Concerto della Gruberova: trionfa solo il cinismo

edita-gruberovaPiù volte il Corriere della Grisi ha scritto delle performance di Edita Gruberova e non solo alla Scala. Alcuni di noi la amano, altri la stimano, altri ancora ritengono che, non da  adesso, dovrebbe dedicarsi ad altro. La schiera di questi ultimi  sicuramente si è ampliata dopo il concerto di lunedì.

Edita Gruberova ha dimostrato che oggi sono rimasti della cantante i soli difetti perché la voce è esibita con risparmio strettissimo, i portamenti sono tanti quante le note emesse, i suoni fissi dal do centrale  in su sono la regola, gli acuti, quei pochi emessi suonano  sempre stonati, ora fissi (aria di Liù) ora (aria di Adele della Fledermaus) spinti e chiaramente senza il supporto del fiato. Quel sostegno del fiato e della respirazione, che hanno consentito alla Gruberova di essere una grandissima e solida professionista per decenni e di superare per resistenza e durata di carriera tutti i coetanei (Mariella Devia esclusa).

In un programma (già presentato a Budapest un anno or sono come testimoniato dal tubo) di Lieder una cantante, che non ha mai brillato per chiarezza di dizione e di articolazione, varietà di accento, facilità nella zona medio grave, che ha sempre ondeggiato fra il manierato e lo stucchevole, cui oggi si aggiungono  fisiologiche ed anagrafiche mende vocali, ha brillato per una sola dote: il cinismo.

Il cinismo di imporre sé stessi, i propri vizi e vezzi (ormai spariti i pregi) perché sa perfettamente, calcando da mezzo secolo il palcoscenico ed essendo da cinque lustri LA GRUBEROVA, cosa vuole il pubblico. Il suo pubblico quello che all’ingresso di una arrotondata signora, vestita di una tappezzeria da ristorante cinese dei paesi germanici, grida “bravaaaaaaaaaa”, che applaude sempre e comunque, che scandisce il nome della cantante a fine concerto, ripetendo in formato mignon o meglio facendo il verso, i concerti delle dive della generazione precedente la signora. Anzi la Santa di Bratislava come la chiamano da vent’anni. Santa della cui virtù dobbiamo pubblicamente dubitare perché se tale fosse renderebbe l’udito ai sordi presenti in sala. Qui il miracolo è quello di un Dulcamara in gonnella,  che fa credere di essere ancora una grande cantante. Per altro va anche detto che i Nemorino e  le Nemorina presenti in sala hanno facile predisposizione a farsi irretire. Sono spontaneamente gonzi, sono gli stessi educati a deridere i 78 giri di una vera fuoriclasse come Marcella Sembrich,che arrivò al fonografo dopo  quarant’anni di carriera, a dare dei necrofili a chi ascolti un 78 giri mentre loro il feretro lo vogliono dal vivo prima che come si dice a Milano “venga messo via”.

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6 pensieri su “Concerto della Gruberova: trionfa solo il cinismo

  1. Francamente dopo il penultimo concerto scaligero con orchestra sono rimasta felicemente a casa. Fu indecorosa a cominciare dal primo brano, Maria Stuarda, e proseguì ben peggio.
    C è qualcosa di psichico in questo nostro volere omaggiare e divinizzare artisti stravecchi ed ormai impresentabili. …il bisogno di avere degli idoli anche se gli idoli sono ormai ridicoli o caricaturali per riempire i vuoti, che derivano da un presente triste e misero. Comunque è chiaro che dall’obbligo di applaudire tutto e tutti al di là dei contenuti artistici si sia arrivati al feticismo puro, apoteosi della peggior melomania e non certo dell’andare a teatro in modo salubre. Il pubblico dell’opera si ammanta di intellettualità ove non serve e poi cade nella venerazione della reliquia alla prima occasione ( la signora Gruberova non è certo la Callas ….) a riprova che siamo alle prese solo con l’agonia del teatro lirico e nulla altro.

  2. Buonasera a tutti, posso condividere alcune cose e altre meno, ma “Il vestito tappezzeria” è una caduta di stile. E non venitemi a dire che manco di ironia. Vi seguo con adorazione da anni e continuerò a farlo.
    😉

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