Teatro alla Scala: biglietti o scherzetti?

biglietti_cinemaSono davvero molto curioso di conoscere uno di quei prescelti under trenta, che giovedì scorso, nel tempo record di  venti o trenta secondi, si sia aggiudicato uno dei biglietti per la cosiddetta  “primina” del 4 dicembre prossimo. Conoscere non già per soddisfare rigurgiti lombrosiani, ma per complimentarmi per tanta rapidità nell’operare via internet, o per la loro arte nel superare gli ostacoli inseriti nel sistema in quella movimentata mattina o, ultima alternativa, per congratularmi delle loro entrature presso il teatro milanese, che anche in questa occasione ha mostrato  l’eccellenza del proprio comportamento verso il pubblico. Pagante, sia pure la simbolica somma di Euro 10.

Aggiungo che, una volta tanto, Milano e Roma sono state sulla medesima lunghezza d’onda, anche se la capitale è stata più semplice nel combinarla e nel gestirla: la beffa. Perché due ore prima della vendita dei posti di galleria è comparso l’annuncio che i posti in vendita erano già stati venduti. Stupore di tutti gli astanti via web. Poi il teatro per “salvare capre e cavoli” ha precisato che i posti erano già stati venduti in abbonamento e, quindi, niente trippa per i gatti occasionali, ma solo per gli stanziali. Salvo, poi, smentirsi da solo con i fatti ossia gli acquisti di biglietti  per singole rappresentazioni. Vogliamo credere che nella sua magnanina generosità il teatro capitolino conceda ai propri abbonati il diritto di ripensamento e che sia stato esercitato in massa.

Ma torniamo alla capitale morale d’Italia. Dopo il tilt del sistema, prodottosi in circa venti secondi, sono comparsi contraddittori avvisi, dapprima che il sistema fosse andato in tilt e che l’accaparramento dei biglietti (i nostri under trenta sono come l’onorevole Angelina) fosse rinviata ad ora e, magari, data da destinarsi, poi siccome taluno (quelli che vorrei conoscere) aveva concluso la compravendita non sussistevano validi motivi per invalidare l’assalto alla diligenza e, quindi, chi c’era c’era e chi non c’era s’attaccasse al tram. Ragionamento giusto e che non fa una grinza.

Solo che quando si verificano siffatti episodi buon senso e buon gusto (merce che si trova talvolta al mercato nero) imporrebbe di tacere, avendola “sfangata”.  E invece no come sempre il massimo teatro pretende anche di insegnare la morale. Quando arriva qualcuno  furente (con valida e condivisibile motivazione) per l’accaduto, che odora di bruciato peggio che  la pira del Trovatore, che è perito dell’informatica tanto e forse più dei fortunati aggiudicatari e che insinua  che quei biglietti ( e non solo quelli)  chissà di quale mercato parallelo siano oggetto  il teatro non tace. Aggredisce e si picca di fare la morale.

Allora l’insinuazione circa il  “mercato parallelo” dei biglietti è documentabile via internet dove operano copiosi siti, che pongono in vendita, con incrementi inversamente proporzionali al prezzo di partenza, biglietti per ogni serata scaligera. Non solo è visibile sotto gli occhi di tutti ogni sera davanti il teatro quando i biglietti vengono offerti al pubblico con ricarichi decrescenti man mano che si avvicina l’ora dello spettacolo e che il bene avvizzisce come le verdure al mercato. Dieci minuti  prima dell’inizio dello spettacolo il ricarico equivale al costo di un paio d’ora di una colf, che in luogo delle pulizie si sia prestata a fare la coda per il proprio datore di lavoro.

E quel che più conta è noto al teatro medesimo che un paio d’anni or sono ha montato un monumentale e farraginoso sistema di vendita dei residuali centoquaranta posti, amorevolmente gestito dalle solite vestali e che consente al teatro di  conoscere nome e cognome degli acquirenti degli ingressi.

Tale metodo di controllo era stato smerciato quale il metodo per  prevenire, estirpare, reprimere l’immonda piaga del bagarinaggio, vera e, parrebbe, unica peste del teatro.

Poi quando qualcuno fa il solito due più due ed insinua che molti biglietti spariscano per prendere vie di vendita a prezzo maggiorato il teatro proclama che il bagarinaggio non è reato.

E allora siccome talvolta sappiamo anche ragionare le osservazioni sono due. La prima, popolare “ci fate o ci siete”. La seconda dal vago sapore giuridico e che magari qualcuno da dentro stava già accarezzando l’idea di utilizzare che il reato di bagarinaggio sussiste ed punibile solo per i biglietti dei pezzenti perché sappiamo bene che i ricchi  sono legibus absoluti e delinquere non possunt.

Insomma “si fa ma non si dice” come canta, sublime fraseggiatrice Carla Mignone in arte Milly.

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21 pensieri su “Teatro alla Scala: biglietti o scherzetti?

  1. Gli anni passano ma i problemi sui biglietti scala rimangono…
    Ricordo che per il ritorno di Horowitz in Scala alla biglietteria ero arrivato per PRIMO di una lunga serie di appassionati. Il concerto era alle ore 16 ma non ci fu verso di ottenere neppure un ingresso….
    poi la gente si infuriò e sfondò il servizio di sicurezza, ed entrarono
    almeno una cinquantina, senza biglietto alla faccia di tutte le norme
    che il teatro emana.

  2. Ciò che più sconcerta è il silenzio o meglio l’indifferenza – passati i giorni dell’indignazione professionale da parte dei medesimi soggetti che rendono praticabile tale prassi – per una gestione non più fumosa e approssimativa, ma già delinquenziale e truffaldina della vendita dei biglietti. Se a chi di dovere interessasse seriamente salvaguardare una parvenza di legalità, allora la soluzione si sarebbe trovata da un pezzo: sono decenni che alla Scala fan così…e non è vero che “così fan tutte”, perché mi è capitato di acquistare a mezzo internet biglietti per teatri importanti e mai sono accadute cose del genere (recentemente ho preso – il primo giorno di vendita online – due biglietti per una Carmen alla ROH…certo c’era molta richiesta, ma il sistema non è andato in tilt!). Eppure davvero basterebbe un giro per i tanti mercati paralleli che offrono biglietti per la Scala a prezzi quintuplicati. Eppure basterebbe che un poliziotto o un carabiniere facesse un giro in via Filodrammatici per individuare gli stessi bagarini che ogni volta fanno incetta di biglietti (e sono sempre gli stessi che acquistano e vendono). Evidentemente al Teatro, alla Procura, al Comune va bene lo status quo…avranno indubbiamente i loro vantaggi. Pietosa, comunque, la rassegna di scuse contrastanti all’indomani del consueto fattaccio: dal sistema andato in tilt (per farci credere che la Scala non si aspettava tante richieste….), alla colpa scaricata a Charta (che gestisce tanti altri eventi senza alcun problema, tipo concerti rock con 10 volte la richiesta della Scala), sino al presunto attacco di hacker….ma quando mai! E’ il solito prevedibilissimo imprevisto tipicamente italico! Sarebbe da gridare “Vergogna”…ma quella l’hanno persa da un pezzo!

  3. Non entro nello specifico sui prezzi maggiorati e su come si procurino i biglietti i signori bagarini, o agenzie che dir si voglia (siccome non si tratta di beni primari come latte e pane, e frequantando posti dove le cose vanno talora molto peggio che in Scala, il tema non mi appassiona piu’ di tanto).
    Ma per conoscenza diretta vi garantisco che i posti venduti su siti come Seatwave, giusto per citarne uno, spesso non esistono… Questi signori vendono “allo scoperto”, convinti che poi un posto lo troveranno a un prezzo inferiore a quello incassato per consegnarlo al fortunato acquirente. E se non lo trovano, beh, peggio per chi intanto ha pagato e si presenta in biglietteria con una ricevuta senza valore.
    Per la “primina”, assurta a status symbol della disastrata cultura da Facebook, Twitter e sporcacciate simili, ne vedremo delle belle quando i ragazzi (?) acquirenti scopriranno che i biglietti sono nominativi NON trasferibili.
    In generale, dato che, a parte la primina, ai giovani della Scala non gliene importa una beatissima (io a 14 anni andavo e compravo il biglietto e ho continuato ad andare; di questi simpatici giovani quanti continueranno a frequentare l’augusto tempio a prezzo non dico pieno, ma nemmeno quasi-gratis?), spero che il nuovo soprintendente, attento ai costi (e soprattutto ai ricavi…) abolisca questo evento nazional-popolare, facendo entrare GRATIS i ragazzi che accetteranno di “sottoporsi” a corsi preparatori, frequentazione di cicli di prove, etc. Gli altri, cortesemente, vadano al cinema o continuino a far finta di avere entinaia, anzi che dico migliaia di amici su Facebook che è meglio. Cosi’ la Scala potra’, magari, iniziare a vendere le generali degli spettacoli (si fa in tanti teatri…) e a tirare su soldi per ripianare il proprio bilancio senza dover mettere in piedi trucchi contabili che un qualsiasi revisore o sindaco (nel senso di membro del collegio sindacale… al Sindaco non oso pensare) scoprirebbe se solo ne avesse voglia
    cari saluti da roma (a proposito di biglietteria ridicola…)
    otto

    • almeno un privilegio per i milanesi ci sta, dai! anche perche’ dei 2,000 desiderosissimi partecipanti, quanti vengono da fuori?? e magari il minicorso basta farlo due sabati in orari da “pendolari”… la verita’ e che il 95% dei suddetti 2,000 ci va solo perche’ fa “fico”, e il rimanente 5% ci andrebbe lo stesso pure a prezzo pieno… per cui togliamo tutto e tanti saluti.
      Anzi, no: bisogna OBBLIGARE gli studenti del conservatorio ad andare alle prove (a rischio di imparare cose di cui sarebbe meglio fare a meno…), gli altri vedano loro.
      E come ha correttamente detto una ragazza che non ha trovato i biglietti: “ma ragazzi, quanti di voi hanno mai pensato di andare a una recita qualsiasi per 30 euro, che magari ne valeva la pena? 10? 100??”. Ecco, appunto…

      p.s.: quando ho letto “piccolo corso” ho pensato che ti riferissi a me… :-)

  4. A parte la questione biglietti, che resta uno scandalo (ma che rimarrà così in eterno…sono 20 anni che girano gli stessi bagarini e sono attivi gli stessi siti), davvero sarebbe ora di chiudere questa pagliacciata della “primina”, fatta ad uso e consumo di bambocci ignoranti che colgono l’occasione per bullarsi a mezzo Facebook, magari “smanettando” tutto il tempo su smartphone e tablet, scattando foto con facce da pirla, e con l’aria da “bravi ragazzi” che tanto piace a vecchi giornalisti bavosi o a derelitte dame di compagnia, tutti “incantati” dai “giovani” interessati all’arte… E poi la TV, i giornali, l’immancabile Fazio (a proposito, che farà, il profeta del luogo comune, quest’anno senza Barenboim, Pollini o Abbado a reggergli il circo?)…basta, basta, BASTA! La musica, il teatro, l’opera, la letteratura…non vanno “semplificati” per chi non vuole neppure sforzarsi di capire, ma vanno fatti con serietà! Mi disgusta vedere 20enni a teatro come se fossero al cinema, così come mi disgustano le cariatidi presenzialiste. Mi disgusta anche la retorica di questa “primina”…specchietto per le allodole e squallido paravento ad una politica culturale (e di prezzi) assolutamente sconsiderata.

  5. In realtà la primina avente ad oggetto La Traviata ha molto senso. E’ un opera adattissima a creare nuovi appassionati, vuoi perché é stata citata in film cult di grande diffusione popolare (es. Pretty Woman, mi pare anche Stregata dalla luna), vuoi perché é ricca di melodie che tutti indirettamente conoscono dalla nascita (avevo avuto l’onore di portare una persona assolutamente impermeabile alla lirica all’opera di Budapest e di ricevere alla fine della recita un bigliettino con scritto “Amami Albertoemme” tradotto in perfetto ungherese…copiato dai sopratitoli). Per cui caro Duprez constaterai (anche se non hai l’età, magari di intrufoli come fece il terribile Mancini) che Smartphone e Samsung resteranno più spenti che nelle recite di un turno A o B…

    • E’ consolante sapere che i giovani si accostino al melodramma grazie ai film in cui viene citato. Se la formazione musicale proviene da queste fonti, non saranno mai in grado di cogliere la differenza tra una Damrau e una Cerquetti. La scuola, al contrario, dovrebbe fornire questo tipo di formazione (nel mio caso è stato così): arte e disegno sì (fino alla quinta anche nei licei scientifici), musica invece solo alle medie (e passando le ore a sbavare in un flauto di plastica).

      • Beh dai sono due cantanti così diverse e così brave nei loro diversi repertori che dopo un’anno qualsiasi appassionato riuscirebbe a coglierne appunto le diversità. Certo che qui se non si nomina la Cerquetti ad ogni alito di vento…

        • certo Alberto è giusto,che una cantante che si ritira a 27 anni, e dopo tanti anni viene ancora cosi ricordata dagli appassionati , per la sua , splendida voce scurita,dal grande peso vocale, vocalità da vero soprano drammatico, una categoria che latita nei nostri giorni ,è giusto che sia sempre ricordata..

          • se non piace la Cerquetti ci sono molti siti . Anita Cerquetti è una cantante ed un0interprete irripetibile di quelle che non si possono dimenticare. Pare che la Tebaldi davanti ad ammiratore che osservò che la carriera della Cerquetti fosse durata solo un decennio rispose ” quanto basta” . Temo che al neofito di oggi si voglia insegnare che la Cerquetti era solo una grassona, goffa con una grossa voce e che invece la Netrebko….. forse è per mettere in riga queste fesserie che ci stanno quelli della Grisi!

  6. rapidamente, vi racconto cosa è successo alla “primina” dell’anno scorso (LOHENGRIN per intenderci) di cui io avevo già visto, fortunato me, la “generale”. Un amico spagnolo e in transito per Milano, melomane di lunga data e che scrive pure su un web piuttosto importante in suoli iberico, si vide negare il biglietto stampa.
    Nulla di strano, lo negarono pure a me e tant’è mentre alcuni colleghi ultraottantenni entravano con le rispettive consorti…
    Ci avvicinammo comunque alla Scala e scoprimmo che, avanzati dalle prenotazioni, si vndevano alla spicciolata una cinquantina di biglietti. Lui (anni 36) ne comprò uno ma, una volta all’ingresso, gli chiesero un documento e non ci fu verso, nemmeno con le mie spiegazioni e suppliche, che la rigidissima mascherina lo facesse entrare.
    In biglietteria, a rigor del vero, gli reseo i fatidici 10 “euri”, ma la rabbia e frustazione (sua e mia) fu tanta.
    La Milano da bere, insomma…
    Saluti ispanici

  7. Dei giovani non importa mai nulla a nessuno, perché se si avesse a cuore il loro futuro altri e diversi sarebbero gli atteggiamenti dei vecchi verso le generazioni future: si contrasterebbe lo sperpero ed il cannibalismo delle risorse, le istituzioni non verrebbero saccheggiate ma servite con onestà, i risparmi tutelati, la qualità dell’istruzione tutelata e monitorata. dei giovani ci si ricorda solo per cercare clienti per vendere prodotti, un pubblico addomesticabile perché ingenuo ed ancora idealista, inesperto quindi raggirabile. i giovani servono solo per vendere qualcosa con facilità, muovendo il loro desiderio di appartenere al presente e riconoscersi nelle mode. vedere i tram con le pubblicità ” la scala under 30″ mi fa solo pensare alla ricerca di un pubblico “facile” da intortare ( che poi andrà a teatro qualche volta e si sgancerà subito dal genere musicale) e alla svendita di biglietti che da tempo non vanno più a ruba. del resto a loro si può tentare di far credere che la Bartoli sia una gran Norma culturale, a chi va a teatro da qualche tempo no!. la caccia al giovane è perseguita in nome dei retorici slogan “LA CULTURA PER TUTTI” et consimilia, che con la cultura vera non hanno a che fare. meglio essere onesti, “RICREAZIONE PER TUTTI”, oppure ” OPERA SVENDESI” sarebbero più idonei.

  8. Ormai la parola “cultura” o, molto peggio, “cultura vera”, cone le sue tronfie pretese, non ha più alcun senso e dovrebbe essere motivo di vergogna perfino pronunciarla. Tutti la tirano per la giacchetta e pretendono di riempirla di un significato di comodo, quando in realtà non si tratta che di un guscio vuoto. E’ come “riforme”, “democrazia”, “libertà”, “futuro”, “merito”. Che cosa mai significheranno? Meglio, molto meglio tacere che far finta di interrogarsi su cose per le quali si sa benissino, pur che si abbia un minimo di coscienza, che non c’è risposta alcuna.
    Marco Ninci

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