Aspettando il Trovatore VIII: Enrico Molinari “Il balen del suo sorriso”

Immagine anteprima YouTube

Enrico Molinari non fu un baritono di fama planetaria nel panorama italiano fra il 1920 ed il 1940 eppure cantava benissimo con un controllo assoluto del mezzo, nessuna difficoltà nella tessitura quasi tenorile del Conte di Luna e nel legato, che il canto d’amore impone e che -confesso – in quaranta anni di Trovatori non ho mai sentito. Perché il cattivo metodo di canto oggi universalmente praticato nega quella rotondità si suono e quella morbidezza di emissione, che sono il presupposto irrinunciabile del canto d’amore. In difetto di questi requisiti il conte di Luna diviene iracondo, trucido e  spesso un vecchio bavoso. Verdi voleva un ragazzo di venti anni o poco più, languido ed appassionato nel canto d’amore e nell’esercizio del potere anche negli affari di cuore. Una chiosa in “le grandi voci” Lauri-Volpi dà un ritratto di Enrico Molinari delicato e gentile. Circostanza strana per Lauri Volpi.

50 pensieri su “Aspettando il Trovatore VIII: Enrico Molinari “Il balen del suo sorriso”

  1. Magnifico cantante Molinari, uno dei miei preferiti da sempre; sensibile, musicale e a quanto si diceva serissimo professionista.
    Cantante da secondi cast all’epoca solo perchè nei primi, cantavano gente come Galeffi e Franci.

  2. certamente un signor cantante ma a leggere il tuo articolo sembra che un Cappuccilli (per fare un esempio) non abbia mai cantato “il balen del suo sorriso”. Fiati incredibili, fantasia ed espressività che non scambio con lo stile e la prevedibilità del Molinari

  3. orecchie foderate di prosciutto (rancido) mio caro, che mi stupisci ogni giorno di più per la tua presenza qua. Davanti a Molinari per corretta di emissione, proiezione del suono, conseguenti limpidezza, morbidezza e sonorità il Piero (perché tu devi essere di quelli che a tutte tonsille gridavano Bravo Pieroooooooooooo) è un dilettante dotato in natura.
    ciao

  4. Mi accodo a chi vorrebbe ascoltare finalmente un baritono che canti in questo modo, con nobiltà e voce saldissima, giovane, non greve. Anche in questo caso ciò è possibile, in primissimo luogo, grazie alla tecnica: senza di essa non si va da nessuna parte neppure se si è attori e interpreti formidabili perché quello non ci risparmia urli-ululati,…

  5. Concordo più o meno su Cappuccilli, che di autenticamente verdiano aveva solo lo squillo negli acuti, Molinari però non lo esalterei troppo. Mi piace, canta impeccabilente ma non si discosta da una generica correttezza. Non è ispirato, non è insinuante, approfondisce poco, insomma se in testa si hanno i Balen di Galeffi, Franci, Stracciari e De Luca, Molinari non esiste più. Per quanto riguarda i Conti di Luna degli ultimi quant’anni, avete presente Macneil del ’63? O Bruson del ’71? O Zancanaro del ’75?

    • Si Cortecci abbiamo presente, ma se scomodi l’olimpo baritonale del XXsecolo siamo certo tutti d’accordo che non regga il confronto con Stracciari o Galeffi, e infatti era cantante di rincalzo, da secondo cast quando questa formula aveva ancora un senso… ma negli ultimi 60 anni…

  6. infatti molinari in un’epoca in cui c’era disponibilità di cantanti, concorrenza fra gli stessi non fece carriera da serie a zona alta classifica, ma media classifica. Per quegli degli ultimi 50 anni né Bruson né Zancanaro reggono Molinari, su Mac Neil a parte lo squillo e la facilità a seconda delle serate ho qualche perplessità. La verità è che le prime corde che mostrarono la corda furono proprio le voci gravi poi i tenori ed infine le voci femminili per arrivare alla odierna Waterloo.
    ciao dd

    • Sì, andrei acuto su certi giudizi, Zancanaro regge benissimo il confronto con Molinari, anzi, per correttezza d’emissione, facilità di linea e di sostenere facilmente tessiture alte, se non lo supera, siamo lì, esistono poi dei live anni ’70 di Bruson in cui, a parte qualche acuto un po’ faticoso, per nobiltà d’accento e bellezza di suono delinea un conte di Luna notevole. E preferisco nettamente il Bruson ispirato anni ’70 con qualche acuto tirato a Molinari. Bruson è grande interprete. Molinari no. Macneil è vero che andava a serate, ma il Macneil del 1956/1968 è semplicemente la voce di baritono più completa degli ultimi 70 anni. C’è il live del Trovatore dal Met del ’63 in cui non si sa se ammirare più l’ampiezza della voce, la facilità e lo squillo da autentico baritono verdiano (altro che Cappuccilli) o la delicatezza della mezzavoce.
      E Molinari anche davanti a Macneil appare superato.

      • forse non sono chiaro o tu non vuoi o puoi capire. Non ho detto e scritto che Enrico Molinari sia il più grande conte di Luna che abbia mai inciso l’assolo del secondo atto. Ho semplicemente detto che un baritono di serie a mezza classifica degli anni trenta “bagna il naso” ai grandi cantanti di trenta o cinquant’anni dopo. Quanto a quelli che tu mi adduci a sommi conte di Luna del periodo resto saldo della mia opinione primo perché sarebbero tre baritoni che hanno fatto la serie a alta classifica anzi zona champion, sia pure con inizi non facili (Bruson e ti aggiungo che il motivo c’era). Nel dettaglio Zancanaro ha acuti facili, ma al centro suona ovattato e sordo ( e ti assicuro che in teatro il difetto fu sempre evidentissimo). Quanto all’interprete potremmo, essendo Zancanaro veneto attaccare la discussione se si dica baccalà o stoccafisso, ma la morale non cambia. Mai una frase che si possa ricordare. Ancora il fatto che Bruson sia un grande interprete, ti confesso, l’ho bevuta anche io, ci feci una mezza lite pure con Celletti (che, poi, mi piazzò sul giradischi Pasquale Amato nella sortita di Francesco Foscari) poi un Tagliabue o quello sfigato vocalmente di Stabile ti disintossicano e allora senti un passaggio che non è fatto al posto giusto e quindi acuti tirati (sempre), impossibilità di autentica varietà in zona medio alta (quella dove Verdi fa cantare tutti i suoi baritoni) e la nobiltà era un ripiego ( assai più agevole nelle scritture donizettiane) in assenza della strapotenza del Piero, che berciava a pieni polmoni. Riconosco che Bruson fosse con i limiti di cui sopra un po’ più vario del corregionale Zancanaro. Proseguendo nel paragone gastronomico era un “scopeton”
        Quanto a MacNeil, che preferisco a tutti e due gli altri talvolta l’azzeccava (vedi il Rigoletto con la Gnecer, che è un capolavoro), ma talvolta il centro suonava mal messo e indietro. Molinari nella sua limitata dote vocale è assolutamente costante ed ha un controllo tecnico ignoto a tutti i baritoni de dopo guerra. Sesto Bruscantini, escluso.

        • Senti, tienti Molinari a sto punto, non concordo in una parola su ciò che dici, le ragioni per cui non sono d’accordo le ho spiegate prima ed è inutile ripetere. Diventerebbe polemica sterile. Citi anche Celletti con cui sono contento d’andare d’accordo su Bruson. Almeno, c’è qualcuno che mi fa compagnia.

  7. insomma negli ultimi decenni baritoni come Milnes a Torino, il primo Maestri all Arena, Nucci alla Scala o per stare sulle seconde linee Cassis o Servile, avrebbero rovinato la parte del Conte di Luna? Ma per favore….

          • lo eseguisse presto o tardi sto passaggio di registro i suoi simone posa macbeth ed anche vespri siciluani del periodo 1978 1982 sono eccellenti

          • Sì, va bene, quando l’emissione era calibrata gli acuti erano poco aperti e quasi mai forzati. Ma poi, un po’ come detto riguardo al
            primo Gobbi degli anni ’40, quando ascolto Bruson ascolto musica, interpretazione, “sviscerare” psicologicamente il personaggio, nobiltà, mezzavoce . Secondo te posso soffermarmi su qualche acuto forzato dopo tutto questo? Sarebbe ridicolo. Parliamo di canto, che oltre ad essere suoni ben impostati dev’essere musica , interpretazione, ispirazione. Tutte queste cose le ritrovo in Bruson tra il 1970 e il 1984. Mi citi Tagliabue, grande baritono, faville interpretative pochissime, cantante eccezionale in quanto a copertura di suono e passaggio, interprete freddo, gelido , spesso distaccato, specialmente nella fase finale di carriera.

  8. ma poi il velluto d quel Bruson riscontrabile dal vivo. Forse qualcuno se ne e’ dimenticato. Io per esempio in Molinari non lo colgo e il velluto come fu per il giovane Ghiaurov e’ qualita’ rara e molto appagante

  9. devo dedurre letto quanto sopra che il tuo baritono ideale sia titta ruffo. Un cantante che non utilizzi alla perfezione i ferri del mestiere può tentare di essere un interprete , ma non lo può essere. Bruson meglio degli altri della sua generazione non può competere con tibbet o stabile o galeffi sotto il profilo tecnico e infatti gli è ben inferiore come interprete. Prendi a metro di paragone l’ aria di alfonso di bruson e poi endreze e non è un trillo a fare la differenza, ma il canto a fior di labbro , il legato.

        • ma si ma si, anche la Scotto dice che kaufmann è un tenore… e Serafin se per questo scriveva meraviglie anche di Battistini, che ti devo dire son gusti, ognuno alla fine si terrà i propri… e i propri metri di valutazione. Io ad esempio posso anche concordare che vocalmente Cappuccilli fosse meglio di Bruson ma poi, tutto sommato, ho sempre preferito Bruson….

          • Sinceramente non capisco cos’altro avrebbe dovuto dire di Battistini, Aureliano. Probailmente son gusti. Ma che per lo meno si sia oggettivi riconoscerne l’eccellenza dei fondamenti tecnici di un Battistini. Perché dire il contrario secondo me è poco meno di una bestemmia. E di poco meno che bestemmie, secondo me, in questi commenti qualcuna ce n’è!!!

          • Enrico certo che Serafin ben faceva a riconoscere l’eccellenza di Battistini, ci mancerebbe! lo citavo solo per dire che anche un Serafin, che non era certo un cretino, sapeva far dei distinguo, per cui se da un lato elogiava Ruffo dall’altro faceva altrettanto con Battistini evidentemente mosso da motivazioni diverse dal momento che sono due cantanti quasi antitetici..

  10. Ciao a tutti.
    La generazione di baritoni della quale si parla,
    mi sembra di capire, dovrebbe aver inizio negli
    anni 50 (McNeil, Cappuccilli etc), per terminare
    a grandi linee nel 2014, (Nucci, Cassis etc), ho
    capito bene? E a linee ancora piu’ grandi, ci si
    riferisce ai maggiori interpreti di Luna? Beh,
    bello vastone come argomento. Lo trovo
    interessantissimo. A nessuno piaceva qulche
    altro Luna? Zanasi porello, per dirne uno, non
    se lo fila mai nessuno . Ciao a tutti:

      • Ma Domenico,
        saro’ diventato sguercio come una
        talpa, ma non son riuscito a trovarla
        la tua citazione, forse sara’ inserita
        in un altro post. No, volevo solo
        dire, che a parte i soliti che qui’
        son stati ricordati, degli onorevoli
        Luna, senza ricorrere ai grandissimi,
        ci sono stati anche nel dopoguerra.
        Zanasi per esempio, con i suoi
        limiti, lo trovo meglio di Servile o
        di Nucci, e non penso di dire
        un’eresia. (Mi attengo al solo
        metodo di canto, come giudizio,
        non parlo dei miei gusti personali,
        o degli interpreti che mi han colpito).
        Altri si potrebbero citare certo, e
        secondo me superiori a molti dei
        nominati, Dens e Lisitsian per
        esempio, ovviamente presi nel
        loro miglior periodo, e non nelle
        senili registrazioni di fine carriera.
        Ciao, buona serata.

        • Ciao Miguel, sai che Dens non lo conosco? Mi documenterò. Però Lisitsian mi piace pure decrepito: che linee che disegna!
          Su Zanasi sono d’accordissimo.
          Altro baritono più indietro nel tempo che nonv edo mai ricordare è Basiola. Altro bel conte!

          Concordo ancora sul metodo di canto come unico giudizio, ma mi pare che in questa discussione prescindere dai propri gusti sia un po’ complicato…

          • No caro, non lo e’ affatto.
            Pensaci! Io mi attengo a
            quello che dal Corriere mi vien
            richiesto : Metodo.
            Dovessi esprimere le mie
            preferenze in fatto di gusti
            personali, avresti delle
            grossissime sorprese.
            Ma le mie personalissime
            valutazioni, condivisibili o no,
            sono solo mie. L’intonazione,
            il corretto passaggio di registro,
            il legato, il suono sostenuto,
            l’emissione, la fermezza d’ un
            suono, l’emissione, invece, non sono ascrivibili al Signor Miguel, sono dati di fatto. Non
            trovi? Ciao caro.

          • Hai fatto bene a ricordare Basiola, mi chiedevo anch’io perché nessuno nominasse questo superbo cantante. Sono questi i baritoni che vale la pena ascoltare… lasciamo perdere quelli del dopoguerra per cortesia. Donzelli, mi delude saperti litigare con Celletti per difendere Bruson…

          • Sì Miguel sono d’accordo. Domani se riesco dico la mia per esteso ma ti anticipo che siccome i baritoni come tutti gli altri sono esseri umani, quindi per natura imperfetti, sono così tollerante da farmi piacere signori baritoni anche meno perfetti di un Basiola e compagnia cantante.
            In questo senso – e rispondo a Giambattista – non sono un manicheo della tecnica e quindi non lascio perdere i baritoni del dopoguerra pur distinguendo una scuola più pulita da una meno netta.
            Ma , per riassumere la questione gusto versus tecnica, definire “bercio” i canto di Cappuccilli mi sembra francamente un giudizio non obiettivo.

          • E’ necessario prendere le distanze dal canto corrotto del dopoguerra se si vuole arginare la decadenza.

          • Mancini: sembra di sentir paralre il Grande Inquisitore. Io preferisco Posa. Non so tu.

        • Premesso che a me Bruson piace molto – come piaceva anche a Celletti peraltro – anche io penso che Protti non sia certo un maestro di finezza, tuttavia lo trovo vocalmente più controllato di Cappuccilli

          • Sì, la pensavo così anch’io fino a quando ho acquistato i cd dedicati a Protti della Bongiovanni e della Preiser. È l’espressione del baritono verista per antonomasia. Stavo per buttarli nel secchio questi dischi. E poi critichiamo Bruson degli anni ’70?.. La stessa delusione e impressione l’ho avuta con Valdengo, che in sostanza canta bene solo nell’Otello con Toscanini. Tutto il resto è brutto, o giù di lì. E poi ci permettiamo di criticare Macneil?

  11. Buona sera; Donzelli in apertura ha scritto “Verdi voleva un ragazzo di venti anni o poco più, languido ed appassionato nel canto d’amore e nell’esercizio del potere anche negli affari di cuore.” allora vi propongo Jonathan Summers nella edizione australiana, quando aveva meno di trenta anni e cantava con la Sutherland ( che in effetti sembrava sua madre) – Si credibile vocalmente e anagraficamente, anche se diretto da un vegliardo come Cillario.
    PS : sono stato alla generale di Trovatore…………………..vi diro’ quando sarà il tempo opportuno. A presto e grazie

Lascia un commento