Créme catalane

Ci sono, nel mondo dell’opera, episodi e fenomeni in atto che meritano qualche riflessione ed attenzione
Mentre veniamo felicemente colpiti dalla notizia che Stephàne Lissner sia in partenza alla volta di Parigi, ove almeno potrà favellare senza suscitare ilarità, il Liceu di Barcelona vara il proprio Titanic, la Forza del Destino di Verdi quale titolo inaugurale proposto in una poderosa produzione da ben 14 recite per tre cast, con la biglietteria in affanno per il calo vertiginoso di vendite.  La crisi economica è solo un alibi, dato che nei pisos superiori, posti popolari ed appetibili in epoca di crisi i vuoti erano tantissimi; persino la prima inaugurale con tanta mondanità si è celebrata a ranghi per nulla serrati. L’assurdo carrozzone allestito con sopraffina competenza dall’equipe di Matabosch non è riuscito a galleggiare nemmeno nei prologhi: si è aggrappato al lavoro della bacchetta e delle maestranze del teatro, riuscendo a salvare a malapena la pelle in un teatro pur afflitto da apatia ed applausomania. Generosità ( o indifferenza alla musica ), che ha garantito solo il minimo sindacale di “clap clap” in sala, uscite veloci e vergognose di un cast indecoroso per i risultati ottenuti in rapporto alle necessità, ai nomi di cui si compone ed ai cachet percepiti. Siamo cronisti indiretti dell’evento, ampiamente documentato dai rosari di commenti alle recensioni stroncanti dei blog iberici (si veda per tutti il maggior spazio catalano http://ximo.wordpress.com/2012/10/03/liceu-la-forza-del-destino/ e commenti annessi, nonché il foro http://www.unanocheenlaopera.com/viewtopic.php?f=14&t=16611 e svariati altri blog spagnnoli ) e dai pochissimi commenti registrati dagli altri di lingua spagnola, ove un evento simile, se positivo, dà ancora luogo a innumerevoli reazioni. Pachidermica produzione ( non saprei indicare un quintetto base per una sola sera in grado oggi di reggere questo titolo oneroso, ormai impossibili a rappresentarsi decorosamente da quasi mezzo secolo), naufragio grandioso, questa è l’equivalenza. Il tutto in scia alle poco riuscite trasferte di Bayreuth al Liceu e all’inaugurazione con Boris Godunov del Real Madrid. Anche la ridente Spagna, divenuta in questi anni un Eldorado per il combinato disposto di cachet faraonici e successi sicuri anche  di fronte ad esibizioni imbarazzanti di “divi” anche male in arnese, si è ridestata per bocca della parte attiva e competente del pubblico, che ha lasciato nel web le propria opinione negativa, stigmatizzando la vergogna delle spese teatrali ed il ladrocinio del costo dei biglietti rapportata alla bassa qualità di quanto offerto in scena, e non ultimo l’atteggiamento inerte della platea che non reagisce di fronte a prestazioni indecorose.  Il pubblico si accorge ormai anche nei “rifugi impenetrabili e sicuri dello star system” della catastrofe e della sperequazione tra i costi del prodotto e la sua reale qualità.  E troppo tardi il governo centrale taglia del 30% i fondi per il teatro dove dalla organizzata cialtroneria di Madama Caballè (sempre cialtroneria di primadonna, però!) e famiglia si è passati a vedere i più acidi frutti dello star system con espansione dei turni di recite, rincorsa a procurarsi con largo anticipo i “nomi”, senza verifica del rapporto prezzo-qualità,  il raduno di un pubblico neofita, ricco e …di “bocca buona”. Ed ora è recessione, sotto ogni punto di vista, artistico e culturale in primo luogo. E la recessione aguzza l’ingegno o almeno migliora l’apparato uditivo.
Siccome tutto il mondo è paese gli esisti sono gli stessi della nostra beneamata Scala, perché la recessione economica si sovrappone a quella artistica per ogni dove: il sistema si affloscia sul vuoto di quanto aveva troppo gonfiato, l’immagine evanescente dei suoi protagonisti di carta velina.
Oggi Verdi è inallestibile, lo dice da tempo la Grisi ( e non solo per Verdi.. ), ed il dito nella piaga circa l’assenza di cantanti lo mette ora (finalmente !) anche il pubblico dei teatri catalani. Spazi e contesti teatrali diversi si accomunano oggi negli esiti deprimenti, che lo sono ancor più quando si costruisce una grande aspettativa, come questa pretenziosa coproduzione internazionale. E che il Titanic prosegua la sua corsa verso il naufragio senza possibilità di rallentare, deviare e modificare la rotta, lo prova questa produzione, già caduta Parigi. Allestita la pachidermica macchina della coproduzione, si deve andare fino in fondo, come già  accaduto in occasione dell’orribile Tosca di Bondy, frutto della fine (in)competenza musicale di alcuni dei direttori artistici dei massimi teatri del mondo, compreso il nostro milanese.
La reazione del pubblico, divenuta particolarmente significativa nei confronti del protagonista maschile del primo cast, che secondo un maleducato mal costume ha ben pensato di lasciare la barca in affondamento alla matineé di domenica scorsa per cause cui concorre esso stesso, sembra rappresentare il primo risveglio di un pubblico da anni rabbonito ed anestetizzato dei Dulcamara dell’opera. Dobbiamo plaudire a questo fenomeno, che non sono i soli fischi in teatro ma la messe di commenti nel web, non già per essere novelle Ibarruri (paragone doveroso trattando di Spagna), ma  per plaudire alla nuova presa di coscienza e riconquista della propria dignità da parte del pubblico.

9 pensieri su “Créme catalane

  1. Io ho assistito già ai tre allestimenti. Da molto male a peggio… Io voleva fischiare a tutti, ma sono partito doppo il terzo atto (nelle tre recite)!!!! Era in fine un spectacolo molto noioso per la incapcità dei cantanti a cantare soltanto un po…

    • Io alla sola “prova generale” aparta, anzi apertissima.
      Ed ho fatto personalmente i complimenti all’amico Maestro Jaume Tribò, il suggeritore, che molto spesso ha completato le frasi dei cantanti trasformando le arie in duetti ed i duetti in terzetti.
      Il migliore in campo m’è sembrato il Trabuco di Vicente Esteve Madrid. E con ciò si dice tutto.
      Alla recita radiotrasmessa da Radionacional, salutata da buhh all’indirizzo del tenore dopo l’aria eseguita in maniera che dire imbarazzante gli si fa un complimento, ho gettato la spugna e spento il PC dopo il duetto tra Padre Guardiano e Melitone, non foss’altro perchè risaputamente il ruolo del frate portinaio mi è congeniale 😉
      Però, che desolazione!
      Eppure la precedente ADRIANA LECOUVREUR non era andata malaccio, tutt’altro.
      Siam messi male, è vero.
      Però almeno Lissner se ne va. :-)
      E’ pur vero che del peggio non s’è mai visto il fondo, ma sarei curioso di vedere se a casa sua gli danno lo stesso stipendio che prende in Scala! :-(
      Saluti

  2. Scusate la lingua spagnuola… .

    Muy de acuerdo con este articulo. El problema del Liceu de Barcelona, y d elos otros tetaros españoles es que ha estado historicamente controlados por un pequeño gripo de agencias, tanto españolas como italianas, que imponen a sus artistas a cachets exhorbitados. Y, generalmente, los resultados artisticos dejan mucho que desear. A ello se une una gestion artistica y administrativa en manos de amateurs que son verdaderos “hooligans” de la musica, donde prima mas su entusiasmo enfermizo por el divo o diva favorito que la busqueda de la calidad en su gestion. Ademas del minimo respeto que se debe al publico.
    Madrid tambien esta con problemas debido a la pesima gestion artistica del Sr. Mortier; quien estos dias amaga con irse a La Scala… .
    La crisis de España (y de Italia tambien) pondra las cosas en su sitio. Es posible que al termino de ella sobrevivan solo uno o dos teatros en España. Analizando los actuales resultados artisticos, no seria una mala noticia.

Lascia un commento