50 pensieri su “Una grande Rossiniana di oggi………..?

  1. Ma insomma delle somme, Tamburini cosa vuoi? Non sai che hai di fronte la punta di diamante del ROF? Questo e’ il vero colore dell’autentico mezzocontralto rossiniano, e non dirmi che non noti l’uguaglianza che piu’ uguaglianza non si puo’ lungo tutta la gamma eh! Non senti come sono appoggiati i suoni? E le riprese del fiato? Perfette! E quando mai hai sentito salire al registro superiore con voce cosi’ ferma e proiettata? Mai! E tralascio di commentare la sbalorditiva precisione delle scale discendenti, puntualmente concluse con note gravi vibranti e sonore . Tamburini mio, c’e’ poi un attacco di “Cara immagine”…che toglie il respiro. Siccome desidero che tu capisca meglio tutto cio’, ti faro’ sentire anche l’entrata di rosina…..http://youtu.be/3TkiZFj6tH8 ….Ciao, e impara!

    • gestisce i due registri in modo diverso, troppo diverso… in alto nulla da dire (o quasi), però nei gravi sembra che stringa i denti, e il timbro (non il colore!) è un po’ sfocato, arioso. Io consiglierei di “chiudere” di più le corde in quella zona, e immascherare meglio. Se volesse, potrebbe farlo (studiò con la Simionato?)

    • Stringe e spinge, non senti che la voce è tutta ingabbiata e premuta, non riesce a sfogare e salendo presenta un brutto vibrato stretto, sono rumori che non hanno molto a che vedere con il canto. Un tempo la prima cosa che si insegnava ai principianti era come aprire correttamente la bocca. Questa è tutta rigida, la mandibola è cementata. Ascoltate e guardate gli acuti di Martine Dupuy se volete imparare qualcosa.

  2. Evito commenti sulla performance postata ma mi da occasione per sottoporre una domanda. Qualcuno conosce il libro di Marco Beghelli e Raffaele Talmelli “Ermafrodite Armoniche – il contralto nell’ottocento”, è di recente stampa e contiene un CD con esempi dei maggiori contralti/mezzo-soprani; dalla pre-istoria dellincisione in poi. Ho letto e ascoltato, non con tutto concordo, ma è molto interessante. Parte dal presupposto che l’omogeneità dei registri sia retaggio tardottocentesco se non novecentesco addirittura. Mi piacerebbe conoscere l’opinione di Mancini, Tamburini o Donzelli sulle “tesi” sostenute dal libro.

    • Ho già sentito parlare di questo libro, non l’ho mai letto, ma dico subito che già dal titolo per me si tratta solo di luoghi comuni se non di sciocchezzuole, con la paura poi che queste possano risultare strumentali ad avallare gli odierni malcostumi canori. Intanto, il vero contralto nell’opera ottocentesca non esiste. Quello che all’epoca veniva chiamato “contralto” era in realtà un mezzosoprano, talora molto centrale e versato nel registro grave (ad esempio, in Rossini, Malcolm), altre volte più acuto e sopranile (Rosina, Cenerentola). I veri contralti furono utilizzati invece nel periodo barocco, e non salivano mai oltre il re o al massimo il mi4, nota toccata appena in vocalizzo. Un’estensione ed una tessitura praticamente sovrapponibili a quelle che nel primo Ottocento avrebbero caratterizzato il “(tenore)contralt(in)o”, vero erede dei castrati. Per inciso, è difficile stabilire che cosa sia la Barcellona, con la voce così mal messa non è facile classificarla. Di certo non è un contralto, forse è un mezzo acuto, ma chissà che non possa essere addirittura un sopranone. Il fatto che bene o male riesca a salire pur non sapendo cantare, mi fa dubitare della sua natura di mezzo, e mi fa credere che la sua sia una voce più acuta. In basso poi non c’è niente, è inudibile.

      L’omogeneità dei registri ossia l’annullamento dei registri per raggiungere l’uguaglianza di tutta la gamma (che non è da intendere come piattezza e monocromatismo, ma come unità e consequenzialità, un’unione che non soffoca le differenze ma le armonizza in una scala graduata, senza buchi) è un obiettivo che tutte le scuole di canto si sono sempre poste fin dall’antichità. Già il Tosi ed il Mancini ripudiano la pratica di cantare su due registri disuniti.
      Il vero retaggio del tardo Ottocento e del Novecento è stato l’equivoco sul concetto della “maschera”, che ha portato a condannare l’uso del registro di petto come un peccato mortale del “vocally correct”… Si è diffusa cioè la falsa opinione che cantare “di petto” sia un errore, in quanto bisogna cantare tutto di “testa” (confondendo il “registro di testa” con il frainteso concetto foniatrico di “maschera”). Questo ha dato luogo alla ricerca di una omogeneità fasulla, che di fatto priva la voce di una sua componente (il registro grave), dando luogo ad emissioni vuote e spoggiate in prima ottava. A questo proposito consiglio di ascoltare quella famosa intervista di Stefan Zucker alla Simionato ed alla Barbieri… è esilarante il livello delle castronerie che ivi si affermano.
      Quanto ai cantanti antichi, è vero che spesso nei dischi vecchi si sentono emissioni molto diseguali, ma bisogna considerare che la perfetta omogeneità è un obiettivo che solo pochissimi riescono a raggiungere. Solo un imposto veramente PERFETTO consente di uguagliare impeccabilmente la gamma. Come esempi che si avvicinano a questo risultato potrei ricordare Eugenia Mantelli o Sigrid Onégin (mezzosoprani: il contralto nell’opera, ripeto, quasi non esiste).

      • mi permetto di aggiungere che omogeneità di imposto su tutta la gamma non significa affatto omogeneità di colore, quest’ultima dipende dalla natura. Anzi: è probabile che appoggiando perfettamente un grave, un soprano debba emettere un suono non omogeneo, per timbro, col resto. Ma un orecchio affinato sente l’mogeneità di vibrazione nele note, ed è questo che alla fine conta e rende anche il canto vario e diversificato. Il problema spesso invece è che molti cantanti per rendere omogenea la gamma coloristica, spoggiano.

        • Sì, esattamente, è quello che intendevo anche io quando ho scritto che l’omogeneità non va pensata come un appiattimento ad uno sterile monocromatismo, ma come una gradualità dal grave all’acuto in cui gli “scalini” sì risultino annullati, ma non i singoli colori e caratteri di ciascun registro. Diversamente, appunto, si finisce con lo spoggiare.

      • Aggiungo due cose, Mancini:
        1) parafrasando il Garcia “se il registro di petto esiste, bisogna pur usarlo” 😉 ed infatti uno dei problemi principali della vocalità del barocco di interpretazione (ed impostazione) nord-europea è quella di avere delle voci appoggiate sul nulla (quindi tutte indietro e al massimo basate su un registro medio finto di petto) che cantano un repertorio oneroso per quanto riguarda l’estensione ed i colori.
        2) considerando che nelle vecchie registrazioni le frequenze basse non venivano percepite dai microfoni del tempo, abbiamo chiaramente un’idea dell’omogeneità di una voce antica, ma ovviamente ci si lascia dietro tanti e tanti misteri!

      • Il titolo il libro lo prende da una definizione ottocentesca di un qualche critico o mucicofilo viaggiante, non ricordo e non ho il libro sotto mano. Il libro non parla di tecnica né di imposto della voce, fa una discreta esamina delle voci a noi giunte tramite le registrazioni che ben conosciamo e di cui ben conosciamo i limiti tecnici di ripresa e riproduzione. E’ comunque interessante e ve ne consiglio in ogni caso la lettura; alla fine afferma esattamente quanto scrivi tu Mancini dove per omogeneità non si deve intendere uguaglianza di colore per due ottave ma appunto “un’unione che non soffoca le differenze ma le armonizza in una scala graduata, senza buchi” fermi restando più registri; e questo nelle registrazioni più antiche si sente. Nelle cantanti di imposto ottocentesco si era ancora lontani da quello che giustamente hai definito “la falsa opinione che cantare “di petto” sia un errore” ma l’ “omogeneità” era un graduale passaggio da un registo all’altro, non avere un registro solo. Purtroppo sono fuori casa e non posso postare degli esempi.

  3. Vorrei ricordare la mia impressione sulla Barcellona dopo aver assistito ad una recita de “Lo strazio del lago” ehm… “La donna del lago”:

    “Sarò anche sfigata io, perchè ogni volta che ho sentito Daniela Barcellona (Italiana in Algeri, Lucrezia Borgia, Semiramide, Europa riconosciuta, Barbiere di Siviglia) tutto mi è sembrata tranne che una cantante a posto, eccetto nella Clitennestra dell’ “Ifigenia in Aulide” scaligera in cui mi piacque…
    Dunque Daniela Barcellona, “chi non la definisce fuoriclasse è da TSO con ambulanza annessa”, si sarà svegliata col piede sinistro o le sarà morto il pesce rosso perchè lo strazio interiore della cantante si è riversato sulla saldezza del suo sfilacciato e urlante registro acuto, sul parkinson vocale delle sue colorature, sull’apertura al limite del “parlato” sbracato del registro grave, su un registro centrale scricchiolante, sulle 1000 e più voci che si inseguono in ogni nota alla vana ricerca di un accento che nessuna “stecca espressiva” può darci!
    Eboli? Non solo!!! Perchè non Wotan e Boris Godunov? Ed un pensierino ai ruoli Colbran e Meric-Laland no, eh?”

    E ancora sono convintissima di tutto questo malgrado i pareri di certi ruffiani bimbiminkia usciti dritti dritti (o meglio sbilenchi e paraculamente sordi) da “La fossa dei serpenti” di Litvak.

    Marianne

  4. Caro Fabrizio, non stupirti, ma quello che ti ho risposto corrisponde a verità in quanto ritengo che Fleta avesse dei difetti, (mai ascoltato interpreti perfetti, mai), e ritengo pure che se avesse abusato meno dei propri mezzi e avesse pensato di piu’ a preservare lo splendido dono che la natura gli aveva dato sarebbe declinato molto ma molto dopo. Se ci pensi bene il periodo d’oro non dura piu’ di otto anni. Ma i melomani hanno degli amori, e Fleta, Grandissimo Tenore, e’ uno dei miei …non per questo si possono negare acuti oscillanti gia’ a trent’anni e abusi di diminuendo anche fuori luogo. E torno a Daniela Barcellona, che dovrebbe studiare tanto. E che caspita! Tutte le volte che l’ascolto e’ peggio! Quando la sentii per la prima volta in un concerto con Eva Mei prometteva cosi’ tanto, peccato! Ciao, ti auguro buona Pasqua con un brano tutt’altro che mistico. http://youtu.be/0EX-hsQh0uI

    • auguri anche a te e grazie dell’omaggio raro; non conosco bene Fleta ma quando lo ascolto sento subito tutti i suoni “agganciati” a regola d’arte, e questo mi mette nella disposizione giusta. Che poi un grande cantante abbia un periodo d’oro breve o lungo, questo fa parte della sua vicenda artistica e della sua natura (è un mestiere logorante), ma la tecnica giusta continua a sentirsi anche nel declino. La Barcellona ha, avrebbe, un materiale molto bello, soprattutto dal vivo, però non so, non sembra guidata da grande musicalità, da vero gusto vocale, rimane innamorata dei suoi suoni vellutati senza preoccuparsi del necessario sostegno: non c’è solo la voce quando si canta, c’è il fiato, l’intensità, la dinamica, il colore, che vanno dosati a comando, non casualmente

  5. Lancio una proposta. Perché le persone che qui vanno a lezione di canto, Misterpapageno per esempio oppure Mancini (mi sembra che anche lui vada a lezione), non mettono su you tube un loro video, che ci possa fornire un’esemplificazione pratica dei principi che in maniera così interessante teorizzano? Magari qualche video del genere esiste e io non sono capace di ritrovarlo. Ma sarebbe molto bello poter vivere un’esperienza del genere.
    Marco Ninci

    • non lo fanno perchè sono studenti e no professionisti incensati come star.
      e’ inutile voler spostare l’asse edl discorso su come canta il pubblico, caro mio: sono quelli sul palco dìche devono cantare all’altezza della loro fama e degli incensi che si fanno scrivere sulle riviste e i siti amici.
      questo misero presente è tale perchè si arriva a criticare o accusare chi mette il dito nella piaga per giustificare il fatto che qui NESSUNO SA PIU’ CANTARE, e si va in scena con la presunzione di saperlo fare al pari dei giganti.
      sentiti un po’ questa http://www.youtube.com/watch?v=2vlD3sK-O8o&feature=related e dimmi se secondo te lei avrebbe raccolto queste critiche dopo un concerto scaligero. dimmi se aveva bisogno dei lecchini compiacenti che le scrivevano falsità per essere una grande cantante come fanno oggi numerosi di questi “cantanti”….

      • mi associo. E’ troppo facile dire: allora fallo tu. A parte che, se volete, io posso farlo, e non avrei nessuna paura a dare esempi a una Barcellona, ma qui si tratta di giudizi di pesone che si sono fatte il culo a leggere, ascoltare ed impare perdendoci giorni e notti di riflessioni DISINTERESSATE, mentre, nello stesso tempo, i divi della lirica, the greatest vocalists, the best rossinian singers come scrivono nei post, sono in giro a riscuotere contratti, applausi, soldi, in ruoli protagonisti di capisaldi dell’Opera. E che, non posso nemmeno dire che spoggiano in basso?

        • Sai a volte ci si dimentica che coloro che cantano lo fanno, oltre che per lavoro, per un pubblico che ascolta!
          Si canta per essere ascoltati e per generare una reazione.
          A volte, purtroppo per i cantanti ed i fans sordi, questo pubblico conosce per passione e cultura personale ciò che si sta proponendo loro a prescindere dal lavoro che fa; ed è proprio per questo che il pubblico, dotato di sensibilità propria, può emettere un giudizio su quello che ascolta, perchè anche le emozioni e le considerazioni tecniche sono un giudizio.
          Mi piacerebbe sapere se i seguaci del facile vangelo “allora fallo tu” applicano la stessa cosa nella vita reale a chi si lamenta del dentista, del commesso, del banchiere, del macellaio etc.
          Non credo affatto! Questo funziona solo nell’opera si sa… per svariati interessi 😉
          Vorrei vedere all’opera questi “evangelisti” che oltre ad applaudire prontamente qualsiasi cosa (da un petuzzo ad una pernacchia) null’altro sanno fare, privandoci dell’ascolto delle loro voci emozionanti e delle loro parole in materia di canto, tecnica, interpretazione e emozione… vabbè poi ci sono quelli delle teorie fantascientifiche-mistiche in maniera di canto che lascerei nel limbo…
          Ma la tentazione di trollare allegramente, gratuitamente inutilmente finendo per diventare bimbiminkia offesi e insultanti con la sindrome di Pollyanna, si sa, è una tentazione troppo forte a cui difficilmente si resiste.

          Marianne

    • Ne lancio un’altra io di proposta. Perché non cominci a scendere dall’iperuranio e ad intervenire in modo pertinente, degnandoci di tanto in tanto di una tua opinione sugli ascolti che qui vengono proposti? Non ho niente contro di te ma sappi che se dipendesse da me la maggior parte di questi tuoi commenti finirebbe immediatamente cestinata.

      Quanto alla dimostrazione da te richiesta, le mie non sono teorie ma verità pratiche, confermate innanzitutto dai cantanti che commento… questo per chi sappia ascoltare, naturalmente. In tal senso una dimostrazione da parte mia sarebbe perfettamente inutile, quando a tentare di recepirla fossero i soliti sordi incompetenti. E per curare la sordità l’unica possibilità è quella di rivolgersi ad un otorinolaringoiatra, o in alternativa ad un buon strizzacervelli.

    • Mi mancava leggere l’idiozia del giorno: questa è l’ennesima (se ancora ve ne fosse dubbio) prova della incompetenza e negligenza di Marco nel campo vocale, a riprova del titolo di Petulans Verbalis Narcisus con il quale d’ora in poi di chiamerò.

      In ogni caso, posso anche mandarti una registrazione in cui passo dal mi2-mi4 cercando di mantenere la stessa emissione o se ti interessa anche dal fa1 al fa4, ma dubito che una volta sentita possa per lo meno aprezzare quello di cui parliamo io e Mancini (e chiaramente gli altri), cosa a te evidentemente ignota dalla domanda che poni visto che una omogeneità di emissione è cosa che richiede molto studio e tanti anni.

  6. Mandamela, Misterpapageno. Saprò apprezzare. Guarda che io non sono mai adirato, assolutamente mai. Né con te né con altri. Se io ti ho corretto, è semplicemente perché una volta sulla chat ti sei presentato come un grande esperto di lingua italiana che correggeva a ragione a destra e a sinistra; nel caso, uno studente che si presentava agli esami di maturità e che si era espresso invece in modo asssolutamente giusto. Tutto qui. Ho voluto dimostrarti che ciò che pensavi di te stesso in quel campo non era granché fondato; oppure, se su qualcosa era fondato, lo era unicamente su una mescolanza di presunzione ed ignoranza.
    Ciao
    Marco Ninci

    • …che i professori universitari fossero più impegnati a decidere come riempire il proprio tempo libero anziché speculare cazzate, già lo sapevo. Ma che tentassero di ammazzarlo trollando per il web, questo no. In che mani son finiti gli Atenei!

    • Primo, non avendo affrontato studi umanistici puri, non vedo a che titolo possa definirmi un grande esperto di lingua italiana: al massimo, ho manifestato la mia percezione della lingua.
      Secondo, le tue dimostrazioni non mi servono a niente, perché come ho già detto tu sei un niente nella mia esistenza (che non deve riguardarti) ed essendo un niente, non influisci in essa.
      Terzo, la vera “mescolanza di presunzione ed ignoranza” è la tua epifania su questo blog in merito alle discussioni di canto, in cui proponi il niente se non i soliti, reiterati, futili, sterili e aridi commenti.

      Qualora poi ti voglia retoricamente esercitare nella pratica gesuitica della “lode al niente”, esistono i quaderni a quadretti che si vendono ancora in cartolibreria e che puoi inondare quanto ti pare!

  7. Alla fine il risultato è sempre che dalle interessanti e puntuali osservazioni relative al canto si finisce sempre a criticare MN aka PVN con un cascame di sterili commenti che poco o nulla c’entrano con l’argomento principale di questo sito…
    Quindi chiedo a Ninci: ma ancora non hai capito che le tue osservazioni sui massimi sistemi, per quanto esse possano essere stimolanti e/o condivisibili, su questo sito non interessano perché il CdG è dedicato al canto, e sono destinate quindi a cadere nel vuoto o a essere il bersaglio di critiche? Non ti sei stufato di questa tiritera?
    E chiedo agli altri utenti: ma non vi siete stufati di ripetere sempre lo stesso repertorio di insulti più o meno fondati all’indirizzo di Nici?

  8. Torniamo comunque all’argomento, invece di divagare in stupidaggini.

    Sentiamo per esempio un rossiniano come Blake, in un video che ho postato tante volte http://www.youtube.com/watch?v=0XcWCUNaX04

    Qui descrive in maniera esemplare due concetti, che riassumo al di fuori delle precisazioni singole alle domande dell’interlocutore:
    1) esiste solo una voce (lui precisa in voce di petto) quindi l’idea è avere l’idea di una voce unica con la sentenza “il passaggio non esiste” come idea didattica: quindi l’idea di una omogeneità lungo l’estensione – personalmente mi interessa tantissimo quello che lui dice sul passaggio, in cui si deve “applicare il color scuro”, ma subito dopo il passaggio bisogna RESPIRARE ed ELIMINARE il color scuro per aprirsi all’acuto;
    2) ci sono due colori: color chiaro e color scuro, che il cantante DECIDE di usare per la sua perizia tecnica.

    Blake è un altro esempio di voce che ha dei colori leggermente diversi nei diversi registri (comunque si mantiene mediamente omogenea anche come colore), ma l’immainge e la linea di emissione sono uguali dalla prima all’ultima nota!

    Questi sono i punti in cui Blake vocalizza esemplarmente: 1:29 – 1:38 e 4:29 – 4:46 (si sente solo un leggero e delicato cambio di colore intorno al fa3-fa3#)

  9. Propongo il brano “Ocean! Thou mighty monster!” cantato dalla Sutherland e dalla Callas.
    Sutherland: http://www.youtube.com/watch?v=0ZD08tkDn4g
    Callas: http://www.youtube.com/watch?v=4tGZYWsaGLs

    Nella resa della Sutherland, l’impostazione è assolutamente omogenea in termini di idea, emissione e colori attraerso tutti i registri.
    Nella resa della Callas (mi spiace che la Callas abbia registrato questo brano a carriera terminata e quindi non al massimo del suo potenziale), l’idea del suono è omogenea in tutta la tessitura, ma i colori (ed ogni tanto l’emissione a causa del material non integro) cambiano in maniera evidentissima.

  10. La cosa irritante degli interventi di Ninci è questo suo modo di guardarci dall’alto in basso, con l’atteggiamento di chi non vuole sporcarsi le mani per discutere al nostro livello. Si degna di intervenire in modo pertinente solo quando si tira in ballo Muti o qualche altra bacchetta sua favorita, per il resto la sua partecipazione è sempre esteriore, si diverte ad osservarci e a giudicarci come casi umani. Forse non ha capito che qui quello che conta non sono le nostre persone, ma solo l’arte della musica e del canto.

    La sua richiesta di una dimostrazione pratica di per sé avrebbe anche una certa fondatezza, nell’arte infatti l’unico sapere è il saper fare, ma allora a chiunque scriva o parli di musica, dai critici ai musicologi agli appassionati, si dovrebbe chiedere di rendere conto delle proprie capacità pratiche, cosa che invece non avviene mai, e allora perché solo noi dovremmo farlo? E’ sottinteso che l’autorevolezza delle nostre posizioni sia qualcosa di sostanzialmente autoreferenziale, che nessuno può provare in una sede come questa. Noi come tutti, dal critico più blasonato al più ingenuo neofita, esprimiamo solo opinioni che derivano dalla nostra cultura e dalle nostre esperienze. Qui poi si cerca di parlare in termini concreti, servendosi dell’ascolto comparato e di riferimenti storici e tecnici che per passione ci piace approfondire anche attraverso lo studio del canto in prima persona, mentre altrove invece ci si diletta a scrivere soltanto arbitrarie fantasticherie, quasi che la musica fosse solo un pretesto su cui intrecciare le proprie masturbazioni mentali e fare bella mostra della propria immaginazione… Già, solo una immaginazione generosissima può partorire l’idea che la vociferazione di una Daniela Barcellona abbia qualcosa a che vedere con l’arte del canto. Ciò che qui si cerca di coltivare non è la fantasia, ma la cultura del buon canto.

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