MITO

Anatomie_Nicolaes_TulpE’ da poco disponibile il programma della consueta rassegna MiTo che impegna le due sedicenti capitali culturali (?) del nord Italia in un mese all’insegna di concerti, mostre, incontri, spettacoli, conferenze. Almeno per uno dei due poli, perché il capoluogo lombardo ha deciso – come al solito – di tener fede a quell’esprit modaiolo che si può sintetizzare con la parola “evento”. L’evento è tutto e niente, può essere fatto di qualsiasi cosa, anche di nulla…l’importante, però, è “esserci” e documentare il tutto sui social network più fighetti (quindi preferibilmente twitter) e con gli ashtag più improbabili. Infatti i due programmi non potrebbero essere più diversi: non tanto per gli appuntamenti (che in una piccola parte coincidono), quanto per il contesto, il contorno e l’organizzazione. La differenza tra Milano e Torino (ma direi tra Milano e qualsiasi altro centro di media e grande importanza) è evidente, e lo si percepisce anche da questa doppia programmazione. L’orizzonte culturale di Milano è ridotto al minimo: negli ultimi anni – inseguendo i miraggi di un “made in Italy” di plastica e del “fine living” modaiolo – la città si è votata all’effimero, anzi ha proposto l’effimero come valido strumento di cultura e come stile di vita da esportare. Milano è solo la settimana della moda, il fuori salone e altre cazzate simili…si vive all’aperitivo, si “fa serata”, si è cool o glamour, si gioca al car sharing con il suv in garage e il rolex preso a rate al polso (o magari tarocco). Esistono solo gli “eventi” perché concerti, rassegne o mostre sono roba cheap e il provinciale inurbato non vuole perdere tempo in “roba che non conta”… Una città vuota e svuotata di interessi per far spazio a hypster con le montature degli occhiali sempre più grosse, o pirla con i pantaloni col risvolto sopra le caviglie e i mocassini viola. La programmazione milanese del MiTo sembra fatta su misura per fare da preserata al Just Cavalli: “location” di tendenza, programmi brevi preferibilmente di crossover (tra classica e jazz)…una tirata di bamba magari o un joint con “gli alternativi” delle Colonne, con i finti studenti del Brera o con “quelli che fanno teatro d’avanguardia” (coi borghesissimi soldi di papà naturalmente) o che vanno ai centri sociali vestiti come barboni chic e fanno i no global con reflex da 3.000 €…in attesa di partire per un master negli USA. A Torino fanno concerti con solisti, orchestre, direttori: una programmazione seria e lineare (Argerich, Temirkanov, Fischer, Noseda, Sardelli…con i loro complessi); a Torino c’è Zimerman – forse il maggior pianista vivente, vergognosamente snobbato nelle prevendite del suo concerto milanese (annullato per un piccolo infortunio) programmato al Conservatorio – che fa il Primo di Brahms e il Quinto di Beethoven…a Milano che fanno? Dido & Aeneas con la Antonacci e un’orchestra che si chiama “L’accademia degli Astrusi” (la fanno anche a Torino), i Pomeriggi Musicali (quelli che suonano all’ASLICO), e puttanate modaiole in salsa jazz e fusion, presentazione di libri di sedicenti intellettuali, strizzatine d’occhio al rock patinato, mostre PARDON contest fotografici e workshop “stilosi”. E MiTo è solo un aspetto del trionfalismo fatto di niente della Milano “magnifica e progressiva”: parliamo della Scala e della sua stagione che non si sa ancora se e quando uscirà (affaire Pereira risolto, rectius insabbiato)? O della ridicola stagione della filarmonica che da ormai 10 anni propone gli stessi 15 pezzi assemblati in modo diverso? La nuova Milano (e dei suoi nuovi governanti) è ancora peggio di quella vecchia (e ce ne vuole): fatta su misura per fighetti radical chic, eterni non invecchiati, ruffiani, calciatori miliardari, democratici opportunisti, intellettuali a ore a disposizione come le puttane, artisti emozionali, scienziati del nulla, santoni, modelle, nani, ballerine e buffoni… Sono disgustato.

Musica vera: Grigory Sokolov – Variazioni Goldberg, BWV 988 (Leningrado, 17 febbraio 1982)

4 pensieri su “MITO

Lascia un commento