5 pensieri su “antonio magini coletti, a tanto amor ( la favorita )

  1. Che malinconia!!
    Questa è una delle prime incisioni che un mio carissimo amico – che vive letteralmente sepolto da dischi d’epoca e di cantanti storici – mi fece ascoltare tanti anni fa per, come dire, schiudermi un mondo. E ancora oggi mi impressiona perché, al di là delle ovvie considerazioni sullo stile che è mutato col passare del tempo – tante, troppe libertà e “manomissioni” della linea vocale -, è sorprendente come Magini-Coletti regga la tessitura con un’eleganza e una facilità che è raro sentire. E poi sì, le libertà che si prende sono tante, ma il registro acuto è talmente facile e gagliardo da sembrare arrogante – l’ultimo sol acuto dovrebbe far riflettere non solo tanti odierni baritoni, ma anche tanti odierni tenori. E in fondo pur sempre di un sovrano – e che carattere ha, questo sovrano! – si parla; percui sono arbitrii figli di una consuetudine teatrale.E senza dimenticare che per tutti questi cantanti incidere un disco doveva essere un’esperienza davvero strana. A volte provo a immaginarmelo: un Tamagno, un Battistini, un Kaschmann, perfino la non più giovane Patti: chissà cosa hanno pensato, loro che hanno vissuto sulle tavole del palcoscenico, quando si sono trovati davanti a un imbuto…
    Comunque, grazie per la proposta. E’ un’incisione che conosco a memoria ma non mi stanco mai di riascoltare.

  2. O Diva Giulia,
    la malinconia è suscitata dal ricordo affettuoso di questo amico mio che, per inciso, non sta vivendo un momento felice della sua esistenza.
    Poi sì, concordo con te: l’Alfonso di Magini-Coletti è un vero sovrano, regale, nobile, ma senza rinunciare alla seduzione di un canto a fior di labbro magnifico e, perché no, alla stoccata di un paio d’acuti fiammeggianti: seducente, ma con la spada in pugno. Il tutto in poco più di tre minuti di musica e canto: quando si dice l’arte della sintesi.

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