I venerdì di G.B.Mancini: impariamo ad ascoltare. Seconda puntata: Armida Parsi Pettinella in Favorita

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Chi desideri coltivare il buon gusto in cucina, dovrà innanzitutto abituarsi a scegliere ingredienti freschi e genuini, senza lasciarsi abbacinare dalla presentazione esteriore, dietro cui spesso si cela una carenza di sostanza. Allo stesso modo, nel canto, occorre diffidare dalla perfezione fasulla cui il disco ci ha assuefatti negli ultimi decenni, esercitandosi ad ascoltare le voci autentiche e genuine di una volta, anche se all’inizio potranno sembrare grezze e poco rifinite. Si rischierebbe altrimenti di finire come quei ragazzini che, corrotti dalla comodità delle merendine industriali (di qualità meno che infima), nemmeno sanno come si sbuccia un pomo. Nello specifico, il canto della Parsi Pettinella, esimia esponente dell’oggi inesistente corda di vero mezzosoprano, potrà suscitare perplessità per l’utilizzo eclatante del registro di petto, che talora, se eccessivamente ostentato, può dar luogo a fastidiose disomogeneità nelle frasi che gravitano attorno al fa3 (un esempio, a 2:56, “la folgo-RE”). Oggi non si è più abituati a queste note gravi ampie, forti e timbrate, dal carattere vagamente androgino, e tuttavia l’impiego corretto del petto è indispensabile per padroneggiare con sicurezza di appoggio le tessiture gravi. In alternativa, si emetterà solo aria calda. Altri aspetti esemplari da segnalare sono la fermezza della linea anche nella salita agli acuti, l’articolazione scandita della parola, tipica delle voci di scuola romana, l’accento schietto e deciso, l’espressione intensa ma non plateale, e infine l’energia della cabaletta. Fastidiosa la tendenza ad aprire e allargare la vocale O, che rischia di diventare A.

G.B.Mancini

24 pensieri su “I venerdì di G.B.Mancini: impariamo ad ascoltare. Seconda puntata: Armida Parsi Pettinella in Favorita

  1. difatti parlavo di potenzialità il materiale per lavorarci è buono,ha bisogno di un insegnante che sappia tirare fuori il buono che c’è in questa voce energica,che non difetta di ” sostanza”,è un vero mezzo soprano

  2. dai Mancini io tutta questa gola in basso non la sento,e anche il registro centrale è ben corposo,mozart non sò cosa intendi per insuls, se in generale ,o in quest’aria,perche io la ritengo abbastanza ben cantata,poi come sempre ci sono i gusti sugli ascolti..

    • Ma sì pasquale… è il discorso che ho fatto qui sopra nella mia lezione (evidentemente non è stata recepita bene), questi prodotti discografici hanno una apparenza esteriore che inganna, uno ascolta per la prima volta questa Kasarova e sente un timbro interessante, una linea corretta (almeno nel centro), uno stile gradevole, e tutto sembra filare liscio, almeno virtualmente (è solo l’ascolto dal vivo che davvero smentisce gli impostori della vocalità). Ma prova a sentire i gravi come sono incavernati e gonfiati nella gola (la spia che questa Kasarova vuol fingere di essere ciò che non è!), senti nel centro che vociuzza infelice, quando deve dare energia c’è solo aria! Non ha il carattere della voce di mezzosoprano, ed in alto è chioccia! Ripeto, bisogna stare attenti a non lasciarsi abbacinare da questi prodotti da supermercato ben confezionati.

  3. Bellissima interpretazione, una voce sicuramente preparata e anche molto piacevole. Per quanto riguarda le disomogeneità citate dall’autore, per me sono si frutto della tecnica e del timbro “tipici” di allora, ma anche la registrazione (d’epoca) mette la sua buona parte. A vederdì prossimo!

  4. naturalmente Mancini l’esempio della cantante che hai fatto va benissimo per il tuo esempio,i miei commenti sono per una discussione.
    vedi il problema è non il solo imparare ascoltare,e cosa dobbiamo ascoltare,se i cantanti attuali sono mediocri secondo gli standard che tu vorresti che cantasserò.
    che senso ha se io posto un mostro sacro dei decenni passati,quando l’opera perche abbia un futuro debbe contare sui cantanti presenti,anche per questo io guardo con interesse cantanti emergenti,perchè è tra questi che ci può essere un futuro big .
    lo star sistem è come dici un supermercato discografico con cantanti mediocri e costruiti,però dimmi tu la vedi un alternativa?
    può darsi che ci siano talenti nascosti o grezzi che curandoli e seguendoli possano cantare secondo i tuoi “standard ”
    ma come ho scritto in un altro post,l’opera è un filone destinato sempre più a una nicchia,e( spero di no) a esaurisi nei prossimi decenni (forse a parte i titoli sempre di grande richiamo)quindi tanti giovani non hanno interesse a fare una professione faticosa e piena di sacrifici.
    E un altro problema,ci sono insegnanti all’altezza di curare al meglio questi allievi che vogliono fare i cantanti lirici?
    quindi Mancini mettiamo i dischi,e non ci pensiamo più?
    poi vedi tutto è soggettivo quando si è giovani dicevano i vecchi non ci sono più i cantanti di una volta,adesso sono anziano io,e altri anziani rimpiangono quei cantanti,che i nostri vecchi disprezzavano.
    Quindi il sapere ascoltare secondo me oltre a tutti gli standard che enunci,e spieghi c’è anche il fattore del tempo che passa,cambiano gli stili cambiano i canoni cambia la sensibilità della gente che va al teatro,anche questo deve far parte nel giudizio complessivo nel valutare un ascolto.
    L’errore più grave che si fa nel presente,è che il cantante o chi per esso non sà scegliersi il repertorio adatto alla sua voce,questo è l’errore primario,poi viene il resto(parlo di cantanti tecnicamenti sufficienti)

    • Bah, a seguire fino in fondo il tuo ragionamento questo sito è completamente inutile e non ha senso scriverci. Con questo tipo di scuse non si va da nessuna parte.
      “Eh ma i tempi sono cambiati…”
      “Non si può più cantare come si faceva una volta…”
      Cose già dette e ridette un milione di volte.

  5. non è vero mozart,questo sito è molto utile,la sua mancanza non permetterebbe certi raffronti negli ascolti e ragionamenti,e anche nella conoscenza di argomenti o temi,la mia era solo una considerazione sulla globalità dell’ascolto,oltre agli standart ben spiegati e analizzati dal nostro amico Mancini

  6. La globalità dell’ ascolto è una cosa che vuol dire tutto e niente. Come ripeto spesso, se io ascolto Yuja Wang o Alice Sara Ott (per citare due giovani pianiste di oggi) e poi metto su Rubinstein, posso discutere sulla personalità interpretativa, ma non posso dire che queste due ragazze non suonino il pianoforte correttamente. Il problema è semplicemente questo: oggi un pianista o a un violinista che abbiano buchi tecnici non possono esibirsi in concerto, un cantante che non sa cantare può tranquillamente lavorare in teatro.

  7. Grazie Mancini per l’ascolto di questa grande e poco ricordata cantante. Credo che il senso di questa prezioza rubrica sia di fornire un antologia di Bel-Canto ( leggasi, Buon-Canto) a chi per giovane età o scarsa frequentazione ancora non ha i mezzi per cogliere la differenza tra un buon cantante e un urlatore. Io ho 40anni e ricordo come il volume di Celletti “il Canto”-Vallardi 1989, sia stato per me all’epoca illuminante proprio perchè portava l’ascoltatore passo passo a comprendere la differenza tra il canto di un Carreras e quello di Schipa, spiegava perchè Galeffi fu un grande baritono o perchè l’ “O mio Fernando” della Stignani sia un accademia di buoncanto. Nel marasma odierno in cui, a chi si avvicina al mondo dell’opera può capitare di sentire tenori come Cura o baritoni come Mastromarino, è importante che qualcuno indichi dei buoni esempi e spieghi perchè. Poi il dibattito sui giovani, sulle prestazioni dei singoli, sulle recite che sentiamo e vediamo a teatro ci sta tutto, è divertente, interessante e appassionante, ma il titolo azzeccatissimo “Impariamo ad ascoltare” indica che questa rubrica punta ad altro.

    • Grazie. Lo scopo della rubrica è proprio aiutare le orecchie dei lettori ad orientarsi, a spurgarsi e a comprendere cosa significhi davvero ben cantare. Per capirlo ritengo sia indispensabile fare ricorso alla preistoria della disco.

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