Fervidi pensieri: Werther dal Metropolitan

14 janvier au 04 fŽvrier 2010 ˆ l'OpŽra Bastille

Un nostro affezionato lettore ci ha “provocati” a riferire e riflettere sul Werther che ieri sera è stato trasmesso da Rai Tre dal Metropolitan di New York, protagonista Jonas Kaufmann. La verità è che la riflessione sulla parte vocale, sia per la coppia protagonistica che per quella deuteragonista, potrebbe essere sempre la stessa con la perenne e perpetua doglianza sui cantanti ed, aggiungo, senza nessuna possibilità di salvare alcunché o di trovare qualche passo migliore degli altri. E questo gioverebbe ai consueti detrattori della Grisi che vanno mettendo all’indice questo costante dir male ed i quali ormai sono smentiti da alcune delle loro medesime frange che altrove, fuori da un teatro della nostra un tempo operisticamente grassa provincia emiliana, proprio mentre mi accingo a scrivere, vanno dicendo che l’ultimo spettacolo scaligero ( La Sposa dello Zar ) è stato poco fischiato e che sarebbe ben ora di dire la verità su quel che viene ammannito nei teatri. Per dovere di cronaca e non certo per accanimento verso un cantante ( che stimo persona intelligente e simpatica ) faccio solo alcune notazioni generali su un protagonista che tutto fa fuorchè cantare. Entra e quando chiede l’indicazione stradale sentiamo un baritonaccio afono e bolso; arriva l’invocazione alla natura e la frasetta “come arpa sonora”, che nell’esecuzione di un cinquantenne Schipa in Scala 1934 era un suono dolce ed espanso, diviene un rauco mormorio; quando poi al secondo atto Werther si scaglia contro le nozze di Carlotta con Alberto arrivano urla scomposte e slegate che ricordano il vociferare dei peggiori imitatori de l peggior del Monaco. Ovvio che al duetto del “chiaro di luna “ siano o rochi falsetti o suoni frequentemente stonati, perché il non metodo di canto di Herr Kaufmann non solo pregiudica la qualità vocale, ma anche quella musicale, come intonazione e rispetto delle indicazioni di spartito. Arrivati al terzo atto, dove Werther è chiamato ad eseguire la pagina più famosa dell’opera, non possiamo non rilevare come la voce appaia ridotta di volume e intaccata anche al naturale capacita di vociare, come quella di emettere falsettucci, tanto piatta ed incolore è l’esecuzione della pagina. E’ naturale che Werther muoia, dopo un intermezzo ben suonato, nella più assoluta piattezza ed anonimato. Aggiungiamo che la specialista di Carlotta, Sofie Koch non è neppure in grado di emettere un la acuto decente e legato come accade all’addio a Sofie ed il timbro, nei pochissimi acuti della parte (prima interprete a Parigi ne fu un contralto come Marie Delna, ma sta benissimo anche a soprani centrali), sia bianco e senescente, come se la voce fosse stata provata da centinaia di Amneris o Santuzze, e poi…e poi passiamo ad una considerazione assolutamente generale. Il risultato che, impietoso, un Kaufmann e con lui altri divi dello star system come la Bartoli vanno esibendo e che i loro press agent ed i giornalisti ad essi assimilati è il combinato frutto di incapacità professionale minimale del cantante ,che altre ed ultronee ragioni all’irrinunciabile principio “si canta con la voce” spacciano per novità interpretativa e “dire qualche cosa di nuovo”. Solo che se il “dire qualche cosa di nuovo” potrebbe essere accettabile solo nel rispetto di quello che è il conoscere l’arte e la tecnica. Senza i quali non si è cantanti. La bellezza il fascino fisico l’avvenenza possono essere solo un condimento, ma non la pietanza. Fra gli ascolti propongo il Werther di Fernand Ansseau, uno dei più grandi Werther di voce scura ed ampia (contrapposto a quello di Edmond Clement, altro ascolto per evitare i soliti Schipa Vanzo e Kraus). Ansseau era per i canoni del tempo un bellissimo uomo, alto, misurato attore, ma prima di tutto era un magnifico cantante, vocalmente dotato e tecnicamente rifinito, capace di fermezza di suono, ampiezza, smorzature, legato. Insomma un cantante non un falso artista, che può illudere falsi critici, falsi direttori artistici, falsi ed imbambolati ascoltatori.

O Nature – Edmond Clément

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50 pensieri su “Fervidi pensieri: Werther dal Metropolitan

      • vedi nel caso di Kaufmann avrebbe poco senso citare Valletti perché i due nulla hanno in comune. Per dimostrare e ci vuole davvero poco che il Werther di Kaufmann è un’offesa ci vogliono tenori lirico spinti quali appunto Fernand Ansseau, George Thill, Carlo Bergonzi e mi dolgo che non ci sia nulla del Werther di Pertile (per la cronaca lo cantò spesso, prima del rientro di Schipa in Italia ed il monopolio per un decennio e più del grande tenore leccese). Avevo pensato anche di proporre Vanzo, che per certi versi ritengo superiore a Kraus proprio perché tenore di un certo peso e calibro anche se non osò mai le opera che oggi frequenta Kaufmann. ciao

        • capisco perfettamente, in effetti il Werther “con gli ormoni” non fa per me. Adoro quest’opera, ma se cantata con languore , nostalgia, spleen…..per questo le versioni integrali (o quasi) di Schipa, Valletti e , in parte, Kozlovsky rimangono per me insuperabili.

          • si Vanzo in Werther mi piace abbastanza, ma non come nei “Pescatori di perle” , da lui mi sarei aspettato mezzevoci più estatiche.

    • Oh sì, proprio Gedda! Dopo aver ascoltato il Werther di Thill, D’Arkor, Schipa, Kozlovsky, o più recentemente Bergonzi in un live del ’69, secondo te è il caso d’abbandonarsi all’ascolto d’una voce neutra e fredda come quella di Gedda? Per favore..

      • ancora una volta son d’accordo con Cortecci. Gedda l’ho ascoltato dal vivo e ammetto che aveva una voce che correva e belle mezze voci, ma perché riuscisse a “scaldare” doveva cimentarsi in arie come quella di Lensky che grazie alla sua scaltrezza tecnica suscitava grande emozione per equilibrio, virtuosismo e senso della misura.-

        • Caro Billy,
          grazie per aver postato questa registrazione che non conoscevo.
          Per la dolcezza del canto , ricco di morbide sfumature, il lirismo venato di melanconia , la luminosità del registro alto e – last but not least – la suprema eleganza dell’insieme, per me Kraus è Werther tout court.
          ( e dopo questo effluvio di dolci parole per il grande Alfredo, spero che la Divina Giulia mi promuova almeno dalla categoria di sciroppo a quella di rosolio …)

        • vedo che la vexata quaestio Werther di grazia Werther di forza (scusate la generalizzazione) è sempre molto sentita. Prima o poi qualcuno dovrà occuparsene guardando l’intera discografia dell’opera o meglio delle pagine del protagonista e magari la partitura perché è lo strumentale che ai Werther di può creare difficoltà.
          alla fine in medio stat virtus e credo che il medio sia Alain Vanzo che ho il rimpianto di non essere andato a sentire ai primi anni ’80!!!

          • sì fatelo ne sarei molto contento. A mio avviso, poi, non è nemmeno così difficile: è sufficiente confrontare la frase d’entrata , nemmeno tutta l’aria! basta solo la prima frase “Je ne sais si je veille ou si je réve encore” tutto il personaggio è già lì, e solo i grandissimi Werther sanno farcelo capire…….(basta ascoltare Schipa per capirlo senza ombra di dubbio)

  1. Bell’articolo condivisibile anche se i paragoni annientano Kaufmann, tutti quelli postati ed anche quelli citati (Gedda sara’ freddo e spesso mi infastidisce nel repertorio italiano ma in quello francese stile ed eleganza non gli mancavano) i paragoni sarebbero al limite con i Werther minori (Garaventa per esempio che però supera e di molto il bel Jonas) ma il problema e’ sempre lo stesso cantando così non ci può essere alcun tipo di interpretazione

  2. Sabato sera, notando un commento di Giulia Grisi “in tempo reale” sul Werther, ne ho postato uno anch’io in cui definivo “buone” la Koch e la Olopesa: era all’incirca il momento dell’ingresso di Werther nel III Atto. Dunque, ho trovato meritati gli applausi alle 2 arie di Charlotte, senza per questo intendere che non abbia dei limiti. un po stridula, schiacciata e priva di rotondita’ in alto e nei passi piu’ concitati ed anche, mi pare, non particolarmente intonata in certi momenti, tipo le ultime battute che ho risentito nel link postato da Amodomio. So che ai vostri occhi pecco di generosita’ ma, da “orecchiante” (adotto anche per me la definizione che ha dato di se stesso VIVAVERDI in altro articolo) di Sophie Koch non mi lamento.
    Per Kaufmann, mi sembra che proprio nel IV Atto, quasi tutto da cantare piano, possa essere piu’ accettabile che altrove: i problemi mi sembra che siano proprio quando canta a voce piena, tant’e’ che qualche cosa mi pare che l’avesse azzeccata anche prima “humble mortel, misterieux silence”, ma per il resto ….. in un messaggio inviato a Radio 3 l’ho definito “pesante e stentoreo” o qualcosa del genere rimarcando come “Thill, Schipa e Kraus appartengano ad un altro pianeta”. Ora, io non conosco tutti i Werther di cui si parla nell’articolo e nei commenti ma, dopo gli ascolti, non fatico a collocare Ansseau e Clement in quell’altro pianeta, con una preferenza per il secondo, devo dire. Dunque, in definitiva, ingiustificato lo scrosciante applauso ai versi di Ossian e, in generale, il consenso tributato dal pubblico al tenore.
    Nell’articolo si evince un giudizio negativo anche su Lisette Olopesa e Bezic. Anche qui vi sembrero’ peccare di generosita’ ma la prima a me e’ piaciuta e, essendo molto giovane, mi ha suscitato buone speranze per il futuro, al contrario del secondo che comunque, in un gioco a trovare qualcosa di peggio, al confronto con lo Scarpia radiofonico di giovedi’ scorso fa la figura di un autentico fuoriclasse.
    A proposito di Werther. molti lo sapranno gia’, ma nel nuovo recital di Florez ci sono 2 brani: la sortita del I Atto e i “versi di Ossian”.

  3. Ciao, io non ho ascoltato la diretta, pero’ da quel
    che ha postato Amodomio, quantomeno sui due
    protagonisti non si puo’ che essere molto ma molto
    critici riguardo a quest’edizione. Ma cosa e’
    successo alla Koch? Non e’ che cinque o sei
    anni or sono fosse una buona Charlotte, ma insomma
    delle calature cosi’ evidenti almeno non si sentivano,
    e poi il sostegno del fiato, gia’ peregrino, oggi
    e’ proprio andato a farsi benedire del tutto, ma che
    Charlotte della mutua che e’ diventata! Sfiatata proprio.
    Kaufmann e’ identico al Kaufmann dell’ultimo concerto alla
    Scala : non canta, ne combina di tutti i colori ma non
    canta. Veramente imbarazzante. Il brano eseguito da
    Gedda e postato da Sardus, dev’essere tratto da
    un’infelice serata, soprattutto pensando che e’ del
    61, uno dei migliori anni del tenore svedese. Lo direi
    piu’ che deludente, ma ovviamente, e’ giusto dire
    anche che annienta Kaufmann, e’ la verita’.
    Ciao a tutti.

      • Eh già…io come scrissi subito ebbi due testimonianze dirette di persone che hanno ascoltato Kaufman al Met uscendone felici e meravigliate. Strano perché uno di loro aveva assistito con me a un pajo di recite del supremo Werther alla Scala nel 1979 e, come mi faceva notare, credo il mio nemico Viscomte du Tamburin, in una clips postata, il registro acuto del bavarese risultava effettivamente assai spolpato e poco accattivante. Però anche in epoca passata esistevano i cantanti da “vedere” (si pensi a Vinay) che mietevano successi anche di fronte a pubblici assai sofisticati e che avevano vissuto in prima persona la grande stagione tenorile degli anni trenta. Certo in quegli anni esistevano più cantanti da “sentire” e mio padre ascoltava Gigli rigorosamente ad occhi chiusi giacché tenendoli aperti era distratto dalla sua non leggendaria presenza scenica.-

          • io caro mozart t ricordo che ho sentito Kaufmann cantare molto bene Requiem del 2010 e Lohengrin del 2012 bene Carmen e Tosca. Male l ultimo requiem. Non l ho sposato e giudico caso per caso. Che poi anche quando canta bene non sia nei grandi d ogni tempo e’ altra cosa

      • Enrico Caro, a mia memoria, purtroppo
        gli osanna per i divi del momento,
        ci sono sempre stati, e a memoria di
        una mia parente che inizio’ a cantare
        in un coro nel 1914, anche.
        E ripeto purtroppo. Divi, divine e divani
        della storia del canto, solo in un quarto
        dei casi ad esser generosi, sono
        vocalisti veramente all’altezza della fama
        che li ha accompagnati, o spesso
        preceduti. Per me non e’ piu’ cosi’
        deprimente sai, forse proprio perche’,
        e parlo sempre per me, e’ sempre
        stato cosi’. Non hai idea di quanti
        problemi e quante discussioni a volta
        anche cattive, provochi il confessare
        di non stimare affatto il famoso del
        momento. E le giustificazioni tipo
        “Canta con Muti”,
        “Se l’ha scelto la Deutsche Grammophon”?,
        “Ha gia’ cantato a Londra e Glyndebourne”
        etc etc sempre si sprecano.
        Quello che invece e’ deprimente
        e’ secondo me il constatare l’ incapacita’
        delle persone deputate alle scelte.
        Poi, mettici il fatto che il pubblico molto
        spesso si affeziona agli artisti, artisiti che
        magari nel loro periodo migliore sono stati
        anche grandi e che pero’ poi son declinati,
        ed in piu’ di un caso sono divenuti artisticamente, artisticamente inteso come
        arte del canto, delle vere brutture, ebbene e
        lo sai meglio di me, l’affezionato difficilmente
        ammette le pecche del beniamino.
        Diciamo che una volta c’era piu’ gente
        abituata a sentir cantar meglio, ma i divi
        del malcanto ci son proprio sempre stati.
        Oggigiorno comunque, secondo me e da
        quando esiste la registrazione della voce,
        sempre parlando di canto, si vive il periodo
        piu’ basso in assoluto. Te ne dico una.
        Alla prima della Fidanzata, una persona
        che frequenta il loggione scaligero da quasi
        quarant’anni mi ha domandato come mai
        non avessi applaudito Kotcherga che a lui
        era sembrato cosi’ vero e bravo, ti
        aggiungo che quel Signore e’ un assoluto
        fanatico della Nilsson e di Tagliabue, ma,
        secondo te, quello li’ cos’ha capito della
        Nilsson e di Tagliabue? E quel gruppo di
        persone del nord-est che annualmente si
        riunisce per celebrare Magda Olivero
        e poi va ad applaudire oche ed ochette
        del momento, locali od estere non importa dove li metti? E sentissi i commenti entusiasti! Cosa credi? Guarda che
        e’ una rogna capire non dico tanto, ma
        almeno un pochino di canto, sai?
        Ciao caro.

        • Carissimo. Che sia una rogna me ne rendo conto ogni giorno di più quando ho a che fare con gente che mi esalta personaggi di dubbia capacità come dei “bravissimi cantanti” quando mi è bastato sentirli nemmeno dal vivo, ma 3 minuti sul tubo per capire che per es. prendono tutta la voce da sotto vomitando suoni inconsulti. E magari qualcuno di questi esaltatori sono pure degli addetti ai lavori…
          Il rispetto per chi calca le scene ce l’ho. Ma spesso mi fermo a quello e non transigo sul latrato. Ebbene mi si taccia di essere arrogante e di lavarmi addirittura le orecchie. Puntualmente rispondo che forse una visitina la più vicino centro Amplifon non farebbe male. E per risponderti sul tizio che ama la Birgit e Tagliabue, la risposta retorica alla tua altrettanto retorica domanda è: NULLA. Stammi bene Miguel.

          • Ciao caro Bud,
            Questo brano e’ tratto dal
            forse miglior recital, un Emi 67,
            che Gedda abbia mai inciso nel
            corso della sua monumentale
            carriera discografica. Questo
            tipo di emissione, questo colore, questo tipo di interpretazione, a me non piacciono. Non significa che
            Gedda sia un cattivo cantante,
            devo invece dire che, tra i tenori piu’ volte ascoltati, lui e’ stato dei migliori venti, ma non e’ secondo me, un grande tenore. Apprezzo la sua esecuzione de “Magische Toene”. Pero’ poi se la voglio
            sentire cantare, cosi’ come la
            canta Erb, cosi’ come la emette Slezak, cosi’ con un
            materiale tipo Caruso, beh Billy, sono obbligato ad ascoltare altro, non trovi?
            Eravamo nel 67, Gedda era strafamoso, cantava se Dio vuole anche Bellini, Donizetti
            e Bizet , era stravalutato come
            tenore mozartiano, aveva un
            settore acuto decisamente buono se emesso sul forte e
            non in opere che, data la dimensione della massa orchestrale lo obbligassero
            a forzare, cantava un Lehar di
            grande eleganza, era una presenza di tutto rispetto sul
            palcoscenico, e ti garantisco uno dei cantanti con piu’ gusto
            in assoluto nel mettere insieme
            il programma di un concerto di
            canto, ma non era a mio dire un grande tenore. Abbraccio.

          • Non mi pare niente di straordinario. C’è gola, fibra, la mezza voce tende a spoggiarglisi in puro falsetto a gola stretta, trattiene e l’intonazione risulta tirata, non propriamente adamantina. Non c’è vera libertà di emissione sul fiato, mi spiace.

  4. Per Danilo,
    Sono d’accordo con te sull’ “altro pianeta”
    riferendomi a Clément e Ansseau, il secondo
    lo si ascolta nel suo periodo d’oro, mentre
    Clément e’ decisamente migliore nelle
    registrazioni di dieci quindici anni prima.
    Due grandi tenori, ed erano in buonissima
    compagnia…, in quegli anni di ottimi
    Werther ce n’eran parecchi, ciao.

  5. Ho ascoltato qualche sprazzo di questo Werther.
    Mi domando se Kaufmann sia consapevole di essere un pessimo cantante oppure se sia davvero convinto di essere un erede dei grandi del passato. Ma la domanda vale un po’ per tutte le star del momento…

    Ciò che si constata è la perdita totale in chi ascolta, anche in chi dovrebbe intendersene, di giudicare il buon canto, perché è troppo tempo che quasi tutti cantano male. Mia nonna, che non ne capisce opera, ma, evidentemente, ha un orecchio più sensibile data l’età e ciò che può aver sentito in 85 anni di vita, se viene in camera mia mi dice subito questo è bravo, questo no, mentre mia mamma, con la metà degli anni della nonna, giudicherebbe positivamente qualsiasi oscenità… questa è la mia esperieza quotidiana. La condivido con voi perché credo faccia riflettere.

  6. Ascoltai Kraus in Scala nel 1979 e lo trovai ottimo, sperai nella presenza della Valentini Terrani, ma vi fu un incidente nel precedente Boris. Poi ascoltai Vanzo a Parigi nel 1984 e sebbene fosse a fine carriera, il suo canto era così espressivo e dolce che mi pareva un’altra opera. Quando vedo nel cartellone il nome di Kaufmann mi ricordo di Dante, che diceva: non ti curar di lor ma guarda e passa!

  7. Proseguo qui un attimino l’off topic su Gedda con Miguel.
    Ti chiedo queste cose perché, oltre ad aver grandissimo rispetto delle tue opinioni e constatazioni, spesso mi imbatto in cantanti che a me piacciono molto vocalmente ma che poi – diciamo – tu non ritieni grandi cantanti nel complesso.
    Io personalmente ritengo Gedda un grandissimo vocalista. Faccio un esempio: uno dei più bei “Je crois entendre encore” che mi vengono in mente http://www.youtube.com/watch?v=qCImfJUFSf0
    La domanda che ti chiedo è perché non è anche un grande cantante (quindi diciamo, le cose negative che non ti piacciono rispetto a quele positive che sopra hai scritto).
    Saluti cari :)

    • Caro Sardus,
      Io non sono un estimatore di Gedda (anche se certo di questi tempi…). Per questo mi inserisco brevissimamente, solo per farti comparare Gedda con Roberto D’Alessio, tenore che pratico da tempo, ma che è semi-sconosciuto ai più. Un’onesta carriera all’ombra dei grandi della sua epoca (cantò anche in Scala). Una padronanza dei fiati veramente notevole:
      http://www.youtube.com/watch?v=TltSeamopLE
      ma anche varie altre qualità, direi.
      Nel complesso, un cantante come se ne trovano pochi, anche solo in disco.
      Ciao, MB

      • Ciao Mattia B, grazie dell’ascolto proposto. Conoscevo D’Alessio e non rientrando nelle mie preferenze, è certo un onesto vocalista e cantante, anche se preferisco tra i suoi contemporanei Gigli, salvo certe gigionate e abbassamenti di questo brano che incise molte volte.

  8. vedi Sardus in pianura padana esistono formaggi “alsa osel” come il parmigiano o il bagos e formaggi “smorsa osel” come i pure ottimi stracchini e robiole. Secondo te Miguel se Gedda fosse un formaggio in quale delle due categorie lo collocherebbe?

  9. @ Sardus.

    Ciao caro, prendo ad esempio i due brani da te postati.
    Nel primo l’appoggio non e’ corretto, il primo acuto e’
    un falsetto, su tristesse c’e’ anche una bella calatura e
    la seconda strofa e’ ripetuta a pappagallo.
    Nel secondo parecchie note non si schiodano dalla gola.
    Tralasciamo di parlare dell’interprete.
    Ho scritto appena qualche giorno addietro che ritengo
    un buon tenore Wunderlich ed un gran tenore Dermota,
    come puoi pensare che io possa ritenere Gedda un
    grandissimo vocalista, come lo hai definito tu?
    La logica dove andrebbe a finire?
    No no caro Sardus, il suo Werther a me non mi piace
    a livello vocale e m’addormenta a livello emotivo.
    Ma poi, la mancanza di vero legato nel medium,
    la mancanza di una frase che sia portata e sostenuta
    se non in forte, la carenza ormonale, il colore che
    a me non piace (ma quello e’ un fattore personale),
    i piani poco penetranti….
    Il brano dei Pecheurs lo conosco, e quindi lo evito,
    dato che non riesco mai a sentirlo sino alla fine,
    mi fa proprio venire il latte alle ginocchia.
    Perdonami caro, sono un vecchio brontolone, a presto.

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