Zandonai – Francesca da Rimini ossia Ilva da Bagnolo

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Dopo la deludente prestazione della protagonista di ieri sera (facilmente prevedibile perchè una Butterfly in affanno è una Francesca soccombente davanti alle difficoltà vocali ed interpretative dello spartito) sarebbe stato troppo facile evocare l’ultima protagonista scaligera ovevro Madga Olivero. Ed infatti proponiamo Ilva Ligabue da Bagnolo in Piano, che appena uscita dalla scuola dei cadetti della Scala, allenata e suon di Settecento e Parisiotti, sfoggia una voce bellissima, femminile (perfetta perchè l’intero dramma ruota attorno alla femminilità di Madonna Francesca) un centro saldissimo che le consente di essere leggiadra e giovane, un registra acuto penetrante e svettante per le situazioni più drammatiche e tese. E’ chiaro che la Francesca di Ilva Ligabue è prima di tutto una giovane donna bellissima ed innamorata dell’uomo sbagliato, vittima di un inganno, tanto quanto quella della divina Olivero è la diva della più completa stagione dell’art noveau italiano. Una prestazione straordinaria. Poi dobbiamo osservare come la direzione di Sanzogno, allora ritenuto un punto di riferimento per le opera contemporanee o recenti colga l’aspetto retorico e quello erotico e languido alla perfezione e che il cast che la RAi del 1958 raccoglie a cominciare dalle donne di Francesca e per finire con i tre fratelli Malatesta dove uno (Mirto Picchi) ha in grazia della voce chiara quel tratto di grazia e di delicatezza che sono di Paolo, perchè è evidente che il gioco lo conduce Francesca, l’altro (Aldo Protti) una potenza vocale ed una forza primitiva di accento, che rispecchia le descrizione che i Polentani fanno di Giovanni ed il terzo (Piero de Palma) è l’indiscusso re delle seconde parti allora all’inizio di carriera. Dovendo poi discutere se Malestino sia una seconda parte.

7 pensieri su “Zandonai – Francesca da Rimini ossia Ilva da Bagnolo

  1. In scena la Siri sembrava la colf di Francesca…….e che dire dei belati del tenore? Grottesco….L’esecuzione della Ligabue è magnifica! Lei la Olivero e la Kabaivanska sono a mio avviso le interpreti di riferimento. Stranamente invece ho sempre avuto delle perplessità sulla Gencer in questo genere di repertorio…..

    • Ciao ritengo la Ilva il vero e più completo contraltare dell’Olivero. Nel caso della Magda la celebrazione di tende e canapè che sono il simbolo della diva diciamo verista dall’altra una voce sontuosa e spontanemente nobile, una tecnica solidissima, un innato buon gusto per realizzare una donna innamorata. Poi la critica facilona e partigiana ha opposto all’Olivero (ed anche alla Gencer) il piattume di altro soprano emiliano, che giustamente era la Susanna della Ilva.

  2. A proposito della Francesca alla Scala, leggo sul sito de La Stampa, a firma Mattioli: “Alla Scala manca dal 1959 (Olivero, Del Monaco, Gavazzeni, o tempora): fanno 39 anni. Troppi, per un teatro che vuole ricentrarsi sul repertorio italiano, anche quello un po’ trascurato della Giovane scuola, in questo caso poi è giovanissima. È il momento di riportare in scena Francesca da Rimini di Riccardo Zandonai (1883-1944), capolavoro riconosciuto ma dimenticato dell’autore. Italianissimo, anche: il soggetto è dantesco, il Quinto canto dell’Inferno, «Amor ch’a nullo amato amar perdona», insomma Paolo e Francesca.”
    Ma 2018 – 1959 non mi pare che faccia 39, ma 59, o sbaglio? Il giornalista de quo sa la matematica?

    • avesse problemi solo con l’aritmetica !!!!! LI ha anche con la storia della musica, quella che si impara dalla Garzantina perchè Zandonai aveva vent’anni o addirittura venticinque in meno rispetto ai maggiori rappresentanti della cde. Giovane Scuola. Ma pazienza…. non ci sono più le mezze stagioni e le maestre che insegnavano a leggere, scrivere e far di conto

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