Sorella radio: Fra Diavolo dall’Opera di Roma.

Ci hanno scritto che siamo, noi della Grisi, dei poveri pezzenti perché privi di 50 euro per andare a vedere la Rondine fiorentina. Io credo che siamo oculati nello spendere i nostri soldi ed anche ben conosciamo la media delle produzioni dei teatri italiani. Per questo anche al Fra Diavolo romano abbiamo applicato questa regola della “lesina”. E ne siamo ben soddisfatti, atteso quanto udito per radio. L’opera-comique impone spigliatezza e brillantezza in orchestra e sul palcoscenico, alternate a languore e capacità di evocare quei luoghi e quelle situazioni, descritte secondo gli stereotipi del tempo. Tutto questo nell’orchestra diretta da Rory Macdonald mancava. pesante il finale primo e, più ancora, la scena del secondo atto nella camera di Zerlina; per contro non c’era l’atmosfera da parodia del dramma di cappa e spada tutte le volte che appariva il protagonista, sotto le vesti del Marchese di san Marco. Di questo “fuori tema” la colpa non è solo della bacchetta, ma principalmente del protagonista John Osborn, oltre tutto il migliore in campo, ma la cui emissione costantemente bassa, che limita la dinamica, essenziale per una esauriente definizione del personaggio. Quindi pochi colori alla serenata “Agnese la zitella”, nessun slancio e piglio guascone ai passi vocalizzati dell’entrata o all’entrata dei malviventi al secondo atto. Scolastica e piccola cosa la grande aria del terzo atto. E questo è un pesante controsenso perché quel numero è stato pensato per esaltare tutte le qualità dell’ esecutore. Basta sentire l’esecuzione magistrale di Jadlowker o di Lemeshev per capire l’ abissale differenza, prima interpretativa che tecnico-vocale. Gli altri peggio ancora perché la Zerlina di Anna Maria Sarra priva della Grande aria del secondo atto, che è propria della versione in italiano predisposta per Londra, suona pigolante e stimbrata, corta in alto tanto da essere in difficoltà nella cadenza fra le due sezioni dell’aria del secondo atto e insipida nell’ accento all’arietta “si domani” dove Zerlina canta e pensa da soubrette, quale la ciociaretta è soprattutto nella versione opera comique. Uno degli errori della direzione di Macdonald è quello di aver tollerato da Roberto de Candia nel ruolo di Lord Rochburg frizzi, lazzi ed emissione dilettantesca nella peggior tradizione dei buffi, che per fare i buffoni artano la voce ingegnandosi di renderla volgare e sgradevole. Chiariamo a noi per primi che in Fra Diavolo il comico ed il grottesco spettano a Beppo e Giacomo (i ruoli di Stan Laurel ed Oliver Hardy) non al lord inglese che è ridicolo perché serio o meglio serioso. Quanto alla lady Pamela di Sonia Ganassi, con la voce di limitato volume da autentica comprimaria, quale la cantante reggiana sempre è stata.

Un pensiero su “Sorella radio: Fra Diavolo dall’Opera di Roma.

  1. anche qui non concordo… ho assistito alla recita di sabato 21 ottobre,; premesso che conoscevo poco
    dell opera, ho trovato in stato di grazia l orchestra
    e la direzione … la bacchetta di McDonald è
    stata coerente , leggera e divertente…quale si confà a questo repertorio
    Forse vero è che mancava un po di piglio nell esecuzione mah tuttto è sembrato filar liscio..
    Osborn si conferma uno dei migliori tenori in circolazione (non capisco la critica feroce)
    uno che sa cantare tutto legato con dei bellissimi centri
    e anche gran Signore che non vuole mai ‘strafare’..
    può aspirare anche al repertorio verdiano per il resto del cast fatta eccezione per la Ganassi ormai afona un divertente De Candia (non capisco quale volgarità abbiate ‘sentito’ ) e un bravo Giorgio Misseri e comprimari di ottimo livello; Maria Aleida sosteneva il ruolo di Zerlina …parte alquanto impervia risolta con
    garbo insomma ha fatto tutte le sue note/notine.. una piccola Serra e brava anche la comprimaria …

    spettacolo delizioso nell eccezione più positiva del termine, ha regalato una
    bellissima esecuzione del Fra Diable…
    E’ forse proprio il non aver assistito allo spettacolo che
    vi ha penalizzato perche la parte visiva aiutava moltissimo
    La trasposizione nell italietta anni 50/60 alleggeriva e
    donava freschezza all esecuzione esaltanto l opera;
    l’esercito trasformato nell arma dei carabinieri è stato
    il motore della narrazione …
    avete perso un bello spettacolo
    purtroppo poco pubblico e molto distratto e rumoroso
    caput mundi non si smentiscono mai…

Lascia un commento