Ascolti comparati. “Parmi veder le lagrime”: Celso Albelo vs. Enzo De Muro Lomanto

Immagine anteprima YouTube

L’aria del tenore, che apre il secondo atto di Rigoletto, non è forse il brano più celebre e amato dell’opera, che al Duca ne destina altri di effetto ben più immediato, specie quando il libertino è chiamato a dar prova di tenerezza galante oppure di sicumera virile. È però una pagina che il pubblico (o almeno, la sua parte più avvertita e consapevole) attende sempre con curiosità, perché particolarmente nel cantabile “Parmi veder le lagrime” si ha modo fin dall’attacco – un sol bemolle – di saggiare la saldezza della voce nella zona dei primi acuti e in quella che li prepara. Per l’intera durata del brano l’esecutore è chiamato a cantare con dinamica varia e sfumata (le indicazioni dell’autore sono in questo senso assolutamente cogenti) reggendo una tessitura alta e scomoda, che “batte” la zona del secondo passaggio. Tessitura che è peraltro il più evidente retaggio donizettiano del personaggio, spietato e amorale finché si vuole, ma sempre aristocratico e ammaliatore.

Proponiamo questa settimana un “testa a testa” tra una voce di autentico tenore di grazia (occasionalmente applicato, però, anche a personaggi diversamente onerosi, quali Maurizio di Sassonia), Enzo De Muro Lomanto (celebre soprattutto per essere stato il marito di Toti dal Monte) e una di tenore leggero di oggi, che affronta sovente parti da lirico quando non da lirico spinto, Celso Albelo. Basta comparare i due attacchi per cogliere la differenza tra una voce correttamente impostata e una che, non sapendo che pesci pigliare, dà di naso (in una sorta di maldestra imitazione non della tecnica, bensì dei difetti di emissione di Alfredo Kraus) e produce suoni schiacciati e di dubbia intonazione, peraltro già comparsi nel precedente recativo (“il pianto della mia diletta”). Al di là dei suoni opachi e forzati, quel che colpisce (non certo in positivo) del canto di Albelo è la totale assenza di nuance e il lacunoso (per usare un eufemismo) rispetto di prescrizioni quali forcelle, diminuendi e segni di “sforzando”, che dovrebbero rendere l’angoscia del personaggio, che si scopre acceso d’amore, seppur effimero, ben oltre le proprie abitudini e aspettative. Qui abbiamo invece solo l’angoscia dell’esecutore, che scivola maldestramente su una frasetta come “cara fanciulla amata”(mi bem-sol bem), tenta di rinsaldare il legato con maldestri portamenti (“EI che vorria dell’anima”) e quando tenta una smorzatura (“il suo Gualtier CHIAmò”, “farti quaggiù BEAta”) produce suoni stimbrati e periclitanti. Anche le “sfere agli angeli”, che per espressa volontà dell’autore prima ancora che per consolidata tradizione dovrebbero essere il sigillo dell’estasi sentimentale del Duca (vedi l’indicazione di “dolcissimo” alla chiusa del cantabile), vedono il tenore in rinnovato affanno sugli acuti (la bem, puntatura di tradizione al si bemolle, qui decisamente ragliato) e la chiusa in un volenteroso piano evidenzia ancora una volta un’emissione aleatoria e traballante.

A parte un la bem decisamente poco riuscito (“farti quaGGIU’ beata”), De Muro Lomanto regala invece un’esecuzione, se non da manuale, di sicuro professionismo, onorando all’attacco e lungo tutto il brano l’indicazione di “cantabile”, rispettando e spesso ampliando le indicazioni dinamiche (“quando fra il dubbio e l’ansia”- crescendo -“del subito”- forte- “periglio” – diminuendo), così come la corona su “il suo Gualtier CHIAmò”, onorata tenendo la nota e quindi smorzandola (la frase “cara fanciulla amata” viene risolta in modo analogo). La puntatura al si bem de “le sfere agli ANgeli” dimostra una tenuta di fiato notevole e la chiusa fonde abilmente slancio e malinconia, quanto mai pertinente al personaggio e alla circostanza drammatica. La voce di De Muro Lomanto non è, di per sé, un prodigio di bellezza e potenza: semplicemente, sono qui presenti (pur se non espressi al grado di un De Lucia o di un Vanzo) gli elementi distintivi del canto professionale, gli stessi che latitano nella faticosa esecuzione del tenore spagnolo e di altri, a lui molto simili e non di rado applicati a ruoli anche più sfibranti del latin lover verdiano.

Immagine anteprima YouTube

25 pensieri su “Ascolti comparati. “Parmi veder le lagrime”: Celso Albelo vs. Enzo De Muro Lomanto

  1. Anche in questo caso sono molto contento
    dell’artista ricordato. Piu’ che un difetto, sia
    di natura che di metodo, ma e’ un bel sentire,
    ah si, son proprio contento che ci si ricordi
    di De Muro Lomanto, marito o no della grande
    Toti, era uno che sapeva cos’e’ il canto,
    bella linea, fiato sufficente e ben distribuito,
    fraseggio bastantemente vario, no, no
    questo sapeva fare il suo lavoro, vabbe’
    poi, un po’ troppo naso, qualche calatura….
    Mah, a quell’altro scalogno, (vocalmente eh),
    mah, come si fa’ a gridargli “bravo”?
    Ma ragazzi guardate che siamo proprio
    rovinati eh, “Bravo”?
    E i commenti sotto? Andate un po’ a
    leggerli!

  2. Bellissimo confronto Tamburini, bellissimo. Questi ascolti comparati mi piacciono sempre di più. Purtroppo nel 2013 non basta più dire è bravo o no è bravo, bisogna dare un parametro di valutazione a chi ascolta, le ultime generazioni non hanno mai sentito cantare come un De Muro o meglio di un De Muro.
    A confronto con altri cani che calcano ogni giorno i palcoscenici internazionali un ascoltatore giovane potrebbe esser portato a pensare che Albelo vanti una buona tecnica, ma bastano i primi 5 secondi dell’aria cantati da De Muro-Lomanto per sentire l’abisso che passa tra i due; basta l’attacco scoperto sul Solb di “Parmi” per sentire la differenza che passa tra “canto sul fiato” e “canto con il fiato, che mi resta”.

  3. si sa quest’aria e’ un banco di prova per capire se chi canta e’ in possesso di una base tecnica solida e professionale . Insomma da fraseggiatori d’alta scuola. attacco scoperto sul sol b e tutta sui suoni di passaggio che vanno eseguiti non solo perfettamente ma possibilmente anche a mezzavoce. l’esecuzione di De Muro Lomanto dimostra (se ancora ce ne fosse bisogno ) la validita’ di una scuola che oggi sembra non esista quasi piu’. Tutto giusto Tamburini. Solo una cosa : difetti di emissione a Kraus ? quali ? Tecnica giusta= emissione corretta.

    • albertoemme ma prima di scrivere ti accerti mai che il cervello sia collegato?
      Albelo dal vivo l’ho sentito più e più volte, anche nella famosa recita bolognese di Puritani in cui ci restò in mezzo al primo atto (tanto da uscire di scena senza concludere il terzetto), si fece annunciare malato prima del terzo e poi concluse la recita a suon di singhiozzi…

      • ma io ti ho chiesto se hai sentito Albelo nel duca! Per esempio a Venezia, io mi sono riascoltato apposta la recita del 14.9 scorso (sto terminando ora sparito alla mano), e avevo qualcosa da dire ma ovviamente la dico se c’é un confronto su qualcosa di concreto non su estratti da you tube dove alla fine si discute di simpatie o di teoremi.-

        • non capisco perché, sinceramente.

          1) Perché la tua registrazione dovrebbe essere più attendibile di ciò che troviamo su youtube?

          2) Perché nel caso di grandi cantanti, ci rendiamo conto della loro bravura anche attraverso registrazioni di fortuna (penso a certa Callas) mentre per quelli che, “registrati” o “incisi”, sembrano lasciare a desiderare bisogna sempre invocare l’argomento del “fermi tutti, non è dal vivo, la registrazione non è venuta bene”?
          Sinceramente c’è qualcosa che non mi torna.

          • tanto più che con i potenti mezzi di oggi il grado di attendibilità dovrebbe essere superiore, no?

          • Ergo, come tu dici, anche YT è attendibile, e non solo quando fa comodo 😉

          • Ma lasciate perdere, è evidente che qui, come altrove, vanno di moda i difensori d’ufficio dell’indifendibile, anzi dell’indecente. Continua, albertoemme, facci sentire le meraviglie di Albelo. Anzi, raccontacele, ché fanno ridere anche di più.

  4. da un punto di vista meramente procedurale il confronto esclusivamente tramite estratti da yt sarebbe in questo caso il metodo più corretto dal momento che non ho mai sentito dal vivo De Muro Lomanto, mezzo equivalente, equivalente fruizione dell’ascolto non trovi? ma se ho o non ho sentito Albelo dal vivo ti lascio con il dubbio 😉

  5. Aureliano penso e auspico che lo avrai sentito dal vivo Albelo: io ho avuto il dubbio che nè te, nè Farinelli nè Tamburini (soprattutto) lo avesse sentito in una recita intera di Rigoletto e mi sono limitato a chiederlo. Il confronto con un cantante che nessuno di noi può aver ascoltato mi sta bene, ma come ho già detto par condicio che nel caso specifico sarebbe stato recuperare una incisione in studio di Albelo non la prima che trovi su Y.T. dal vivo con tutte le variabili del caso. Con questo non voglio far intendere che Albelo sia incensurabile, nel ruolo del Duca, ma il discorso é molto articolato e impostato come l’ha impostato Tamburini può indurre soprattutto i neofiti a dei fraintendimenti o a un’ingiusta valutazione della sua vocalità. Io che sono tacciato di buonismo avrò diritto di invocare un giusto processo a tutti? Soprattutto ora che gli echi del quaresimal (che é stata la fiera della vanità o almeno la festa dell’unità del Grishalla) si sono spenti e chi non é in accordo con voi può affrontare la discussione su un cantante alla volta e non su cinque al giorno.-

      • E lo stesso vale per le incisioni ufficiali presentate come live, che sono sempre editate in studio tramite sedute di correzione. È una pratica che usava addirittura Toscanini, che per l’ ultima volta salí sul podio proprio per due sedute di correzione da fare al master dell’ Aida prima di pubblicarlo.

    • si caro Alberto, ho sentito Albelo dal vivo, l’ultima volta due settimane fa in concerto. Ma questo non conta, Tamburini parlava specificatamente di tecnica vocale e il confronto lo faceva su due registrazioni, su note, attacchi, fraseggio di quelle specifiche 2 registrazioni e permettimi di ribadire che questo è il metodo più corretto secondo me, certamente più corretto di un ” io lo sentii in…” o “io lo ascoltai nel….” e proprio per questo lontato da quelle che tu chiami “simpatie o teoremi”. Una semplice ANATOMIA di quelle 2 registrazioni, non di altre, non del rigoletto di venezia o dei puritani di bologna; starà a chi legge approfondire l’argomento e cercare altre registrazioni magari migliori sia di Albelo che di DML e trarre le proprie conclusioni. Le incisioni in studio oggigiorno si sa, sono opere collettive, collage irreali; assomiglia di più un live su yt ad una registrazione degli anni 30 (quella si una ripresa dal vivo e poco più), che un disco ufficiale di oggi.

  6. non c’é bisogno che io posti niente non devo convincere o rassicurare nessuno caro Tamburin. Oddio se vuoi documentarti meglio e senza pregiudizi su Albelo la registrazione te la invio volentieri a te personalmente :-). Mi premeva piuttosto farti notare che nel tuo “Conte d’Albelò et de Demurolomantò” questa volta ti ha fatto “défaut” “la methode”…

      • Oggi è la giornata contro la ricerca su internet, evidentemente.
        Un Alberto che non riesce a scovare i cast scaligeri, quest’altro che fa domande bislacche “Avete sentino/non avete sentito Albelo dal vivo?”.
        Capisco che faccia caldo, però, volete tutte le comodità!
        Albertoemme, puoi cercare sul sito alcune recensioni che riguardano Albelo sia effettuate sulle dirette radiofoniche, sia sulle recite a teatro. Basta scrivere sulla stringa di riceca”Albelo” o “Celso Albelo”, premi Invio, e ti si rivelerà un mondo ai tuoi pié. Non solo: scoprirai come è parso alle nostre infide orecchie la sua voce, il suo canto, la sua interpretazzzzione.
        Non è difficile, su!

  7. cara Marianne non c’e’ bisogno visto che qui nessuno mi hai mai censurato io dico la mia e anzi ringrazio per lo spazio. Credo di aver dimostrato che la “grinta” (chiamimola cosi’) di Tamburini o della Grisi nel rispondermi non mi intimidisce affatto e che anzi le cuscinate reciprocamente distribuite, diversamente da qualcuno che sta diradando i propri interessanti contributi, non mi deprimono ma anzi mi caricano e (come direbbe Mancini in un raro momento d’immodestia) stimolano il mio straordinario spirito

  8. infatti Alberto ho ammesso di non averlo ascoltato dal vivo nella parte del Duca. Mi sono semplicemente fidato di un giudizio piuttosto attendibile. Il fatto e’che avendo ascoltato Albelo piu’ volte , e (a parte Puritani) in parti molto meno insidiose, non ho avuto il minimo dubbio sulla validita’ delle parole del collega.

  9. Ho ascoltato Albelo come Duca al San Carlo lo scorso maggio in due recite. Non è stato assolutamente pessimo (anche perchè il title role era di Hvorostovsky…), ma è stato mediocre. Assolutamente mediocre. Se poi ci si accontenta… La voce piccola, gli acuti sforzati e ansiogeni, il fraseggio piatto e arido tale da rendere il timbro, che pure sarebbe gradevole, indifferente, inerte in riferimento al ruolo di seduttore del duca…Una parte decisamente troppo impegnativa per chi sopperisce a una tecnica sciatta (sciatteria evidentissima nei problemi di emissione) con un potenziale naturale che potrebbe essere ancora abbastanza buono… se ben usato.

Lascia un commento