Risë Stevens (1913-2013)

E’ un piacere e una gioia, prima ancora che un dovere, ricordare Risë Stevens, spentasi nella sua casa di New York pochi giorni fa, alla vigilia del secolo di vita.

Vita lunga anche quella professionale della signora Stevens (née Steenberg), iniziata nel 1936 come Mignon a Praga e proseguita con l’apparizione alla Staatsoper viennese (marzo 1938) nel ruolo di Octavian sotto la bacchetta di Hans Knappertsbusch, in quello che costituì il lancio definitivo della carriera e l’inizio di una lunga e fruttuosa frequentazione del personaggio. Di lì il passo al Colón di Buenos Aires fu breve e preparò l’approdo al Metropolitan (novembre/dicembre 1938), di nuovo con Mignon e Octavian (al fianco di Lotte Lehmann). La cantante sarebbe rimasta fedele al teatro della propria città (e viceversa) fino al 1961, anno dell’ultima Carmen, altro ruolo chiave nel percorso artistico della Stevens.

Insomma un avvio di carriera, dopo i primi anni di apprendistato nella vecchia Europa, folgorante. Certo l’avvenenza della ragazza prima, e della donna poi, fu preziosa alleata nel conquistare alla cantante i favori di un pubblico in cerca, allora come oggi, della diva, capace di dispensare in pari misura bellezza e glamour di stampo hollywoodiano. Non a caso la Stevens divenne presto una beniamina anche dell’industria cinematografica, e i filmati, reperibili su Youtube, di uno special televisivo dedicato a Carmen dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che la signora non era solo avvenente, ma sapeva muoversi con disinvoltura e autentica sensualità. Quella sensualità che molte Carmen nostre contemporanee non riescono a esprimere, malgrado l’apporto di prestigiosi e congruamente remunerati guru della regia.

Eppure i broadcast, che con regolarità hanno documentato, alla pari dei dischi ufficiali, l’evoluzione della carriera della Stevens mostrano come la voce e la saldezza professionale della signora non siano stati ingredienti meno preziosi nella costruzione del suo percorso artistico.

In primo luogo agiva il fascino timbrico: una voce ampia e sonora, calda, vellutata, perfetta tanto per le seducenti eroine del melodramma, da Carmen a Dalila, quanto per i giovani eroi en travesti, dall’Orfeo di Gluck a Cherubino e al giovane Rofrano, che la Stevens cantò al fianco di tutte le più celebri Marescialle della sua epoca, dalla già menzionata Lehmann ad Eleanor Steber e Lisa della Casa, fino a incontrare, nella sua ultima apparizione al Met in questo ruolo (1960), Leonie Rysanek. Ma oltre alla dote di natura c’era anche un imposto di base, certamente sostenuto e rafforzato dalla costanza nello studio, che permetteva alla cantante di spaziare da ruoli quasi sopranili (come appunto Octavian o la stessa Carmen) ad altri di natura squisitamente mezzosopranile, fino ad arrivare a parti da autentico contralto (Marfa della Kovancina e persino Erda, nel Rheingold e nel Siegfried).

E’ però da notare come il “core business” della Stevens fossero le parti da mezzo acuto, in cui la signora poteva sfoggiare la saldezza della propria ottava superiore e far scivolare in secondo piano i suoni, non sempre ben posizionati e quindi tendenzialmente un poco vuoti, del registro grave.

Prudenza, saggia amministrazione delle forze vocali e assoluta consapevolezza delle proprie caratteristiche indussero poi la cantante ad astenersi da cimenti troppo onerosi (su tutti quelli verdiani). E anche in questo la carriera della Stevens dovrebbe costituire un monito per quelle che oggi vorrebbero dirsi sue emule.

Ascoltiamo quindi, e ricordiamo così, la grande Stevens, emblema di un mondo lirico di cui sembra essersi smarrito persino il ricordo. E non solo al Met.

 

Gli ascolti

 

Risë Stevens

 

Bizet – Carmen

Atto IV

C’est toi?…C’est moi! (con Ramon Vinay, dir. Max Rudolf – 1947)

Mussorgsky – Boris Godunov

Atto III

Na Víslye lazúrnoy…Skúchno Marínye – (dir. Emil Cooper – 1946)

V pólnoch…Dimítriy! tsaryévich! – (con Richard Tucker, dir. Emil Cooper – 1946)

Mussorgsky – Khovanshchina

Atto II

Sily Patainyye (dir. Emil Cooper – 1950)

Offenbach – Les Contes d’Hoffmann

Atto II

Belle nuit, o nuit d’amour (con Mildred Miller, dir. Pierre Monteux – 1955)

Vous me quittez? (con Richard Tucker, dir. Pierre Monteux – 1955)

Ponchielli – La Gioconda

Atto II

Ho il cor gonfio di lagrime…Stella del marinar (dir. Emil Cooper – 1946)

Thomas – Mignon

Atto I

Connais-tu le pays? (dir. Thomas Beecham – 1943)

Légères hirondelles (con Norman Cordon, dir. Thomas Beecham – 1943)

Atto II

Elle est là, près de lui!…As-tu souffert? (con Norman Cordon, dir. Thomas Beecham – 1943)

Gluck – Orfeo ed Euridice

Atto II

Deh placatevi con me (dir. Erich Kleiber – 1939)

Atto III

Vieni, segui i miei passi (con Isabel Marengo, dir. Erich Kleiber – 1939)

 

Strauss – Der Rosenkavalier

Atto I

Wie du warst! Wie du bist! (con Lotte Lehmann, dir. Artur Bodanzky – 1939)

Ah! Du bist wieder da! (con Lisa della Casa, dir. Rudolf Kempe – 1956)

Atto II

Herrgott im Himmel!…Mir ist die Ehre widerfahren (con Ingeborg Schmidt-Stein, dir. Erich Kleiber – 1938; con Erna Berger, dir. Fritz Reiner – 1949)

Atto III

Marie Theres’!…Hab’ mir’s gelobt (con Lotte Lehmann, Marita Farell, dir. Artur Bodanzky – 1939; con Eleanor Steber, Erna Berger, dir. Fritz Reiner – 1949; con Lisa della Casa, Hilde Gueden, dir. Rudolf Kempe – 1956)

Saint-Saens – Samson et Dalila

Atto I

Printemps qui commence (dir. Wilfred Pelletier – 1941)

Atto II

Samson recherchant ma présence…Amour, viens aider ma faiblesse (dir. Wilfred Pelletier – 1941)

En ce lieux, malgré moi…Mon coeur s’ouvre à ta voix (con René Maison, dir. Wilfred Pelletier – 1941)

 

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6 pensieri su “Risë Stevens (1913-2013)

  1. Il ricordo di Rise Stevens è, come già stato detto, doveroso più che mai. Riascoltandola col senno di poi se ne apprezzano le qualità e i pregi anche più che in passato. Artista dotata di voce dal colore scuro e pieno ma non bellissimo, soprattutto in un’epoca in cui le colleghe con strumenti dal timbro privilegiato e dalla tecnica agguerrita decisamente non mancavano, il tutto amministrato con una tecnica rifinita, con tanta oculatezza nelle scelte di repertorio, gusto, raffinatezza e soprattutto intelligenza nell’affrontare ogni ruolo scelto. Per me resta imprescindibile ovviamente la sua Carmen, che fortunatamente possiamo vedere nei filmati della televisione americana, una Carmen a cui basta un’occhiata per essere sensuale, un sorriso accennato, una nuance in una frase e il personaggio è là. Pochissimo (per modo di dire), per fare tanto (e quanto!). Un capolavoro la sua Mignon, dal fraseggio semplice, umano e dalla linea vocale sempre suggestiva, una resa del ruolo affascinante. Ma anche ruoli come la Marina del Boris o la Marfa di Khovanshchina mostrano un fraseggio sempre attento e studiato, interessantissimo e una linea vocale mai eccessiva o caricata. Sicuramente la Stevens ha sempre cercato di rendere giustizia ai ruoli del suo repertorio con onestà e intelligenza, meriti che l’hanno ripagata di una carriera lunga e piena di successi e dell’affezionato ricordo del suo pubblico, al di là delle generazioni.

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