J. F. Cooke, “Great Singers on the Art of Singing”. Ernestine Schumann-Heink, prima parte

(tradotto da Giuditta Pasta)

 

Biografia

Mme. Ernestine Schumann-Heink (nata Roessler) nacque vicino a Praga il 15 luglio 1861. Dice che suo padre era ceco e la madre di origini italiane. Ha studiato nel convento delle Orsoline ed ha imparato a cantare con Mme. Marietta von Leclair a Graz. La sua prima apparizione ebbe luogo a 15 anni, dicono che abbia interpretato una parte solistica in un’esecuzione della Nona di Beethoven in un importante concerto a Graz. Il suo debutto operistico avvenne all’Opera Reale di Dresda, nel Trovatore. Lì studiò con Krebs e Franz Wüllmer. E’ impossibile riportare i dettagli dei successi di Mme. Schumann-Heink, dato che le sue numerose apparizioni trionfali nei più importanti teatri del mondo le hanno procurato lo status del massimo contralto dei nostri tempi. Che si tratti di Bayreuth, del Covent Garden o del Metropolitan, lei attira sempre una folla. Nei concerti si è anche dimostrata come la più grande cantante di Lieder. Nel 1905 diventò cittadina americana, il suo entusiasmo per questo paese avendola condotta perfino a dare ad uno dei suoi figli il nome di George Washington. Durante la grande guerra (in cui i suoi quattro figli servivano sotto la bandiera americana) fece incessantemente delle tournée nei campi, provvedendo all’intrattenimento dei soldati e guadagnando così innumerevoli ammiratori. La sua voce gloriosa si estende dal Re sotto il rigo al Do sopracuto.

 

COME MANTENERE LA VOCE IN OTTIME CONDIZIONI

Mme. Ernestine Schumann-Heink

 

La responsabilità dell’artista

Volete ch’io vi riveli subito all’inizio il segreto del mio successo? E’ molto semplice e consiste essenzialmente nella responsabilità dell’artista verso il pubblico. Il mio segreto è l’assoluta devozione al pubblico. Io amo i miei ascoltatori. Sono tutti miei amici. Appena mi presento davanti a loro, sento un legame con loro. Ch’io canti nella “blasée” New York o davanti ad un pubblico di campagna nell’ovest di Chautauqua, il mio atteggiamento verso il mio pubblico è sempre lo stesso. La mia cura ed i miei pensieri sono sempre uguali. Questo riguarda pure il mio vestito. Una cantante che appare in un elaborato abito da sera davanti al pubblico del Metropolitan e mette qualche vecchio cencio quando deve cantare in un festival rurale, dimostra di non avere il rispetto appropriato. Il rispetto è tutto.

Quindi per me è necessario avere la mia voce nella migliore condizione possibile ogni giorno dell’anno. E’ il mio dovere davanti al mio pubblico. Una donna che viene da Chautauqua e porta il suo bebè, che forse allatta durante il concerto, è molto più vicina al mio cuore che un ostinato aristocratico che ha appena lasciato il suo pechinese all’esterno del teatro in un limousine da 6000.00 $.  Quella contadina si aspetta di sentire la cantante nella sua forma migliore. Per questo, faccio i miei esercizi con la stessa cura quando ho un concerto in Chautauqua come se dovessi cantare quella sera Ortruda al Metropolitan di New York.

Il pubblico americano sta diventando sempre più acuto. Perciò, sono sempre più reattivi. Quale cittadina americana, sono affezionata agli ideali del nuovo mondo. Gli americani mi hanno accettato nella maniera più cordiale ed io sono grata al mio paese di adozione.

 

Il vantaggio di una formazione in giovane età

La conservazione o non della voce in ottima condizione dipende in gran parte dalla formazione che il cantante ha avuto nella gioventù. Se quella formazione è buona, se è sana e ragionevole, la voce, ovviamente con l’aiuto dell’esercizio regolare, rimarrà in buona condizione per un tempo notevolmente lungo. Il problema è che oggigiorno lo studente medio è troppo impaziente per prendersi il tempo necessario per una formazione sufficiente. All’inizio la voce deve essere formata in modo leggero e cauto. Non deve esserci nemmeno un poco di tensione. Credo che all’inizio due lezioni in settimana bastino. Le lezioni non devono eccedere una mezz’ora ed a casa all’inizio l’esercizio deve limitarsi a 50 minuti al giorno. Anche in questo caso l’esercizio deve essere diviso in due tempi. Il giovane cantante deve fare i suoi esercizi a mezza voce. Non fare mai gli esercizi a voce piena a meno che non siano guidati da un esperto maestro di canto che conti anni di pratica esperienza canora.

E’ abbastanza facile urlare. Certi cantanti moderni sembrano impieghino un metodo che assomiglia al megafono. Rimangono congelati in un punto del palcoscenico ed urlano le loro frasi come se facessero annunci in una stazione ferroviaria. Cantanti del genere spariscono in pochi anni. Le loro voci sembrano fatte a pezzi. La causa è che loro non hanno accordato un’attenzione sufficiente alla tecnica del belcanto nei primi anni dello studio. Dimenticano che la voce deve innanzitutto essere bella. Belcanto – che non è il cantare insensate frasi italiane, come lo pensano molti, ma il glorioso belcanto che esigono Bach, Haydn, Mozart – un belcanto che coltiva il gusto musicale, che disciplina la voce e prepara tecnicamente il cantante per fare grandi cose. Vi prego di non pensare che sto denigrando quel che è buono e bello nei capolavori italiani. I musicisti capiranno quel che voglio dire. Eppure, un cantante può guadagnare poco da una musica che è intellettualmente e vocalmente più adatta ad un pappagallo che ad un essere umano.

Certi antichi cantanti trasformarono il belcanto in una tale arte che la gente arrivava per sentirli solo per le loro voci invece delle loro interpretazioni intellettuali od emozionali di un ruolo. Avete mai sentita la Patti all’apice? Ah, la Patti – la meravigliosa Adelina con la sua gloriosa voce aurea. E’ stata lei ad avermi ispirato l’ambizione di studiare il fiato finche non sia divenuta un’arte. Quando la sentivi nella Traviata quando usciva di scena mentre eseguiva le agilità con una facilità da mortificare le altre cantanti – ah, quello sì era un’arte!

Hanno scritto dei volumi sul fiato e si potrebbero scrivere altri volumi ancora. Qui non è il luogo per discutere questo fondamentale bisogno del cantante. Spero basti ch’io dica che faccio esercizi di profonda respirazione ogni giorno della mia vita.

 

L’età per cominciare

Penso che nessuna ragazza che desidera conservare la sua voce in ottima condizione per tutta la carriera debba cominciare con gli studi prima dell’età di 17 o 18. Nel caso degli uomini credo che devono astenersi fino al 20 o 21. So che dico il contrario di come lo pensano molti altri cantanti, ma il processo di mutazione in ambedue sessi è molto più lento di come l’immaginano i maestri ed io ho rifletto molto su questo problema.

 

Lasciate cantare tutti!

Devo ripetere parecchie volte che tutti devono cantare? Cioè, dovrebbero imparare a cantare sotto la guida di un buon maestro di canto. Questo non vuol dire che devono per forza avere in mente una carriera professionale. Per carità! Abbiamo già abbastanza cantanti mezzo crudi che aspirano a diventare professionisti. Ma il pubblico deve comunque sapere che cantare è l’esercizio più salutare che si possa concepire. Quando si canta corettamente si esercitano quasi tutti gli importanti muscoli del torso. La circolazione del sangue e la digestione si migliorano, il cuore è promosso ad un’azione sana – in effetti, si migliora tutto. E’ noto che in genere i cantanti sono molto sani e spesso anche molto longevi. La recente tendenza fra la gente di cantare insieme all’aria aperta è qualcosa di meraviglioso. Lasciate cantare tutti!

Non è necessario avere un maestro di canto la cui reputazione è grande come quella di Napoleone o di George Washington. Ci sono migliaia di maestri sconosciuti che per la maggior parte sono eccelenti. Spesso i consigli o l’istruzione sono sostanzialmente uguali. Che differenza c’è se compri un sapone Castile in un grande magazino su Broadway o se lo compri in un piccolo emporio di paese, a meno che il sapone rimanga identico? Molti esitano se studiare o non perché non possono studiare con un grande maestro. E’ assurdo! Scegliete qualche maestro ragionevole e rifinito e dopo usate il proprio buon giudizio per guidarvi. Non dimenticate che la Schumann-Heink non ha studiato con un famoso maestro. Chi parla di Marietta von Leclair oggigiorno? Eppure, non penso ch’io abbia potuto fare di più con la mia voce se avessi avuto anche tutti i maestri celebri da Nicola Antonio Porpora fino ai maestri di oggi. Il cantante individuale deve avere degli ideali, e poi fare tutto quello che è possibile per raggiungere quegli ideali. Uno dei miei ideali era di potere cantare pianissimo con una risonanza che avrebbe portato il suono fino al loggione più lontano. Questo è stata una delle cose più difficili che ho dovuto imparare e ci sono riuscita solo dopo anni di esercizio fedele.

 

La routine quotidiana di una cantante

Per mantenere la voce in buona condizione le prime cose che il cantante deve considerare sono la salute fisica e mentale. Se il corpo o la mente sono sovraccaricati, diventa impossibile cantare. E’ incredibile quante cose un corpo sano ed una mente impegnata possono sostenere. Io non mi prendo mai una vacanza per più di tre settimane all’anno e mi sento molto meglio così. Lunghi periodi di imposta indolenza non significano riposo. Il vero artista non conosce felicità più grande del suo lavoro ed io voglio lavorare. Per fortuna non sento mai carenza di opportunità. Un ambizioso studente del canto può approfitare tanto dalla lettura di un buon libro sull’igiene o sulla conservazione della salute quanto approfitterebbe da un libro sull’arte del canto.

Prima di tutto, ci vuole una dieta. Gli americani mangiano troppo. Perché certi buoni fedeli praticanti fanno tanto chiasso a causa del bere smisurato quando loro stesso si fanno alterttanto male mangiando troppo? Che differenza c’è se ti rovini lo stomaco, il fegato od i reni da troppo alcool o da troppo manzo arrosto? Un vizio è sempre un vizio. Il cantante deve basare la sua alimentazione su una leggera dieta. Non c’è nessuno bisogno di una dieta pesante per mantenere un fisico robusto. Io, ad esempio, mi ammalo raramente, sono eccessivamente forte, ed invece mangio sempre pochissimo. Trovo che è quando ho mangiato moderatamente che ritrovo la mia voce nella migliore condizione. Prendo molto sul serio la mia digestione e faccio molta attenzione che non ci sia nessuna congestione. Questo è molto importante per il cantante. Ecco il mio menu medio per i giorni quando sono in tournée:

 

COLAZIONE

Due o più bicchieri d’acqua fredda (ma non acqua con ghiaccio)

Prosciutto e uova

Caffè

Pane tostato.

PRANZO

Zuppa

Qualche piatto di carne

Qualche verdura

Molta insalata

Frutta.

 

CENA

Un sandwich

Frutta.

 

Un menu del genere è ampio anche per il lavoro più pesante. Se mangio di più, il mio lavoro andrà per peggiorarsi, e di questo io sono molto consapevole.

Aria fresca, sole, riposo sufficiente e bagni quotidiani in acqua tiepida nella notte e in mattinata fanno parte della mia routine regolare. Dedico una particolare attenzione ai bagni. Non c’è niente che faccia invigorare il cantante come il bagno. Evitate bagni troppo freddi, ma guardate bene di avere una buona reazione dopo ogni bagno. E’ il modo migliore per evitare il rafreddore. Se si ha un rafreddore, si provi di liberarsi di lui con un bagno. Per me, un giorno al Atlantic City è meglio contro un rafreddore che tutti i medicamenti che potresti prendere. L’Atlantic City lo chiamo il mio medico da raffreddore. Ovviamente ci sono anche altre rive che possono essere altrettanto utili, ma per quanto mi riguarda, io vado dritto all’Atlantic City appena sento che un raffreddore sta per arrivare.

Cantanti saggi sanno che devono evitare alcool, anche in limitate misure, se desiderano conservare le loro voci in buona condizione per un lungo periodo. Soprattutto lo champagne è veleno per il cantante prima di andare a cantare. Lo champagne sembra irriti la gola e renda impossibile un buon lavoro canoro. Mi spiace per i cantanti, che pensano che uno sprone come lo champagne o una tazza di caffè forte sia buono prima di andare sul palcoscenico.

Mi fa ridere quando sento le ragazze dire: “Darei tutto per diventare una grande cantante” per andare dopo ad allacciarsi il corsetto, che cominciano a sembrare delle zanzare di Jersey. Il fiato è forza motrice della voce. Senza un intelligente controllo del fiato non si può fare niente. Cantare senza fiato è uguale a provare guidare una macchina senza benzina. Come potrà respirare una ragazza che ha schiaccato i suoi polmoni a metà della misura normale?

 

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86 pensieri su “J. F. Cooke, “Great Singers on the Art of Singing”. Ernestine Schumann-Heink, prima parte

    • Volevo inoltre aggiungere: una meraviglia di libro che mi procurerò in versione cartacea – ringrazio nel mentre Grondona per la versione online – con scritti di Amato, la Butt, Caruso, la Galli Curci, la Gluck, la Melba, la Sembrich, la Schuman Heink e Scotti tra i più famosi 😀

      • Ma è chiaro il senso delle parole di Ernestine: ossia che il canto è prima di tutto musica e la tecnica (perfetta fin che si vuole) è solo uno strumento espressivo. L’opera italiana del primo ‘800 ha spesso confuso il mestiere con l’arte (e non è una critica, ma una “contestualizzazione” storica) perché l’epoca questo esigeva. Certo è più semplice cadere nel tecnicismo (o nel divismo) in un repertorio che spesso aveva la sua ragion d’essere nell’esibizione di un cantante (per cui i vari Pacini, Mercadante etc..eseguivano diligentemente i desiderata) e che veniva applaudito non per il contenuto musicale, ma per il vestito virtuosistico, piuttosto che in una sinfonia di Mozart o in una sonata di Schubert. Ma proprio qui sta la grandezza del cantante e dell’interprete: porre la sua arte al servizio della musica (qualsiasi musica) che, come scriveva Horowitz, si trova sempre dietro le note.

  1. Ha avuto 7 figli e 3 mariti,con momenti di grande dolore , ma, non ostante cio’ ha continuato a cantare come possiamo sentire da queste registrazioni. Avevo gia’ raccontato di come un tizio le consiglio’ di comperare una macchina da cucito : bene, questo essere era il direttore dell’opera di vienna, che, senza neanche farla cantare, vedendo i poveri vestiti che indossava la apostrofo’ villanamente dicendole che con quella faccia non sarebbe mai divenuta una cantante.Potete trovare questo episodio in YT nei commenti alla interpretazione di arditi ditty, a firma di Slaye Cohen. Non vi sembra che ci sia un parallelismo con l’oggi , nel senso che senza sentire come cantano, se hanno un aspetto che “buca” gli schermi -i palcoscenici( e le nostre orecchie)vengono costruite e lanciate verso la via dei noduli cordali ?

    • beh….con certi vibratoni che circolano oggi tollerati in silenzio, che la gente senta il vibratino di de lucia ci fa ridere! oggi circolano solo cani ed altri animale assortiti, ma troviamo la forza di sentire i difetti solo nei giganti del passato. il che la dice lunga sulla reale competenza del parlare medio oggi

    • Peraltro bisognerebbe pure tener conto delle tecniche d’incisione dei tempi che furono (molto variabili a seconda del luogo e delle circostanze). Non credo che i pianoforti dell’epoca suonassero “scordati” o “distorti”, per fare un esempio.

    • Cioè, OGGI dobbiamo accettare, applaudire e trovare gradevoli e accettabili i muggiti di Cura, gli sbadigli di Kaufmann, la gola della Netrebko, i vibratoni di Alvarez, le mistificazioni “baroccare”, i vibratini e le voci indietro dei “nuovi rossiniani e belcantisti”, le stonature assortite e facciamo gli schifiltosi davanti ad un cantante che tecnicamente era a prova di bomba (anche per tua ammissione), ma risulta inascoltabile OGGI per via del vibratino??? 😀

      Non ho parole… 😀 😀 😀

      • No, basterebbe applicare lo stesso metro di giudizio per tutti i cantanti, sia di oggi, sia del passato. Diffido sia da chi parla di miti del passato da considerare intoccabili, sia da chi parla di miti esterofili del presente da considerarsi veri profeti dell’opera.

        • Nessuno è intoccabile e tutto è contestualizzato e contestualizzabile, oggi come ieri e questo lo stiamo già facendo.

          E tale contestualizzazione, ma parlo in generale, sarebbe utile e auspicabile che anche i lettori la facessero sempre 😉

  2. I giganti del passato come li chiamate sono stati resi tali essenzialmente dal pubblico; quello stesso pubblico che oggi osanna i vari Cura, Kaufmann ecc…. La critica e gli addetti ai lavori non sempre concordavano con il giudizio del pubblico. “Dopo andammo al teatro dove sentimmo il primo atto dei Pagliacci. -De Lucia è un vero cane! _ La Melba non mi è piaciuta affatto…….eppoi non ha sentimento: è una mummia, una marionetta. (lettera del 14 giugno 1893 di P.Mascagni alla moglie da Londra). Clownerie?

    • Affatto…sono cose interessanti, che testimoniano i mutamenti di gusto e di linguaggio. Ma ogni cosa andrebbe inquadrata storicamente e, soprattutto, certe testimonianze del passato (parlo degli audio) dovrebbero essere prese da estimatori e denigratori con la cautela dovuta alle precarie modalità di incisione. A me De Lucia non piace (per tante cose) però non riesco a stigmatizzarne il vibrato che percepisco da dischi vecchi di 100 anni…a meno di credere che non vi sia mai stato alcuno sviluppo tecnologico nelle tecniche di riproduzione del suono dal 1910 a oggi…

  3. caro ratcliff le lettere vanno anche interpretate. come poteva un musicista che scriveva per la bellincioni e la carelli e che ebbe una vera venerazione per la voce della caniglia amare la melba infatti non dice che canta male dice che non ha sentimento, cosa ben diversa.
    non solo ma la differenza fra quel pubblico e quello di oggi è essenziale quel pubblico aveva nelle orecchie certi suoni e certo modo di intepretare e si affinava con l’ascolto costante dal vivo e poco dopo anche con il fonografo e la trasmissione radiofonica, quello di oggi , salvo poche eccezioni, che tu disprezzi è il figlio della disinformatia che viene praticata da critici che sono uffici stampa di case discografiche ed agenti o da imbonitori radiofonici, che non hanno la professionale onestà di dire come venissero registrati i dischi sino agli anni 30.
    poi se vuoi dire che Mutter Schumann Heink sia quello che è sei liberissimo, uno di meno e basta ti è precluso capire, imparare, apprendere, crescere. Niente di male!!!!!

  4. Voglio solo dire di stare cauti nell’esaltare senza se e senza ma i grandi del passato……….perché molto spesso di grande nel vero senso della parola hanno avuto ben poco..se non la fama…….e fortuna che i nomi vi date non hanno lasciato alcuna documentazione sonora…..altrimenti chissà che roba……..

    • Ci siamo sempre posti in maniera critica anche verso i grandi ed i meno grandi del passato e potrai trovare ampia documentazione, basta leggere e ovviamente fare quello sforzo mentale e intellettuale che è la contestualizzazione delle voci e delle tecniche di registrazione.
      Occorre, però, anche porsi in maniera critica nei confronti del presente che viviamo, perchè anche molti grandi di oggi di “grande” hanno poco o nulla se non la fama costruita e immeritata… che roba davvero!
      Quanto alle nostre voci sei male informato: la vera Marianne Brandt incise quando ormai era anziana, ritirata e insegnava a Vienna, ben tre arie di cui potrai trovare documentazione., e potrai sentire la voce di una ex grande cantante imparentata da vicino con la Schumann-Heink.

    • hai ragione ! l’opera è nata per coprofagi, solo oggi vive l’era del grande canto. e’ nata orrenda, oscena e ruttata, è modestamente sopravvissuta all ‘era dei castrati ed al trionfo del belcantismo con scritture che evdentementne si addicono a modesti apprendisti delle fauci ed ha atteso che trascorresse l’ottoncento, passasse il verismo ed arrivasse l’opera di berg e posteri per consentire il trionfo della vocalità e lo svilupppo delle personalità vocali. la storia dello scrivre per voci è la prova, una progressione verso l’alto e l’immenso sonoro. Ma vuoi mettere il passaggio da gigli a kaufmann? dalla stignani alla smirnova o alla granca? da lauri volpi a florez? da pinza a burcheladze? dalla callas alla dessay? dalla bumbry alla bartoli?………per fortuna che ci siamo liberati di tutti quei cani del passato!Leggi la storia al contrario di come è trascorsa e arriverai a dire scemenze come quelle quelle che hai scritto sopra. bravo! il trionfo della logica oltre che dell’ignoranza ( perchè vorrei sapere tu di passato quanto conosci davvero…)

  5. Mariannina sai benissimo a chi mi riferivo…….. Quanto ai cantanti di oggi, so benissimo anch’io che molti hanno una fama che non meritano………….ma ribadisco che mentre alcuni grandi del passato sopravvivono decorosamente ai cambi d’epoca e di gusto…..la maggior parte assolutamente no in quanto spesso privi delle più elementari nozioni di musica che nel bene o nel male anche i più modesti cantanti di oggi studiano…………….se poi oggi voi ascoltereste deliziati la serenata del Don Giovanni di un Mattia Battistini o la calunnia di Chaliapin………de gustibus

        • Altri due esempi. Toti Dal Monte aveva studiato pianoforte con Vincenzo Tagliapietra, uno dei più grandi insegnanti della storia. Gina Cigna prima di studiare canto voleva fare la pianista e si era addirittura perfezionata con Cortot. Ah, oggi cantano forse male ma sono musicisti… ma per favoreeeeee!!!

          • Io rimango spesso allibito quando scopro di pianisti (Cigna, Berganza…) o direttori d’orchestra (Patzak) che mollano quelle vie per il canto: io che cado in deliquio quando sento Lugansky suonare Rach o Heifetz e Oistrakh sviolinare Sibelius, potessi, farei il percorso inverso!! 😀

    • continuo a verificare dalle tue risposte che non sai la differenza fra tecnica di canto e gusto, dettato dal cantante e dall’epoca. Due cose molto differenti, molto comodo dimenticare questo perchè si può scrivere quel che si vuole. Quando dirai che la tecnica della divina ernestine ha delle falle stile bartoli o barcellona allora possiamo provare a parlare. in difetto abbiamo perfettamente capito che non puoi capire
      ciao dd

    • Ratcliff, ma cosa stai dicendo??? Ma hai ascoltato prima di scrivere? Hai aperto qualche spartito? Hai approfondito?
      Da quello che scrivi sembri davvero uno sprovveduto totale!
      E’ sconcertante, allarmante leggere nel 2012 con tutti gli audio che abbiamo a disposizione e tutto il materiale reperibile, leggere ancora questa roba così superficiale e così poco argomentata … resto basita!
      Bah, che avvilente spreco di spazio e di tempo!
      Questo è il livello…

  6. Per non parlare degli studi di violino della Sembrich, di quelli della Cigna con Cortot, degli studi di pianoforte con Rassomandi della Stignani etc…chi sono quelli privi di ogni nozione di musica?

    carloguasco

  7. Prima cosa non ho detto tutti privi di conoscenze musicali , ma molti sì, visto che la maggior parte non erano capaci nemmeno di solfeggiare decentemente. Quanto alla tecnica vocale della signora Cigna…………permettetemi qualche riserva…. A leggere uno spartito…..direi che me la cavicchio………con dieci anni di conservatorio; almeno meglio del 90% dei cantanti di ieri e di oggi. La Sembrich, il meglio mi scordavo, se avesse continuato con il violino forse……………..

        • Lo dice anche la mia vicina di casa, assieme a “Non ci sono più parcheggi, le mezze stagioni, l’educazione dei giovani, il sapore della frutta” e conclude con “Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno!” 😀

          Ma è grave, a parer mio, non sapere che certe registrazioni dei primi anni del ‘900 avessero dei tempi sballati, fruscii, alcune alterazioni, a causa della durata dei vinili e di una tecnica antidiluviana (si cantava con la testa infilata in un imbuto) che si evolveva con sperimentazioni tecnologiche ben distanti dalle nostre!
          La stessa Nilsson che si prestò ad un esperimento di registrazione con le tecniche del Pleistocene sembra un’altra cantante!
          Per non parlare del fatto che molti cantanti si sono prestati a queste incisioni quando erano anziani e lontani dal palcoscenico. Questo occorre saperlo per capire e studiare e se non si parte da questo possiamo ridere quanto vogliamo di quelle voci e confrontarle con registrazioni fatte con tutti i crismi e gli effetti speciali (leggi “aggiusti in studio”), ma faremo una figura miseranda e non onesta intellettualmente. 😉

          • Però, messa così, l’ascolto e l’apprezzamento di certe incisione molto antiche finisce con l’assomigliare più a un atto di fede che a un ascolto “onesto intellettualmente”….

          • Parli come se non le avessi ascoltate o fossi ignaro di tutto o non le avessimo mai pubblicate; un po’ di onestà 😉

          • …io direi ascolti difficli, da contestualizzare con una serie di elementi esterni alle prese in se, età del cantante in crisi, distorsioni etc…..come i pezzi di archeologia……

    • Ratcliff, due osservazioni.

      Prima osservazione. Non mi sorprende che Mascagni potesse definire De Lucia in Pagliacci un cane. Ti invito anche io a soppesare il significato, mai univoco, di quanto si dica o scriva: innanzitutto penso che Mascagni non si riferisse alla tecnica di De Lucia; penso piuttosto che un alfiere del verismo come lui avesse una precisa convinzione di come dovesse essere cantato Canio e probabilmente riteneva la vocalità di De Lucia completametne fuori parte. ( Grondona, questo è il contestualizzare che ammetto: non altri).

      Seconda osservazione. Averne oggi di cantanti con la tecnica di Gina Cigna. Ti sei mai chiesto perché non ci sono più oci così? Allora anche la Turner era ciarpame sopranile? Penso il meglio della Callas, ma se voglio ascoltare Turandot, mi spiace, non è certo lei il mio riferimento. Il ciarpame sopranile, poi, è venuto e ben dopo la Maria senza peraltro che questa ne avesse alcuna colpa. E lo stiamo vivendo tuttora e sempre di più.
      Sul fatto che i cantanti di eri fossero poco provveduti in fatto di lettura di uno spartito, sei già stato ampiamente smentito dagli esempi fatti (proprio a partire dalla Cigna)

  8. Signorina Grisi, di passato conosco più o meno tutto quanto ciò che è stato registrato e mi permette di esprimere un giudizio. Non so come cantava lei………………e se permette non mi fido in assoluto di quanto si è scritto sul suo conto; a molti non sarà piaciuta neanche lei…….a sensazione credo che avrei preferito la Malibran. E’ così sicuro che fossero gradevoli i castrati?………..un certo Rossini li odiava, pur avendo composto per loro obtorto collo l’Aureliano e appena poté se ne liberò. Su Maria Callas poi non voglio nemmeno commentare……..L’ha citata lei…..è proprio la Callas che ha spazzato via tutto o quasi il ciarpame sopranile della prima metà del ‘900.

  9. Scusate, ma uno giudica quello che sente…non quanto ipotizzabile con tecniche di registrazione sopraffine………………..e siccome i giudizi dei contemporanei non sono sempre agiografie come le vostre di laudatores temporis acti……….mi permetto di esprimere tutte le perplessità possibili su certe voci………..certe tecniche e certi gusti interpretativi

    • Certo, uno giudica quello che sente, ma se è stato registrato nel 1901 sarai preparato a non ascoltare un suono nitido e fedele o tempi precisi e coerenti, anche questo va messo in conto.
      Tu giudichi i film muti e sgranati con la medesima sensibilità con la quale guardi i film in HD e con l’impianto audio dell’ultima generazione? Non credo!
      Sai già che l’immagine è sgranata o a volte nebulosa, ma i volti, le scenografie, ed i movimenti li vedi ugualmente e la trama la comprendi.
      E non si fa alcuna ipotesi: un suono ben impostato lo si sente tranquillamente.

      • Appunto….e tu ti fideresti, senza qualche dubbio o preplessità, della diagnosi di un medico in possesso di strumenti diagnostici poco precisi e obsoleti? Voglio dire, che posta la inattendibilità di certe tecniche di registrazione, il tuo esaltarne alcune può valere tanto quamto il denigrare di Ratcliff

        • Quindi le analisi dei reperti archeologici non hanno senso?
          Non ha senso studiare le rovine architettoniche o ricostruire la storia delle civiltà perdute?
          Leggere antichi poemi su pergamena e rintracciare le linge morte per decifrarli è dunque una pratica pericolosa e instabile perchè quella civiltà è obsoleta?
          Questo ti hanno insegnato? Vale solo il nuovo? E senza il vecchio il nuovo esisterebbe?
          I medici di oggi senza le diagnosi e gli stumenti obsoleti dei medici obsoleti di tempi obsoleti non sarebbero al livello tecnico di oggi e tu saresti ancora ai salassi ed alle sanguisughe per curarti 😉

          • Parliamo ma non ci capiamo. Non metto affatto in dubbio il valore dei cantanti del passato. Schipa è uno dei miei tenori preferiti da sempre, ad esempio, e lo stesso posso dire , in campo sopranile, della Ponselle. Ciò non toglie che alcune voci “storiche” possano anche non piacermi , e perchè no? A volte si ha la sensazione che ve la cantiate e ve la suonate fra di voi. Se non si è concordi con il vostro giudizio significa, per voi , che non si capisce un tubo di voci , tecnica, stile, fraseggio…. Non sarà forse un po’ supponente un simile atteggiamento? A me, ad esempio, cantanti anche bravissimi , ma che danno la sensazione di cantere qualunque cosa come fosse l’elenco del telefono (vedi il brano dalla “Clemenza” postato sopra) annoiano , una Berganza sarà stata meno “contraltile” ma la preferisco di gran lunga (e può sfoggiare acuti molto meno fissi e più intonati…).

          • Ma, come abbiamo sempre ripetuto fino allo sfinimento, fino a quando è una questione di gusti personali, non c’è nulla da eccepire, ognuno va rispettato.
            Se, al contrario, il discorso non è solo un fattore di gusto, ma anche di analisi tecnica-musicale-interpretativa il discorso cambia e si fa più complesso, per questo si spalancano dibattiti “infuocati” e, lasciamelo dire, BENVENGANO!

  10. Ciarpame sopranile non è una mia definizione , ma quella di un vociologo da me non particolarmente amato, ma con il quale concordo quasi totalmente sui soprani della prima metà del secolo: la bonanima di Celletti

  11. ratcliff che la Callas possa essere stata uno spartiacque nel mondo sopranile puo darsi ,ma definire ciarpane le voci sopranili del primo novecento non ti rendi conto di quello che dici,solo per fare un nome tra tantissime Lily Pons era uno scarto?
    non è questioni di registrazione antiche o recenti la tecnica non è acqua,cosa vuol dire i grandi del passato? beh ne riparleremo chi vivrà tra 50 anni se questi nostri attuali cantanti saranno paragonati a quelli che tu definisci ciarpame,una cosa è certa che si va avanti cosi,nei teatri ci vanno gli amplificatori,altro che proiezione della voce,visto che in tanti cantanti la voce resta in gola,poi posso essere d’accordo con te sul tempo che passa mode ecc ed è un utopia pretendere di rimanere fermi mentre il tempo corre,ma il canto non cambia …se uno sa cantare bene sennò vediamo quello che c’è nella maggioranza di oggi,anche se ormai sono i registi le prime donne

  12. Amica Brandt,
    mi rivolgo soprattutto a te, che hai usato (e non è la prima volta) il termine “contestualizzazione”.
    Scuserai i toni un po’ piccati ma spero non arroganti né antipatici.
    Su questo blog, di contestualizzazione (più volte evocata, e da me auspicata) non se n’è veduta mai traccia.
    Beninteso, nemmeno da altre parti: quindi io non sto dicendo che voi dolosamente non la vogliate fare, è che il blog, e più in generale internet, è luogo di informazione (anche ottima), ma non (o assai meno) di formazione.
    Non ho nemmeno più risposto a Mancini, nemmeno quando sono stato d’accordo con lui, perché il clima generale (tipico almeno dei pochissimi blog che conosco io) è da partito preso, c’è poco da fare.
    Ognuno di voi (scusatemi ma bisogna pur dirlo) quando scrive, scrive a tesi; il che tra dilettanti, appassionati, si giustifica, certamente. Ma allora non parlatemi di contestualizzazione, che è una cosa un po’ più seria dell’esprimere un’opinione.
    Di che parlate? Qui il passato, anche il pessimo, deve essere sempre salvato, fino alla massima impudenza intellettuale e culturale praticata dal Mancini (che, per come la vedo io, arreca un pessimo servizio a questo blog).
    Non c’è un’analisi-una che abbia un’impostazione storico-critica (mi riferisco alle analisi vociologiche; molto meglio quelle musicologhe); e i più colti tra voi, come la Pasta e il Duprez, dovrebbero a mio avviso cercare di svolgere un’opera critica, ma prima di tutto nei confronti di voi collaboratori.
    Mettiamola così: io, che amo il passato come voi e forse più di voi, seguo costantemente questo blog, dove l’informazione abbonda; e di questo nessuno potrà non esservi grato. Purché non si pretenda di far passare questo blog come un trattato vivente di tecnica vocale o di storia dello stile o di storia dell’estetica. La storia implica sempre un atteggiamento problematico, cioè ampio, interdisciplinare, riflessivo; sennò è un’altra cosa — magari anche dignitosissima, certo, ma altra cosa. Non so so se mi spiego: vorrai tanto di sì.
    Non si può parlare di contestualizzazione e pensare soltanto ai procedimenti di registrazione; questo è un tema delicatissimo, ci sono persone che dedicano a questo problema tempo e riflessioni; e non è ammissibile usare l’argomento che dove il suono è bello (o vi piace) allora il grammofono è fedele, e poi invece, dove ci sono falle, allora il grammofono falsa la realtà (osservazione che sopra già qualcuno ben giustamente ha fatto, ma che i cultori del cimelio — purtroppo idolatri come sempre capita in ogni campo — snobbano).
    Gravissimo problema del canto operistico è l’assenza di una tradizione di studi — che, certo, si può sempre costruire ma che al momento non c’è. C’è passione per il canto, che è un’ottima cosa, e che è il motore, ma certo non basta per fare cose serie e dire cose serie; e certo non basta per una rifondazione dello stile di canto, che, se davvero serve, la si fa in primo luogo pensando che ogni opinione non capricciosa contiene una parte di verità; in ogni errore di giudizio c’è un po’ di verità; grazie a questo vi è un progresso della conoscenza. Altrimenti ci sono consapevoli o inconsapevoli, ma comunque devastanti, semplificazioni, cioè falsificazioni.
    Mi spiace insistere sull’esterofilia, ma da noi non mi risulta che vi sia la consapevolezza culturale che conoscere l’opera e il canto significa anche e soprattutto riflettere sul contesto sociale e culturale di un’epoca.
    Mi spiace: sono certo che non vorrete capire quanto vi sto scrivendo, perché per capire ci vorrebbe quella disponibilità all’ascolto che non mi pare purtroppo abbiate.
    E allora la polemica tra “voi” e gli “altri” è solo sul piano del gusto (e non potrebbe essere altrimenti: senza una approccio scientifico ci può essere solo l’approccio del gusto: ah ma quant’è bravo Battistini; ah ma quant’è ridicolo Battistini).
    Questo lo possiamo fare tutti: però, io che pure sono esclusivamente un appassionato del canto, ma radicalmente convinto che le cose sono sempre più complesse di come ci sono presentate, me ne dispiaccio moltissimo . Io che ascolto adorante Battistini ascolto anche che qualcosa non va, o potrebbe non andare, a ben vedere, in Battistini; è su questo “qualcosa che non va” che dovrebbe nascere una riflessione. Prima di tutto tra chi apprezza Battistini, per riferirmi a un certo stile vocale, con tutto ciò che ne consegue.

    • Dovremmo aprire una rubrica mensile:
      “Processo alla Grisi”, in cui i lettori più analitici e scontenti potrebbero sfogarsi liberamente, troll inclusi, e divertirsi ad accusarci di ogni depravazione melomaniacale… 😀

      Tornando seri, magari rivolgeste tutta questa appassionata e doviziosa analisi nei confronti della stampa ufficiale, patinata, cartonata e pixelata; forse le cose sarebbero davvero diverse o migliori, ma si sa, certe cose è meglio non farle o delegare al prossimo. Più facile!

      Poichè il nostro lavoro ed i nostri commenti parlano già ampiamente e chiaramente e ribadiamo le stesse cose dal 2007 e c’è un po’ di stanchezza nel ripeterle, se siete così scontenti e si arriva a scrivere (dopo aver risposto a tutti e dato la disponibilità a chiunque) “Mi spiace: sono certo che non vorrete capire quanto vi sto scrivendo, perché per capire ci vorrebbe quella disponibilità all’ascolto che non mi pare purtroppo abbiate.” allora più semplicemente e coerentemente si vada in luoghi più ameni in cui c’è maggiore comprensione e si “contestualizza meglio”.

      Buona ricerca

    • ma grondona, ma che problema c’è? Rimboccati le maniche, apri un blog e scrivi . Comincia e facci vedere che sai fare. E quanri ti vengono a leggere. Facci vedere come si fa per favore. Fai meglio di noi….fallo e facci vedere, affinchè possiamo apprendere.

    • E quindi Mauro? Che cosa dovrebbero fare e scrivere gi autori di questo blog? Ce lo dici una volta per tutte in modo chiaro e conciso?
      Poi vorrei proprio capire che cosa vuol dire che il passato deve sempre essere salvato: il passato per ciò che riguarda il canto lirico si salva da sé, per chi ha buone orecchie.
      Non mi pare nemmeno che qui si adori indiscriminatamente questo o quello, men che meno lo fa Mancini che esattamente come te ha rilevato difetti in Battistini così come nel suo amato De Lucia.
      La perfezione non è di questo mondo: ogni cantante è emendabile perché utilizza una voce che è natura e la natura è imperfetta. Perciò se Battistini fa sentire il passaggio raccogliendo troppo la voce, probabilmente non riusciva a fare diversamente. E chi se ne frega: il suo canto, in generale e al di qua delle ovvie imperfezioni era corretto.
      Come mi pare di aver già scritto, invece, non me ne frega nulla se quell’anticristo di Kaufman, l’anticantante per antonomasia, è uno dei pochi che rispetta il finale in piano dell’aria di Don José: la sua non-tecnica, il suo becero anticanto fa letteralente schifo. Questo si vuol combattere dicendo che si canta come cantavano i cantanti del passato.
      La contestualizzazione qui non c’entra un fico secco.
      Si parla di tecnica e di buon canto, a volte scantinando, è vero, ma la tecnica è astorica.

      • l’esistenza di utenti come, fazzari, lilybart etc rassicura questi autori che non parlano nel vuoto o da soli. Grondona forse vorrebbe avere un sito come il nostro……chissà. ..grazie a voi tutti che ci seguite sempre!!!

  13. maurogrondona ,io sono solo un utente ( brutta parola preferisco lettore) di questo blog,mas e vai a ritroso a leggere i post che riguardano come si dice i grandi del passato se leggi ben, e con attenzione,nelle varie analisi che riguardano i singoli cantanti anche gli eventuali difetti oltre ai pregi vengono evidenziati,solo prestare attenzione,poi la linea di questo blog fatto da persone esigenti la si conosce,e giustamente se uno non si ritrova va cercare altrove
    ciao!

  14. Cara Marianne, le osservazioni non si possono fare in riferimento alla carta stampata per la semplice ragione che, almeno in Italia, questa non esiste più, si è suicidata. E poi non ti devi meravigliare che il blog sia oggetto di critiche dure e durissime; è molto connotato, negli scopi, nei contenuti e nei toni; le critiche, anche molto violente o immeritate, derivano da questo. E poi, scusa, è un po’ deludente il tono vittimistico del tuo ultimo intervento. Fare la vittima non ti si addice, come il lutto non si addiceva ad Elettra nel celebra dramma di O’Neill.
    Ciao
    Marco Ninci

    • Ma no, quale vittima, figurati se mi attacco alle tende (mi ci vedi? :D) 😉 e lo so bene che la critica fa parte del gioco, ma quella non mi preoccupa (tranne quando dice falsità).
      Però, sai, ripetere la stessa zuppa dal 2007, dare le stesse risposte alle stesse questioni dal 2007, e vedere che siamo ancora a questo livello di “critica” crea un po’ di stanchezza e ti viene spontaneo chiederti alcune cose, ma soprattutto smorzare la polemica invitando la gente che si trova male ad andare in luoghi migliori.
      “Il lutto si addice ad Elettra” è uno dei miei drammi preferiti.

    • Buongiorno a te, Marco caro.

      Che in Italia la carta stampata si sia suicidata mi sembra più che altro un wishful thinking (pio desiderio).

      Purtroppo una critica musicale militante di divulgazione (escludiamo le pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate) esiste e resiste a livelli imbarazzanti, soprattutto in rapporto al passato (Fedele D’Amico, Giorgio Vigolo, etc.) e all’estero (qualcuno ha mai letto Daniel Mendelsohn sulla NYRB?) Al suicidio dovrebbe corrispondere un’assenza, mentre le pagine dei supplementi culturali dei nostri quotidiani e periodici sono ben vive e pullulanti di sciocchezze (mirate?).

      Un esempio fra tanti: le recensioni presenti nelle pagine di un celebre domenicale – scritte in una prosa che farebbe arrossire Pitigrilli – molto più simili a blurb pubblicitari per questa o quella istituzione amica che a riflessioni critiche. E gli altri, in quanto a pochezza di argomenti, non se la passano molto meglio.

      E’ più che comprensibile (e anche ammirevole), quindi – davanti a tanta piaggeria e insipienza – che qualcuno alzi la voce, con il rischio di infrangere le regole d’etichetta dettate dalla Contessa Clara.

      Alla luce di quanto sopra sostenuto, il vittimismo di cui parli io lo recepisco come vocazione alla Resistenza.

      Un saluto affettuoso.

  15. Prima di rispondere alle contestazioni di Grondona, vorrei rivendicare – in nome e per conto di tutti noi – il diritto (sacrosanto) di scrivere ANCHE scemate…in un mondo libero il bello è proprio la libertà di esprimere opinioni dichiarando apertamente la propria tesi (che può essere condivisa o meno) senza l’arroganza di parlare in modo “oggettivo” o di rivelare verità assolute (o, peggio, di impartire lezioni non richieste). “Informare” o “formare” non rientrano nei nostri interessi: semplicemente vogliamo esprimere opinioni, argomentarle e metterle a disposizione. Piaccia o meno. Quanto allo “scrivere a tesi”…che problema c’è? Anche Schopenauer scriveva “a tesi”. Tutti scrivono “a tesi”…solo dai robot ci si aspetta l’asetticità :)

  16. Il signor Grondona denuncia il fatto che non scrive più nei post di Mancini perché parte con una idea già formata.
    Mi chiedo di cosa si meravigli visto che anche io non intervengo più su tali post da quando lo stesso Grondona si scagliava contro il Mancini, in bene o per disturbare, ma sempre per suo medesimo partito preso.

    In sardo c’è un detto “il granchio che prende in giro l’aragosta” 😉

  17. Duprez a Grondona contesto solo il fatto che fino adesso ha ricevuto tante risposte e lui continua a dire che qui non si contestualizza (?) poi basta leggere con attenzione i post che riguardano il periodo dei tempi passati oltre ai cantanti,ripeto d’accordo con lui che le mode cambiano i periodi l’approccio del pubblico ecc ecc ,ma il canto non cambia..
    rivolgendomi a Grondona riguardo a Mancini non è- almeno cercando di decifrarlo- che difenda fino alla disonestà intellettuale le sue convinzioni,lui ci crede alle sue teorie,ma anche da parte sua se lo leggi ci sono critiche sulla voce di certi famosi cantanti,poi per me è sempre un piacere leggere e confrontarmi con altri mai ausipco che vadino a cercarsi altri lidi,perche tutti hanno diritto come- giustamente- sottolinea Duprez di dire la sua,però insomma contestualizza anche te Grondona cercando di capire cosa vogliono dire gli altri..

  18. Cara Lily, buona sera. Purtroppo in questi giorni non ho avuto tanto tempo, ma vorrei approfondire un po’ il tuo accenno alla Lehmann in riferimento all’epistolario fra Hofmannsthal e Strauss. Penso di poter scrivere qualcosa in questa settimana. Mi fa molto piacere che tu ricordi sempre Fedele D’Amico; l’ho conosciuto bene ed è uno dei miei ricordi più belli. Sto anche preparando un piccolo scritto su di lui per il centenario della sua nascita. Vigolo era non soltanto un musicologo molto fine ma anche uno scrittore grandissimo; la sua raccolta “Mille e una sera all’opera e al concerto” è una vera delizia, anche quando non si condividono i suoi giudizi, per esempio la sottovalutazione di Janacek, che per altro è ben più interessante dei peana precostituiti. Chi poi ricorda la sua introduzione all’edizione dei sonetti del Belli, non può che riconoscere che ben raramente un’epoca e una città sono state ricostruite con più amore e penetrazione.
    Ciao
    Marco Ninci

  19. Contestualizzare è ovviamente un dovere; degli storici in primo luogo. E anche di chi si confronta cogli altri, dal momento che in fin dei conti contestualizzare significa cercare di capire il vero senso di quello che gli altri dicono. Cosa che non sempre è facile, soprattutto in internet, dove la velocità della comunicazione toglie tempo alla riflessione, soprattutto se ciò cui si deve rispondere è complicato. Tuttavia, se ripenso al mio lavoro di storico derlla filosofia, mi accorgo che la contestualizzazione non è tutto; ricostruire un pensiero cogliendo le intenzioni dell’autore è molto, moltissimo, per nulla facile. Ma dalla mia esperienza ho imparato che i lavori più grandi, le analisi più fruttuose sono quelle che, pur non rinunciando alla plausibilità della ricostruzione del contesto, sanno far emergere le questioni attuali, sanno far capire che quel problema, pur così lontano nel tempo, in realtà è vicinissimo a noi. Quel contesto è irrimediabilmente perduto, ma ha saputo produrre un frutto che è riuscito in un’impresa straordinaria: ha rappresentato quel contesto al massimo livello e proprio per questo ha saputo parlare al di là di esso, mostrando la meravigliosa continuità della ricerca umana, pur all’interno di numerose e devastanti fratture storiche.
    Marco Ninci

    • Caro Marco, è vero che comunicare un pensiero complesso e articolato via internet è cosa assai difficile, ma – come dimostra il tuo ultimo intervento – niente affatto impossibile.

      I volumi dell’edizione curata da Vigolo dei sonetti del Belli sono tra i miei livres de chevet.

      Buona Notte.

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