Grandi concerti di canto: Beverly Sills, New York, 18 aprile 1971.

Abbiamo in più di un’occasione proposto o per meglio dire, richiamato ai nostri lettori l’Arte (la maiuscola è obbligatoria) vocale e interpretativa di Beverly Sills, che proprio nei concerti di canto aveva modo di esprimersi al meglio. La cantante non è perfetta (gli artisti impeccabili si contano del resto sulle dita di una mano pure monca, e anche lì ce n’è d’avanzo), ma assolutamente esemplare e istruttiva, specie per chi, oggi, ambisca a raggiungere l’eccellenza in campo lirico.

Prima di tutto risulta illuminante la scelta del programma. Belle Silverman ci ricorda come sia l’artista, e non certo le politiche più o meno illuminate di sovrintendenze e direzioni artistiche e PR, a costruire un programma da concerto che sia al tempo stesso oculato e fantasioso, con alternanza di pagine di relativo riposo, utili a “portare su la voce”, e di autentiche esplosioni virtuosistiche. Scopo del concerto di canto non è, come pensano alcuni, quello di mettere in mostra, magari alla rinfusa, il meglio  del proprio repertorio, ma quello di operare una selezione, che permetta al cantante di valorizzare le proprie capacità, minimizzando o ponendo in secondo piano difetti ed imperfezioni. Altra caratteristica del concerto di canto è poi l’estrema flessibilità, detta altrimenti, l’artista non dovrebbe mai proporre due recital in tutto e per tutto identici. Il giorno successivo all’esecuzione, che proponiamo, la Sills si esibì a Miami Beach, accompagnata dal medesimo pianista, ma del programma della sera precedente ripropose solo Milhaud, gli altri brani essendo arie da “Giulio Cesare”, “Manon”, “Barbiere di Siviglia”, “Capuleti e i Montecchi” e “Linda di Chamounix”, oltre naturalmente a un congruo numero di Lieder di Strauss, a riprova che nulla vieta di alternare la musica da salotto tedesca alle arie d’opera. L’exploit, assolutamente ordinario all’epoca, almeno da parte di una grande cantante come la newyorkese, risulta oggi ai confini della fantascienza, atteso che i cosiddetti grandi cantanti propongono ai cosiddetti massimi teatri sempre lo stesso programma, o detta altrimenti, sempre la stessa minestra.

C’è poi da parte della Sills, ovvio e scontato dirlo, la capacità di “puntare” adeguatamente la musica, come avviene nelle arie di Haendel, in cui le variazioni in sede di capo insistono giustamente in acuto, zona in cui la voce della cantante, che non brillava per fascino timbrico o eccezionale potenza, aveva la massima espansione e facilità. Doti, che emergono in tutto il programma, ma segnatamente nei bis, interamente dedicati all’opera francese, di cui il sopranoper caratteristica vocale, per formazione e gusto si conferma esecutrice di riferimento, vuoi nella scrittura acrobatica di Filina e Ofelia vuoi nell’estatico languore della protagonista dell’opera di Charpentier.

Buon ascolto.

 

New York, Philharmonic Hall
18.04.1971

Beverly Sills
soprano

Charles Wadsworth
pianoforte

Haendel: Rodelinda, Regina de’ Longobardi

Morrai sì, l’empia tua testa

Ahi perché, giusto Ciel

Spietati, io vi giurai

Milhaud: Quatre chansons de Ronsard

I. A une fontaine

II. A Cupidon

III. Tais-toi, babillarde hirondelle

IV. Dieu vous garde

R. Srauss: Ariadne auf Naxos

Grossmächtige Prinzessin

Mozart: Zaide

Ruhe sanft, mein holdes Leben

Schumann

Widnung

Stille Tränen

Brahms

Botschaft

Wiegenlied

Thomas: Mignon

Oui, pour ce soir…Je suis Titania la blonde

Thomas: Hamlet

A vos jeux, mes amis

Charpentier: Louise

Depuis le jour

5 pensieri su “Grandi concerti di canto: Beverly Sills, New York, 18 aprile 1971.

  1. Bellissimo articolo e magnifici ascolti, Beverly Sills era veramente una cantante coi fiocchi, una delle poche incarnazioni (forse insieme a una certa-inteso come periodo-Joan Sutherlad) del puro soprano di coloratura, voce che oggi è tanto difficile da trovare allo stato “naturale” quanto quella del mezzosoprano. Infatti a mio parere anch’essa è una voce che nei nostri tempi serve di “rifugo giustificatore” per tutti quei soprano che vogliono affrontare il classico repertorio che ha fatto conoscere la voce del soprano.
    Della Sills lodo anche il timbro, come scritto non fascinoso, ma puro e limpido come pochi, e la mirevole capacità di affrontare brani che con la coloratura han poco a che fare, riuscendo però egregiamente (vedi Barbiere). Alcuni (una parte di me compresa) la “incolpano” benevolmente di aver affrontato un repertorio che andava un po’ troppo fuori dai suoi canoni vocali. Non posso dar loro torto, si discuteva una sera sulla poca convinzione che lascia in Devereux e Stuarda, dove in quest’ultima spesso aggiunge o modifica molti passaggi “mandandoli in su”, poichè i ruoli sono troppo bassi per lei. Però un’altra parte di me dice: Guardate però con che classe e con che charme prestava la sua voce al pubblico del suo teatro, il NYCO, che con l’opera lirica ha ben poco a che fare, e con che bravura riuscì a far si che quest’ultimo prendesse in considerazione (seppur magari in maniera un po’ grossolana) la VERA opera lirica, evitando così di delegarla al MET.
    Da ultimo, nota di colore, la simpatia che dimostrava negli spettacoli dei Muppets!!! 😀
    Cordiali Saluti.

  2. La Sills – al netto di alcune debolezze (come tutti i cantanti di ieri, di oggi e di domani: non esistono e non sono mai esistiti artisti del tutto impeccabili) soprattutto nel timbro o in certi eccessi di bamboleggiamento – è una delle mie cantanti preferite: anche quando “sbraga”. Certo ha affrontato, spesso, ruoli che si poteva risparmiare (Traviata, Norma, Don Pasquale), ma è poco importante. Devo dire, però, che la sua Stuarda non mi delude affatto – anzi! – più che di aggiusti, parlerei di varianti: a manoscritto perduto (e prima di una vera edizione critica – che risale a pochi anni fa) ci si doveva basare su alcune partiture successive alla morte dell’autore (pubblicate nel 1855 e nel 1865) e ad alcuni manoscritti apocrifi, oppure si doveva collazionare alcune fonti derivanti dalla cosiddetta “versione Malibran” (1835) che aveva titolo diverso… Quest’ultima versione – quella incisa dalla Sutherland, per intenderci – comporta diverse varianti “in basso”, mentre la Sills propone, presumibilmente, l’edizione canonica. Ovviamente sono pratiche filologicamente ineccepibili. Più alterna la prestazione nel Devereux.
    Ps: nei Muppets è irresistibile!

  3. Sì..il programma è impressionante (se confrontato ai miseri concertini che oggi si sentono in Scala, con una manciata di lieder sempre e solo degli stessi autori). Impressiona anche la varietà: passare da Haendel a Strauss, da Mozart a Brahms, da Thomas a Schumann, Milhaud e Charpentier…e poi brani non proprio popolari!
    Grandissima Beverly Sills!

  4. GRANDE la Sills!
    un programma che non lascia assopire in poltrona neanche per un solo istante. Sentire una roba così, oggi, da qualsiasi cantante è impossibile. Di nuovo, “altri tempi… altri artisti”
    Non solo Muppets però… c’é anche un Danny Kaye, una Carol Burnett al Met…
    Altri tempi…

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