cantare mozart n° 1: Joan Sutherland Vitellia

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Quest’anno per accompagnare il festival di Salisburgo, quello nato per volere, fra l’altro di Lilli Lehmann, per recuperare le opere tutte del genius loci avevamo pensato di dedicare il mese di agosto ad ascolti mozartiani. Lo scempio, come definito da qualcuno di ieri sera e che verrà accuratamente vagliato, ci ha imposto una puntata in più dedicata alal Clemenza di Tito e per opera di una cantante che, con esclusione di donna Anna, non frequentò molto il compositore salisburghese. E questo nonostante l’esecuzione dell’aria di Kostanze o di talune arie da concerto ad opera di Joan Sutherland sia esemplare e lasci indietro per la strumentale perfezione molte  deputate mozartiane. Con riferimento a Vitellia, che è una tragedienne come l’Orazia di Cimarosa o le protagoniste delle opere serie di Sacchini, Paisiello, la Sutherland può essere ritenuta carente sotto il profilo dell’accento, ma la stumentale perfezione, il legato, la facilità a scendere nelal zona grave della voce (assai più facile in questa registrazione del 1956, che in quelle della diva Sutherland) la vocalizzazione facilissima e quella mollezza e morbidezza che riporta all’opera dell’ultima stagione barocca sono un esempio insuperato o almeno una rispettabile e condivisibile visione del personaggio, sopratutto in questa pagina di riflessione e ripiegamento. Non dimentichiamo che la graqnde tragica sino alla Colbran ed alla Pasta doveva essere versata in tutti gli stili fosse quello tragico che quello semplice e grazioso.

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