cultura propriamente detta.

      • Sorry, ma di fascismo o altro proprio non si tratta. Quello che intendo è che il silenzio o il semplice breve applauso di cortesia che si “sente” ai concerti di musica classica (NB non di opera) quando l’interpretazione è scadente, secondo me dice molto di più dei buh o dei fischi di dissenso che sono invece tipici della lirica.
        Di mani avanti poi io proprio non ne ho messe…spero solo che lo spettacolo ci sia sul palco e non in piccionaia

        saluti!

        • mononoke, nessuno vuol fare polemica però ti domando: fa più rumore uno spettatore che applaude o uno che nno applaude? gli applausi vinceranno sempre sul silenzio, perchè c’è chi applaude ciò che gli piace, chi lo fa per grazie e cortesia, chi lo fa comunque…. Imporre il silenzio a chi dissente è fascismo, perchè in democraazia quando voti il si fa lo stesso rumore del no, mentre in un teatro poi dove bastano due clap perchè si scriva: successo per tutti….beh….chi no applaude non è mai rappresentato nè può farsi udire. Nessuno oggi rileva mai che i successi raramente sono veri successi ( di quelli che senti in certi audio o video e che ben possiamo chiamare tali o trionfi ) ma appluasi di cortesia. La Turandot scaligera è stata un flop che la stampa ha passato per successo solo perchè nessuno ha contestato. Eppure la gente si lamentava, perchè è stata orrenda per il canto ela direzione. A bg peraltro si sono viste buate gigantesche da parte di tantissima gente perchè oscenità scandalose come la Borgia sibilata della Theodossiou o la sua Bolena ( che nessuno di noi ha visto) accompagnate magari da un certo trash registico fatto di urla, sospiri, oggetti lanciati…beh…forse andavano se non fermate almento moderate dalla DA. LA Gemma non era una meraviglia ma uno spettacolo dignitoso, i cantanti hanno lavorato con professionalità, senso delle cose, anche laddove erano limitati, dunque la gente non si sentiva nè offesa nè provocata. Eppure dietro di me c’erano dei signori locali che pronosticavano fischi ed urla alla domenicale……perchè? perchè? Non c’è proprio il metro dello spettacolo? chi assiste non ha i punti di riferimento per capire quale esito sortirà il palco davanti alla “calata dei foresti”?…questo mi ha fatto molto pensare sai……la dice lunga su tante cose..facci un pensiero anche tu….a presto

          • Nessuna polemica, ci mancherebbe! e a nessuno viene in mente di imporre il silenzio come invece fa qualche ns attuale politico!
            Io resto però dell’idea che se per farsi sentire bisogna alzare la propria voce più degli altri allora la strada è ancora lunga… Ma forse il mondo dell’Opera è e sarà sempre così, tanta passione nonostante tante cose insopportabili, siano esse sul palco, sugli “spalti” o fuori dal teatro. Che ne dice?

            saluti

    • Caro Mononke, forse il pubblico stavolta non si e’ sentito raggirato ed il musicsta vilipeso da scelte di cast inadeguate. Si e’ apprezzato lo sforzo di fare bene, con dignita’ pur nei limiti del mercato delle voci e dei mezzi. Donizetti, nel ssuo genio come nelle cose meno felici, e’ un musicista difficilissimo da cantare e non si poteva continuare a suon di interpreti improbabili e dilettanteschi. Vedere il musicsta ridicolizzato ed offeso da pantomime di paese come la Borgia e’ stato un vera indecenza. Il nodo e’ un teatro di provincia cui spetta amministrare il festival dedicato ad un compositore che ha scritto per tutti i piu’ straodinari e capaci cantantti dell’ottocento, virtuosi cui pochi nel presente si possono anche solo avvicinare. Speriamo che la strada intrapresa sia quella giusta.

    • Caro Mononoke è triste anche vedere il pubblico che beatamente applaude a tutto senza senso critico, è triste vedere il pubblico che non riesce a dividere l’oro dalla paglia, è triste vedere il pubblico applaudire quando è palesemente preso in giro, è triste la gente che all’acquisto del biglietto si sente dire “stasera non si bua mi raccomando!”, è triste vedere il pubblico che finge di essere “buono” per salvare l’opera eroicamente ed invece è solo passivo e falsamente “politicamente corretto”, è triste vedere il pubblico che “salva” una serata in nome della cultura, quando nei foyer commenta tragicamente, è triste leggere di gente che mette le mani avanti, evidentemente si sa già che la qualità sarà scarisna e si cerca di salvare il salvabile (coda di paglia)… se poi si vuole fare clap clap a tutto liberissimi di farlo come liberissime DEVONO essere altre reazioni che il teatro conosce dal teatro greco se non di più. Punto e basta!
      Tutto sommato grazie alla Agresta è stata una serata piacevole; grazie al comico libretto, alla musica terribile, al resto della compagnia, è stata una serata “divertente”.

      Marianne

      P.S. La Corazzata Potemkin è certo un capolavoro cinematografico, ma Fantozzi/Villaggio ne ha volutamente fatto una riuscitissima parodia (“La corazzata Kotionkin” appunto) rivolta soprattutto a quel cinema d’essai tanto snob che andava di moda negli anni ’70.
      Addirittura a scena che si vede nel film (la scalinata di Odessa in bianco e nero, la carrozzina, l’occhio della madre), spacciata per pellicola originale, è in realtà stata volutamente rifatta dal regista del film e poi “ricostruita” dagli attori stessi con la grottesca comicità che conosciamo.

  27. Ho deciso di cambiare nome, come i Principi di questo blog si chiamano come famosi e bravi(?) cantanti del passato , io mi chiamerò,d’ora in poi, come il titolo di un’opera: CAPRICCIO!
    Non sono capriccioso, tutt’altro: serio, coi piedi per terra e assai pignolo, ma, questo sì, ama molto l’ironia e l’autoironia, purtroppo quasi mai compresa !Ho sempre cercato di sdrammatizzare il mondo dell’opera e i suoi adepti ed esegeti che si prendono molto, troppo sul serio. La Musica per me è FONDAMENTALE, ma certe situazioni ,citazioni ,enfasi e giudizi con i pregiudizi, vanno presi con un certo sorriso e ripeto con molta ironia!E poi se si pensa al significato di questo sublime testamento di Strauss….
    Ora, 74 post per sta Gemma di Donizetti e la vostra amatissima Agresta mi sembrano veramente troppi, ma non avete altro di cui parlare o commentare! Su Marianne che scrivi così bene, datti una mossa: raccontaci qualcosa di bello o brutto che hai visto o sentito!
    Mi dispiace molto che l’invito di Aspasia di proporre opere e cast degni, sia naufragato miseramente! Io, che dopo la trilogia Da Ponte-Mozart, avevo già in serbo altre stuzzicanti proposte a cominciare dall’ammaliante Strauss!Peccato,peccato,Un Vero Peccato!Ma purtroppo la gente non vuole più pensare, riflettere, far funzionare le cellule della sostanza gigia, troppa fatica! Meglio ingiuriare su questo o quello in base a propri istinti o pregiudizi viscerali! Torniamo dunque un pò a riflettere e pensare: fa tanto bene alla salute!
    Bello il nuovo sito, ma io ero molto affezzionato al vecchio, che rimpiango un pò!
    Non ho visto o mi è sfuggito un vostro doveroso Obituary per Licitra; non era fra i vosti prediletti, anzi, ma era un ragazzo simpatico, gioviale con una gran bella voce: visto su RAI 5 in Tosca del 2000 con una gran bella concertazione di Muti(che non amava Puccini) che mi fatto riamare quest’opera, distrutta da Pappano e Kaufmann lo scorso 14-07 a Londra!
    Cordialmente!Capriccio

    • Beh…che devo dire? Guarda che l’invito di Aspasia è stato raccolto eccome!
      Capriccio mi piace, è un bel nick. La “nostra Agresta” non è affatto nostra, ma ci pare una brava fanciulla da cui aspettarsi qualcosa. certo che se la via è quella delle operone drammatiche …le attese si affivoliranno presto. Aspettiamo qualcosa da lussuosi babbei strapagati che non ci danno nulla, non possiamo provare ad essere ottimisit e non da obituary una volta tanto?
      Una domanda te la faccio, perchè io son certo rinco data la mia età ma….tu chi fosti prima di esser capriccio???
      ciao

      • Magari smetteste di essere obituary e diventaste un pò ottimisti! Però l’obituary per Licitra non c’è stato e tu non mi hai risposto!Ribadisco i 74 post per Gemma sono un’enormità! Dopo la sbornia di Salisburgo sono stato a Basilea per un bel Wozzeck, poi la mattina dopo a Lucerna per il I atto di Valchiria con STK Berlin-Barenboim-Stemme-Seiffert-Youn, che dire: Grande Barenboim come lo fu alla Scala, bravo Seiffert nonostante tutto, come Youn,of course.Stemme,mah!, ora è Sigliende, fa più spesso Brunhilde, non sa l’Italiano e canta tanto Verdi, che Dio la perdoni e la sorregga! Nel pomeriggio a Zurigo per Rigoletto con Damrau in Gilda, non vedevo l’ora! Malata!!IAssai incazzato! Il giorno dopo a Londra per Trittico: bravo Jones alla regia, Cantanti famosi ma di routine; l’enigma Pappano, assai bene in Suor Angelica( ma con una Jaho dalla voce piccina e farà Violetta!mah!), ma fracassone, come solito, in Tabarro e Schicchi, dove i cantanti non si sentivano fra di loro, per cui caos totale!
        Evidentemente, cara Giulia, non leggi tutti i post , in quanto nel rimpiangere l’invito di Aspasia, avevo affermato di aver fatto un mio cast per la Trilogia Da Ponte-Mozart: che ne diresti di andare a recuperare quel post e scoprire chi ero? Ciao.

        • caro Capriccio, a volte è semplicemente meglio non rispondere. Quanto al povero Licitra, ritengo rispettosissimo del lutto il silenzio. Evita ipocriti coccodrilli ( perchè la falsità sarebbe un insulto in queste circostanze) e/o sgraditi falsi dolori a chi ne prova uno vero, ossia i suoi famigliari ed amici. Anche nel silenzio c’è del rispetto e della sincerità.Qunato ai commenti sulla Gemma, questo è un sito dove si dibatte di opera,bella o brutta che sia e non vedo perchè dovrei cassare o chiudere un post ai commenti del pubblico se questo ha qualcosa da dire. La questione finisce qui.
          g

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