Meco All’altar di Venere NORMA Tenore BRUNO PREVEDI

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Serie B. All’epoca. Oggi sarebbe opzionato dai massimi teatri, in primis quello ambrosiano (attese anche le locali e cicliche velleità di allestire il titolo belliniano, sempre annunciato e regolarmente procrastinato).

19 pensieri su “Meco All’altar di Venere NORMA Tenore BRUNO PREVEDI

  1. Non esageriamo, é un routinier che imita Del Monaco senza avere la sua velocità e sicurezza nell’ultimo passaggio di registro. Spesso canta con la molletta sul naso e il suo continuo spingere sul diaframma lo rende monotono e lo espone ad arrivare corto nelle frasi dove c’é da legare. Direi che vale un Fraccaro che pur volgarotto e inespressivo ha qualche bell’acuto ed é inferiore a Berti che é alterno, ma quando é in forma ha una bella ampiezza e una discreta omogeneità. Anche Sartori (nonostante i suoi Fa e Sol ballerini) lo supera per espressività e originalità. In definitiva se fossi il tuo capitano direi che hai fatto un commento disfattista rispetto al contingente e ti proporrei per un giorno di cella di rigore (che poi non ti dò perché talvolta pecco di buonismo)

  2. Berti? Berti!!!!! ma sei matto? Legnoso come un palo, inespressivo, incapace di eseguire il più semplice passaggio belcantsistico. Un urlatore come molti di questi tempi purtroppo. Cento volte meglio Prevedi.

    • Grande Billy. Non solo porti il nome di una delle mie opere preferite del grandissimo Britten, ma hai ragione e molta.
      Incidentalmente, faccio notare ad Alberto che per essere un routinier è necessario saper reggere una routine, cosa che nessuno dei tenori da Lei citati – e per sua stessa implicita ammissione in ciò che ha scritto – è in grado di fare. Per essere routinier bisogna essere costante e minimamente professionale, descrizione che si confa a Prevedi ma non a Berti, Sartori o Fraccaro.
      Spesso su queste pagine, e giustamente, si rimpiangono i Pertile, i Lauri-Volpi, gli Schipa solo per restare in Italia. Ma per come vanno le cose oggi, io mi accontenterei di un Piccaluga, un Bergamaschi, un Poggi e, appunto, un Prevedi. Se almeno avessimo dei cantanti da routine: più semplicemente, e tristemente, scarseggiano i cantanti, di routine o d’eccezione.
      Saluti a tutti.

  3. Mah, io ho ascoltato Prevedi dal vivo nel Don Carlo inaugurale della stagione scaligera 1968-69. Direttore Claudio Abbado. Non ne riporto un buon ricordo. Sempre forzato e falloso. Ma forse è sata una cattiva serata.
    Marco Ninci

    • Caro Marco, non dubito che il tuo ricordo di Prevedi dal vivo sia più che corretto. Anche in questo ascolto da “Norma”, i difetti dell’organizzazione vocale si sentono: la voce è tendenzialmente appesantita sul passaggio, il che rende l’intonazione un po’ ballerina; d’altra parte gli acuti sono più che accettabili, seppure non squillantissimi. Però, e qui rispondo ad Alberto, sento in Prevedi un grado di professionalità maggiore dei tenori da lui citati. Non intendevo affatto trasformare la discussione riguardo a questo post in uno scontro di titani; solo, e lo ribadisco, sottolineare che i cantanti di seconda scelta di allora avevano un grado minimo di professionalità maggiore delle star (perché così sono considerati costoro, soprattutto Berti) di oggi. E ciò, a mio avviso, è un problema. Se poi Lei, Alberto, come al solito evita di rispondere nel merito non dia la colpa a me…

      • Concordo con Lei, lontanodalmondo. Come ha sottolineato Tamburini un tenore come Prevedi era, negli anni 60, un tenore di serie B, cioè, per stare al paragone calcistico, un atleta che rispettava il pubblico pagante e sudava per 90 minuti per portare a casa con onestà professionale la pagnotta. Non era un fuoriclasse (per limiti naturali e tecnici) e non poteva certo ambire al grande palcoscenico della serie A dove, è bene ricordarlo, a quei tempi “giocavano” tenori come Bergonzi, il giovane Pavarotti, Kraus, Corelli ma era, appunto, un onesto professionista.
        Tenori come quelli citati da albertoemme (che ho potuto sentire varie volte dal vivo) in epoca di maggior ragionevolezza e meno invadenza dello star system (cioè all’epoca di Prevedi) avrebbero giocato in C2 cioè ai limiti fra il semiprofessionismo ed il dilettantismo.

  4. Concordo con lontanodalmondo e Paolone.
    I limiti intrinsechi di voce non sono purtroppo eliminabili, ma se dall’esecuzione emerge l’impegno messo nello studio per raggiungere un livello accettabile e il più costante possibile, chi ascolta lo riconosce perchè comprende che l’esecutore fa del suo meglio per rispettare il pubblico.
    Personalmente preferisco sempre un onesto e sudato professionismo al gas di cui son piene molte “stars” di oggi.

    • Ciao Alberto,
      Non conosco le retribuzioni percepite dagli artisti da te menzionati, e neppure mi pongo il problema ma, seppur rispettando, e lo sai bene, le tue idee riguardo al valore di un cantante, anche non essendo praticamente mai d’accordo, non riesco proprio a comprendere come tu possa ritenere uguale la resa vocale di Prevedi a quella degli altri tre.
      Parliamoci chiaro : Nel brano postato, Prevedi ne fa’ da vendere e da spendere, se il confronto sia fatto nei confronti di grandi tenori, ma non potrai non convenire che un fraseggio, magari non del tutto realizzato lo abbia, che la voce abbia il peso vocale della situazione, che il colore sia bello, che ogni tanto una scala venga eseguita in modo sufficientemente corretto, che le calature siano se non assenti, quantomeno limitate a qualcheduna, che il fiato, anche se non propriamente ben manovrato sia comunque discretamente distribuito,
      che una certa baldanza sia presente…
      sorvoliamo sulla dizione, sempre stata deficitaria nel suo canto.
      Dove stanno negli altri tre queste caratteristiche?
      Mi dissero, quando lo ascoltai le prime volte, fosse un ottimo corista,( ma questo non te lo posso assicurare, proprio perche’ notizia riferita e mai da me personalmente constatata), decise la carriera solistica e fece bene secondo me, poiche’ si ritrovava un bel vocione, manovrato in modo sufficientemente professionale, non era mai estraneo al personaggio di volta in volta eseguito, era apprezzabile scenicamente, aveva una bella figura, non si credeva Gesu’ Cristo, non giocava di rimessa nel senso che dava quello che poteva senza pero’ mai farsi commiserare….ce n’e’ abbastanza per spiegare come mai, questo tenore non di primo livello abbia avuto durante la sua carriera, non solo il compito di rimpiazzare colleghi migliori, o semplicemente piu’ famosi, (si, perche’ e’ chiaro, vero, che l’essere famosi non significa essere grandi? Non lo era neppure nei tempi andati), ma, anche la soddisfazione di essere stato prescelto per alcune edizioni importanti, e mai facendosi, non dico esaltare, ma neppure compatire dagli appassionati di canto.
      Berti, Fraccaro e Sartori sono a lui inferiori, innazitutto perche’ il Signor Prevedi non applicava la regola del ” ‘ndo cojo, cojo”, tanto cara ai nostri tre, anche se gli capitava di ” non cojere “.
      Mi sembra che non riconoscerlo sia solo testardaggine, pero’…sempre de gustibus.
      Ciao caro

  5. ciao miguel! Mi pare che io e te siamo in disaccordo x una quota del 20 per cento massimo venticinque toh che e’ buon segno visto che si parla d un arte che e’ l esaltazione del concetto che tutto e’ relativo…o no?

    • Ecco Alberto,
      s’impara sempre qualcosa.
      Io, che il canto fosse quell’esaltazione li’, non l’avevo
      mai pensato, te lo confesso.

      Per me il canto e’ diversa cosa,
      non te lo dico adesso cos’e’ per me, perche’ e’ cosa piuttosto lunga e barbosa, e non vorrei disseccare le altrui gonadi.
      Ma, quel “tutto relativo” col quale hai concluso il tuo
      intervento, guarda che mi turba un pochino.

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