E’ l’aprile!

È primavera, le giornate si allungano, la temperatura si fa ogni giorno più gradevole e il cielo si mantiene sereno. Trascorrere ore al computer, ascoltando, leggendo, dibattendo senza sosta a proposito di cantanti remoti o spettacoli recenti, sembra un’abitudine invernale, destinata a liquefarsi con l’affermarsi della bella stagione.
Ecco perché gli accessi sempre numerosi e addirittura in crescita nell’ultima settimana, le discussioni accese e polemiche, che non di rado sfiorano risultati quasi “forumistici”, come nel caso della Bolena fiorentina, sono per tutti noi del sito, già blog, della Grisi, una piacevole sorpresa. Testimoniano un affetto autentico, spontaneo e contagioso non per le nostre persone, che nulla contano, ma per la musica e il canto, che di questo spazio sono l’unica ragione d’essere.
E casomai fossimo tentati di montare in superbia osservando la portata di un simile affetto, che peraltro ricambiamo di cuore, basta un’occhiata ad altri luoghi virtuali per constatare come l’opera giochi ormai, in quelli, un ruolo secondario e accessorio, tanto che la scelta di intervenire “in casa Grisi” risulta spesso obbligata, non esistendo, semplicemente, alternativa, per chi voglia scrivere e leggere di musica in lingua italiana senza curarsi di incensi autocombusti e aromi consimili. E di questo siamo grati a coloro che sdegnano di essere nostri concorrenti. Hanno ragione: non c’è concorrenza possibile, essendo differente e ben distinto il campo d’interesse e d’azione.
Il primo giorno d’aprile coincide quest’anno, per la liturgia cattolica, con l’inizio della settimana di Passione. Qualcuno, che mena vanto di fare proselitismo per l’Arte, ha già apprestato i flagelli, che secondo il Vangelo non si utilizzano prima del giovedì, auspicando al nostro indirizzo trattamenti sanitari obbligatori e altre amenità. Noi rispondiamo con la musica di Tosti, che leggiadra celebra la stagione primaverile, e con l’arte di alcuni grandi cantanti che, servendo l’autore, rendono gloria a lui e a sé medesimi in eguale misura. A tutti, di cuore, un sereno inizio di aprile.

 

Francesco Paolo Tosti

Aprile

Testo di Rocco E. Pagliara

Alfonso Garulli – 1903

Luisa Tetrazzini – 1909

Fernando de Lucia – 1911

Gianna Pederzini – 1930

Beniamino Gigli – 1939

38 pensieri su “E’ l’aprile!

  1. Per quanto mi riguarda lascio i miei più affettuosi ringraziamenti e complimenti (ormai quasi scontati) e condivido tutto ciò che dice il Grande Antonio. Avrei anch’io qualcosa da dire a quelli che criticano il sito, ma è primavera, non voglio perciò rovinarmi il primo giorno di Aprile, quindi mi pronunzierò il prossimo inverno 😉 .
    In contrasto con i magnifici ascolti di Tamburini, io propongo un bel pesce d’Aprile… Rossini di solito riesce a far resuscitare (o perlomeno far sembrare appena decenti) molte voci, ma non ha vie di mezzo: o resusciti o..muori…questa mi pare sia morta…Buon primo Aprile e ancora complimenti! http://www.youtube.com/watch?v=g9vXStqofr8

  2. le opinioni altrui le leggo le osservo molto spesso mi inspiro alla misericordia nel valutarle e capisco che spesso nascono opinioni e cattiverie e sommari giudizi e colpevoli silenzi dalla quotidiana verifica di quelle sette cifre che compongono un numero

  3. Splendido come sempre De Lucia, credo il miglior vocalista che abbia mai inciso dischi nella storia del canto. I colori, le dinamiche, l’intonazione impeccabile, il legato, la pronuncia leggera a fior di labbro, tutto fa di lui un ineguagliabile fuoriclasse, checché ne dicano certi suoi incompetenti detrattori.
    Naturalmente, oggi quasi nessuno sarebbe in grado di eseguire degnamente una romanza come questa. Uno degli ultimi è stato Bergonzi.

    Calde felicitazioni anche per il costante e crescente successo del sito. Oramai credo si possa ben dire che il Corriere della Grisi sia l’unico vero foro d’opera italiano, come dimostrano non solo e non tanto gli accessi registrati sul contatore (con oltre un milione e mezzo probabilmente siamo i primi in Italia), quanto la levatura, la serietà, l’approfondimento di tutti gli articoli e delle relative discussioni: è una bella soddisfazione registrare migliaia di contatti ogni giorno discutendo solo di canto e di musica, senza mai sconfinare nel gossip o in altri volgari espedienti atti esclusivamente a racimolare audience. Altrove la situazione non è così rosea. :)

  4. Anche io desidero salutare con voi la primavera e augurarvi di cuore una buona Settimana Santa con un regalino. Ero indeciso tra Früling di Strauss cantato dalla Jurinac e la Primavera di Respighi dal suo Trittico botticelliano. Ma alla fine ho scelto anch’io una romanza:

    http://www.youtube.com/watch?v=o9ZAv7fXdvc

    Sergei Lemeshev. To Bilo Ranneju Vesnoj (It Was In the Early Spring).Old Russian Romance (P.Tchaikovsky – A.Tolstoy).
    Testo russo traslitterato in un certo qual modo con traduzione in inglese: http://www.recmusic.org/lieder/get_text.html?TextId=15872

  5. La questione del numero degli accessi è per me molto interessante. Gli amministratori del sito e i suoi frequentatori abituali si inorgogliscono del fatto che questo numero, già di per sé altissimo, cresca. E’ giustificato tale orgoglio? Da un certo punto di vista, sì. Il fatto che quanto noi facciamo sia preso in considerazione non può che far piacere. Tuttavia è pur vero cha la diffusione di un’idea non è in nessun modo garanzia della sua giustezza. Idee di nessun valore sono apparse sulla scena del mondo e vi hanno resistito per molto tempo, senza per questo poter vantare credenziali di lungo respiro. E questa è una prima osservazione. Se infatti molte persone si rivolgono al “Corriere della Grisi”, questo non significa che le sue battaglie siano giustificate; magari lo sono davvero, ma il numero degli accessi nulla dice, nulla è in grado di dire su questo. C’è poi anche altro. Tutti i frequentatori di tutti i siti si leggono reciprocamente; su questo non c’è dubbio, anche se molte dichiarazioni, ovviamente interessate a smentire tale realtà, tale realtà neghino esplicitamente. Ma, a mio parere, si tratta di una negazione fatta di sole parole, un “flatus vocis”, dicevano i medievali. Tutti leggono tutti; il numero degli accessi cresce vertiginosamente, pur se non tutti i siti ne fanno una bandiera. E poi c’è la curiosità, c’è l’attrazione, vecchia quanto il mondo, che esercita la stroncatura, qui presente oltre il livello di guardia, altri fattori. Insomma, il numero degli accessi, grande o piccolo che sia, mi sembra una questione totalmente irrilevante. Esattamente come quella dell'”audience” televisiva. E’ ovvio che i prgrammi con i “pacchi” o quelli della Carlucci sono più seguiti, per esempio, di “Report”; ma davvero è importante tutto ciò? Naturalmente mi servo solo di un caso particolare; non intendo certo paragonarvi con i “pacchi” o la Carlucci. Per esempio, anche i programmi di Arbore erano molto seguiti; e quelli erano di alta qualità. Volevo solo dire che si possono diffondere molto sia una grande cosa che una sciocchezza. E poi nella televisione l'”audience” determina i guadagni pubblicitari, cosa che qui è fuori gioco. Ma, nella questione del numero degli accessi, è presente un altro aspetto, che ha una valenza più generale, per me estremamente importante. Il numero, è ovvio, implica una dimensione quantitativa. Ora, vedo con sconforto che questa dimensione sta adesso prendendo piede in un modo che non avrei mai creduto possibile. Nell’Università adesso le facoltà vengono valutate secondo la produttività; una valutazione da cui dipende l’erogazione dei fondi. Ora, io ho dovuto presentare tre scritti, la cui valutaziuone dipenderà (non esclusivamente, ma quasi) da criteri bibliometrici. Vale a dire: dalla sede in cui questi scritti sono apparsi (la rivista straniera è più pregiata di quella italiana, le riviste sono divise in fasce di serie A o B), dal numero delle citazioni che questi scritti hanno ricevuto, dalle recensioni di cui hanno goduto. Tutti criteri esterni, numerici, quantitativi, attinenti alla collcazione. Stiamo andando verso un mondo in cui i contenuti perderanno sempre più valore, dominati come saranno dal culto della visibilità e della diffusione.
    Marco Ninci

    • bhem caro Ninic, sulla produttività mi sa che siamno ben messi. Un articolo ogni due gg, su temi diversissimi e disparati. cosa che altrove non trovi. trovi recensioni marchettare e parolaie, figlie degli uffici stampa, e fori dove si dice solo-bello- brutto- mi piace – non mi piace. in alternativa si diffama
      è per questo che non ci tocca nulla di quanto insinui. quanto alla produttività degli universitari: è in re ipsa che le facoltà umanistiche non producano scientificamente nè culturalmente….ne abbiamo prove pure qui qui, no? solo qlcosa le facoltà scientifiche…ma poco, dato che è il regno dei baroni. ma la scure oramai è calata anche lì….
      ciao

      • Ma no, diva Giulia, questo no!! In realtà io non avrei risposto all’arte sofistica ossimoricamente manichea di Ninci, perché era chiaramente una provocazione fine a se stessa! Se i lettori del Corriere fossero pochi, allora questo elitarismo sarebbe garanzia di qualità? E allora perché non pensare che un siffatto elitarismo non potrebbe essere nient’altro che l’altra faccia di un ampio successo che di per sé non tutela di fronte all’omologazione delle mode (che anzi favorirebbe), e quindi anch’esso giocoforza non sufficientemente garante della validità del sito stesso?

        Tutt’al più io avrei risposto con una semplice attestazione: la gioia della condivisione. A prescindere da ranking, contendenti, invidie, rivendicazioni, esagerazioni ecc., non c’è niente di più bello che condividere con il maggior numero di persone possibili (tutte diverse e portatrici di prospettive personali) qualcosa che si ama e che si cerca di difendere ad ogni costo. Basta altro?

        Per il resto, però, non si può – e secondo me non si deve assolutamente! – dire che nelle Facoltà umanistiche non si produce nulla: mi basta guardare gli sguardi motivati e anche un po’ smarriti degli studenti che stanno ad ascoltare avidamente di Apollo e Dioniso, o di schematismo trascendentale o del confronto tra ermeneutica e decostruzione ecc. ecc., e quindi di cose VOLUTAMENTE INUTILI MA ESSENZIALI, per vedere quanto ci sia bisogno a maggior ragione in questo nostro tempo di curare la propria anima, di resistere alla massificazione culturale, di rielaborare la realtà non accontentandosi di quanto deciso da altri, ma filtrandola da se stessi. Nelle Facoltà umanistiche si produce proprio il pensiero libero e sotto questo punto di vista, ripeto, essenziale, sono le Facoltà più produttive e necessarie di tutte!!

        Un’ultima cosa solo per Ninci: comunque sulla VQR non hai ragione, hai “ragionissima”!

        • certo che non producono niente. Coltivare un approccio colto verso il passsato, auspicarne la conoscenza e la memoria attiva, ritenere la conoscenza di mondi passati utile al presente, avere interessi anche per qualcosa di estraneo alle mode e storicizzato, non sentire il passato come morto ma come presenza nella vita, rapportarsi ad esso è pari a non produrre nulla. Come fa questo blog con l’opera auspicando un moo di andare all’opera tradizionalista e fuori dalle regole com,erciali. Questo modo è inutile, improduttivo, co,e attesta il nostro numero di lettori. Siamo improduttivi oltre che nostalgici, come storici, filosofi, letterati, linguisti……..non produciamo un tubo, perchè la libera opinione. Soprattutto se colta, è improduttiva ed inutile!

          • D’accordissimo. Aggiungerei solo che questo “inutile” è addirittura forse l’unico spazio ancora abitabile di libertà dei nostri tempi, proprio perché opposto a ogni forma di utilitarismo e di ogni “do ut des”.

    • Caro Ninci, mi hai un po’ frainteso. Il crescente numero di accessi di per sé non riesce affatto ad inorgoglirmi; lo fa solo nella misura in cui diventi indicativo non già del successo di questo sito, bensì della miseria degli altri. Per il resto, della considerazione che la gente ha di ciò che scrivo non me ne importa poi tanto, anzi in genere la certezza di essere nel giusto mi deriva proprio dalla constatazione di essere in disaccordo con tutti, anche internamente al sito. Non ho scritto mai una sola parola con l’intento di raccogliere approvazione, consensi o simpatie, né mi ha mai interessato difendere o attaccare per partito preso questo o quel cantante, direttore, musicista… Niente di tutto ciò, mi interessa solo la verità. So bene poi che tutti quelli che leggono fraintendono, interpretano, giudicano a modo proprio senza nulla sapere e nulla capire. Il desiderio di chiudersi nella torre d’avorio è sempre forte, così come l’inutilità di continuare ad andare a teatro, oggi.

  6. Donzelli, sei talmente volgare che neppure ti rispondo. Piuttosto ti chiedo altro. Me lo spieghi o no quel greco dell’iscrizione sul frontone del tempio di Egina? Ti ho mandato una mail privata con richiesta di chiarimenti, ma il silenzio è stato totale.
    Marco Ninci

    • maddai…volgare?……ma perchè? tu vieni qui a provocare e a dire c..te! ti prendi le risposte che tiri….
      caro ninci, la gente ha capito bene come gira il mondo, ed internet ha sbloccato l’informazione nelle sue deviazioni, manomissioni e nei controlli da parte dei “poteri” di ogni tipo.
      In siti come questi sa che non trova il pensiero allineato, ma quello libero. altrove legge le emanazioi degli uffici stampa o il palchetto privato delle clacques. Il pensiero allineato lo legge altrove e poi fa la media. In altri, invece, come quello da cui tu vieni trova solo volgarità ( là si che ne trova!), ignoranza becera….e infatti sono siti spopolati e senza utenza, nonostante gli auspici di vuole che certe verità non emergano. Perchè quello che tu no dici, caro Ninci, è che i loro numeri sono miserrimi, o artefatti con argomenti extramusicali.
      Se fosse solo interesse per lo scandalo o altro…dopo un anno il fenomeno sarebbe finito, perchè ciò che non ha sostanza dura cmq poco. Ti piaccia o no, qui la gente legge per svariati motivi, anche e quelli culturali……che altrove cmq non trova.
      Adesso che hai fatto il tuo show autolesionista, ti prego Ninci, vai a produrre per il tuo povero ateneo…distilla distilla elucubra per loro sennò le statistiche ti colpiranno e potresti anche essere mandato presto a lavorare.

  7. Il mio, Giulia, era un discorso serio e complesso; non sei nemmeno in grado di capirlo. Una precisazione. Il mio non è un povero ateneo; è una delle migliori e più selettive istituzioni universitarie europee, da cui sono usciti numerosi premi Nobel. Lo dico a te, che qualche problemino con l’università lo devi avere, visto che salti per aria tutte le volte che la si rammenta. Te l’ho già detto un’altra volta e non fai che confermarmelo. Aspetto ancora la risposta di Donzelli.
    Ciao
    Marco Ninci

  8. Spero proprio che le osservazioni sulle facoltà umanistiche che non producono nulla né culturalmente né scientificamente e sugli umanisti che non lavorano davvero siano solo delle provocazioni all’indirizzo di Ninci e non dei reali convincimenti da parte di chi scrive… Anche perché sarebbe un vero controsenso per una persona così appassionata di cultura storico-musicale…

  9. E poi sai, Giulia, quando una persona urla e si arrabbia come hai fatto tu è difficile che abbia ragione. Il minimo che si può dire è che si è sentita toccata su alcuni punti sui quali non si sente troppo sicura.
    Ciao
    Marco Ninci

  10. la mail non mi è arrivata, ma è la scritta sul frontone del tempio di egina è uno dei classici della autentica cultura dei migliori classicisti insieme al participio presente dativo medio maschile o neutro singolare del verbo stallichettello o al verbo cazo che nell’aoristo prende la teta e si allunga! chi non sa queste cose non ha frequentato per certo i migliro classici del regno tipo il tasso a roma, il foscarini a venezia, l’orazio flacco a bari, il parini ed il berchet a milano, il d’azeglio ed il cavour a torino, il galvani a bologna.
    comprendo per passare dalla vera cultura di cui ti ho fatto sopra partecipe a quella da parrucchiere che tu sia come jorge de burgos che negava la redazione del secondo della poetica di aristotile! Ridi ninci Ridi!!! talvolta serve ridere di sè e della propria professione altrimenti……. si diventa come ?

  11. Sempre il solito copione. Quando voi parlate del vostro successo arriva Marco ad affermare “Ricordati che devi morire!”, come fa Peter Boom con Massimo Troisi in “Non ci resta che piangere”. E voi dovreste rispondere come nel film: “Sì, mo me lo segno”….:-)

  12. Francamente, non trovo niente di scandaloso nel dire che oggi le facoltà umanistiche non producono niente. Per me questa frase non deve essere presa à la lettre, perché il problema secondo me è che si produce troppo, quantitativamente troppo, ma quasi tutto di una qualità assolutamente senza sale, neutrale, omogeneizzata, priva di qualsiasi individualità di pensiero e di linguaggio. E’ questo che mi annoia moltissimo in paesi come la Germania o la Francia. E non dico che decostruzione o la filosofia della mitologia siano cose “inutili”. E’ solo che si è arrivato ad un punto dove si lascia funzionare un mecanismo di “prodottività” in cui si è costretti di “produrre”, di pubblicare senza fine, solo per poter assicurarsi il posto academico, il finanziamento etc. La trasformazione dei criteri del giudizio sul valore academico di tale persona o gruppo scientifico in una cifra ridottivamente matematica ha danneggiato molte cose nelle materie umanistiche, secondo me.

    P.S. Non so come siano le cose alla Scuola normale superiore di Pisa, ma in quella di Parigi regna una noia totale. Non ho mai visto uno spazio academico più noioso.

    • Giustissima sia la critica alla noia imperante in moltissimi contesti universitari che quella all’ipertrofismo di pubblicazioni accademiche, scritte tanto per scrivere o peggio ancora per celebrare un talento che nessun altro può vedere o ancora per meri fini concorsuali, ma solo se non si riduce la vita universitaria esclusivamente a questo! L’Università non è solo quella di baroni e di epigoni vari, che l’hanno in realtà rovinata e portata al declino in cui versa attualmente, e in cui, piange il cuore a dirlo, per certi versi merita di stare. L’università è anche quella istituzione in cui giovani ragazzi e studiosi motivati cercano di esercitare la propria libertà, in cui si cerca di contrastare il nulla imperante di una società venduta al migliore offerente come la nostra, un’istituzione in cui, perché no, è ancora possibile che il figlio dell’operaio diventi professore e che quindi esista ancora una mobilità sociale, la cui impossibilità è in Italia un vero dramma. L’Università è anche questo, purtroppo forse in maniera minoritaria, ma lo è. Il termine tedesco “Nachwuchs” che viene usato per indicare i giovani studenti e studiosi universitari a me piace tanto. Nachwuchs è ciò che cresce e alimenta l’Università stessa, ciò che permette alle idee di circolare e di evolversi, senza il quale essa semplicemente non può sopravvivere. Speriamo che ci si accorga dell’importanza vitale del Nachwuchs, prima che l’Università venga definitivamente considerata e vissuta come un luogo in cui le idee e la libertà di pensiero si fossilizzano e muoiono in una sterile autocelebrazione, e non come il luogo in cui esse dovrebbero essere strenuamente difese.

  13. Grazie, Donzelli. Boh!!!! Sono completamente d’accordo con Giuditta. Il pensiero unico è la morte della filosofia e della politica; i criteri di valutazione certificano questa morte. Questo non vuol dire che non ci siano persone, magari isolate, che perseguono una via propria e originale e che per questa via combattono. Cara Dionisopiùapollo, ti sono vicino in questa tragedia del VQR. Caro Mancini, io non volevo deprezzare nessuno, tanto meno questo sito. Ho preso spunto dalla considerazione numerica per fare un discorso più generale sulla diffusione delle idee, che non dice nulla sul loro valore, e sulle conseguenze nefaste che provengono da una considerazione puramente quantitativa di questa diffusione. Solo questo. Mi sarebbe piaciuto discuterne invece di trovarmi davanti il solito muro della difesa del proprio territorio.
    Marco Ninci

  14. Per Giulia. Mi piacerebbe veramente sapere che cosa ci sia di autolesionistico nello stigmatizzare il criterio quantitativo della produttività e della sua valutazione. Evidentemente Giuditta e Dionisopiùapollo sono anche loro dei gran masochisti. Mi interesserebbe davvero saperlo, perché forse verrà fuori un concetto di autolesionismo che finora mi è sfuggito.
    Marco Ninci

  15. As usual, half of the comments related to the main post is full of what Mr. Harry Frankfurt would call “bullshit”, i.e. things not related with the main post and pure divagation of a verbal Narcissus, who cares a lot about the form (the words) and not about the contents (what he says, for instance nothing) himself; something rather hilarious given that he points out this misconduct of continuous production in his main (and only) field which is History of Philosophy, when he is the first to spoil this blog with many endless comments that end up with nothing in their contents.
    I would like to remind the possibility to ban a user to the administrators, especially annoying ones who are called TROLLS.

    Having finished this little and boring introduction in the Bard’s language given that I can’t really express myself in Italian, I would like to give my best wishes to all the blog’s adiminstrators that fill the Italian cultural gap of a true music critique, with rare and unique intelligence and culture. Thanks a lot to most of the users too, that give me the possibility to discuss about musical topics I can rarely talk about.
    “Il Corriere della Grisi” should really be awarded as cultural association of the year! :)

  16. Un’osservazione elementare. Ricevere delle rispostacce non equivale immediatamente a fare una figuraccia. E mantenere la calma di fronte a persone che urlano e si agitano è già un buon punto di partenza.
    Ciao a tutti
    Marco Ninci

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