Elena Obraztsova (1939 – 2015)

Quando debuttò in Scala quale Carlotta nel primo Werther di Kraus 1976 Elena Obraztsova fu salutata come una bella voce di mezzo soprano, facile in alto adatta, quindi, al ruolo della  autorepressa fanciulla di Goethe, presentata con molta retorica e salsa francese da Massenet.  Poi  il 7 dicembre 1977 fu la principessa Eboli nel famoso, allora criticato spettacolo di Abbado /Ronconi. Trionfo decretato dal pubblico della Scala, che era in cerca da qualche anno di un mezzo ufficiale, che prendesse quel posto che  era stato per trent’anni di Ebe Stignani, per un decennio risicato della Simionato,  per circa tre lustri di Fiorenza Cossotto e che nel 1977 era irrimediabilmente vacante. La voce era sontuosa, facilissima in alto, la presenza scenica colpiva, contrapponendosi a quella inesistente di Mirella Freni. Si poteva poi censurare che la voce suonasse piuttosto tubata nella zona medio grave, che le agilità del velo non fossero quelle cui ci avevano  abituato Bumbry, Verrett e fors’anche la Simionato e che gli acuti estremi, pur in una voce che aveva parecchi tratti del soprano erano toccati ma non tenuti, vedasi il do bem del “ti maledico” ed anche il si bem della chiusa della grande scena di Eboli al primo quadro del quarto atto. Ma trionfo fu come sia la diretta radiofonica che la di poco successiva diretta televisiva (preparata in fretta e furia con un cast completamente diverso, che Grassi montò per il gusto, condivisibile, di un dispetto a Karajan) testimoniano. Il trionfo durò poco perché il 30 dicembre andò in scena il Ballo in Maschera e siccome la defunta, che oggi ricordiamo non era la Stignani, ma neppure la Cossotto alle prese con la scrittura di autentico contralto di Ulrica mise in evidenza i limiti non tanto della voce, che non ne aveva, quanto dell’organizzazione vocale. Brada, solo naturale e di gusto verista. Siccome era l’inizio della funesta epoca in cui non si sceglievano le opere per i cantanti nessuno nel massimo teatro scaligero pensò che, ad onta dei vizi tecnici, Elena Obraztsova avrebbe potuto essere una credibile Amneris, un’Azucena ed una Carmen dal gusto censurabile, ma dal mezzo generoso e  cospicuo e soprattutto una rilevante Dalila. Nulla di ciò: semplicemente l’Obraztsova si ripresentò in Scala nel febbraio 1982 quale Seymour, in una sventurata esecuzione di Bolena, funestata dall’impreparata e declinante protagonista dove alla chiusa del rondò (ben scorciato) si beccò un “gallina”. Oggi chi lanciò l’epiteto deve pentirsi non già perché la prestazione tale non fosse, ma per quello che reputate belcantiste hanno fatto sentire, pure applaudite nella parte dell’antagonista.

Si ripresentò in Scala esausta come Contessa della Dama di Picche, secondo una consolidata consuetudine dei mezzo soprani e contralti russi. Solo che siccome non era Irina Archipova,  parlava e singultava ed anche la presenza scenica era ben lungi da quella, che si chiede ad una vissuta e nel contempo spettrale nobildonna.

Con il senno del poi, ovvero riflettendo sulla carriera della cantante, il primo dubbio che sorge è che si trattasse di  un soprano drammatico, tipo Natalia Ermolenko (una delle maggiori cantanti d’opera russe mai esistite) e sentendo la facilità con cui eseguiva pagine sopranili di Puccini, quali bis nei concerti ,il dubbio è quasi una realtà, il secondo è che  la Obraztsova (come altri cantanti russi) dimostra come nel volgere di pochi decenni si sia passati da voci di mezzo soprano di grande dote ed altrettanta solidità tecnica (penso a Valentina Levko , Mela Bugarinov sino alla più famosa in Occidente  Irina Archipova) a cantanti brade e veriste di cui l’Obraztsova fu la prima  e che da decenni (con la sola eccezione di Larissa Diadkova ed Irina Makarova, allieva della Archipova) approdano nei nostri teatri impegnate in un repertorio per il quale hanno la voce, spesso anche la preparazione musicale, mai la tecnica ed il gusto, come se il muro e la cortina di ferro avessero rappresentato un vero ostacolo alla continuazione di un gusto e di una tecnica, che erano italiane.

Poi aggiungo talvolta con Santuzze e Carmen dotate della voce di Flora viene anche voglia di sentire le prestazioni di Elena Obraztsova, che non prima distrusse sull’altare  di un gusto discutibile, creduto interpretazione, un mezzo vocale assolutamente eccezionale.

Gli ascolti

Verdi – Aida

Atto IV

L’aborrita rivale…Già i sacerdoti adunansi (con Carlo Bergonzi – dir. Kazimier Kord – 1976)

Ohimé…morir mi sento (con James Morris – dir. Kazimier Kord – 1976)

Verdi – Requiem

Liber scriptus (dir. Claudio Abbado – 1978)

 

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33 pensieri su “Elena Obraztsova (1939 – 2015)

  1. Ho appena pubblicato su Facebook l’aria di Ulrica con il seguente scritto:

    È morta Elena Obraztsova, il “vomito di voce”.
    Non è solitamente mia abitudine celebrare le morti degli artisti: ma in questo caso due parole le spendo, dacché la signora, molto famosa ed ascesa al rango di grande cantante, ha rappresentato un pessimo esempio di mal canto. Dotata dalla natura di un mezzo molto generoso, era invero molto brava a manovrare lo stesso (in pochi riuscirebbero a rendere bene quella vocalità). Il male del suo canto era allora nell’idea estetica, nella vocalità: non l’ideale belcantistico di fare della parola un canto, cui consegue, ommeglio conseguirebbe un suono nitido ed extracorporeo, il suono “oggettivo”; bensì quello di fare del canto una narcisistica esibizione di voce, da cui un suono riempito con il suono; le parole un elemento aggiunto nel “vomito di voce”, e non il canto sulla parola; una vocalità al silicone e botulino insomma, con l’apice dell’orrore vocale che sfociava in note di petto sempre apertissime e sguaiate: conseguenza di tutto ciò, molti pochi colori e parole incomprensibili; insomma niente Musica. È vero che Narciso è in tutti noi: per cui, per un certo verso e per un tempo limitato, può anche essere appagante per i sensi. Ma la Musica va ben oltre i sensi: dacché la Obraztsova ha rappresentato un tipo di canto assolutamente da censurare.

    • Per cui, dissento con Donzelli quando parla di mende tecniche:
      La mia maestra ripete sempre: “cantar bene è facile; è cantar male che è difficile”. Ciò è valido sia per la tecnica, sia per la vocalità. Da cui, realizzare la vocalità che la Obraztsova realizzava, non è affatto facile e non tutti ci riuscirebbero.

    • mah
      io tutti sti difetti enormi nelle sue note di petto non ce li vedo. Almeno lei ne ha cantate di note di petto.
      Della Cossotto avrò sentito si e no 3 note prese di petto piene. Secondo me anche questo è censurabile… e ben lontano da un ideale di Belcanto

      • che la Cossotto non sia un modello di tecnica non ci sono dubbi. quanto alle note di petto fatte “come Dio comanda” devi andare alla solita Stignani, che le usava con assoluta moderazione alla Onegin, alla Schumann-Heink a Sabine Kalter ad Otilie Mentger. Non mi piacciono quelle della PArsi Pettinella che sono meglio di quelle di Virginia Guerrini. Meglio allora quelle di Alice Cucini, che avevo utilizzato per un ascolto comparato.

        • più che le note di petto che non erano quelle di altri mezzo soprani tipo Onegin o Stignani la Cossotto applicata a Verdi (perché quando cantava Rossini o Adalgisa e Leonora de Guzman non eccedeva) cercava un colore scuro emettendo suoni tubati sul passaggio inferiore. Basta sentire e comparare l’attacco di L’amo come il fulgor del creato della Cossotto con quello della Stignani. Poi credo anche io che sarebbe stata uno splendido soprano drammatico tipo Burzio o Poli Randaccio

    • Vorrei dire solo questo. Perché commemorare la Obratzova per dirne male? Se anche non vale la massima “de mortuis” con quel che segue, dovrebbe -penso- soccorrere la pietà per i defunti. Apprezzo il sito, ma questa mi è parsa un po’ una caduta di stile. Grazie.

      • perdona la franchezza, ma per commemorare “bene” l’obratzova avrei dovuto scrivere che era una esimia vocalista come la horne, impeccabile nell’esecuzione dell’agilità, esemplare nel primo passaggio di un gusto raffinato e rifinito, che evocava quello di sigrid onegin. Siccome è noto che nel registro di mezzo soprano ho una spiccata predilezione per Ebe Stignani non scriverei però che era un’ interprete singolare e dalle mille risorse, sconosciute alle colleghe. Credo che la prima che non avrebbe mai condiviso una simile facezia fosse proprio la diretta interessata. ciao

  2. Grandissima nel repertorio russo e indimenticabile nell’indimenticabile incisione dell’Alexandr Nevskij diretto da Abbado… Perché il mondo, la musica e l’opera non finiscono – grazie a Dio – col repertorio italiano. Mi stupisceche non vi sia nessun accenno al repertorio russo, neppure negli ascolti (Boris a parte)

    • Anche nel repertorio russo ci sono molte cantanti davanti alla quale la defunta era una delle tante (e non dico di peggio perché la stiamo, per l’appunto, celebrando). Peraltro alcune di queste, oserei dire le principali e insuperate, vengono puntualmente citate nell’articolo, come sempre interessante e istruttivo, di Donzelli.

      • Certo c’era (stato) di meglio e c’era di peggio: vale quasi per tutti direi. Però la miglior Obraztsova secondo me va cercata non nel repertorio tipico del melodramma dove – parlo dal punto di vista discografico – ha lasciato incisioni assai poco interessanti (e dico nel complesso, come l’Aida targata Abbado/DGG). Una delle sue migliori interpretazioni resta questa secondo me:

  3. Il 1977 fu per molti di noi un anno felice, La Rai allora con un direttore
    come Paolo Grassi ci offrì la diretta (solo radiofonica) del 7 dicembre, ma poi la diretta TV del 6 gennaio, sempre dalla Scala ma con cast diverso, perchè il signor Von karajan aveva registrato il suo Don Carlo a Salisburgo con cast assai simile. I personaggi che vi riapparivano erano: Ghiaurov,Cappuccilli,Carreras,Freni. Il Grassi tentò invano di superare le diatribe sui diritti d’autore, ma dovette piegarsi ai diktat della casa discografica di Karajan. La Scala si imbarcò allora nella riproposizione del Don Carlos, con altri cantanti, tipo Bruson,Domingo,Nesterenko,e M.Price.e la Verrett al posto della Obratsova. NON MALE.
    Grassi allora ci aveva deliziato di una ripresa dal Bolshoi del Boris Godunov alle ore pomeridiane (dovetti prendere un pernesse per poterlo vedere, col Nesterenko (superbo) ed altri cantanti validissimi.
    Questa la cronaca, a cui va aggiunto un commento rivelatoci dalla Stampa che Del Monaco in sala aveva apprezzato sopratutto la Obrastzova.
    Ora io conservo diverse edizioni del don Carlo (e Don Carlos) dove in pochissimi anni si possono ascoltare sia Corelli, che Carreras,Domingo, Cappuccilli Van Dam,Bruson,Raimondi, Freni,Ricciarelli,e la Fiamma Izzo D’amico,persino la Valaire, la Obrastsova,la Baltsa,la Borodina,la Gruberova etc.
    Mi sembra sia giunto il momento di operare una cernita tra quello che è decente e quello che è fuffa magari di nobile marca discografica…. si può fare ??

    • Beh, von Karajan aveva più di una ragione per serbare rancore alla Scala, poi c’erano di mezzo questioni legali (gran parte del cast scaligero aveva contratti in esclusiva con la Deutsche Grammophon e per questioni facilmente immaginabili non era scontato potessero comparire in una riproduzione video) e le parti non trovarono un accordo per eventuali concessioni: non si tratta di un caso isolato, ma di un impiccio molto frequente (accadde anche con la Butterfly di Pavarotti/Karajan: il disco era uscito per la DECCA, ma quando fu realizzato il film di Ponnelle proprio l’esclusiva assoluta del contratto di Big Luciano con la casa inglese costrinse la sostituzione delle sole parti di Pinkerton con Domingo). Quanto al distinguere il grano dal loglio nella discografia di Don Carlo(s) credo che molto dipenda dal gusto personale e da quel che ciascuno si aspetta dalla singola incisione.

  4. Tutte queste fesserie che sto leggendo qui sopra mi hanno fatto arrabbiare nero. Io ho visto la grande Obraztsova in tutto non solo due o tre recite su cui base adesso alcuni la stanno valutando. Tutti i grandi ruoli, francesi, italiani e russi, recital indimenticabili ed inarrivabili di romanze di Rahmaninov, Tsaikowsky, ed antiche romanze russe. Problemi tecnici e di gusto di cui alcuni saggisti stanno scrivendo NON ESISTEVANO! La voce era un vero fenomeno, una meraviglia assoluta della natura che lei sapeva gestire fino all’ultimo momento della sua vita. Alcune opinioni di sopra sono un sacrileggio e mi fanno schifo ed ecco: viene vomitare a me, ma non della voce dell’Obraztsova ma di voi!

    • Credo che potresti esprimere il tuo parere senza necessariamente insultare chi non la pensa come te. Per il resto ognuno ha i suoi gusti e la sua sensibilità…se ti fa arrabbiare un’opinione differente dalla tua è un tuo problema. Di educazione e di civiltà.

    • se devo parlare di voci fenomenali i nomi sono ben diversi da quello di Elena Obratzova, dotatissima, ma non fenomenale. Fenomeni erano Birgit Nilsson, Martyna Arroyo, Irina Archipova, che guarda caso erano in grado di fare quello che volevano con la voce e non già perché fenomenali, ma perché professioniste solidissime. Ci metterei, pur con qualche riserva sul magistero tecnico Fiorenza Cossotto. Piccola differenza che ti sfugge. Chi ha molti molti più anni di me come ascolti mi ha parlato di fenomeni che rispondono ai nomi di Anita Cerquetti, Kistern Flagstad la debuttante Leontyne Price per tacere delle solite Caniglia, Stignani e Cigna. Ti sfugge che il fenomeno non è solo che dispone di un considerevole volume, ma anche di velluto della voce, omogeneità, legato, lunghezza di iato, capacità di colorire, di articolare, di dare senso alla frase. Spesso, a mio avviso il fenomeno può mancare di una delle qualità, ma come diceva Totò “è la somma che fa il totale” . E davanti a molte colleghe alla signora Obratzova mancavano alcuni addenti dell’addizione. Ciao

  5. Predicare di educazione e di civiltá ed intanto scrivere di una grande appena scomparsa come l’avete fatto voi, cosa da ridere e non poco. Siete come Isotta col necrologo dopo la morte di Pavarotti: assumiamo il difetti del tenore emiliano… bello, sí….

    • Nessuno di noi ha scritto ingiurie e volgarità (come invece continui a fare tu). Quindi modera il tuo linguaggio cafone ed aggressivo se vuoi essere ancora pubblicato… Non c’è nulla da ridere nelle opinioni altrui, piuttosto è il tuo atteggiamento intollerante a far piangere.

    • ti invito prima di sentenziare a rileggere con cura quanto ho scritto. Il fatto che la signora Obratzova sia, fortunata -per me credente- nella celeste Gerusalemme non fa del suo registro grave un modello e sarebbe piaggeria e non onestà scrivere che la sua Giovanna Seymour sia un modello che eguaglia quella di un paio di irripetibili belcantiste, che vive o morte che siano non erano perfette, ma evitavano di trasformare la rivale di Bolena nella caricatura della Comandante.
      La circostanza che la signora sia appena mancata è, nel giudizio sulla cantante assolutamente irrilevante. L’adagio milanese “inscì bun, tant l’è mort” non fa parte del mio modo di essere.

  6. La sua incisione in video di Carmen (con Domingo) è tanto ma tanto cattiva (sembra davvero che lei stia facendo degli sforzi per rovinare la parte) che manco il commento della scatola del DVD ha avuto l’ardimento di lodare altro che la sua “forza drammatica” nella scena delle carte.
    Qua sono assolutamente d’accordo: una voce privilegiata buttata al cestino.

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