Kultura 2: Il cancellino di Pereira

cancellinoChi accedendo al sito del Teatro alla Scala si portasse sull’evento Werther e cliccasse si troverebbe davanti alla pagina vuota. Ovvero l’evento non c’è più ovvero in sordina lo stesso è stato cancellato per la defezione del direttore, i cui rappresentanti hanno trasmesso una garbata comunicazione al Teatro per dire che il perdurare della frattura femorale ( risalente al giugno scorso ) impedisce al maestro Prêtre di dirigere  e il titolo di Massenet e i concerti con i Wiener, avvenimenti tutti concepiti per celebrare il novantesimo genetliaco del direttore francese e per la defezione polemica e contraddittoria del convocato protagonista sig. Alagna.

Un po’ di ordine ci pare doveroso Al mese di giugno dopo la metà un Pereira rimesso in sella dal cda dopo la bagarre “contratto con sé stesso” annuncia una stagione di copiosa quantità e attuale (leggi scadente) qualità dove, ante 7 dicembre, si officiano le Pretrelie, che prevedono l’esecuzione in forma d concerto del Werther, poco dopo l’annuncio -vogliamo credere (altrimenti …)- il vegliardo si rompe il femore, ignoriamo se curato grazie all’applicazione di una protesi o del cd. chiodo; nel frattempo a fine luglio, ma lo apprenderemo poi, il designato Werther assiste ad una recita del Conte Ory, a fine luglio più o meno lo stesso tenore senza giri di parole dichiara la propria impossibilità a cantare a Milano non solo il Werther, ma anche la Tosca prevista per il maggio successivo per precedenti impegni con teatri di pari fama e superiore serietà e tempestività nella programmazione (Opera Bastille e Covent Garden), l’esame delle date “torna” e rende credibili le ragioni di Alagna. Nel contempo il sito scaligero ( sarà colpa della pausa estiva che Pereira, come altri con riferimento alla giustizia, vuole abolire nel 2015) continua a riportare quanto annunciato in sede di conferenza stampa ossia Werther con Alagna e  Prêtre. Poi arriva il mese di settembre, il garbato messaggio dello staff del direttore e in sordina, in silenzio con  un semplice premer di tasto sul sito il Werther sparisce. Siccome il direttore artistico in odore di revoca scampata per  mancanza di minimale esperienza e coraggio del cda deve  difendersi  da questa seconda cancellazione (della prima non può che prendersela ufficialmente con la Signora con la falce, anche se le notizie sulla salute e l’età di Lorin Maazel erano di dominio pubblico) e parte con la lisa litania, misera, incredibile ed inspendibile  che  i già numerosi forfait della stagione ancora solo annunciata devono discendere dal rischio fischi, che il loggione di Milano sembra distribuire a piene mani stando alla vulgata di Pereira e dei suoi numerosi uffici stampa (leggi redazioni di quotidiani e siti che si occuperebbero di opera)..

Solo che sono i suoi stessi artisti scritturati a smentirlo perché Pretre il femore se l’è rotto senza l’ausilio dei loggionisti brutti neri e cattivi, che non gli hanno fatto lo sgambetto,  perchè le condizioni vocali del signor Alagna sono apparse evidenti forse all’interessato per primo ed a chiunque abbia ascoltato anche distrattamente l’Otello di Orange, perché lo stesso Alagna sul suo facebook  ha addotto ben altre e più spendibili e plausibili ragioni, perchè lo stesso Alagna in un’ intervista ad un quotidiano  di lingua spagnola ha dichiarato che  la parte di Werther è problematica per lui. La frase letteralmente è di ambigua decifrazione, ma nulla dice il tenore sulla presunta cattiveria del loggione e propensione al fischio. E gli conviene visto il suo comportamento nel lontano 2006 all’epoca della “fuga da Aida”.

Insomma da questo secondo affari della stagione la sparizione di un titolo come se Prêtre non potesse essere celebrato in altro modo e non potessero reperirsi altro tenore ed altra bacchetta rivediamo gli episodi più tristi e funesti della gestione Siciliani quando una Italiana in Algeri con Marylin Horne divenne Cenerentola con Julia Hamari perché il teatro aveva sbagliato a scritturare la Horne per una produzione successiva (i  Troiani dove sia a lei che alla Obraztsova aveva offerto e contrattualizzato la medesima parte) ci confermiamo nel sospetto ovvero che la programmazione sia abborracciata e  frettolosa non tenendo conto neppure dell’età e delle condizioni vocali o di salute degli artisti scritturati o forse è addirittura fittizia perché un dato è certo che il sig. Alagna, perfetto come Ansseau o carente che sia nel ruolo di Werther, al momento dell’annuncio della stagione il relativo contratto non lo aveva sottoscritto (come pure quello per il Mario di Tosca, che permane annunciato in cartellone) e quindi Pereira ha venduto al pubblico quello di cui non disponeva. Lascio a chi legge qualificare moralmente e giuridicamente l’accaduto, come lascio a parte  i cosiddetti gentlemen agreements (di altra epoca e consoni ad altri soggetti). Osservo che le spalle dei loggionisti chiamati a vanvera in causa non sono e non devono essere quelle di Ercole, che regge il mondo ossia le pseudo stagioni di Pereira. E noi, alla maniera cinese, siamo in attesa del prossimo affaire-cancellazione-forfait comodamente seduti in salotto ad ascoltare Fernand Ansseau.

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23 pensieri su “Kultura 2: Il cancellino di Pereira

  1. Personalmente ritengo che il sindaco di Milano abbia una grossa responsabilità personale nella nomina di Pereira alla Scala, forse l’unica attenuante potrebbe esser dettata dalla sua scarsissima
    cultura musicale. L’incipiente Expo avrebbe consigliato un programmatore più esperto di costui. Ma è prassi da alcuni anni affidarsi ad un solo nome, mentre la storia scaligera ha sempre
    consigliato un team artistico. I tempi di un Ghiringhelli sono oramai finiti
    da almeno 30 anni se non più.

  2. Il sindaco, inerte e inesperto com’è, segue ordini dall’alto. È uno schifo!
    Dovrebbero avere l’umiltà di dimettersi tutti.
    Non sarà, non sarà!
    Ahimè, licenziarli non è possibile.
    Si continua il cammino nel fangoso, ma sempre, per loro, sicuro terreno!
    “E io pago! Io paaaagooo!”

  3. Qualificazione giuridica: sicuramente violazione dell’obbligo di correttezza e buona fede in materia di obbligazioni (art. 1175 c.c.); possibile applicazione in via analogica (in materia della vendita degli abbonamenti) degli artt. 1478-1479 c.c. sulla vendita di cosa di cui non si è proprietari; forse, peggio ancora, tentativo preventivo di adempiere l’obbligazione assunta con i sottoscrittori dell’abbonamento e a mezzo di un “aliud pro alio” (art. 1197 c.c.), non potendosi, se è vero che i contratti con Pretre ed Alagna non c’erano, invocare la solita clausola per cui la direzione del teatro può procedere a sostituzioni in corso di stagione. Infatti, se ciò è vero, mancherebbe la buona fede originaria del soggetto contraente da cui unilateralmente ed a cui favore è prevista la clausola. Di solito i teatri che vogliono dimostrare un minimo di serietà, quando il cast non è completo al momento di presentare la stagione scrivono, in relazione alla parte non ancora coperta, “interprete da definire”.

  4. Che Alagna non canti Werther e Tosca non mi preoccupa più di tanto, e men che meno la figura di venditore di meloni (con tutto il rispetto per costoro) che ha fatto il lestofante Pereira inserendolo in cartello senza aver firmato un contratto.
    Mi preoccupa, piuttosto, la presenza di altri “personaggini” in Cavalleria e in Carmen, giusto per citare due titoli e pensare ai due tenori annunciati.
    Ma spero e mi auguro che non abbiano firmato il contratto nemmeno loro.
    😉

  5. Non sono avvocato però se in altro campo: l’edilizia tanto per citarne uno se il progetto non è completo in ogni sua parte comprese le finirture, l’edificio rischia il crollo, sia che sia firmato da un geometra che da un ingegnere.Prosit

  6. Ci siamo appena lasciati alle spalle la prima scaligera dedicata a “La Traviata”, una delle opere più celebri di Giuseppe Verdi, eseguita per l’occasione dal maestro Daniele Gatti.

    Ora è già tempo di guardare avanti, anzi oltre.

    Il 7 dicembre 2015, la stagione operistica 2015/2016 del Teatro alla Scala di Milano verrà inaugurata da “Giovanna d’Arco”, sempre del Cigno di Busseto.

    Si tratterà del primo 7 dicembre firmato da Alexander Pereira, sovrintendente del Tempio del Piermarini al posto di Stéphane Lissner (che andrà a dirigere l’Opera di Parigi) proprio dal 1 ottobre 2015.

    “Giovanna d’Arco” risale al 1845 ed è uno dei titoli meno frequentati di Verdi; l’idea infatti è quella di allargare un repertorio operistico ormai sempre più ridotto, approfondendo la mission culturale della fondazione lirico-sinfonica.

    Ad annunciarlo lo stesso Pereira, in una conferenza stampa con il nuovo direttore musicale Riccardo Chailly, che prenderà il testimone da Daniel Barenboim.

    Tra gli altri titoli annunciati la “Turandot” di Giacomo Puccini, che andrà in scena il primo maggio 2015, in concomitanza con l’apertura dell’Expo, ma anche la “Fanciulla del West” senza i tagli apportati da Toscanini in vista della prima al Metropolitan di New York, poi “Manon Lescaut” e la “Rondine”.

    Sempre nel corso dell’incontro con la stampa, Chailly ha poi specificato che uno dei suoi più grandi desideri è di avere spesso sul podio i più importanti direttori scaligeri degli ultimi 50 anni: Claudio Abbado, Riccardo Muti e Daniel Barenboim.

    Accanto alla tradizione, ci sarà spazio anche per la musica contemporanea: a chiudere l’Expo ci sarà una composizione di Kurtag.

    E ALLORA??

  7. Amodomio: prego spiegare questo capoverso ” Chailly ha poi specificato che uno dei suoi più grandi desideri è di avere spesso sul podio i più importanti direttori scaligeri degli ultimi 50 anni: Claudio Abbado, Riccardo Muti e Daniel Barenboim.”
    ??? Come fara’ ???

  8. Vista la serie di decessi illustri seguita alla summenzionata conferenza stampa, vorrei raccomandare caldamente al maestro Muti di studiare a fondo il libro del Valletta sulla iettatura e di munirsi, secondo la tradizione partenopea, di due o tre cornetti di corallo da stringere in mano a mo’ di scongiuro

  9. Circa Alagna, prego notarsi quanto si legge su un sito francese (http://www.forumopera.com/breve/roberto-alagna-ne-veut-pas-retourner-a-la-scala): “Le mystère planait depuis plusieurs semaines autour de la présence de Roberto Alagna à La Scala, où il n’a pas chanté depuis le scandale d’Aida en 2006. Bien qu’il l’ait officiellement démenti sur sa page Facebook, son nom continuait de figurer à l’affiche de Werther en novembre prochain et de Tosca en juin 2015. Sa visite à Milan en juillet dernier à l’occasion du Comte Ory dans lequel sa compagne Aleksandra Kurzak interprétait le rôle d’Adèle, avait attisé la rumeur. Une nouvelle déclaration du ténor coupe court aux discussions : « Durant mon séjour à Milan, tous les artistes et le personnel du théâtre ainsi que de nombreux loggionisti m’ont accueilli chaleureusement. Cependant, j’ai assisté à toutes les représentations données à La Scala durant cette période et toutes ont été huées. J’ai été attristé et choqué. Dans ces conditions, je n’ai juste pas la force de me soumettre à un tel stress. ». Alexander Pereira, le surintendant de La Scala dont le principal objectif est de ramener sur la scène milanaise les plus grands chanteurs du monde, se dit déçu mais ne désespère pas. Il en va aujourd’hui de la réputation de son théâtre”.
    Allora, il “Robertò” nazionale francese ha o non ha paura di essere “hué”?
    La ciliegiena alla notizia era il sottostante commento di un gallico frequentatore del sito, per cui il pubblico cattivone della Scala dovrebbe smetterla di buare, allora gli artisti torneranno tutti, come per miracolo sul palcoscenico milanese, manco fossimo all’incantesimo del venerdì santo del Parsifal….
    Altro frequentatore, però, notava – dimostrando di possere un apparato uditivo correttamente funzionante – che “La Comtesse de Formoutiers de Madame Alagna ne rentrera pas, je le crains, dans les annales du chant Rossinien…”

    • la verità è che sono solo persone poco serie, non all ‘altezza di ciò che fanno e di ciò che pretondono di essere. Canti e ti applaudono…se sai fare il tuo mestiere. Sono dei cialtroni pallonari che vivono di rendite di posizione costruite dal managment. La kurzak è uno zero messa in un target di carriera che non puo reggere. E Alagna un tenore finito che sa benissimo di essere tale. E forse ha semplicemente prestatato il nome , come si suol dire, e nulla piu. Si fanno da sponda gl uni con gli altri, nel continuo tirare a campare spalleggiandosi, sproloquiando sui media che gli tengono su i quarti. La lirica è un fenomeno artistico finito, e loro ballano la danza macabra dell ‘agonia finale, tirando a campare. A parte i mezzucci con cui si arrabattano, come questa storia squallida di mezze verità e e volute zone d’ombra, non hanno altro. Ma loro continuano imperterriti a prendere il pubblico per i fondelli o ad insultarlo, come se questo non facesse ulteriori danni alla lirica più di quanto non faccia la loro imperizia professionale. Nemmeno dei teatri che si svuotano si accorgono….per il momento, data l’aria che tira. Sono vergognosi fino in fondo

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