Un Turiddu al giorno…\ 22. Giacomo Lauri Volpi

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nel novero dei compare Turiddu non poteva mancare Lauri Volpi. Il tenore romano affrontò il ruolo abbastanza presto, non spesso e, verificando la cronologia del Met, una volta approdato a Canio  tralascio il personaggio mascagnano. Parlare di Lauri Volpi esecutore del melodramma verista può creare qualche problema perché le scritture marcatamente centrali non erano le più propizie ai mezzi del tenore tanto è che con riferimento ad altro titolo verista ovvero Andrea Chenier cantato al Met il critico del New York Times rilevò come il medium della voce non avesse lo splendore della zona superiore della voce. Quello che poi è singolare della carriera di Lauri Volpi è che il ruolo più eseguito fu il Mario Cavaradossi di Tosca e che, “numeri alla mano” poche  furono le recite di Raoul, Arturo, Vasco de Gama e Fernando. In fondo utilizzando per quel che servono le cronologie e desumendo dalle stesse interpretazioni i titoli verdiani o meglio Manrico e  Radames (sporadico e tardivo il rapporto con  Riccardo e don Alvaro) furono le opere che Lauri Volpi cantò spesso e che erano più consone alle sue caratteristiche vocali.

Il Verismo fu spesso per Lauri Volpi un dovere una necessità di carriera, soprattutto negli anni del Met. Come la Callas le opere che più gli si addicevano furono affrontate occasionalmente o mai (si pensi che nel 1935 il Gualtiero di Pirata venne affidato a Gigli, pure nel 1940 chiamato ad essere protagonista di Poliuto, che Lauri Volpi debuttò oltre i sessant’anni nel 1955).

Con queste premesse deve essere ascoltato il Turiddu di Lauri Volpi e dall’ascolto emerge chiaro che Lauri Volpi  esibisca una fonazione da tenore pre verista in un personaggio verista. Colpiscono dall’ascolto la vocale “e” pronunciata strettissima (vedi “qualche bicchIEr “, “per ME pregate Iddio”) come accadeva a tenori e baritoni nati trent’anni prima di Lauri Volpi per contro  mai un suoni che solo lontanamente possa suonare aperto e non perfettamente immascherato con una copertura della vocale “a” esemplare come accade nel “dovrete fAre da madre a SAnta”, “condurre all’altAre” nel “s’io non tornAssi” conclusivo. E se il lato tecnico e lo splendore  vocale lasciano incantati appare chiaro che, sotto il profilo interpretativo, questo Turiddu predilige la spada al serramanico. Mi sono domandato ed è un dubbio che giro ai lettori se per caso non avesse queste caratteristiche vocali ed interpretative non fossero anche del primo Turiddu: Roberto Stagno che battezzato Vincenzo, si era dato il trasformato in Roberto, in onore del suo ruolo privilegiato, ovvero Robert Le diable.

 

 

5 pensieri su “Un Turiddu al giorno…\ 22. Giacomo Lauri Volpi

    • devo dire che LV ne conta tante pro domo sua tipo che faceva il passaggio sul la bem quando semplicemente al pari dell’odiato rivale Gigli apriva i suoni oppure che Calaf fosse stato pensato per lui. Peccato che sino al 1924 LV cantò opere da lirico e lirico leggero. Il “cambio” di vocalità e l’allargamento del repertorio (vedi cronologia del MEt, che era il teatro dove LV lavorava in piante stabile avviene fra il 1925 ed il 1927 quando Puccini era già scomparso

  1. Volevo scrivere esattamente quanto riportato da Mozart. Secondo la testimonianza di Lauri-Volpi, più volte, nel corso della preparazione del ruolo, Mascagni dichiarò che il grande Giacomo gli ricordava il modo di affrontare il ruolo che fu di Stagno.

    Altra considerazione: non posso che sottoscrivere in pieno quanto Donzelli scrive a proposito della carriera di Lauri-Volpi. Temo che, in buona parte, la curiosa distribuzione dei ruoli fosse dettata dalle consuetudini esecutive dei tempi. Immagino si possa imputare a ciò anche l’unico Boccanegra di Galeffi (che deve pur essere stato meraviglioso) o la mancanza di tanti titoli donizettiani che avrebbero avuto Signore e Signori interpreti. Peccato.

    Ultima considerazione intenzionalmente provocatoria (ma col sorriso; prendetela come uno scherzo): se vogliamo prestar fede alle affermazioni del recentemente silurato (e mi spiace davvero) Alberto Zedda, secondo le quali un ottimo Comte Ory è anche un ideale Arnoldo, io consiglierei a Pererira di scritturare Florez come Turiddu; del resto anche Stagno cantò tantissimo Almaviva (e ci ha anche lasciato una spettacolare cadenza fino al re sovracuto che, se non ricordo male, il giovane Di Stefano eseguì al Met). In ogni caso, peggio di Kaufmann non dovrebbe fare.

    Tanti saluti.

    • A integrazione di quanto scrive lontanodalmondo, ecco come Lauri Volpi riporta le parole di Mascagni dopo la prima prova al piano dell’ Addio alla Madre.
      “Lo vedi, figlio mio, che avevo ragione? Solo Roberto Stagno mi cantò come oggi hai cantato tu!”

  2. stagno era famoso per i trilli le agilità se le contendevano lui ed angelo masini, che credo sia stato l’ultimo tenore ad eseguire il rondò di almaviva. Quanto ad Ory posso dire di avere letto che Toscanini lo offrì a Pertile e fu il tenore a rifiutare ritenendosi “troppo pesante e troppo maturo ” per il ruolo.
    Certo che un Ory di Lauri Volpi o il suo Fernando ( ma qui la colpa è di LV che non voleva la Leonora di Ebe Stignani dal ‘355 monopolista del ruolo) fanno parte di un mondo dei sogni.
    Posso solo anticipare, senza rubare il mestiere a Garcia, che intorno al 1928-’29 Marinuzzi progettava pietra del paragone con la Stignani e si domandava se per Asdrubale fosse meglio Pinza o de Angelis. Che dubbi meravigliosi?

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