Ripasso di fondamenti: Eleanor Steber, Bruno Walter. “Mozart Arias”

Mozart-Steber-Walter-COLUMBIANel 1953 la Columbia Records pubblicò un album interamente dedicato a Mozart, che deve essere considerato un irrinunciabile nella discoteca di qualunque melomane. Non solo e non tanto per il repertorio proposto (presenti all’appello la trilogia dapontiana e i Singspiel maggiori), ma per la scelta di affidarlo alla voce di Eleanor Steber e alla bacchetta di Bruno Walter. La prima, giunta in ogni senso al culmine della carriera e circa alla metà della sua più che ventennale permanenza al Metropolitan (dove aveva già affrontato tutti i personaggi proposti nel disco, con l’eccezione di Donna Anna, che sarebbe arrivata di lì a poco, e ovviamente della signorina Silberklang dell’Impresario teatrale, attesa la rarità del titolo); il secondo, stabilitosi ormai da un decennio negli Stati Uniti ma più che mai presente, nuovamente dopo la guerra, anche nelle maggiori istituzioni musicali europee, e questo nonostante l’età ormai veneranda (il direttore era nato nel 1876 e si accingeva a celebrare i sessant’anni di impegno sul podio). Superfluo spendere troppe parole su un disco come questo: va ascoltato integralmente e meditato a lungo, per comprendere come vada eseguito Mozart, al netto di sgallinacciamenti e scelte insensate di dinamica e agogica, oggi spacciate per grandi e risolutive novità. Peraltro sarebbe opportuna una ristampa, perché il titolo risulta al momento fuori catalogo e lo si può acquistare solo sui siti dedicati all’usato oppure scaricandolo dalla sempre munifica Rete. Di certo una riedizione di questo recital non venderebbe meno copie di certi patinatissimi prodotti, destinati nel giro di pochi mesi a finire sugli scaffali delle offertissime (e a restare lì, per l’appunto). A titolo di esempio e come assaggio del disco, propongo l’aria dall’Impresario teatrale e il secondo assolo di Fiordiligi: la voce elettrica e controllatissima della Steber, la facilità con cui risolve i passaggi tecnici più ardui (quartine vocalizzate, trilli, messe di voce e acuti saldi e luminosi) è eguagliata solo dall’assoluta aderenza al carattere della musica e alle sfumature del testo (anche poetico: si ascoltino, ad esempio, i differenti colori vocali su una frase come “l’ardir mio, la mia costanza”, e come questa lievissima variazione illumini, come un lampo, tutto il tormento interiore del personaggio), aderenza che la direzione accoglie e rafforza, con il sostegno di un’orchestra che suona splendidamente, con slancio davvero viennese ma senza l’affettazione che spesso si collega all’immagine del Mozart “italiano”.

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