Il mese del tenore verdiano XXV: Franco Corelli (1921-2003)

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Del tenore anconetano proponiamo una celebre esecuzione dal vivo della romanza di Radamès, con tanto di smorzatura conclusiva sul si bemolle acuto. Al di là di una simile prodezza l’esecuzione si segnala per un’esecuzione scolpita del recitativo, in cui l’orgoglio del guerriero si fonde splendidamente con l’impeto (non meno bellicoso) dell’innamorato, e per le efficaci mezzevoci sfoggiate, nel cantabile, su “ergerti un trono”.  Non tutti i suoni sono torniti alla perfezione come quelli citati, in alcuni passaggi (“il tuo bel cielo vorrei ridarti” prima della conclusione) la tessitura risulta decisamente bassa e la voce suona di conseguenza un po’ fioca, manca, e forse questo è il vero e decisivo limite dell’esecuzione, una varietà sempre ugualmente sapiente e adeguata al testo di colori e accenti, quella varietà che spesso troviamo nelle registrazioni a 78 giri. Ciò detto… che si bemolle!!!

13 pensieri su “Il mese del tenore verdiano XXV: Franco Corelli (1921-2003)

  1. Ascoltavo proprio ieri l’Aida in studio con Corelli, Nilsson e Bumbry e rimanevo sconcertato per voci così enormi, possenti, belle e luminose. Forse la Nilsson non ha l’accento e il fascino di altre Aide e Corelli non è sempre ispiratissimo eppure che piacere nel sentire voci così gloriose. Il duetto degli innamorati è uno dei miei preferiti in assoluto nella storia dell’opera e l’ho sempre ritenuto vocalmente diabolico tanto che la perfezione non viene mai raggiunta per un motivo o per l’altro; loro 2 vocalmente lo affrontano con uno slancio inctedibile da lasciare a bocca aperta :-)

  2. per me il vero difetto i portamenti… una nota un portamento se la nota passa il sol acuto!
    Però ci sono cose di Corelli splendide Chenier, Pagliacci, Forza. don Carlo e devo dire anche il Poliuto dove interpreta dando senso e quel canta

    • chi lo sentì dal vivo parla di una voce scura brunita grandissima ed ampia di un aspetto fisico che era essenziale per completare i personaggi. La famosa Rina del loggione gli disse “Lei è bravo è anche un bell’uomo, ma non è il Pertile”. Tutto in milanese aggiungendo che in suo onore aveva chiamato Franco il suo cane. Ed era un gesto di stima!

  3. Io ho sentito Corelli più volte in Arena tra il 1972 e il 1975 come Ernani, Don José, Radames e Calaf. La potenza e lo squillo di una voce che sembrava arrivare da tutte le parti non può neanche essere immaginata da chi non lo ha sentito. Voci tenorili come la sua e quella di Del Monaco sono semplicemente estinte, punto

    • Grazie Mozart, aspettavo la tua risposta.
      Io ho seguito Corelli dai tempi del ’62 in poi e vi dico a chi ha il coraggio di parlare, “Se non l’avete sentito, state almeno zitti!”
      Del Monaco: idem!!
      Estinti completamente grazie a stupidità varie!

  4. dire che Corelli è stato un ‘buon cantante’ è come dire che al Polo fa piuttosto fresco. Che diamine. Strascicava i portamenti, spesso faceva meno di quanto potesse, ma appunto, come leggo sopra, aveva una voce che risuonava come una cupola di bronzo. A volte era ‘strano’ (anche Del Monaco lo era), ma signori miei, ‘un buon cantante’…?

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