Quaresimal XVIII: Diana Damrau e Les filles de Cadix

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Il brano è di quelli scritti per essere cantati dai soprani d’agilità per mettere in rilievo levità di emissione, qualità del suono, grazia nel dire e qualche ornamentazione come trilli e sovracuti ( non previsti), facilità nel sillabato, controtempi e rubati . Sotto questo profilo l’esecuzione di una Galli-Curci è esemplare e dovrebbe costituire il modello per cantanti del suo stesso genere. E che a questo esempio si è, infatti, attenuta Joan Sutherland.

Qui invece abbiamo un’esecuzione che, prima che difettosa sotto il profilo vocale per quello che dovrebbe essere il maggior soprano di coloratura dello star system è completamente scentrata sotto quello interpretativo. Il tentativo di eseguire il brano con ammiccamenti stile Carmen sposta il brano dal luogo per il quale pensato – il salotto dove si esibisce la virtuosa con tutto il proprio bagaglio di tecnica- ad una fiera dove una donna si finge maldestramente quella che non è. Perchè per interpretare Les filles de Cadix come un brano di ammicamento erotico ci vuole il gusto di Conchita Supervia, le sue note di petto, i suoi raffinati controtempi.

E questo “misunderstanding” interpretativo porta la cantante dalla voce in natura di limitato volume e piuttosto vetrosa a suoni in prima ottava mal messi per simulare il suono erotico del registro grave della voce femminile, con il risultato che appena compaiono note medio alte i suoni risultano poco sicuri e poco fermi e si sostanzia il dubbio che la voce non galleggi affatto sul fiato come accade appunto per la Galli-Curci ed a nulla valgono i gratuiti ammiccamenti.

Poi ci si può domandare se questi ultimi siano i portati di una tecnica tutt’altro che salda e sicura. Propenderei per il sì.

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