53 pensieri su “Natale: – 3

  1. eccola! Rosa, mon amour! Avete preso la registrazione acustica. Nella seconda è un po più equilibrata e raffinata, ma qui – che splendore! Forse le mancano un po la dizione incisiva della Callas o la virtuosità della Sutherland… ma questa è la mia Norma: voce, sentimento, linea musicale!!!

  2. Ma mi spiegate perchè anche lei, giunta al “bel sembiA-A-Ante”, caccia l’urletto? (1:00 e seguito) A me da un fastidio terribile . (Ovvio che alla Callas questo non capita…ma si sa la Callas è la CALLAS).
    Il timbro della Ponselle è comunque splendido, ma la preferisco nelle incisoni più tarde.

    • Te lo spiego volentieri, posto che di “urletti” qui, come anche nella versione della Stignani, non ce ne sono, e posto che la Callas è la più grande cantante della storia solo per i suoi vedovi, e che la sonorità più libera e brillante in quegli acuti non è certo della Callas ma semmai della Sutherland. Ora, la differenza è che sulla scala che porta all’acuto, bisognerebbe appunto articolare le parole “il bel sembiante”. Se ascolti la Maria, ti accorgi che lei esegue la scala sulla vocale A, senza articolare il testo. E’ naturale che così riesca a preparare meglio l’acuto, e a conservare più fiato.

  3. adesso dico quello che penso e poi sarò come san sebastiano e la mia amica selma kurz non mi parlerà più! una bellissima voce, tecnicamente una principiante cui la natura generosissima aveva anche dato la capacità di utilizzare la voce almeno in una certa zona. il motivo per cui ho proposto ebe stignani è proprio per differenziare superdotata da superdotata. qui una che esibisce solo la voce (tanta e bella) là un grande mezzo (superdotata in natura) che si prende un lusso, che nessun altro mezzo soprano ha realizzato così di cantare con voce sontuosa e legato esemplare la cavatina di norma
    Selma perdono!!!!!!!

    • Non credo assolutamente di avere la possibilità di entrare nel merito di analisi così approfondite. Però, cari Grisetti, questa novena è molto interessante per chi ha ancora tanto da ascoltare in questo mondo del belcanto. Ho provato or ora a metterle in fila e a cercare di scoprire quali siano le differenze interpretative (abbiate pazienza, ho saltato il primo grano della novena perchè mi saltavano nervi orecchie e canditi del panettone). Beh sapete che vi dico? Ora come ora NON MI INTERESSANO, è un florilegio di goduria che ben dispone alle feste che inizieranno tra poco. Lo so che manca ancora qualcosa perchè qui il natale non è come quello della Bauli, ma intanto mi porto avanti con un grazie Grazie Grisetti, siete tutti fantastici. Donzelli di più, va bene.

  4. Tecnica imperfetta, ma sufficiente – certo non da principiante. Non avrà la sicurezza vocale e l´agilità di quelle che devono ancora venire.
    Strano che non va ricordato molto in Europa e al Met era “taken for granted”. Le avrà mancato un pò il tocco d´una carriera mondiale e vera raffinatezza. In quest´aria communque per me è superiore sia alla Stignani sia alla Milanov per il legato, la linea vocale, l´eleganza e le sfumature – allo stesso livello (superiore come cantante, ma un po meno come interprete).con la Callas, chi ha ascoltato e stimato molto la Ponselle. La Netrebko non conta.

  5. Mah… non saprei: a mio parere non si diventa una delle storiche Leonore dell’Innominabile, forse “la” Leonora per antonomasia, con una tecnica solo sufficiente.
    Ma sarebbe interessante capire dov’è che la troviate imperfetta.

  6. ls Ponselle in diversi ascolti che ho la tecnica è piu che buona agilita e sicurezza vocale piu che buone, anche se per il vero le agilità anche se buone un po approssimative,qualche difficolta sul registro alto,ma la discesa al registro grave e sicuro è pulito,è stata la regina del met nei suoi anni migliori, la sua bella voce unita a una grande bellezza ne ha fatto una diva del met…

  7. Se proviamo a osservare il Mito Ponselle più da vicino e senza toni da venerazione oltranzista, noteremo che in questo ‘Casta Diva’ vi sono pregi e vi sono difetti: i pregi son quelli finora elencati un pò da tutti…bel colore di voce, vellutato, pieno, brunito, ottima dizione, una buona agilità e quel simpaticissimo accento partenopeo nell'”Ah BBBellllo a me ritorna” , uniti certamente alla bellezza intensa, da classica donna del Sud. I difetti, però, ci sono: Casta Diva è tirato via, non ha né la poesia e la magica ieraticità della citata (e vorrei vedere che non lo fosse) Callas , né lo sfolgorìo virtuosistico della Sills in sol maggiore o delal Sutherland in piena forma. Per i suoi tempi la Ponselle fu una grandiosa pioniera e schiuse la strada non solo alla Callas ma direi a tutti i soprani drammatici di agilità che seguirono. Sugli acuti , già nel 1919, si avverte una leggera fissità e direi che i fiati, complice anche il 78 giri e i suoi tempi contingentati, non sono il suo forte.

    • trovo la ponselle uno straodinario mito vocale. Voce superba, straordinaria, capace di cantare in sourplesse la Vestale, mentre chi aveva voce meno bella ma assi più tecnica e intelligenza doveva spingere spesso ala massimo per dare al prorpio mezzo quall’ampiezza che la cantante mitica del met naturalmente possedeva. Credo che per la callas fossero il fascino timbrico ed il mito della primadonna arrivata dal nulla a soggiogarla.

  8. sono d’accordo che la Ponselle,è stata una pioniera per un canto più moderno,è la Callas ne ha preso le radici prima di cominciare la sua strada,poi è chiaro che i supporti, e le registrazioni di allora la penalizzano..

  9. ha ragione pasquale. La ponselle non fu pioniera di nulla. Il canto di agilità lo praticava con più corretta emissione la raisa e nelle generazioni precedenti vi erano state proprio al met cospicue virtuose come la nordica la lehmann. Tutti i soprani di area tedesca emettevano trilli più agili e fluidi della ponselle

    • sono valutazione diverse comunque,la Ponselle era è rimane una grande cantante,e la Callas ne ha preso l’inizio,forse il termine pioniera non esatto,ma che abbia contribuito a un canto più moderno,che poi venne ripreso e sviluppato dalla Callas quello penso che sia veritiero

    • non è questione di essere superiori,semplicemente la Ponselle cantava nel suo periodo,e cantava bene,le altre vengono in un periodo successivo,e come ho scritto prima la Callas all’inizio ha preso lei come ispirazione è forse ancha a modello,difatti la prima Callas si sente qualcosa della cantante di origene campana.
      Poi non solo per me (ritengo)è sempre un piacere ascoltarla senza scomodare la Callas ecc.

    • @mozart Carissimo, mi posti un brano dove la Cerquetti si dimostri grande vocalista (tipo Callas, Sutherland e Sills) con tanto di trilli, scale cromatiche ascendenti e discendenti, messe di voce e quant’altro? Grazie

          • La Norma della Sills (e la sua “Casta Diva”) fa semplicemente pietà, anche se eseguita in tono e con tutti i trilli e con le variazioni del caso (robaccia da cabaret)…a dimostrazione che il canto non è la somma di perfezionismi tecnici, così come l’opera non è la somma di brani solistici…è qualcosa di più. Solo un’idea burocratica e grigia della musica porta alla contabilità di trilli e forcelle…andiamo: di tecnicismo si muore! Io preferisco un trillo in meno al minuto 3:38, ma un’interpretazione convincente… Intendiamoci, a me la Ponselle non piace per nulla e questa esecuzione non l’avrei mai scelta, ma non perché mancante di un trillo… Per inciso: la Bartoli i trilli li fa tutti, ti basta questo per giudicare buona una “Casta Diva”?

          • quelli della Bartoli non sono trilli, sono gargarismi malriusciti, o per meglio dire, sono i trilli di un’avventizia del canto. come avventizi sono i suoi ascoltatori.

          • Caro Tonio, era per dire che non è la presenza o meno di un trillo a rendere buona o cattiva un’esecuzione…anche perché se si usasse tale “metro” (quello del trillo) nessuna Azucena testimoniata in disco sarebbe accettabile…arrivando a sostenere che l’unica corretta sia quella della Horne (che, in realtà, non è proprio un bel sentire…). La Bartoli era una provocazione voluta :)

  10. Per fortuna essere avventizi dell’ascolto operistico non costituisce ancora un reato contemplato dal codice penale o un peccato condannato da qualche religione… questo non per difendere CB, ma solo chi è alle prime armi e può cadere in errore…

    • Il problema è che certo pubblico avventizio ha in sé un’arroganza assai sgradevole: considera chi ha gusti differenti un povero mentecatto. Solo per il fatto di non amare raduni isterici o pellegrinaggi metaoperistici, non vuol dire essere totalmente idioti. Faccio un esempio: qualche giorno fa (l’8 o il 9 di dicembre) ero in una libreria della mia città, accanto a me un gruppetto di gggiovani vestiti da gggiovani e con aria da intellettuale/alternativo/artistoide, che discettavano sulla “straordinaria esperienza visiva e teatrale” del Don Giovanni visto il giorno prima su RAI5…tra elucubrazioni psico-socio-blablaologhe e “grasse risate” sui “vecchi” che amano vedere solo spade e mantelli, uno di loro ha parlato del Don Giovanni di CERVANTES (sic!), gli altri non erano sicuri e hanno detto che FORSE Cervantes ha scritto il DON Chisciotte (forse tra “don” ci si confonde…per fortuna nessuno ha pensato a DON Lurio o a DON Vito Corleone…): nessuno, dico NESSUNO, di questi gggiovani ha saputo citare Mozart (non Pfitzner o Schutz…ma MOZART!!!). Questo è il pubblico avventizio che riempie le “primine” alla Scala, che compra i dischi della Bartoli come se fosse quello (artisticamente mooolto più valido) di Laura Pausini, che si beve le prediche di Barenboim da Fabio Fazio, che non si rende conto di cosa sia l’intonazione di voce o strumenti eccetera eccetera eccetera… E che, ovviamente, parla del Don Giovanni DI Carsen, ma crede che sia stato scritto da Cervantes. Che dire? Tutto bello così! Hai ragione: non è un reato o un peccato…ma è qualcosa di molto peggio: è decadenza.

      • Si può davvero confondere un compositore con un letterato? Forse sì, ma mi sembra più logico pensare che gli innocenti giovini volessero riferirsi a Tirso de Molina, più che all’autore della musica. Ma è un’ipotesi, ovviamente. Tuttavia, considerato che il resto dei loro coetanei si inebetisce davanti alla televisione o ai videogiochi, l’incontro non mi pare dei più sfortunati. Dopo tutto, non si nasce ‘mparati, e, fortunatamente, si cresce; il tempo per Pfitzner e Goldmark, magari, arriverà, anche per loro.

        • Non si nasce ‘mparati ma se uno vuole informarsi basta un click su Wikipedia…il tipo di persona descritto dall’ amico Duprez è proprio refrattario a informarsi meglio. Questo è ciò che lui stigmatizza: il tono saccente di chi crede di saper tutto e non sa nulla.

          • La saccenteria è sempre sgradita, si capisce. Ma non sarà proprio Wikipedia la fonte principale del non-sapere elevato a valore? Un po’ lo sospetto: meglio i libri. Ma non ne farò una questione di principio. Piuttosto, fermo restando che il non saper niente credendo di saper tutto è un vizio da cui nessuno è immune, preferisco dei giovani che annaspano, nel tentativo di orientarsi, mossi da un minimo di curiositas, rispetto alla somma bovinità dei loro simili. Nulla esclude che una partenza infelice possa condurre, con qualche correzione di rotta e qualche ritardo, a un traguardo interessante. Ma se non si parte, non si arriva.

          • Cara Anna, non è l’errore o lo strafalcione a dar fastidio, ma il parlare “da saputi”…quei tre soggetti che discorrevano di massimi sistemi di simbolismi drammatici, di sociologia teatrale, di esegesi del nulla e della fuffa…manco sapevano che il Don Giovanni è di Mozart e non di Cervantes o di Carsen: ecco, questo è il pubblico che “piace” ai propugnatori della “cultura di massa”, ai piazzisti che vendono il superfluo come necessario e convincono gli sprovveduti più malleabili a buttare o a disinteressarsi dell’indispensabile!

      • A parte tutto e a chiosa di quanto letto qui sopra dal caro Duprez.
        In quanto ascoltatote avventizio (anche se l’avvento anagrafico si spegne nell’era dei tirannosauri e prima della Carrà), devo ammettere che la situazione descritta sopra è decadente. Ma classificherei i protagonisti come provenienti dal Braccio Degli Idioti. Ovvio che nella iper superificlaità di qualsiasi struttura contemporanea, c’è da prendere a piene mani (il marketing di qualsiasi cosa insegna).
        Trovo però un risvolto positivo, in quanto è Natale, ringraziare il cielo di non essere come loro.
        Grisacci, sta novena comunque è forte.

      • Ciao, e scusa per il ritardo nella risposta! Ovviamente io mi riferivo ad ascoltatori avventizi educati, umili e con tanta voglia di imparare, e non ai loschi figuri che tu hai descritto e che rispondono all’inquietante nome di “fan”. Quanto all’episodio della libreria da te descritto, ho inquadrato i soggetti in questione e sono rabbrividito (purtroppo vado tutti i giorni in facoltà a lettere e ho ahimè una certa esperienza di questa categoria di persone per le quali l’ammantarsi di un’aria pseudo-culturale fa parte del look allo stesso modo di un paio di jeans o di occhiali vintage… transeamus). Sono d’accordo con te, e aggiungo: il lato più inquietante dei loro discorsi – e di quelli dei loro sodali – non è tanto (o non solo) il fatto di confondere Cervantes con Mozart, Carsen o chicchessia, ma quello di considerare il don Giovanni di Mozart sostanzialmente come un pretesto per sviluppare una regia cervellotica e all’avanguardia che consenta loro di prodursi in una esegesi il più complessa, raffinata e stupefacente possibile (secondo loro). Sul palcoscenico potrebbero esserci anche i Muppets, per loro non cambierebbe granché, l’importante è l’esegesi…

      • Le variazioni “ad minchiam” della Sills sono leggendarie, caro Billy Budd, e nella Norma non sono certo necessarie…con tutto il rispetto, se lasciata a piede libero, era “capace” a rendere irriconoscibile (a suon di soluzioni di gusto pessimo) qualsiasi brano interpretato. Quando è troppo è troppo…e certi ruoli li ha decisamente “toppati”: tra questi proprio Norma (che si salva solo per la bella direzione di Levine)…presa sotto gamba e non possedendo la necessaria autorità interpretativa (oltre ad una inquietante tendenza al bamboleggiamento più sgradevole).

        Ma mi spieghi una cosa? Perché diamine, mentre si parla della Norma della Sills, mi proponi i suoi Capuleti e Montecchi??? Che cavolo c’entra??? Guarda che non è mica la stessa cosa…è come se ti dicessi che non mi piace il risotto di un determinato ristorante e tu mi rispondessi “che cacchio dici? fanno un arrosto squisito!”

        • Oltre a non avere per niente la presenza di un registro medio-grave che potesse dare spessore alle sue Norma, Bolena, Stuarda, Lucrezia Borgia…
          Io adoro i trilli della Sills, ma sul resto sono molto scettico e la considero una cantante sopravvalutata per quello che ho ascoltato in disco.
          Un giorno ho sentito “La Rosa” di Caldara fatta dalla Sills: non ricordo cosa più brutta mai sentita!

          • Può risultare eccessiva l’ornamentazione (soprattutto se la si confronta con quella di una Sutherland), ma di fronte alle bertucce sull’organetto che “cantano” Cleopatra oggi…!

          • Antonio carissimo, a me la Sills piace e trovo assai piacevole – quando ben gestita – l’ornamentazione pur eccessiva, ma quella Cleopatra proprio è (insieme al suo Don Pasquale, alla Norma e al suo Rigoletto) uno degli orrori più grandi testimoniati dal disco…
            Ps: non è un problema di ornamentazione….ma di tutto il resto (a parte che quella roba lì non è neppure Handel…è musica riscritta da Rudel e arrangiata per “banda”

          • Ripeto: il problema non sono le variazioni…ma COME sono fatte.

            Variare va bene: riscrivere no…anche perché Handel è meglio di una Sills o di un battisolfa come Rudel.. 😀

            Ps: peraltro pare che il colpo apoplettico che colpì Handel nel ’37 (se non sbaglio) fosse causato dall’ennesimo litigio con uno dei suoi cantanti durante le prove..perché si ostinava a fregarsene di quel che il compositore aveva scritto

Lascia un commento