Mariss Jansons e i Wiener alla Scala nel segno di Mahler

Mariss Jansons conducts the Barvarian Radio Symphony OrchestraMariss Jansons e i Wiener Philharmoniker hanno regalato, il 26 giugno, una serata che il numeroso pubblico accorso alla Scala (teatro quasi esauriti) non potrà dimenticare. E’ occasione più unica che rara infatti – soprattutto in quella sala – ascoltare una tale lucidità interpretativa che tramuta il pensiero in gesto ed in suono. Il programma era impegnativo: l’immensa Terza Sinfonia di Mahler. Monstrum di lunghezza, complessità, organico, difficoltà, con i suoi 100 minuti di durata mette a dura prova la capacità e l’intelligenza dell’interprete. L’opera, suddivisa in 6 movimenti, sviluppa una complessa riflessione musicale che se inizialmente, nel progetto originale mahleriano, doveva “rappresentare” il sogno di un giorno d’estate, si amplifica sino ad abbracciare temi universali nel rapporto tra uomo e mondo che lo circonda. Una ricerca di serenità che parte dal monumentale primo movimento con il suo alternarsi di tensioni, incubi, cupi presagi, strappi orgiastici, per attraversare nel secondo e terzo (minuetto e scherzo) atmosfere più classiche e ritmi popolari, sino al quarto movimento ricco di suggestioni notturne nella voce di contralto che sussurra i versi di Nietzsche tratti dallo Zarathustra in un canto sospeso e trattenuto sulla soglia dell’abisso del dolore (la sua profondità e la sua inconfessabile voluttà), e al quinto con il ritorno alla concretezza del coro femminile e di voci bianche che intonano un lied di sapore popolare, per sfociare nel sesto e ultimo movimento: un lungo adagio dove le inquietudini e il dolore, le gioie e l’allegria, si fondono in una dimensione di malinconica trascendenza in un respiro ininterrotto che attraverso cromatismi e vaste frasi fa letteralmente trattenere il fiato per 25 minuti sino alle possenti cadenze finali. Jansons ha dato alla partitura un linguaggio allo stesso tempo teso e morbido, una narrazione non eccessivamente filosofica e analitica, ma umanissima, il cui capolavoro è l’adagio conclusivo, reso come un lungo piano-sequenza, un respiro condiviso, estenuante, commovente. Emerge una grande serenità nel gesto del direttore lituano, un sorriso che fa ripensare a Kleiber (Carlos naturalmente). Fin dall’inizio colpisce il suono: i Wiener sono gelosissimi delle proprie peculiarità e spesso – si dice – suonano per conto loro. Certo non quando li guida un musicista come Jansons il cui lavoro è percepibile sul suono orchestrale: gli archi tesi e caldissimi, corposi e dal vibrato ricco; i fiati impeccabili e luminosi (d’una precisione tale da far sembrare un solista i tromboni e i corni); le percussioni, i legni… Un suono davvero meraviglioso. Insomma: una grande orchestra con un grandissimo direttore. Quello che alla Scala non si sente quasi mai insomma (sarei curioso di sapere se e quanti orchestrali erano presenti al concerto). Ma non voglio cedere alla polemica: nulla può rovinare la serenità seguita al concerto: né le “miserie” scaligere, né il pubblico non certo disciplinatissimo (con gli applausi a sproposito tra un tempo e l’altro e i telefonini al solito squillanti), né, soprattutto, l’oscena presenza di Mario Monti nel palco reale… Una serata di grandissima musica, come raramente nell’intera vita può capitare di assistervi.

L’ascolto:

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17 pensieri su “Mariss Jansons e i Wiener alla Scala nel segno di Mahler

  1. Un’ottima recensione, molto ben scritta e articolata. Non ho ascoltato il concerto, ma non fo fatica a credere che sia stato come tu l’hai descritto. In conclusione, non potrei essere più d’accordo sul carattere osceno della presenza di Mario Monti nel palco reale. Dovrebbe vergognarsi persino ad uscire di casa. Ciao

    • devo mio malgrado ricordare due cose a marco ninci e non per sterile spirito di polemica: la prima che non sta correggendo un temino di seconda media come ” il molto ben scritta e articolata” porterebbe a concludere. Secondo questo non è un blog di politica e se ho “tollerato” la considerazione su mario monti in seno al pezzo per rispetto dell’altrui libertà l’ho fatto a malincuore e per la vera grande amicizia che mi lega a duprez, pur nella costante differenza di opinioni. Preciso che se monti, per suggerimento di marco ninci, dovrebbe vergognarsi ad uscir di casa molti degli attuali gigli della politica dovrebbero essere accolti fra le mura ben ospitali ed altrettanto ben serrate delle pentite o delle murate.

  2. Beh, Donzelli, fai proprio della polemica assurda e futile. Io non ho corretto nessun tema. Osservazioni di questo genere sono state fatte migliaia di volte e nessuno ci ha mai trovato da ridire, ovviamente. Se hai dei problemi con me, cerca di superarli, io non ci posso fare niente. Per quanto riguarda Monti, qui penso viga la democrazia. Ciò che è concesso ad uno, senza che si dica nulla esplicitamente, deve essere concesso ad un altrro, senza che ci sia differenza fra moderatori e moderati. Mi stupirebbe molto se le cose stessero altrimenti.

    • se non capisci te lo esemplifico, magari ti entra nella crapa (tu la chiami, credo, coccia). Se avessi scritto ” complimenti duprez per la recensione, che se anche non ho assistito al concerto etc….” non ti avrei scritto niente pubblicandoti e basta, ma siccome la penna blu e rossa è nel tuo dna, solo che qui non siamo a scuola e tu non sei la maestra ho fatto il mio commento.
      Se hai capito bene in difetto posso sempre invocare lo Spirito Santo, visto che io ci credo e siccome sull’argomento non vige la democrazia ……silenzio, rispetta il gratuito dono delle mie preghiere per te!

      • Carissimo Dom, non a caso al mio adorato Marco – la cui dolce e severa pedanteria mi manca tanto – affibbiai anni or sono il simpatico nomignolo di Nanny.

        Quanto a Monti, come non essere d’accordo? Certo, la sua presenza nel blog non sarebbe proprio pertinente, a meno che non si volesse estendere la materia dall’Opera Lirica alla Commedia dell’Arte, dando libero accesso in tal modo a tutte le varie Maschere che formano la classe dirigente di questo sventurato paese (il sempreverde “La situazione è grave ma non seria” di Flaiano)

        Da noi si dice capoccia.

        Saluti affettuosi.

  3. Mi spiace che da Mahler e Jansons si sia passati a parlare di Monti, figura squallida e meschina, a mio giudizio peggiore di chi l’ha preceduto e seguito (e non ho alcuna simpatia per nessuno di esso). La politica non è oggetto del sito, vero, ma riferimenti se ne son sempre fatti. Ecco perché non trovo affatto disdicevole la considerazione di Ninci, nè mi offende in alcun modo il suo apprezzamento sul mio scritto. Questo per chiarire. Ora per cortesia, “pace vi intimo” e torniamo a parlare di Mahler

  4. Ciao, Lily, piacere di rileggerti. Evidentemente la pedanteria mi è così connaturata che non me ne accorgo proprio. In che modo possa essere pedante fare i complimenti a un autore per il suo stile e per il modo in cui argomenta è una cosa che mi risulta completamente incomprensibile. Altre volte complimenti simili mi sono stati fatti e io ne sono stato assolutamente felice.
    Un abbraccio
    Marco

  5. Sul concerto non ho che da accodarmi alla splendida recensione di Duprez: serata indimenticabile. Quanto alle intemperanze del pubblico posso dire di aver visto serate peggiori: ho sentito un tentativo di applausi “solo” dopo il primo tempo e dalla mia postazione nessuno squillo di cellulare (non volevo credere alle mie orecchie!), per la Scala di questi tempi suona quasi come un miracolo, anche se è magra consolazione. Quanto a Monti. manco mi ero accorta che c’era, troppo presa dalla meraviglia della musica.

    • L’applauso tra primo e secondo movimento è stato zittito, ma era ben più di un tentativo. Idem, ma meno convinto, l’applauso dopo il terzo all’ingresso del coro. Di cellulari ne sono squillati una decina (segnali di sms)…meno del solito comunque. Ma ormai ci siamo assuefatti come con i fastidiosissimi schermi degli Smart Phone che illuminano a giorno….

      • Sì, anche gli schermi… Nella mia triste classifica al contrario non so se mettere al primo posto lo squillo di cellulare o il pacchetto di cracker scartocciato insistentemente proprio a musica già iniziata, grrrr… Come dire che anche requisendo i cellulari la fantasia non ha limiti

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