Lucia di Lammermoor alla Scala, secondo cast.

PsychoScream Non ve l’ho mai detto, ma chi mi conosce sa che amo scommettere sulla lirica, sui cast, sull’esito delle prestazioni, sui debutti di opere e cantanti. Quando si iniziò a vociferare di  una Lucia di Lammermoor alla Scala, che stentava, però,  a trovare una titolare credibile e proponibile, scommisi con una cara amica che, girala e voltala, alla fine la Scala sarebbe arrivata da Jessica Pratt. E dopo una girandola di nomi femminili e maschili, attorno al nome di Grigolo è stata incardinata la produzione. Che per la Pratt fosse un secondo cast poco importava, del resto, con i tempi che corrono ed i modi di selezione dei cantanti in vigore nei grandi teatri, gestiti secondo i diktat delle grandi agenzie. Il pubblico del teatro alla Scala, fortemente disamorato, ha puntualmente disertato il “duo d’agenzia” del primo cast ma si è presentato, invece, ieri sera, in mezzo ad una moltitudine di fans del soprano australiano e del tenore suo compagno di avventura, Piero Pretti. Un‘occasione attesa da molti per sentire del buon canto e fregarsene delle agenzie, dei loro protegè, delle loro mene presenti e future. E questa è la parte positiva di quello che devo scrivere, ossia della mia scommessa vinta, che gratificava un po’ il mio bisogno di giustizia.

Detto ciò, la mia capacità intellettiva ha subito ieri sera una di quelle prove del fuoco che a volte la vita, anche negli hobbies, ci riserva e ci impone, perché mi è accaduto di assistere ad uno spettacolo che non è stato in nulla quello che mi ero prefigurato e che avrebbe dovuto e potuto essere. Solo gli illusi e gli idioti del canto, ossia quelli che non hanno esperienza delle sue regole e dei suoi equilibri, avrebbero potuto aspettarsi dalla “Jessica“, per dirla con i suoi fans, una prova analoga a quella, bellissima, offerta quasi due anni fa a Napoli, in un teatro grande ancor più della Scala. La poco convincente Ines di Africaine avrebbe suggerito di evitare l’inutile Musetta di Salerno a dicembre per concedersi quelle pause strategiche in cui i cantanti si preparano, in realtà, per un evento importante, dato che questo secondo cast, lo ripeto, per il pubblico valeva il primo. Pausa sensata anche perché il miracolo di sapersi ritrasformare in pochi giorni in una grande Amina dopo una prova negativa come quella offerta in Giovanna d’Arco nell’inutile festival di Martina Franca, non sono cose che si possono fare di continuo. E la Scala, per quanto scalcagnata e svuotata ormai della sua tradizione di esecutori e di pubblico, resta sempre la Scala ed incute timore e soggezione anche quando i palchi ed il loggione sono popolati di fans: quello che conta e resta è sempre e solo il canto, la qualità della prova offerta. Tutto ciò premesso è andata…..come è andata. Ieri sera non ho sentito la cantante delle migliori occasioni, ma un’altra, altrettanto stupefacente, bloccata in parte dalla paura, incapace di innestare la pneumatica del fiato, che non è mai riuscita a “metter voce”, la sua voce, anche nei momenti da sempre a lei più congeniali, come la pazzia. Una cavatina sorda oltre il limite del consentito, in cui forse il maestro Morandi, pronto  ad abbassare il finale per Grigolo avrebbe dovuto intervenire ripristinando la tonalità originaria della scena, un duetto con un sempre pessimo fratello (Massimo Cavalletti) incolore, senza il dolore che richiede “Soffriva nel pianto”, solo gli acuti e i sopracuti del sestetto, cui la cantante si aggrappa quando le cose non girano, ed una pazzia di nuovo incolore, dove ”Ardon gli incensi” pareva addirittura accennato più che cantato o suonato.  Apparivano solo a tratti le belle intenzioni della Lucia che abbiamo sentito tante volte, nel contesto di una voce mai “a fuoco”, troppo ovattata al centro, falsettante, a volte anche stimbrata, sempre a disagio anche sul suo terreno. Mentre la serata scivolava via continuavo a pensare, incredula, a quella prova napoletana, alla perfezione dell’Adelaide, ai Puritani per ogni dove qui da noi, al Demetrio fantastico del giugno scorso al cospetto di un “fritto misto” che, a mio avviso, è stato costruito nei mesi scorsi, con cattive scelte, trascuratezza del suono ( cosa che il belcantista non può permettersi mai di fare ) e forse anche distrazione e sottovalutazione della prova, su cui la tensione e l’immancabile componente irrazionale di queste situazioni hanno messo “il carico da undici”. E questo nonostante l’accoglienza trionfale riservata al soprano australiano. Questa è l’amara verità di un’assurda serata che non avrei mai immaginato di dover descrivere in questi termini nonostante i “se” e i “però” in precedenza messi in conto.

Quanto al signor Pretti, posso dire che a differenza di Grigolo ha cantato il finale in tono, senza sconti. Non mi piace il modo in cui canta, perché non ha l’emissione veramente sul fiato indispensabile per questo ruolo che al contrario, gli va come tonnellaggio. Ho trovato barbaro il suo duetto d’amore, meglio l’ensemble e la scena della torre dove il personaggio sfoggiava, però, protervia e furore in luogo della nobiltà dell’eroe romantico di cui Edgardo è il prototipo. Nel finale dove ritorna l’innamorato disperato e con esso la linea di canto “in punta di forchetta” ha scontato i suoi limiti tecnici con un’ esecuzione piatta ed opaca, senza accenti e senza pathos. Spesso poi ne è andata di mezzo anche l’intonazione. Del resto non vale la pena di ripetere altro, se non che Cavalletti era ancora peggio delle prime recite ( generale e prima ), la Di Castri spaventosa, un po’ meglio Gatell. Il maestro Morandi, come nelle sere precedenti, ci ha davvero “gassato” con la sua monotonia e pesantezza con inutili clangori, diversi scollamenti buca-palco  e la mancanza di qualunque “tinta” da melodramma 1830. Parlare di concertazione in un direttore che ha imposto a cantanti diverse identiche cadenze e fioriture (come la cadenza della pazzia per estratto della Shagimuratova  alla Pratt) è impossibile, ma l’opera pre verdiana ed anche quella verdiana almeno sino alla cosiddetta Trilogia di concertazione vivono, non di fragorosi “menarisotti”.

Esito della serata: un vero e caldo successo….non certo di canto e per il canto.

44 pensieri su “Lucia di Lammermoor alla Scala, secondo cast.

  1. Ieri sera in confronto de la serata del Rigoletto a Sevilla pare che la voce sia impoverita, non va in centro perche manca la proiezione, cosi resta una interpretazione in attesa del acuto, pena perche la mia speranza era molta e ha diventato in certa delusione. Essendo la milliore del cast, avendo ricevuto degli aplausi dov’é la cantante che fa onore della Lucia…

  2. strano quello che scrivi…che tenuto conto della tua. amicizia per la Pratt t fa onore. Non vorrei che la Pratt che come ho gia’ scritto ammiro, ma che mi ha suscitato perplessita’ in Giovanna dArco alla radio e come Ines, soffrisse oltre alla terribile acustica della Scala. Di una sorte d “Giacominite” e cioe’ di una certa fragilita’ psicologica. (puoi anche non pubblicare perche’ sulla questione c si tornera’ sicuramente sopra all analisi d prove ulteriori)

    • No alberto, ti pubblico volentieri. Non mi sento assolutamwnte provocata, che e’ un po il tuo obbiettivo, ma non c’e alcuna virtu mia dato che……beh deduci tu! Chi mi conosce sa che le mie orecchie funzionano e hanno sempre funzionato in un modo solo

  3. mah .. la recita non l’ho sentita ( Rigo ci sarà la registrazione?)però tenendo un po d’occhio il profilo della cantante su fb ho l’impressione che stià un pò perdendo di umiltà,e cominci -forse anche per colpa per chi gestisce la pagina) a fare la diva…brutto segno ..

  4. obiettivo centrato caro pasquale se guardi la pagina face book vi imperversano ammiratori voglio credere sinceri, ma inesperti e capaci di usare solo superlativi aggiungi e mi ripeto addetti ai lavori che offrono o caldeggiano giovanna d’ arco e non il crispino silenti e striscianti inviti ad uniformarsi al corso piacione e il cantante è sempre più distratto dal fare carriera . D’ altra parte su scala ben più vasta quando la callas divenne una star smise di essere la grande callas quella di armida ,macbeth

  5. Non credo che la Pratt stia perdendo di umiltà.
    Credo, piuttosto, a cattivi consiglieri. Da qui, la Giovanna D’Arco o l’inutile Musetta.
    E’ una cantante molto generosa, che, di solito, non si risparmia.
    Ma penso sia ora che cominci a ragionare da “furba” e che cominci a fare una rigida selezione di cosa cantare e no.
    Ma si ritorna all’annosa questione degli agenti, etc. etc.

  6. per me DD dimentichi che alla Callas, anche quando diventò star, non fu mai perdonato niente o regalato nulla e il successo alla Scala se lo conquistava recita per recita (Traviate del 1955 e 1956 comprese). Questo almeno fino al rientro nel Poliuto e alle successive Medee. Ditemi se sbaglio ovviamente

  7. Mi spiace molto che la Pratt sia stata deludente, perché è una delle pochissime cantanti di ogni a potersi definire tale… Conservo bellissimi ricordi della Lucia e della Sonnambula a Venezia, meno di Africaine, ma mi piacque comunque.

    Spero che si ravveda nel repertorio e nel riaggiustare l’impostazione e torni a regalare a noi ascoltatori belle interepretazioni.

  8. Ho avuto “l’onore” di ascoltare la Pratt in Val d’ Itria a fine luglio scorso, e, nonostante le cose belle che sento dire di lei, mi ha un po deluso. Immagino che canti troppo e troppe cose diverse l’ una dall’ altra. Questo è il problema dei cantanti odierni. La “tuttologia” (se si può dire…) è bella, ma bisogna essere dei geni per metterla in pratica.
    ( Callas, Lauri Volpi e decine di eccetera…). Indi, scrive bene la Grisi e con onestà intellettuale, atteso che conosce la Pratt di persona.

  9. Vabbe, ora non esageriamo. E’ stato molto tempo fa…..quando pensavamo di poter fare interviste e segnalare cantamti che ci parevano talenti. Ne abbiamo intervistati altri di cui abbiamo sempre scritto secondo cio che sentivamo con le orecchie. Abbiamo smesso perche questo , data la disonesta intellettuale di alcuni, poteva nuocere loro o creare difficolta con l’intento di colpire noi. Io credo che dopo tanti anni questo sito possa dire di essere libero, indipendente, non asservito a questo o a quello ma al canto. Lasciamo le dietrologie e le fantasiose invenzioni alle claque, ai diffamatori prezzolati, agli agenti etc. Noi scriviamo quello che pensiamo, e lo faremmo anche se a cantare fossa nostra madre. Fermo restando una cosa, ossia che non e’ possibile conservare alcun rapporto scrivendo liberamente, sopratutto con i cantanti di oggi (peraltro per nulla interessanti…) che non lavorano sottoposti ad una vera e professionale critica, ma sono abituati ai pr dei teatri, agli articoli di pubblicita e alle claque. Con le conseguenze che ben conosciamo. La buca del orchestra non e’mai stata cosi grande come oggi .A presto

  10. Ohhh, finalmente!
    Le Musette e le Giovanne, quando e’
    a posto, la Signorina Pratt, se le beve
    a colazione insieme alle brioches,
    tanto per “scaldarsi” la voce!
    Si fermi e studi la Signorina Pratt,
    perche’ non ha piu’ un centro a posto,
    perche’ emette aria fritta nei gravi,
    perche’ fraseggia come una bambina
    di buona famiglia quando dice la poesiola
    per i nonni, perche’ non ha mai cantato
    cosi’ male e perche’ la voce era persin
    meno sonora di quella di Albina Shagimuratova che peraltro e’ vocalmente
    una Signora Nessuno. Altro che “brava brava” dopo due vocalizzi nella pazzia. E sono mesi
    che va avanti in questo modo, la Generosa!

  11. Comunque a mio avviso non è del tutto un male il fatto che in certi passaggi la voce mancasse un po’ nel senso che piuttosto che ascoltare qualcuno che spinge, gonfia, cammuffa per rendersi sempre udibile meglio così.
    Certo un aiuto in più dall’orchestra (sta suonando costantemente in maniera grossolana ultimamente) e quindi dal direttore…
    Preparatevi a Trovatore. Sarà cosa ben peggiore!

  12. Il commento su Pretti mi sembra complessivamente negativo. Immagino la risposta ma chiedo conferma. tra Grigolo e Pretti chi e’ stato il migliore o, detto in altri termini, chi il meno peggio ? Detto cio’, proporrei una specie di gioco-referendum: per allestire una Lucia migliore di quella recensita, quali potrebbero essere, al momento, i cantanti, limitandosi magari ai 4 protagonisti, e il Direttore su cui puntare ?
    E’ ovviamente un gioco che si potrebbe fare per qualsiasi spettacolo recensito.
    Fuori tema: pubblicherete su Turandot dell’altro ieri sera a Torino ?

    • caro Danilo, rispondo così. Pretti ha una voce che Grigolo non ha, non lega e l’emissione non è adeguata a questa opera. Grigolo avendo meno voce e nessun armonico, ti fa sentire meno l’emissione volgare. E’ però invedibile e abbassa in modo sconcio il finale, Pretti mostra la corda ma lo fa. Uno fa la star, diosaperchè, l’altro una carriera onesta. detto ciò, ma che paragoni facciamo? Sul resto non voglio rispondere perché a) mi devo riprendere dalla delusione ; b) ci sono qui fior di articoli che fanno nomi e cognomi….sempre che poi arrivino e cantino come sanno, dato che la costanza di rendimento pare diventato un altro problema. Turandot? non è in programma……abbiamo letto la locandina, interessava solo la bacchetta. magari tu puoi ragguagliarci se l’hai sentita o vista.

  13. Volentieri ma il fatto e’ che non ho competenze ed esperiense pariagonabili alle Vostre, quindi il mio metro di giudizio, che possano o meno coincidere i giudizi stessi con quelli in molti casi espressi nel Corriere, e’ piu’ quello di un appassionato che di un esperto: questo non per ostentare modestia a tutti i costi ma perche’ e’ la verita’.
    Cio’ premesso: sentito in diretta radio ii e iii Atto, tra l’altro in condizioni di ricezione non idilliache.
    Apro parentesi: in questi giorni riascoltavo, per l’ennesima volta nella mia vita, l’edizione di Molinari Pradelli che alterno nel corso degli anni con quella di Mehta. Dico questo perche’ continuare ad avere nelle orecchie quelle Turandot potrebbe un po alterare il giudizio su quello che poi si va a sentire di volta in volta.
    La concertazione tutto sommato mi ha un po deluso, forse proprio perche’ paragonata a Mehta: la magniloquenza, l’atmosfera mah …. forse un po mancavano.
    Anche orchestra e coro non mi hanno granche’ soddisfatto, soprattutto gli archi e, tanto per fare un esempio, gli ordini delle guardie all’inizio del terzo atto.
    Il terzetto dei Ministri, cominciando dai personaggi secondari (ma i Ministri sono poi secondari ?) secondo me e’ venuto abbastanza male ma soprattutto per colpa dei 2 tenori (Luca Casalin e dell’altro mi sfugge il nome), con intonazione precaria: a tratti quasi parlavano. pero’ ci risiamo: se uno ha nelle orecchie Piero de Palma……. Il baritono, Donato di Gioia, se non erro, un po meglio ma qui veramente non ho capito: o un improvviso e momentaneo difetto di trasmissione radio o una vera e propria stecca su “vorrei tornar laggiu'” Boh.
    Il Mandarino, Ryan Milstead mi sembra accettabile ma nel II Atto canta una sola frase, non che nel Primo Atto abbia chissa’ quale impegno.
    L’Imperatore: Antonello Ceron. Sappiamo che Altoum e’ vecchio, indirettamente afferma lui stesso di non essere lontano dalla morte, pare che Puccini avesse prescritto “con voce flebile” ma qui l’hanno preso alla lettera. questo, secondo me, dopo le 3 vane esortazioni al giovane intrepido di tornarsene a casa sicuramente ha avuto un collasso: non posso spiegarmi diversamente la voce tremula e, che dire, senescente con cui si e’ rivolto al Principe Ignoto. Quindi, durante il racconto di Turandot ed il primo indovinello ha avuto un collasso ma poi, miracolo, lo hanno rianimato: era un altro. “non perderti straniero”, “e’ sacro il giuramento”, “il cielo voglia che col nuovo sole mio figliolo tu sia” erano di un’altra persona. Forse Direttore e cantante hanno inteso farci credere che, affranto oltre ogni limite prima degli enigmi, una volta risolti ha tirato un sospiro di sollievo e si e’ rianimato ? Puo’ darsi: come idea ci puo’ stare ma la voce tremula dei tre inviti di cui parlavo era proprio sgradevole.
    Allora, ci sto girando intorno ma veniamo ai protagonisti.
    Johanna Rusanen, finlandese al debutto in Italia, se non ho capito male accreditata di avere cantato, tra l’altro, Mimi’, ma che c’azzecca Mimi’ con Turandot ? Allora, Johanna Rusanen era prevista, ad inizio di Stagione, in secondo cast mentre la prima Turandot avrebbe dovuto essere Linda (o Lisa) Lindstrom. Martedi’ sera, sul Sito del Regio, ho appreso che la Lindstrom era cancellata con promozione della Rusanen in primo cast: non so quando sia avvenuto il cambiamento ne’ per quali motivi: ora la seconda Turandot e’ Raffaella Angeletti.
    Divento noioso se poi dico, ma la Nilson, la Sutherland (a me la Sutherlando Turandot piace molto: e’ incredibile ma mi piace molto): pero’ la Rusanen, di spessore vocale non indifferente, il peso specifico ci sarebbe ma l’emissione e’ ingolata e in alto, praticamente solo urla. l’elenco sarebbe lungo, a partire da “quel grido e quella voce” fino alla fine di tutto: “il suo nome e’ amor” e anche qui un urlo. Per la Rusanen chiudiamola qui, non saprei che altro dire.
    Roberto Aronica: emissione dura, frasi qualche volta urlate, uno sforzo costante, registro acuto inascoltabile. Non e’ che io voglia per forza andare a parare sul momento piu’ famoso dell’opera ma quello e’ il paradigma di quanto ho appena detto: sforzo costante e, sul celeberrimo si nat conclusivo, un autentico bercio. Rimpiango Martinucci, sicuramente, senza nemmeno andare a scomodare Pavarotti e Corelli , per rimanere ai dischi e alla seconda meta’ del secolo scorso. In un’intervista registrata trasmessa nell’intervallo parlava un po della sua carriera, iniziata con ruoli lirici (Duca) e approdata ora a ruoli piu’ spinti. In futuro, non si sa dove ne’ quando, ha detto che debuttera’ in Foresto. se fosse a Torino, cerchero’ di perdermelo. Il suo maestro e’ stato Bergonzi, o anche Bergonzi, ma l’allievo, prego credere, non e’ come il Maestro: la M maiuscola di Maestro e’ puramente voluta. Io pero’ possiedo una registrazione di Traviata a Genova del ’97 o giu’ di li’ (casa discografica Fone’) con Devia e Zancanaro ma il cantante allora mi sembrava di ben altro livello: dovro’ riascoltarla.
    Non e’ che Carmen Giannattasio mi abbia entusiasmato: qualche suono fisso e, per utilizzare un’espressione che Cetletti usava per alcuni bassi, una patata in bocca. lo avevo gia’ notato nel Concerto di Capodanno alla Fenice.
    Giacomo Prestia, che sosterra’ tutte e 11 le recite, direi dignitoso ma, forse, un pochino deludente: qualche tremore, mi pare, su “l’anima offesa si vendichera”.
    Una nota di cronaca: il secondo Principe Ignoto e’ Walter Fraccaro, la seconda Liu’ Erika Grimaldi.
    Detto questo, ho in tasca il biglietto per la quinta recita, quella di Domenica pomeriggio, la terza con il primo cast.
    Mi sembra di capire che la parte visiva non sia disprezzabile, speriamo, ma sono proprio curioso di vedere come rianimano Altoum.

    • Io invece ero presente in teatro e posso assicurare che le maggiori sono venute dalla bacchetta, che punta tutto sulla quantità creando solo clangori e baccano inutile e fastidioso. Manca quella poesia e quella capacità di accompagnare i cantanti che mi aspettavo viste alcune sue performance precedenti. Sui cantanti c’è proprio poco da dire, non posso neanche dire di essere deluso. Taccio dei due protagonisti uno più inadeguato dell’altro alla parte con acuti costantemente ingollati e difficoltosi e omissione dei due do, cosa vergognosa per un tenore che voglia eccellere in quest’opera. Posso solo dire che la nella scena del III atto la Giiannatasio e la tirandot non si distinguevano timbricamente. Lo spettacolo è di impatto visivo ma la recitazione è immobile tranne che per il boia che si contorce in maniera ridicola. Una turandot insomma perfettamente in linea col terribile momento che la lirica sta vivendo.

        • Torno su Turandot. so che sono fuori tema perche’ l’articolo e’ dedicato a Lucia, ma Giulia Grisi mi aveva invitato ad esprimere un parere e mi sembra educato rispondere con un ulteriore commento, dato che il primo era relativo alla parziale diretta radiofonica di mercoledi’ mentre oggi ho assistito alla recita pomeridiana, sempre con il primo cast.
          Allestimento: classico, dunque, per un retrogrado come me che in linea di massima predilige tali allestimenti dovrebbe andare bene ma non e’ che ne sono particolarmente entusiasta. Stessa scena per tutti e tre gli atti ma in realta’ l’ambientazione dovrebbe cambiare. Anch’io, come Richard 997, non sono granche’ estimatore delle figurazioni dei boia e non ci ho voluto prestare grande attenzione. Non ho trovato invece sempre scarsa la recitazione: non sono mancati i momenti interessanti: un esempio: i 3 Ministri che si palleggiavano spintonandolo il Principe nel I Atto invitandolo a stare alla larga dagli enigmi; anche nel terzetto del II Atto non mancavano spunti interessanti: insomma, come dire, l’aspetto gestuale ed espressivo era convincente. Non soddisfacente la realizzazione, diciamo cosi’, logistica, di alcune scene. Faro’ un solo esempio: capisco che si debba cantare rivolti al pubblico ma rispondere agli indovinelli voltando proprio le spalle a Turandot, mah….. Poi non e’ sempre vero: perche’ il Principe Ignoto risponde ad Altoum voltando proprio le spalle al pubblico.
          E poi, quelle scalinate …. di impatto visivo, si’, ma in fondo ingombrano un po troppo la scena. non c’e’ spazio a sufficienza per i movimenti della folla.
          Passiamo alle orecchie, ora. Nel mio primo commento, piu’ gelo che foco, anzi foco proprio poco. Oggi, dopo il Primo Atto, un po di fuocherello, forse perche’ ero partito proprio con neri presagi e, quindi, mi sembrava meglio del previsto ma, alla fine, il fuocherello si e’ un po ridotto. Nel complesso, comunque, forse un pochino meglio di mercoledi’.
          Allora: ribalto il mio giudizio su orchestra e coro: secondo me una buona prestazione: evidentemente la ripresa radiofonica non rendeva giustizia. Al contrario di Richard 997 non ho trovato particolari pecche alla concertazione, che mi e’ sembrata complessivamente soddisfacente.
          Mandarino: piu’ che dignitoso.
          Ministri: anche qui ribalto sostanzialmente il giudizio: confermo buono il baritono e migliori di come li avevo percepiti e descritti,i 2 tenori.
          Altoum: confermo quanto detto in precedenza. sgradevole nelle esortazioni al Principe, accettabile dopo.
          Giacomo Prestia. confermo. un po di delusione, non sufficientemente morbido nell’emissione, qualche suono un po traballante.
          Carmen Giannattasio. gradevole scenicamente, l’emissione non e’ un modello di dolcezza e rotondita’ di suono e, poi, confermo la patata in bocca; le due arie non sono un modello di virtu’ canora ma, insomma, potevano venire peggio.
          Roberto Aronica: emissione dura, legnosa e forzata, note alte problematiche ma in realta’ e’ tutto problematico: nel complesso, un po meglio, o meno peggio, della prima: mi e’ sembrato di notare minore affanno anche nell’aria, della quale in qualche modo e’venuto a capo un po meglio della prima, anche nel si nat conclusivo. Sara’ un caso ma, alla prima, l’aria e’ passata completamente sotto silenzio, mentre oggi applausi convinti e diversi “bravo” e addirittura qualche “bis”, non da parte mia, ovviamente, dato che non ho mosso le mani ne’ aperto bocca. ci vuol altro. Ma, secondo me, il problema non e’ il mancato do nat, penso che Richard 997 si riferisse a “tutta ardente d’amor”, che, tra l’altro, correggetemi se sbaglio, e’ di tradizione, non scritto da Puccini. Io, personalmente, ne faccio volentieri a meno: e’ la prestazione complessiva che lascia desiderare. continuo a rimpiangere almeno Martinucci.
          Johanna Rusanen. sostanzialmente confermo: in zona acuta sono urla, e’ accettabile, anche buona, se vogliamo, piu’ in basso: “Contrastata e divisa tra due terrori uguali: vincerti o esser vinta”.
          Al termine: caldo successo di pubblico per Prestia, la Giannattasio e Aronica, un po meno per la Rusanen e io mi accontento di Ping e del Mandarino: meglio che niente, diciamo cosi’.
          Curiosita’: nell’alternarsi delle recite sono di solito previsti 2 cast ma, nei ruoli minori, spesso non c’e’ alternanza. Qui, invece, sono previsti 2 diversi cantanti per l’oneroso ruolo del Principe di Persia.
          Saluti.

  14. Premesso che il secondo cast non poteva, rispetto al primo, essere diretto da un resuscitato von Karajan e che l’acustica della Scala, se sotto in buca c’è fracasso, non aiuta nessuno, è stato chiaro che i debuttanti Pratt e Pretti sulle prime stessero più tesi di una corda di violino.
    La recita è andata in crescendo per entrambi, con una “pazzia” assolutamente sdoganabile (anni luce dalla versione Disney della succitata Sagimuratorova, fissa e stonicchiante) e con un finale, per il tenore, risolto in tono e con autorità d’accento.
    Che poi l’una, pur essendo australiana, non sia la Sutherland e che l’altro non possa vantare il timbro di Pavarotti (ma riconosciamogli che non s’è impiccato, come accadde al Lucianone sui Si de “oh bell’alma innamorata”) mi sembra sia palese a tutti.
    Non concordo con la divina Grisi su Grigolo, che ha sì una voce ricca di armonici e anzi sfacciatamente gettata via, ma stilisticamente andrebbe bene si e no per Oklahoma!, il Musical a cui penso egli in realtà aspiri: son convinto che finirà la carriera cantando musica Pop-Rock e napoletanate varie.
    Tra i due, comunque, moltoooo ma moltooooo meglio Pretti. E dirò di più: col secondo cast meglio anche Cavalletti, che con Grigòlo al fianco, fa a gara a chi grida di più e a far la voce del babau. Si sa, Enrico è un cattivone!
    Una domanda ai “saputi” (informati) infine: come mai è sparito dal cartello il Bidebent di Orlin Anastassov? Boh…
    Saluti
    PS incredibile, ma vero, la registrazione dalla postazione laterale della seconda galleria avvantaggia le dinamiche e la Pratt sembra avere il “vocione” che dal vivo par le manchi. Comunque io aspetto la recita di domani domenica 16 per esprimere un giudizio definitivo.

  15. Fortunata pomeridiana oggi 16 febb, con la signora Pratt che e’ andata in crescendo ed ha eseguito la scena della pazzia con qualita’ vocale e registro che finalmente ci hanno rincuorato. Brava anche come attrice in uno spettacolo che personalmente ho trovato di gusto con belle scene, luci e costumi fatta eccezione per la apparizione di qualche fantasma di troppo. Malgrado l azione sia spostata fine 900 uno spettacolo discutile ma almeno bello da vedere .
    Decisimante convincente il tenore Pretti che e’ dotato di un bel timbro e di una buona quantita’ vocale che non gli difetta …certo qualche sbavatura nel passaggio di registro ma tant’e. La vera pecca dello spettacolo e’ stata la direzione rafazzonata e chiassosa del sig morandi che si e’ meritato dei sonori buu alla sua uscita…e forse i professori d orchestra c hanno messo del loro .
    Abbiamo sentito un a costante monotomia musicale incolore …e anche degli evidenti fuori tempo assai grossolani . Meritati applausi nel 2 atto per la pratt che avrebbe forse potuto osare anche di piu’ ne ha le qualita’. Un buon successo un po per tutti e appunto sonora contestazione al sig morandi.

    • stavo per scrivere le stesse cose, mi hai battuto sul tempo… ero nel proscenio primo ordine dx e devo riconoscere che alla fine sono uscito soddisfatto. Non è la Lucia dei miei sogni (ne ho sentite tante con la Devia e Gavazzeni pure…), ma tutto sommato a parte la orchestrazione pesantissima, tardo ottocentesca direi, le voci ieri c’erano. La Pratt la ho trovata un po’ leggera e troppo tirata a volte; Pretti mi pare un tenore vecchio stile, ma ha fatto la sua porca figura; e infatti i fischi li ha meritatamente presi il direttore, dato che tutto sommato c’era poco da fischiare gli altri… e i fuori tempo imbaraqzzanti; ho portato due amici che non erano mai stati all0opera e si sono girati a guardarmi; i fuori tempo lo sono anche per chi non capisce… :-)

      rispondo a enrico: il fantasma della scala era la voce di chiamata del tenore “5 minuti”… si devono essere dimenticati di toglierla dal retro del palcoscenico per lasciarla solo nei corridoi (sembra la voce “mancano 5 minuti alla fine del mondo” di un film ambientato a napoli negli anni ’50 o ’60 di cui non ricordo il titolo… certo che tra entrate mancate (Traviata) e cavolate varie, mi sembra che i tecnici siano un poco smarriti in Scala

  16. Mannaggia, oggi pomeriggio si è sentito il fantasma della Scala!?? Appena iniziata la cadenza della pazzia si è udita una strana voce (un rombo di un’auto non mi pare) sembrava il lamento di un ubriaco amplificato….
    La Pratt mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, ma solo a confrontarla con lei stessa del Ciro o simili… Mi aspettavo più fantasia, più spavaldo virtuosismo, un po’ più di suono e controllo al centro. SI è un po’ ripresa dal II atto.
    Il direttore ben (giustamente) buato.
    I due tenori non maluccio.
    Uno spettacolo onesto, non da delirio (che comunque non c’è stato). Peccato.

  17. Presente alla recita del 16.2 u.s., ecco alcune considerazioni personalissime, come sempre senza alcuna pretesa di completezza e/o precisione.

    L’allestimento mi ha decisamente convinto. Vero che le apparizioni dei fantasmi sono cose già viste e non essenziali, ma a me questi “colpi” di teatro piacciono e anche tanto. In particolare la scena finale non è stata inserita proprio a caso, bensì è stata connessa ad un altro elemento simbolico utilizzato nella Partenza, cioè il mantello sul quale i due amanti si siedono a giurarsi amore eterno. Infatti nel finale il fantasma di Lucia arriva proprio nel momento in cui Edgardo stende lo stesso mantello e ci si siede sopra. Altro aspetto registico interessante è proposto in chiusura del Primo atto ad anticipare l’alienazione mentale di Lucia con un’azzeccata alienazione fisica: in faccia alla protagonista, infatti, è stata calata una tenda/sipario bianca semitrasparente, con il soprano che da le spalle. Mi è piaciuta anche la scelta di come far muovere Edgardo dopo il sestetto, con il tenore che vaga in mezzo ai presenti con fare ansioso ed incredulo, indifferente all’ambiente ostile circostante ed ai “pretoriani” di Lord Enrico…ripresosi dallo smarrimento, ritorna nel suo vigore dell’eroe tradito sfoderando impavido la spada contro i tre pretoriani: bel modo di collegare la fine dell’atto primo con l’inizio del secondo, in cui i due contendenti si giurano la morte a duello.

    Quanto agli aspetti vocali, ho apprezzato i due protagonisti ed il mio giudizio positivo è, almeno in parte, forse dovuto anche al fatto che avevo nelle orecchie lo spettacolo discutibile (per usare un eufemismo) del Trovatore della sera precedente. Quindi ci voleva ben poco per far meglio.

    La Pratt ha aperto le danze con voce piuttosto esile e poco sonora acuti a parte (ma per lo meno non ha mai gonfiato i suoni per apparire più percepibile), spesso coperta dall’orchestra. In ogni caso la voce è sempre parsa ben proiettata, con acuti più squillanti e timbrati soprattutto nel 1° e 2° atto (forse talvolta troppo corti, rispetto ai suoi standard) ed un po’ meno nella Partenza, quando in un paio di casi sono giunti meno controllati ed a fuoco (specialmente in “Quando rapito in estasi” ove, però, va apprezzata la facilità nell’eseguire le scale finali). Finalmente un soprano che emette suoni che si espandono oltre la buca e ciò dicasi soprattutto a raffronto con la prova verdiana del giorno precedente. Numerose smorzature pulite e nitide; meno nitido e sonoro è stato “il fantasma il fantasma”, ai limiti del sussurrato. Durante il sestetto, anche a causa del fracasso orchestrale, la voce della Pratt era, con quella di Cavalletti, l’unica ad essere udibile. Notevole la scena della pazzia, suoni a fuoco ed agilità ben risolte senza denotare affaticamento. In particolare mi ha colpito quella che ritenevo un’anomala coloratura (molto “leggiadra” e ben inserita) perché non la ricordavo dai miei pregressi ascolti: cioè quella sulla parola “CIELO” nel daccapo di “Spargi d’amaro pianto” … per curiosità ho poi ascoltato numerose esecuzioni di vari soprano (immaginavo avesse tratto spunto dalla conterranea Sutherland) ed ho visto che la Sills era solita colorare anche quella parola (in modo più lungo). Alla fine meritati applausi.

    Quanto ad Edgardo, Pretti ha tenuto bene il palcoscenico, belle intenzioni interpretative e fraseggio pulito, notevole immedesimazione del personaggio. Voce a fuoco, corretto governo del mezzo, nessuna gigioneria e buona uniformità nei passaggi di registro (a differenza degli altri due tenorini, nei quali si notava soprattutto la fastidiosa sbiancatura ed assottigliamento della voce ad ogni nota alta). Non un granché l’acuto su “Ivi t’ucciderò” in apertura del 2° atto e prima del duetto con Enrico, piuttosto urlato e traballante, ma questa è pur sempre un’annotazione isolata nell’ambito di una prestazione positiva. In particolare degne di menzione sono le esecuzioni di “Verranno a te” nella Partenza e, soprattutto, “Tombe degli avi miei” eseguito con trasporto e facilità, coinvolgente appieno. Corretta anche l’aria finale, anche se le note acute accentate sono state rese in un modo che mi è parso un po’ troppo spinto. Meritati applausi.

    Se entrambi i protagonisti hanno dimostrato di saper correttamente governare il mezzo, un tanto non può dirsi per Cavalletti, per il quale ogni “salita” è apparsa volgare e spinta, con assottigliamento della voce e difficoltà nel tenere le note più lunghe. Dava la sensazione di essere a rischio stonatura. Voce inspessita artificiosamente, gravi per lo più ingolati e traballanti. Ho apprezzato, invece, l’aspetto meramente attoriale, composto ma allo stesso tempo conforme al personaggio. Voce sonora, niente da dire su questo, mai coperta dall’orchestra e ben udibile.

    Il basso Sergey Artamonov ha un notevole mezzo, non eccessivamente inspessito (ad esempio in confronto a Cavalletti), buon fraseggio ed intenzioni soprattutto nella scena con Lucia del Primo atto. Meno a fuoco ed arrancante nel Secondo atto su “Dalle stanze ove Lucia” dove la fatica è emersa soprattutto nello stridulo e assottigliato acuto in un “sorriso balenò”.

  18. malaugurata idea di assistere alla recita di ieri sera 19.febb
    dopo aver sentito la pratt e pretti domenica 16 a confronto di ieri
    sutherland e kraus!
    Inqualificabile linea di canto della protagonista shagimuralova
    che ha cantato un’operatta di strauss ..imbarazzo nel 2^atto
    scena della pazzia (i pazzi eravamo noi andati a sentire!).
    … mi è sembrato anche di sentire delle graziose
    stonature nei centri della signorina ,nessuna linea di canto ; note e gridolini vari qua e là e risatine tipo barbiere ….
    Mr Grigolo l’avevo già sentito nel rigoletto l’anno scorso…
    per me è un mistero ! ha sicuramente un po’ di tecnica, ma poca,
    per giunta neanche una bella voce alquanto spigolosa e fredda; Grande attore ma peccato sia un tenore !!…mi sono dilegutato e non ho osato ascoltarlo nel finale non ho resistito…

    Insomma ieri sera è andata in scena Lucia di Lammermoor di versione operetta con qualche nota di cavalleria rusticana;
    rusticana per la grancassa generosamente offerta dall’orchestra e
    da questo direttore ! e comunque l’orchestra ha suonato molto meglio rispetto a domenica l’ingresso di Lucia nel 1^ atto accompagnata dall’arpa decisamente bello .
    Resta cmq uno spettacolo
    che personalmente non mi è dispiaciuto … ovviamente per i comprimari non si può dire male ..
    Si capisce la ragione per cui non ci siano più problemi a trovare
    i biglietti … la qualità di queste produzioni a corrente alterna
    dove manca sempre qualcosa e dove il pressapochismo la
    fa da padrone .
    Pubblico scarso, annoioato a tratti attonito o indaffarato con i
    ipad e tablet!

  19. Ho inviato prima di terminare il commento… comunque… Ho ascoltato tutto e in sintesi: Orchestra quanto mai distratta e fracassona, Coro no comment. Il Direttore non capisco che ci stesse a fare, tanto vaeva lasciar tutto al primo violino, magari li faceva suonare meglio, più a tempo e insieme e intonati. Le voci: Raimondo una cosa francamente imbarazzante. Arturo: una vociuzza… Enrico avrebbe anche un certo “colore” di natura, ma di sicuro più adatto al ‘700 che non a Donizetti ogni acuto preso di forza e da sotto, mai una sfumatura… poi qualcuno mi spieghi il vizio che la quasi totalità dei baritoni ha al giorno d’oggi di strascicare la esse “appresshati Lucia”…o … in lei shoverchia è la mestizia ” e simili. Chi vorrebbero emulare? boh! Lucia: non mi ha procurato una , dico UNA, emozione. Non mi ha offeso l’udito col malcanto, ma nemmeno mi ha fatto commuovere o mi ha procurato una qulsiasi reazione . Tutto bello, ok, fa tutto ciò che deve, ma….ho avuto l’impressione che “si cantasse addosso”. Edgardo: al duettone non mi ha fatto particolare impressione. Concertato: Accento baldanzoso, anche troppo a volte… ma mi ha dato l’impressione di un motore diesel… molto lungo a scaldarsi… Scena della torre idem. Finale mi è piaciuto abbastanza. Ma vocalmente lo ricordavo decisamente meglio, con gli acuti più luminosi e i centri più leggeri. Non so sarà che gli fan cantare di tutto…. Saluti a tutti Maometto II P:S.: INDIMENTICABILI GLI ULULATI DI ALISA ALLA STRETTA DEL CONCERTATO!!!! A-IU-TO!!!!!

    • Ho assistito alla rappresentazione di domenica 16 e la Pratt mi ha saputo emozionare. Mi è piaciuta per la sonorità dolce della voce e la facilità di emettere acuti che mantengono, con personalità, la linea del canto. La scena della pazzia mi è parsa consolidata e lei convincente anche a livello d’interpretazione scenica. Il silenzio assoluto in sala mi ha fatto pensare che in quel momento eravamo tutti con lei. Riconosco che quando scende nel registro centrale si manifestano alcuni problemi ( vedi prima parte) . Fatica a rimanere sulla linea del canto, perdendo il senso della narrazione. Davvero terribili gli urli di Alisa nella chiusa del sestetto, ero seduta in prima fila e sono stata letteralmente aggredita. Ho creduto per un istante che stesse arrivando il 118 a soccorrere qualcuno in sala…

  20. buon giorno, che spasso leggervi. Ho finito il turno e fino a domani mattina non ho angosce professionali.
    Certo dopo avervi letto penso di averfatto been a non ritornare alla scala per un’altra Lucia, di tempo nè ho poco, sono nella proncia estrema lombarda e non felicemente sisetmato come molti di voi a milano e , mi spiace dirlo, devo percio’ trovare rifugio nei dischi e nelle registrazioni che ho , complice il buon Rigoletto, e non solo.
    E mentre leggevo delle impressioni “fuori tema” sulla Turandot, sono andato alla mia Turandot con Martinucci, Renzi, Cannarile e credo che rapportate ad oggi e a quello che ho letto , forse era piu’ accettabile e vestita di sufficiente dignità musicale e interpretativa.
    Ma parlo del secolo scorso purtroppo.
    Continuate a scrivere, per noi comuni mortali, che almeno si impara qualcosa.

    P.S Non so come aprire un nuovo argomento, signora GRISI, ma ho messo le mani su edizione in vinile di “Orfeo ed Euridice” con K. Ferrier, diretta da C. Bruck. Volevo vostro parere ovviamente.
    grazieeeeeeeeeeee e abbiate pazienza.

    • La Ferrier in Orfeo! al di là di alcuni limiti di emissione che non mi interesano nello specifico , è uno di quei casi di identificazione totale fra interprete e personaggio che quasi mettono inquietudine! Sublime.

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