Il taccuino di Pauline Viardot. Della competenza della stampa “specializzata”

250px-Pauline_Viardot-Garcia_3Sabato 5 luglio 2014, me ne stavo in un salone da tè parigino, sorseggiando in tutta tranquillità una calda bevanda in compagnia di altre dive, quando mi sono imbattuta nell’ultimo numero (3364) di Télérama, noto settimanale francese dedicato a cultura, teatro, cinema, musica, spettacolo.
Alla pagina 70 del numero in questione figura, a firma di Bernard Mérigaud, un trafiletto intitolato Adriana Lecouvreur, dedicato alla trasmissione televisiva della produzione dell’opera di Cilea andata in scena al Covent Garden di Londra nel 2010 (sabato 5 luglio, 0:00, France3).
L’articoletto si apre con una sommaria biografia di Adrienne Lecouvreur, per poi soffermarsi sul capolavoro di Cilea e la produzione in questione. Con mio grande stupore – e qui il tè rischia sul serio di andarmi di traverso – apprendo che (il grassetto è nostro):

“ c’est à Londres qu’Adrienne Lecouvreur ressuscite en 2010, par la volonté d’Angela Gheorghiu, qui se bat pour que l’opéra de Francesco Cilea, contemporain de Rossini, soit remonté après cent quatre ans d’absence. Et qui se plaindrait de tant d’effluves romantiques, du soyeux harmonique au capiteux vocal, quand la soprano partage la vedette avec Jonas Kaufmann, le ténor du moment ? ”

A parte il fatto che in nessun caso Cilea, nato nel 1866 e morto nel 1950, può definirsi contemporaneo di Rossini (1792-1868!), né tantomeno “romantico”, la sensazionalistica affermazione secondo la quale l’Adriana sarebbe una riesumazione (« ressuscite ») dovuta all’impegno e all’ardore della Gheorghiu è quantomeno formulata in modo ambiguo. Se effettivamente essa era assente dal palcoscenico del Covent Garden dal lontano 1904, sarebbe infatti bastato al sig. Mérigaud consultare la pagina francese di Wikipédia dedicata all’opera di Cilea per apprendere che essa « n’a jamais quitté le répertoire international et a tenté les plus grandes tragédiennes lyriques, notamment Magda Olivero, qui tint le rôle de 1939 à 1972. »
Une culture si précaire, è il titolo di Télérama 3364 attualmente in edicola (con riferimento agli scioperi degli intermittents du spectacle che minacciano la prossima edizione del festival di Avignone, cfr. p. 6). Una cultura precaria, sì, come quella dei suoi giornalisti…

Pauline Viardot

 

Cilea – Adriana Lecouvreur

Atto I

Io son l’umile ancellaMagda Olivero (Orchestre de l’Opéra de Marseille, dir. Jacques Bazire – 1973)

14 pensieri su “Il taccuino di Pauline Viardot. Della competenza della stampa “specializzata”

  1. dal mio piccolo archivio:
    F.Del Cupolo.Scala 51 Favero-Filacuridi-E.Nicolai
    A.Simonetto Rai 51 Gavazzi-Prandelli-Truccato Pace
    A.Simonetto Rai 55 Pobbe-Filacuridi-F.Barbieri
    Mario Rossi NA 59 Olivero-Corelli-Simionato
    GF Masini Parigi 75 Caballè-Domingo-Coster
    Bonynge Sydney ? Sutherland-Austin-Begg
    Levine Londra 77 Scotto-Domingo-Obrastzova
    M.Arena RCA 85 Kabaivanska-Cupido-Milcheva
    GF.Rivoli Brescia 86 Chiara-Merighi-Cossotto
    Gavazzeni Scala 89 Freni-Dvorsky-Cossotto
    GF Masini ? ? Caballè-Carreras-Cossotto
    R.Abbado Monaco 90 M.Price-Shicoff-Baglioni
    R.Abbado Met 94 Freni-Lima-Tocziska
    R.R.Brignoli Scala 00 Dessì-Larin-Borodina
    Palumbo Napoli 03 Dessì-Armiliato-Pentsceva
    Scnitzler Losanna 03 Frubel-Rossi-Proietti

    Per fortuna che l’opera era desueta senno’……

  2. Chère Madame Viardot,

    Abonnée de longue date à ladite revue, je suis restée aussi interdite que vous à la lecture de cette perle d’ignorance, que je me suis hâtée de signaler au courrier des lecteurs. Télérama, dans le paysage journalistique Français, n’en demeure pas moins une parution très estimable à bien des égards. Toutefois, il faut bien confesser que les rares colonnes dédiées au genre lyrique souffrent depuis trop longtemps de l’incompétence patentée de Messieurs Mérigaud et Macassar, particulièrement en matière d’opéra italien. Ceux-ci, parfaits représentants du goût dominant dans notre pays, défendent souvent l’indéfendable sans aucune perspective historique, stylistique, ni même esthétique. Des égarements de Dessay dans Verdi ou Bellini aux dernières horreurs baroqueuses, ces deux là sont de tous les combats perdus d’avance. Il en est ainsi du ton parisien, fatal au bel canto, où deux fois en saison et dans un même théâtre, on peut se permettre de massacrer Rossini, en confiant Desdemona à la terrifiante Bartoli, et Tancredi à une Lemieux complètement hors style. Mais qu’importe, le bon peuple de Lutèce applaudit, ovationne, ces Messieurs Mérigaud et Macassar aussi, et les “passéistes” déplorent…

    Bien à vous.

    Caterina Gabrielli.

  3. Che “bella cosa” vedere che non è solo la stampa italica a prendere cantonate! Tutto il mondo è paese… Da wikipedia italiana si apprende che all’Opéra di Parigi l’ha cantata la Freni nel 1993. Un giornalista francese che fosse esperto della materia su cui scrive lo dovrebbe sapere, o magari anche solo informarsi: poi, diamine! dare l’onore di una “resurrezione” lirica alla perfida Albione quando, invece, l’Opèra de Paris è arrivata prima! Questa è cosa che va contro la grandeur e lo sciovinismo francese!
    ca va sans dire….

  4. Caro Paquale, a costo di apparire “bastian contrario”, non credo che la Magda,che io amo moltissimo, sia Adriana. E’ Adriana di un determinato periodo storico,tra l’atro inquinato dal verismo. Vi sono altri modi di interpretare Adriana,piu’ donna che divina attrice, anche se con risultati contrastanti penso alla Scotto ed alla Freni . Ciao ed a presto.

    • “Inquinato dal verismo” mi pare un’affermazione discutibile: Adriana non è un’opera romantica o un melodramma o un’opera seria…Adriana è espressione della “giovane scuola” di cui il verismo è componente essenziale (pur declinato in modi differenti), perché se il soggetto non rientra nei canoni veristi, lo svolgimento dello stesso e, soprattutto, il linguaggio musicale ne sono intrisi. Adriana è divina attrice e in lei rivive – Cilea fa rivivere – il mito della primadonna filtrato attraverso la lente decadente di D’Annunzio, e incarnazione della Duse e della Bernhardt. In Adriana il confine tra teatro e realtà è incerto e l’attrice non lascia mai la scena alla donna.

      • d’accordissimo. E se Cilea cerco l’Olivero e non la Adriane con la voce ossia Caniglia e Tebaldi un motivo ci sarà stato e forse si chiamava Angelica Pandolfini, Ersilde cervi Caroli, Giuseppina Cobelli, tutte cantanti attrici di mezzo non assoluto come alcune coetanee

  5. Pasquale & Massimo…io non ebbi la fortuna di vedere la Magda, ma vidi diverse altre interpreti, in primis la Kabaivanska a Verona al teatro Filodrammatici, nel 1979, in un allestimento che la Rai registrò solo per suoi archivi (Nel periodo in cui a Verona c’era Giacchieri sovrintendente), la stessa Kabaivanska eseguì altre opere “veriste” tutte registrate, ma non trasmesse.
    Tornando a noi io trovai interessantissima la Raina, un po’ meno la Scotto, e fuori ruolo la Freni (cantò bene ma con nessun calore)
    meno ancora la Dessì ed altre.

  6. Massimo lo sai bene ,che la Olivero quando si sposò,si ritirò dalle scene,e fece ritorno,solo su insistenza di Cilea ,perchè la voleva nel ruolo di Adriana,perchè era il suo personaggio,la Olivero ritornò in carriera per cantare questo ruolo,anche se Cilea purtroppo non la vide….

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