Del tenore anconetano proponiamo una celebre esecuzione dal vivo della romanza di Radamès, con tanto di smorzatura conclusiva sul si bemolle acuto. Al di là di una simile prodezza l’esecuzione si segnala per un’esecuzione scolpita del recitativo, in cui l’orgoglio del guerriero si fonde splendidamente con l’impeto (non meno bellicoso) dell’innamorato, e per le efficaci mezzevoci sfoggiate, nel cantabile, su “ergerti un trono”. Non tutti i suoni sono torniti alla perfezione come quelli citati, in alcuni passaggi (“il tuo bel cielo vorrei ridarti” prima della conclusione) la tessitura risulta decisamente bassa e la voce suona di conseguenza un po’ fioca, manca, e forse questo è il vero e decisivo limite dell’esecuzione, una varietà sempre ugualmente sapiente e adeguata al testo di colori e accenti, quella varietà che spesso troviamo nelle registrazioni a 78 giri. Ciò detto… che si bemolle!!!
13 pensieri su “Il mese del tenore verdiano XXV: Franco Corelli (1921-2003)”
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.
Ascoltavo proprio ieri l’Aida in studio con Corelli, Nilsson e Bumbry e rimanevo sconcertato per voci così enormi, possenti, belle e luminose. Forse la Nilsson non ha l’accento e il fascino di altre Aide e Corelli non è sempre ispiratissimo eppure che piacere nel sentire voci così gloriose. Il duetto degli innamorati è uno dei miei preferiti in assoluto nella storia dell’opera e l’ho sempre ritenuto vocalmente diabolico tanto che la perfezione non viene mai raggiunta per un motivo o per l’altro; loro 2 vocalmente lo affrontano con uno slancio inctedibile da lasciare a bocca aperta
Mamma mia! L’intonazione è pessima. Né la mezza voce ed il filato sono molto buoni.
Antonino, mi sembri un po’ troppo severo…
Ma no Massimo. Ciò che ho scritto è assolutamente oggettivo. Ma non inficia comunque il valore di Corelli, che è stato un buon cantante.
per me il vero difetto i portamenti… una nota un portamento se la nota passa il sol acuto!
Però ci sono cose di Corelli splendide Chenier, Pagliacci, Forza. don Carlo e devo dire anche il Poliuto dove interpreta dando senso e quel canta
Io ci metterei anche il Manrico dell’incisione in studio. Splendido. E quanto ai portamenti anche Bergonzi non scherzava……..
vero, a parziale discolpa dopo il 1972, però!
Caro Donzelli, allora mettiamoci anche i colpi di glottide ed il vibrato di inizio carriera.Ai personaggi ben interpretati aggiungerei Pollione.
Ma chi lo ha sentito dal vivo, cosa dice ?
chi lo sentì dal vivo parla di una voce scura brunita grandissima ed ampia di un aspetto fisico che era essenziale per completare i personaggi. La famosa Rina del loggione gli disse “Lei è bravo è anche un bell’uomo, ma non è il Pertile”. Tutto in milanese aggiungendo che in suo onore aveva chiamato Franco il suo cane. Ed era un gesto di stima!
Chi lo senti’ dal vivo ricorda di certo una voce
scura brunita ed ampia e conferma una grande presenza scenica. Ricorda inoltre che di solito
cantava meglio che non nel brano sopra
proposto.
Io ho sentito Corelli più volte in Arena tra il 1972 e il 1975 come Ernani, Don José, Radames e Calaf. La potenza e lo squillo di una voce che sembrava arrivare da tutte le parti non può neanche essere immaginata da chi non lo ha sentito. Voci tenorili come la sua e quella di Del Monaco sono semplicemente estinte, punto
Grazie Mozart, aspettavo la tua risposta.
Io ho seguito Corelli dai tempi del ’62 in poi e vi dico a chi ha il coraggio di parlare, “Se non l’avete sentito, state almeno zitti!”
Del Monaco: idem!!
Estinti completamente grazie a stupidità varie!
dire che Corelli è stato un ‘buon cantante’ è come dire che al Polo fa piuttosto fresco. Che diamine. Strascicava i portamenti, spesso faceva meno di quanto potesse, ma appunto, come leggo sopra, aveva una voce che risuonava come una cupola di bronzo. A volte era ‘strano’ (anche Del Monaco lo era), ma signori miei, ‘un buon cantante’…?