Quaresimal XXIV: Bryn Terfel

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La parte del dottor Malatesta, scritta per un cantante (Antonio Tamburini, che all’epoca della prima rappresentazione era in carriera da venticinque anni) notoriamente “corto” in alto, insiste nella cavatina di sortita, come in altri passi dell’opera, sulla zona del passaggio superiore, perché è appunto in questa zona, massimamente spinosa per la voce grave maschile, che si fa valere il grande cantante e, ove possibile, l’insigne fraseggiatore. In un languido cantabile, che volge in geniale parodia gli stilemi vocali tipici del baritono “grand seigneur”, l’esecutore deve accentare e sfumare, essere al tempo stesso elegante e allusivo, realizzare insomma quello che si definisce il canto sulla parola (e che parole, e che canto). Perfetta espiazione quaresimale è l’esecuzione qui proposta, che in un assortimento di sospiri, catarrosi cachinni, centri vuoti e artificiosamente enfi, falsettini e suoni flautati gabellati per pianissimi (spianate le forcelle, evaporati i segni di espressione), dimostra che la parodia può anche essere preterintenzionale. E per inciso, qui non c’è neppure la VOCE, o almeno una voce tale da giustificare disinvolti passaggi da Mozart a Wagner, gli stessi che in altri tempi erano pratica quotidiana (e nient’affatto perniciosa in termini di saldezza vocale) per un Kipnis o un Hesch.

4 pensieri su “Quaresimal XXIV: Bryn Terfel

  1. Certo che mettere a confronto Terfel con Bruscantini (uno dei più grandi Malatesta incisi) è impietoso. La realtà è che Terfel, cantante inserito nell’attuale star system non si capisce bene a che titolo, disponendo di una voce modesta, di una tecnica men che precaria e di un gusto orrendo, uscirebbe con le ossa rotte dal confronto con qualsiasi serio professionista.
    Provare per credere
    http://www.youtube.com/watch?v=eVrAUCrWPDk
    Un saluto a tutti

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