Schubert: le sonate per pianoforte – parte II

Sonata No. 15 in do maggiore, D 840 “Reliquie” – Sviatoslav Richter:

Immagine anteprima YouTube

Sonata No. 16 in la minore, D 845 –  Maria Grinberg:

Immagine anteprima YouTube

6 Moment musicaux Op. 94, D 780 – Paul Lewis:

Immagine anteprima YouTube

 La sonata in do maggiore, venne ribattezzata “Reliquie” dai primi editori (che la pubblicarono nel 1861) nell’erronea convinzione si trattasse dell’ultimo lavoro pianistico di Schubert. In realtà esse venne composta nel 1825 parallelamente alla D 845, ma lasciata in stato frammentario dopo aver completato i primi due movimenti: il terzo movimento è mancante dell’ultima sezione del trio, mentre il quarto si interrompe poco dopo l’esposizione. Una pagina di grande malinconia e intimismo che trova una perfetta interpretazione nell’esecuzione di Sviatoslav Richter, forse il più grande interprete schubertiano del ‘900. Della sonata furono proposti diversi completamenti, tra cui il più famoso è quello di Ernst Krenek risalente al 1947.

La sonata in la minore, scritta parallelamente all’incompiuta D 840, appartiene alla maturità compositiva di Schubert, la sua fase più beethoveniana. L’opera esprime un carattere sobrio e malinconico, più elegiaco che drammatico. Ho scelto Maria Grinberg per questa sonata, capace di smuovere un lontano senso di nostalgia congeniale allo spirito della grandissima pianista sovietica che soffrì l’isolamento e la forzata interruzione di una promettente carriera (suo padre e suo marito vennero arrestati e condannati a morte nel ’37 e lei fu allontanata da ogni incarico ufficiale, finendo ad accompagnare al pianoforte verticale un gruppo amatoriale di danza ed a suonare i timpani in occasionali concerti) ripresa solo dopo la morte di Stalin e divenendo la prima pianista sovietica ad incidere l’integrale beethoveniana. La forza della sua interpretazione si valorizza anche in questa sonata di Schubert evidenziandone i caratteri beethoveniani.

Infine per i magnifici Moments musicaux D 780, l’opera pianistica più eseguita di Schubert, ho scelto l’inglese Paul Lewis (ha inciso una splendida integrale beethoveniana), appartenente alla nuova generazione di interpreti e solisti che testimoniano l’attuale vitalità del pianismo internazionale, che non è solo fatto di fenomeni da baraccone targati DGG (con codazzo di fotografi, truccatori, curatori d’immagine al seguito) o residuati di glorie passate che ormai non han più nulla da dire (né la capacità per farlo).

Buon ascolto!

Franz_Schubert_by_Wilhelm_August_Rieder

Lascia un commento