Dalla calza della Grisi.

È da poco trascorsa la dodicesima notte dopo la vigilia di Natale e siamo quindi all’Epifania, che è poi l’ultima occasione, almeno nell’ambito delle festività di fine e inizio anno, per largheggiare in dolciumi e altre amenità.

Ovviamente nella calza, che la tradizione affida alla Befana, oltre alle leccornie si trovano spesso anche ciocchi di carbone, a ricordare al destinatario dei doni che spesso nella vita dolce e amaro si fondono e talvolta si confondono.

Il corriere, altri direbbero il chiuso clan della Grisi non poteva fare eccezione e quindi nella nostra metaforica calza, quella di donna Giulia Grisi de Candia, accanto ad ascolti giustamente famosi, alcuni mitici, altri di elevato livello, tutti comunque altamente istruttivi, trovano posto anche esecuzioni di livello assai differente, che proprio per questo motivo risultano altrettanto, anzi, maggiormente formative per l’ascoltatore, anche il più esperto e navigato.

La comparazione, additata da taluni censori quale peccato originale di questo piccolo ma affollato spazio di melomani, è la sola scuola alla quale dovrebbe continuare, anzi, rirornare ad addestrarsi il pubblico, per essere consapevole e partecipe, anziché “carne da applausi” nelle mani di chi ha interesse a controllare gli applausi e strumentalizzare i fischi. Purtroppo per questi signori, gli spettatori, almeno i più giovani e “connessi”, in ogni senso, sono oggi ben consapevoli delle proprie risorse e delle possibilità a loro disposizione, e se vanno a teatro lo fanno non per noia, abitudine o per intrattenere relazioni sociali, che ben più proficuamente potrebbero svolgersi in luoghi differenti, ma perché amano la musica e vogliono sentirla eseguita in maniera adeguata alle richieste del compositore e a quella tradizione esecutiva, che a partire da quelle richieste ha assicurato frutti, che hanno fatto la storia dell’interpretazione e in alcuni casi dato origine a vere e proprie pietre miliari della cultura.

Ignari delle mode, giustamente scettici di fronte ai miracoli strombazzati dai media, che poi in teatro si sgonfiano e si afflosciano come soufflé malriusciti, liberi anche, ed è questo che li differenzia da alcuni esponenti delle generazioni passate, dall’obbligo statutario di “voler bene” a un teatro o a questo o quel cantante: sono questi i metaforici bambini (che, come in un famoso film di De Sica, ci guardano, anzi ci sentono), indipendentemente dall’età anagrafica, a cui la Grisi offre la sua calza, i suoi dolciumi e anche il suo carbone, come sorta di materno, benché forse inutile, monito.

Gli ascolti

Verdi

Il Trovatore

Atto IV

Timor di me…D’amor sull’ali roseeMontserrat Caballé (1968), Cheryl Studer (1993)

Verdi

I Vespri siciliani

Atto V

Mercè dilette amicheMarcella Sembrich (1908), Anna Netrebko (2012)

Bellini

I Puritani

Atto I

Ah vieni al tempioJessica Pratt (2008), Olga Peretyatko (2012)

 

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21 pensieri su “Dalla calza della Grisi.

    • Molto istruttivo l’ascolto di Gigli. Voce e tecnica fenomenali, in grado di surclassare quasi chiunque. Eppure testimonianza di un gusto inattuale, fastidiosamente zuccheroso. La lacrima in gola – emblema di un certo gusto nazional-popolare d’antan – è oggi davvero inaccettabile. Il Requiem ridotto a perorazione piccolo-borghese. Kaufmann – tecnicamente inferiore e piuttosto molesto nel ricorso ai falsetti – sfoggia tuttavia un gusto più sorvegliato .

      • Beh vedi Gianmario è davvero questione di gusti, personamente andrei ad ascoltare i “singhiozzi” di Gigli pure in ginocchio. E poi , parlando di zucchero, anche in questo caso c’è chi ama la pastiera napoletana (io l’adoro) e chi le preferisce la sacher (a me fa schifo) . Vedi tu , forse è vero che il mondo è bello perché è vario….

      • L’ascolto di Gigli è tratta dalla registrazione del ’39. Serafin sul podio, i colleghi erano Caniglia, Pinza e una perfetta, assoluta Stignani.
        Quela di Gigli poteva essere l’esecuzine perfetta dell’Ingemisco, se non fosse per quella “paperata” dopo il Sib di “quoque”.. Resta comunque la migliore che abbia sentito, ma in generale non credo sia stato registrato miglior esecuzione del Requiem.

        Gianmario, io credo che qui la lacrima nella voce di Gigli si avverta meno: nel senso che c’è ma ci sta bene. Quanto a Kaufman che sai che io odio visceralmente, non credo sorvegli proprio nulla: fa quello che che può con quella voce bitumata. Che ne abbia tratto un gusto più affine ai tempi nostri, cosa del tutto opinabile, lo reputo non una scelta interpretative, quanto una necessità dovuta alle ristrettezze vocali.

        Antonio, ammetterai però che Villanzon se la cava: certo grida quasi tutto e canta con il medesimo gusto di una pescivendola, ma ne esce con le ossa intere.

        In fondo però io ‘sti due li ammiro: a cantare così male, credo si faccia una fatica boia!! Chapeau!

        • Da appassionato, ma ahimé musicalmente analfabeta, dopo Gigli metto Bergonzi per l’Ingemisco.
          Villanzon mi ha dato i brividi, non di piacere. Tenore neanche da canile, poveri amici a quattro zampe! Nomina sunt consequentia rerum?
          Però, perché offendere le simpaticissime pescivendole? Avete mai sentito la musicalità delle pescivendole genovesi? Loro non urlavano, per annunciare le loro acciughe cantavano meglio di tanti sopranini.

  1. Felice Epifania a tutti!

    Poverina la Studer, mi ha sempre fatto una grande pena…non ha mai capito che cantare tutto l’universo lirico non implica per forza il fatto di essere dei buoni cantanti, e ha fatto un fiasco dietro l’altro con la vendita dei suoi dischi.
    Pensare che se solo fosse stata più giudiziosa avrebbe potuto anche essere una voce rispettabile…

  2. Happy Epifania!
    Fare confronti fa vedere solo come sono bravi quelli di oggi e come quelli di ieri non sapevano fare nulla.
    (Anche se non sono sempre d’accordo con voi – non mi entusiasma Pratt e adoro Caruso per l’evoluzione storica e vocale che ha portato, ecc., ecc., però…)
    Finisco queste feste con un bel brindisi ai vecchi, brutti, anti-musicali, tecnicamancanti artisti di ieri. Che possano vivere senza HD e effetti speciali per sempre!!!!
    Cin-Cin!!!!

    • Spesso e volentieri ai cantanti del presente le clips tratte da youtube non rendono giustizia (l’ho ripetuto più volte e lo ribadisco) e in questa esecuzione j.k. appare qua e la più confuso che nell’edizione Barenboim Scala del Novembre 2009 dove fu eccellente (nell’esibizione dell’Agosto 2012 era chiaramente in pessima forma poi, con mio grande piacere, ritrovata per il Lohengrin). Tuttavia consiglio di leggere l’articolo scritto da G. Landini su L’Opera di Dicembre 2102 che con gande pazienza e equilibrio analizza la vocalità del tenore allo stato attuale. Ovviamentre trovo le sue considerazioni del tutto sovrapponibili a quelle che ho espresso nel corso della polemica postsettedicembre e quindi ne consiglio la lettura a chi senza volersi prendere troppo sul serio con giudizi affrettati vuole cercare di capire perché il pubblico (anche italiano) gli decreti successi molto lusinghieri

  3. Confronti impietosi – ma sono quelli che fanno sentire proprio l´abisso della cultura vocale fra gli ultimi 20 anni ed il tempo prima della seconda guerra mondiale. Che tristezza. Trovo l´ascolto più orrendo il Bolero della Netrebko… O_O – che vergogna…. “ed il pubblico applaude ridendo allegramente…”

  4. Per Tamburini : si, starebbero meglio in gabbia e mooolto ben custoditi, tipo ora d’aria quotidiana e poi tutti dentro.
    Per Giambasttista Mancini : anch’io all’attacco del tedesco mi sono fermato, poi mia moglie, donna generosa, mi ha detto di andare avanti e provare ad ascoltare fino in fondo e io, accidenti a me, le ho dato retta !!!
    Per Billy Bud : Viva la Pastiera !

  5. Certo che alcune delle STARS postate negano il basilare principio secondo il quale per procedere al confronto tra due parti queste ultime dovrebbero avere minimamente qualcosa in comune…
    Intanto un caro augurio (anche se in ritardo) anche da parte mia a tutti!!

  6. beh caro d+a se posso (sommessamente e quasi sottovoce) vorrei dirti che credo che il confronto disomogeneo sia un po’ la specialità della casa…io preferirei che fosse la torta sabbiosa…ma in mancanza di questa specialità teniamoci i confronti disomogenei che almeno fanno discutere gli utenti

  7. Tra Gigli e kaufmann non si tratta di un confronto, bensì di un requiem per il bel Kaufmann. Chiedetevi se Kaufmann non avesse i ricciolini, e la boccuccia di rosa….. quanti lo osannerebbero ancora
    Insisto: la passione per il bel Kaufmann è solo prodotto di estrogeni e androgini (si dice così?) di maschietti e femminuccie in età fertile e non, sopratutto la seconda. Ricordate le interviste fatte dalla Tv alla Scala il 7 dicembre scorso. Quelle signore ingioiellate sorridenti e quasi in catalessi dove potrebbero trovare un avvenente giovanotto da mangiarsi con gli occhi per tre ore abbondanti. Prosit

    • C’è, credo, molta verità nella notazione sul bell’aspetto del tedesco che fa fremere les poitrines delle care dame intervistate nel foyer della Scala il 7 Dicembre.
      Altrettanto vero, almeno per me, è il definire un cofronto fra tra Gigli e il crucco un vero requiem per il secondo.
      Qualcuno sopra ha definito la sua voce bitumata, io solitamente dicevo “ingolata”, ma mi inchino a questo nuovo aggettivo, rende meglio l’idea.

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