13 pensieri su “Amelita Galli-Curci – Parla! Waltz (Arditi)

  1. Dalla magnifica carrellata degli ultimi giorni, dal timbro meraviglioso della Sari all’interpretazione somma della Koshetz alle perfezioni pirotecniche delle Siems e Tetrazzini, devo ammettere che il fascino unico che ha la Galli-curci in questo valzer non lo raggiunge nessuna; perchè se è vero, e oramai dopo tante parole siamo tutti convinti, che il buon interprete faccia capire perfettamente le parole, sono altrettanto convinto che il GRANDE interprete sa anche farle NON capire quando serve; e le nuance, i portamente, le scivolate del fraseggio assoluto di questa Galli-Curci sono una lezione.

    • Errore 1: non è il “buon interprete” ma è semmai il “buon vocalista” che sa far capire le parole, giacché la pronuncia è un fatto strettamente tecnico, oggettivo, e non un optional interpretativo… Ottima pronuncia hanno o avevano cantanti come McCormack, Kraus, o per citarne un altro, meno pregevole come cantante, ma parimenti tacciato – ed in questo caso a ragione – di piattezza espressiva, JD Florez… ebbene cosa diavolo c’entra la pronuncia con… l’interpretazione???!!! Ah dimenticavo… Shalva Mukeria, oggi, ha una pronuncia chiarissima e una voce avanti come nessuno tra i cantanti che si sentono in giro: ed è un fatto tecnico, non… interpretativo (bleah, che brutta parola).

      Errore 2: voler dipingere un difetto – quale è quello della Galli Curci con la sua pronuncia poco curata – come un pregio. E lo dico senza nulla togliere alla pregevole qualità vocale e musicale della cantante.

      Ma non è meglio tacere piuttosto che scrivere cose simili?

      • “Shalva Mukeria, oggi, ha una pronuncia chiarissima e una voce avanti come nessuno tra i cantanti che si sentono in giro: ed è un fatto tecnico, non… interpretativo (bleah, che brutta parola).” Già, tecnico e non interpretativo, infatti raramente ho ascoltato un “Sogno soave e casto” interpretativamente più sciatto e trasandato di quello fatto ascoltare recentemente alla Scala da Mukeria. Persino Alva sapeva fare di meglio!

        • sono certa che non sia una provocazione ma una constatazione reale. Abituato come sei alle muzio, agli schipa, ai de luca che ogni sera pascolano e brucano sul palco dilissner, mekeria ti è parso sciatto. Hai ragione billy….vuoi mettere quella fine dicitrice sfaciata cin la mela in bocca e lingua annodatta della frittoli nel don giovanni? Un must che ha eclissato steber and c col suo fraseggio raffinato e la sua dizione eleganye!

          • Ma come Giulia, non lo sai? Tecnica e interpretaZZZione si limitano a vicenda: si interpreta meglio con meno tecnica… per arrivare al top la tecnica te la devi proprio scordare, anzi meglio se non l’hai mai imparata… aggiornati mia cara 8)

          • Certo che era una constatazione. Stavamo parlando di tenori e non di soprani comunque. e, tanto per restare al Don Pasquale, Kraus mica appartiene all’epoca del paleolitico! Dico solo che, dopo averlo ascoltato dal vivo, Mukeria mi pare una delusione rispetto alle apsettative. Se poi vogliamo trovare quale giustificazione la miseria del presente…. Ma non mi pare che questa sia la linea scelta dal Coriere della Grisi.

      • Caro Mancini,
        immaginavo una tua replica, ma non così pedante e superficiale,
        Errore 1: nessuno pone dubbio che la parola sia pietra fondante di una buona tecnica e questo è stato ripetuto tante di quelle volte e in modo a così arzigogolato da venire a noia, ma nel brano postato mi sembra anche chiaro che una pronuncia confusa, perché tale è, non sia “solo” un difetto, ma che in questo specifico caso sia volutamente usata a fine musicale dalla “cantante”? “vocalista”? “cantora”? (chiamala come vuoi tu ma ti prego risparmiami sofismi) “interprete”; perché caro Mancini puoi anche porre ogni cosa sul tavolo anatomico e farne sezione, ma non puoi asetticamente prescindere dal fatto “interpretativo”, che poi a te non piaccia perché estranea alla più rigorosa ortodossia di cui ti fai ayatollah, è comprensibile.
        Errore 2: Io parlavo di uso di una pronuncia poco chiara a fine interpretativo; se poi a te l’uso di un difetto a fine interpretativo suona come una bestemmia in chiesa… è un problema tuo. Suvvia un po’ di misura caro Mancini, non stiamo parlando di Kaufman; spiace di aver così offeso i tuoi granitici dogmi, ma se credi con tale rigidità di redimere il mondo…. poveri noi.
        Sull’ultimo punto soprassiedo, ma nel caso tu voglia ancora offendermi, puoi farlo con comodo perché sto partendo per un viaggio di lavoro e sarò in Ethiopia per una settimana da dove non mi potrò trastullare con i bellissimi ascolti di si nobile consesso.

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