Siamo un sito. Dedicato al canto di tradizione

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Il Corriere della Grisi da oggi è  un sito.
Lo inauguriamo non con una voce cantata, ma con quella grande di Raina Kabaivanska, che parla del suo mondo, affermando e rivendicano per sé e per tutti i suoi colleghi una diversa moralità nel lavoro da quella oggi diffusa e corrente. La diagnosi è rapidissima, diverse idee sulla tecnica di canto, assenza di persone in grado di riconoscere e gestire i talenti, altra concezione della professionalità, fondata sul rispetto della musica, dell’autore e del pubblico, senza metter in campo alibi, sofismi, giustificazioni di stampo buonista.
La vita di una Kabaivanska come quella di una Sutherland, una Gencer od un’ Olivero, era dedita a questa che era a tutti gli effetti un’ARTE, perché, attraverso una disciplina pari a quella di strumentisti o danzatori, il proprio strumento naturale veniva modellato al fine di rispondere positivamente ai loro obblighi di musicisti, magari anche in modi che noi oggi non condividiamo, perché viziati dal gusto del tempo. Salvo alcune eccezioni erano tutti, per mentalità,  professionisti; i più grandi anche Artisti.
Al loro fianco, però, vi erano direttori che conoscevano ed amavano il canto, che riconoscevano i giovani migliori, mettendoli sotto la loro ala istruttrice. Direttori o accompagnatori che fossero, tanto per usare una distinzione cara a Leyla Gencer, quelle bacchette volevano che un cantante crescesse, maturasse e durasse perché lo ritenevano necessario all’allestimento dell’opera lirica. Erano meno mercanti e assai più amanti dell’opera, del canto e del cantante, perchè non li ritenevano meri accessori alla carriera di direttore. E’ stato così per i “praticoni” alla Serafin ma anche per i geni alla Mitropoulos: sapevano cambiare al cambiare del cantante.
Era una ricetta che consentiva un prodotto sempre onesto e professionale, che talvolta diventava storia e cultura in forza dei risultati e non perché venisse allestito con la prosopopea di esserlo solo grazie all’altisonanza dei “nomi” impegnati, come si fa oggi.
Dall’attenzione, rispetto e forse anche timore per il pubblico si è passati al disprezzo. Successo e carriera vengono costruite a parte, perciò il pubblico deve essere docile da guidare là dove si vuole. Se ne attacca la preparazione e quando il prescelto per la grande carriera è al limite e non regge la prova del palco non rimane che la sola arma di aggredire il pubblico che non si piega, che non inneggia. Le costose contaminazioni dell’opera con altri generi, dal musical, al lirica pop, al cinema sino al burlesque sono strumentali a distrarre il melomane dalle lacune del canto. Il fatto poi che i teatri si siano spopolati del tradizionale nucleo di melomani competenti – oltre che essere sempre più vuoti….- storico asse portante della cultura lirica e che si siano riempiti di turisti e neofiti da orientare via facebook, non importa a chi ha in mano le redini del gioco, tanto l’applauso è indistinto. La cultura, anzi la parola “cultura”, serve per lucrare finanziamenti, ma poi la si dimentica comodamente nel momento del fare.
Certa critica, un tempo distante ed obbiettiva, si è pian piano asservita alle “veline” degli uffici stampa dei teatri e al passa parola dettato dalle agenzie, perché maggiormente interessa essere graditi alle cene del dopoteatro ed all’establishment, che esercitare con competenza ed onestà il proprio compito professionale. Compito il cui destinatario sarebbe sempre il pubblico.
Le conseguenze di questo modo di fare, inaugurato in varia misura circa venti-venticinque anni fa, sono ora sotto gli occhi di tutti e si ritorcono contro il sistema stesso. I talenti non ci sono più, o se ci sono il sistema li consuma in breve per non dire che nemmeno li riconosce, si fa spesso musica mediocre, e soprattutto, cattivo canto. Si canta male, con tecniche perniciose per la durata del cantante stesso oltre che per il canto, prosperano i maestri ciarlatani ed i fonoiatri, mentre l’economia del gioco non pare più molto sana. Per quanto lo stato dell’arte sia sotto gli occhi di tutti, si continua, però, a far finta di non vedere. A fronte della generale convinzione che non avremo più una Callas, o una Horne, o un Pavarotti, o una Kabaivanska, si preferisce dire che sono aspettative inadeguate da pubblico nostalgico.

Ecco, dunque, le ragioni di esistenza di questo sito. Se si ama l’opera lirica la strada da percorrere è unica, come la tecnica: riallacciare il filo del tempo, il legame con quelle passate concezioni del canto e del teatro che sono state efficaci in passato e della cui validità dà prova la storia, come nelle brevi parole della signora Kabaivanska. Noi crediamo che quello sia il solo modo per dare ai cantanti carriere vere e meritocratiche, salute musicale ed migliore economia ai teatri, rispetto e musica al pubblico.
E’ chiaro, dunque, anche il senso del parlare di “moralità” professionale: il canto è un’arte etica. Senza l’etica professionale di tutti i protagonisti della scena lirica non c’è canto.  E senza canto non c’è melodramma

17 pensieri su “Siamo un sito. Dedicato al canto di tradizione

  1. …peccato che, nonostante vi sia stato fatto notare spesso e da più parti che i caratteri bianchi su sfondo nero facciano male agli occhi, abbiate perpetrato l’infausto look. Ciononostante gradisco il titolo del sito e l’immaginetta della Giulia. Buon divertimento.

    • Io c’ero.. per quanto mi consenta la veneranda età, e per quello che ho sentito posso testimoniare di una Mosuc in forma smagliante, seppur un po’ leggerina per il ruolo, Franco Vassallo anch’egli in forma, che ha sfoggiato un canto legato veramente di prim’ordine.. il resto del cast meno all’altezza della situazione, il peggiore sicuramente il basso Zanellato, ha dimostrato di ignorare totalmente l’arte del belcanto. Noseda dal canto suo ha diretto con tempi ottimi e colori quasi stupefacenti.
      è stata una bella serata.

  2. Salve a tutti e lietissimo di avervi ritrovati. Vi sto seguendo con molto interesse ed ammiro pienamente il vostro proposito di mostrare, grazie al vostro orecchio esperto, la differenza tra qualità e semplice apparenza.
    Soprattutto oggi che un universo meraviglioso e ricco di significato come quello della lirica, viene forzatamente rinchiuso nella scatola della moda, posto che gli sta visivamente stretto visti i risultati inconsistenti (anche perché una forma mentis che permetteva di partorire simili capolavori, con l’orientamento odierno nemmeno riusciamo a immaginarla). Comunque l’uomo non può essere solamente schiavo del lato pratico e dello svago, confido in un
    ritorno della necessità di contenuti profondi, e so che grazie a persone come voi questo sarà ancora più possibile!
    Cordiali saluti
    Niccolò della Ripa
    P.S: Complimenti per il nuovo sito comunque!

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