Stagioni prossime venture. Il Nord America oltre il Met

Come di consueto la fine dell’inverno reca in dono i primi programmi per la nuova stagione lirica. Differenti per nomi coinvolti e prestigio degli stessi, in ragione del differente nome e prestigio dei teatri che li ospitano, accomunati però da una diffusa mancanza di originalità nella scelta dei titoli (una Gioconda o una Forza del destino, già titoli di grande repertorio, sono nella più felice delle ipotesi rara avis) e da una diffusa sensazione di déjà vu, déjà entendu. Sensazione propiziata certamente da mezzi di comunicazione di massa e social network, grazie ai quali (altri direbbe: per colpa dei quali)qualunque recita arriva nel giro di poche ore dal più remoto palcoscenico alle orecchie di un pubblico potenzialmente vastissimo, ma più ancora dal fatto che molti dei cantanti, direttori, registi che spiccano nei programmi suddetti hanno effettivamente già affrontato i rispettivi titoli, o altri molto simili, nel corso della stagione che si avvia a conclusione o di quelle da poco trascorse.

Scorrendo certi cartelloni viene da pensare che l’esperienza, anche dolorosa, insegni poco o nulla. O forse dirigenti teatrali, addetti stampa, impiegati di case discografiche e consimili esponenti del settore confidano eccessivamente nel potere selettivo della memoria. Sperano, detta altrimenti, che il pubblico perdoni e dimentichi alla svelta, astenendosi inoltre dal formulare congetture circa il rinnovato impiego di alcuni elementi, cui prudenza e saggezza consiglierebbero di rivolgere ad altri ambiti i propri dubbi talenti artistici.

Abbiamo quindi pensato, commentando le proposte dei principali teatri nordamericani escluso il Metropolitan (cui sarà dedicata apposita puntata, o meglio stazione, nel nostro viaggio preparatorio all’annata 2012-13), di non proporre l’usato elenco di osservazioni circa l’inadeguatezza di questo o quell’interprete. Elenco che si ripete ormai di anno in anno, con minimi aggiustamenti. E questo per un duplice ordine di motivi.

In primo luogo, questi programmi, specie quelli annunciati con largo anticipo, sono di norma soggetti a cambiamenti anche radicali. Pensiamo ad esempio alla Bolena di Washington, cui era stato ab origine destinato altro tenore. Lo stesso che al momento, allontanatosi (ma non del tutto) dal repertorio donizettiano, ritiene preferibile affrontare i ruoli del primo Verdi. Naturale, giusta e doverosa conseguenza di un’evoluzione della vocalità, sostengono gli aficionados del suddetto tenore. Disperata ricerca di tessiture centrali, resa necessaria dall’incapacità di salire ad acuti facili e svettanti, chiosano quelli della Grisi.

In secondo luogo, osservazioni sulla scarsa qualità delle proposte sarebbero ovvie e banali quanto le proposte medesime. Chi possieda un minimo di buon senso, e abbia ascoltato anche distrattamente talune recenti prove radio e video trasmesse, realizzerà immediatamente come nei ruoli di soprano tragico del melodramma post rossiniano vengano proposte cantanti che di tragico hanno soprattutto l’assenza di una corretta respirazione, e quindi incapaci di legare i suoni specie in zona medio-grave e di salire ad acuti che siano non solo voluminosi, ma soprattutto ampi e intonati. Del pari spinose si annunciano le prove di soprani lirici di agilità, che o hanno perduto, a causa del tempo e dell’insufficiente tecnica , la suddetta agilità e quasi del tutto anche la voce, o mai le hanno possedute. Ci sono poi i tenori da Amico Fritz collocati su titoli tradizionalmente “pesanti”, o ancora altri, prelevati di peso dal mondo della musica leggera (cui non hanno peraltro cessato di appartenere), che si propongono in parti apparentemente più facili, ma che richiedono una saldezza vocale al centro e sul passaggio superiore, tali da trasformare l’intera serata in una dolorosa prova, tanto per l’esecutore quanto per il pubblico pagante, e si spera, udente. Non parliamo poi degli errori inveterati e dei casi di recidiva, che pure abbondano, del recupero di autentici residuati spacciati per raffinati e rivoluzionari interpreti, dei cantanti di matrice e carriera baroccara che si improvvisano rossiniani apprestandosi a riproporre in questo repertorio i malvezzi sfoggiati in quello, delle strategie mediatiche che impongono, in luogo di un più salutare pensionamento, sconsiderati debutti, magari da pubblicizzare come “le ultime occasioni”, non nel senso dei saldi, per onorare divini e divine che disonorano in primo luogo se stessi e il proprio pregresso artistico, esibendosi a massima ed esclusiva gloria non delle Muse, ma del portafoglio.

E allora la scelta non poteva che essere questa: limitarsi all’elenco dei programmi e a una serie di ascolti comparati, more Grisi, che possa indurre i lettori, e perché no, gli addetti ai lavori a valutare le scelte in questione. Ascoltare comparare riflettere: questo il motto, nostro da sempre, che prossimamente sarà oggetto di una rubrica dedicata, e in nome del quale concludiamo questa già lunga introduzione lasciando spazio alla musica.

 

Lyric Opera of Chicago

Los Angeles Opera

Washington National Opera

San Francisco Opera

Canadian Opera Company (Toronto)

 

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Un pensiero su “Stagioni prossime venture. Il Nord America oltre il Met

  1. Premetto che l’argomentazione circa la priorità di ascolti e confronti è assolutamente ineccepibile e come sempre non scontata, ma non sono d’accordo… A me mancherebbero i vostri commenti e le vostre “previsioni”!! Insomma, grazie alle vostre previsioni si possono anche risparmiare soldi in trasferte destinate alla delusione… o quantomeno farsi un’opinione più consapevole di quanto lecito aspettarsi. Denken Sie bitte noch darüber nach!!

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