Gianfranco Cecchele (1938-2018)

Gianfranco-CeccheleCon la scomparsa ormai ottuagenario di Gianfranco Cecchele se ne va un tenore dotatissimo in natura, oltre tutto favorito dalla prestanza fisica, vittima, purtroppo, di un malinteso tecnico che ha mietuto molte vittime. Vittime tutte dotate e molto dalla natura perché per affondare il suono ed imitare, per conseguenza, Mario del Monaco si deve essere un privilegiato dalla natura. Chi sentisse le prime registrazioni di Cecchele, presenza in tutti i maggiori teatri d’opera sentirebbe una autentica voce di tenore spinto, timbrata, maschile e nel suo genere autenticamente bella. Questa serie di qualità unite alla presenza scenica fecero presto del tenore veneto un richiesto per il Verdi pesante ed il verismo o più ampliamente l’opera del Novecento. Radames, Turiddu e Calaf furono per un decennio i cavalli di battaglia di Gianfranco Cecchele spesso negli spazi aperti che giovavano al cantante, esaltandone i pregi e occultando, per contro, i difetti.
Non dimentichiamo che Cecchele fu spesso anche sotto la guida di von Karajan e con una Cossotto al massimo delle qualità vocali ed interpretative compare Turiddu e con il fenomeno Birgit Nilsson Calaf con la compagnia della Scala. Poi arrivò un declino relativamente precoce dalla metà degli anni Settanta quando i frutti del centro gonfio ricavato con l’affondo, che è l’opposto del sostegno, indurirono ed accorciarono la voce, compromettendo l’ intonazione, difetto tipico in ogni corda di chi stia forzando la voce. Poi dopo i latrati del presente Foresto scaligero l’affondo di Gianfranco Cecchele sembra un peccato veniale. E forse per un breve periodo lo fu.

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25 pensieri su “Gianfranco Cecchele (1938-2018)

  1. La colpa mi dispiace dirlo spesso é dei direttori che spesso poco capiscono di voci e alla fine rovinano chi se messo sulla giusta strada farebbe meglio e per più tempo. Adesso però quello che prima facevano i direttori adesso lo fanno gli agenti che sempre più spesso impongono anziché suggerire. E poi diciamolo mai incontrato persone competenti in quel ramo per lo meno quelle poche volte che ho avuto occasione di incontrarne o sentire i loro discorsi anche con altre persone.

  2. Non sono d’accordo: la colpa è quasi sempre dei cantanti stessi che vogliono a tutti i costi fare determinati ruoli. Il direttore ha il ruolo – nell’esecuzione di un lavoro operistico – di imporre la propria lettura e non lasciar fare (come un utile idiota) acconsentendo a gigionate e altre porcherie che piacciono tanto a certi loggioni di tradizione. Il problema è che tutti i soprani prima o poi vogliono fare Mimì o Violetta e tutti i tenori prima o poi vogliono cimentarsi con Trovatori o Aide… Il problema è che i cantanti, spesso, sono musicalmente ignoranti e governati da un ego ipertrofico, arroganza e presunzione, uniti ad un culto intorno a sé delirante su cui lucrano agenzie e agenti.

    • Ovviamente non volevo discolpare i cantanti però se penso ad esempio ad un karajan che impone alla Alberti Norma lei rifiuta e lui reagisce alla solita maniera é esemplificativo di come i direttori alle volte si comportano. Diciamo che senza dubbio é un lavoro Di squadra. Sulla sufficienza e arroganza di certi cantanti non c’è neanche bisogno di parlarne.

      • Karajan poteva permettersi ciò che voleva, avendo una carriera che dimostra che di musica e voci ne capisse più di tutti noi (credo)…poi avrà pure avuto qualche fissazione (ma se parliamo di sedicenti esperti di voci che hanno imposto nelle loro incisioni orrori autentici come Spiro Malas, la Tourangeau, Vrenios, Duval, Ghiuselev…forse chi è senza peccato scagli la prima pietra, oppure capita a tutti di prendere granchi). Detto questo, visto che poi Norma l’hanno fatta fare pure a una Devia, la Aliberti avrebbe avuto il peso vocale della Callas…

        • Io non ho mai detto che era ignorante ma se un cantante dice no e a ragione secondo me e tu ti impunti quello è significativo di un certo modo di operare perché se un direttore è capace hai ragione tu e quindi fa bene ma se non sa di voci tipo i disastri fanno disastri. assolutamente d’accordo su duval etc.

          • Quindi Karajan di voci non capiva nulla? Peraltro nel 99% dei casi sono i cantanti a voler imporre le proprie scelte. Non è un caso che i loro direttori preferiti, quelli con cui – dicono – si trovano meglio, sono spesso anonimi praticoni che solitamente si limitano a dire “sì” ad ogni richiesta. Poi ci sono direttori che chiedono qualcosa in più. Magari risultano più o meno convincenti. Infine ci sono i repertori: è chiaro che i grandi direttori non bazzicassero il melodramma…del resto non darei torto a Karajan per non aver mai diretto Emilia di Liverpool o la Straniera.

          • Perché. …u direttore che alla Nilsson preferisce la Dernesch dimostra di capirne ?…..o forse come tanti prendeva chi faceva ciò andava bene a lui e non sempre a vantaggio del buon canto. Basta sentire quelle porcate incise con ricciarelli, Carreras, balsa and friends. Non farci la.morale Duprez in nome di Karajan genio indiscusso ma anche genio del male in fatto di tumori discografici. Lascia questi discorsi alle riviste specializzate in pubblicità discografica

          • La morale non la faccio a nessuno: liberissima di ritenere che Karajan non capisse nulla di voci e di musica e che tu avresti potuto insegnargli a scegliere meglio i suoi cast.

          • La Dernesch era più funzionale della Nilsson all’idea musicale che voleva esprimere Karajan in quel momento…è così difficile ammetterlo?

          • E’ la trovata dei pubblicitari inventarsi la liricizzazione di Wagner by Karajan niente affatto nuova. La Nilsson aveva una esclusiva Decca e la Deutsche i fichi secchi che vennero spacciati per arte. I cartelloni dei teatri più grandi del mondo e di Bayreuth dimostrano tutto sulla Nilsson e la povera Dernesch che fa schifo punto è basta. Fu una truffa commerciale che apri la via alla distruzione dell opera manovrata dai discografici tedeschi anche grazie a Karajan, mi duole dirlo. Birgit Nilsson ha una duttilità nella voce che quella povera mezza tacca urlante della Dernesch si sogna di notte. E infatti la gente ricorda la Nilsson ed ha dimenticato subito la Dernesch. Ma di quali finalità artistiche si può parlare quando si ascolta una voce modesta e di pochi armonici gridare il finale del crepuscolo o cantare il duetto d amore del Tristano? Vogliamo dire che è più lirica della Nilsson o della Flagstad? C’è l audio live del Meteopolitan del 68 di Walkuere con la Crespin al suo esatto ruolo ossia Sieglinde e la Nilsson su Brunhilde a provare la truffa mediatica realizzata dalla….pubblicita ( o critica ) per spingere un disco magnificamente inciso ma privo della indiscussa regina wagneriana del dopoguerra.Ma per favore….Lasciamo queste baggianate alle riviste musicali comprate che si reggono come sappiamo ed ai deliri di onnipotenza di karajan

        • Duprez, qui mi viene una curiosita’: ognuno ha la sua “galleria degli orrori”, che immagino spesso in molti tratti condivisa; immagino inoltre che, per motivi di spazio, questa delineata sia solo parziale: non mi pronuncio su Vrenios e Duval (ma forse immagino quest’ultimo, accanto ad Elvira) perché non conosco il fatto e quindi non trovo giusto dire qualcosa; condivido appieno Malas e la Tourangeau, che avrebbero dovuto restare rigorosamente chiusi fuori da una sala di registrazione, e da un Teatro, anche, ma quello che non capisco e’ Ghiuselev: ti riferisci forse ad Alvise Badoero ? Perché li’ mi e’ sempre sembrato dignitoso e fors’anche piu’ che dignitoso, o forse ha combinato, in sala d’incisione, qualche porcheria di cui non sono al corrente ? A proposito di porcherie, e sempre con le ovvie limitazioni di spazio, a me vengono in mente alcune cose, cosi’ un po casualmente: cosa ci facevano quei colleghi di cast accanto alla Sills nella Stuarda e nella Bolena ? La Sills non era perfetta ma e’ davvero l’unico motivo di interesse di tali incisioni; allora, diciamola tutta: anche la Seymour della Verrett, cantante a me cara, non e’ all’altezza della quasi coeva Eboli e, alcuni anni prima, Orsini, Ulrica e Duchessa Federica. Comunque, il problema non era la Verrett. Nella “galleria degli orrori” ci metterei per esempio il signor Bacquier e il suo Jago, una serie di bassi da Burchuladze a Nesterenko a Lloyd: ascoltando il Vecchio Ebreo, alcuni giorni fa, sarei tentato di capire il perché Samson si fosse tappato le orecchie. Approdiamo poi all’accoppiato Howell-Van Allan che, in veste di congiurati con Muti nel ’75, ingaggiano un furibondo testa a testa per stabilire chi cantasse peggio e, ovviamente, vince Van Allan: in queste contese vinceva sempre. Lo so che il tema era qui incentrato sui Direttori che si portano in sala d’incisione certi “cantanti” e in questi casi non so chi li abbia portati, ma qualcuno deve pur averlo fatto: chi e’ lo sciagurato ? Chi ha pensato di rovinare una Luisa Miller per molti aspetti pregevole assegnando la maglia di Wurm al signor Van Allan ? Al suo apparire iniziano i guai, non solo per la povera Luisa ma anche per il povero ascoltatore.

          • Caro Danilo, in effetti la “galleria degli orrori” potrebbe essere lunghissima: talvolta ci si chiede con quale perfido cattivo gusto si possano rovinare incisioni per il resto gradevoli (infatti l’aggravante è che nella gran parte dei casi non si tratta di registrazioni di spettacoli dal vivo, ma di incisioni in studio quindi meditate e preparate). Ghiuselev è valido, a mio gusto, nel repertorio russo, ma le sue incursioni nel melodramma mi hanno sempre lasciato perplesso.. Certo rispetto a Nesterenko o Burchuladze o certo Ghiaurov tardo, beh è molto meglio. Visto che le citi mi soffermo anche io sulla “Trilogia Tudor” della Sills…incisioni per me incomprensibili, in particolare la Bolena: forse la peggior Bolena incisa, in cui non funziona nulla di nulla. Altri misteri sono le tante incisioni della Battle e della Hendricks.

  3. Non ho detto che era ignorante ma prepotente si. Perché se un grande direttore forza la mano su chi magari come un giovane cantante é ancora acerbo e vuole stare in ruoli più sicuri porta a conseguenze che la storia anche Di gecchele ricorda. Comunque la provocazione che chi dirige straniera o Emilia é uno sfigato é tua personale e la trovo fastidiosa e irrispettosa verso bellini e donizetti e poi ti ricordo che lo stesso karajan voleva scritturare la Alberti per norma e non per Wagner che oltretutto ammirava Bellini o un opera di qualche altro tedesco. Lo stesso karajan ha diretto molte opere e mi stupisce che tu lo ignori.

  4. Non proprio porcate. Ad esempio: Ricciarelli e Carreras danno nella Tosca di Karajan una prova mediocre ma l’interpretazione orchestrale è assolutamente sconvgente e inaudita, di un livello stratosferico tale da rendere quell’edizione, malgrado tutto, imprescindibile. (Non c’è dubbio che Karajan abbia indotto alcuni cantanti a fare scelte sbagliate, talvolta anche dannose per la salute stessa della loro voce: io comunque lo ascolto con sommo interesse e profitto sempre ).

  5. Poi ancora mi stupisce di chi parla di superiorità della musica tedesca. Grandi autori ovviamente ma bisogna smetterla di pensare sempre che per sentire il meglio bisogna valicare le Alpi. Ricordo che il sommo Wagner espresse parole di ammirazione per la musica di Bellini arrivando addirittura a farne delle produzioni proprie per il pubblico tedesco come un manifesto nel museo belliniano ricorda. Per quanto mi riguarda non é una gara e questo aut aut non mi piace.

      • E io che ho detto? Basta luoghi comuni. Però sulla grandezza di wagner c’è poco da dire perché può non piacere la totalità della sua produzione ma la sua influenza e il suo passaggio hanno influenzato un intera generazione di compositori Italiani compresi. Io per fare una battuta dico sempre che nelle opere di wagner sono i cantanti ad accompagnare l’orchestra perché é chiaro che il suo é un concetto di musica più sinfonico che operistico ma a me piace sinceramente, ma non tollero chi considera il melodramma roba da varietà stile bagaglino perché purtroppo ho sentito anche questo, ma si sa ognuno ha la sua testa.

  6. Mi sembra che, come al solito, Celletti abbia sintetizzato da par suo il giudizio su Karajan. Fino ad un certo periodo ha fatto cose stupende (la Tosca con la Price, la Butterfly con Freni e Pavarotti) poi invecchiando si è fatto prendere la mano da manie di onnipotenza e assoluto protagonismo.

  7. vorrei aggiungere qualche parola sulla polemica Karajan. Preciso che apprezzo Karajan nelle sue esecuzioni di opere italiane, trova nella partitura significati e spiegazioni della vicenda inediti e che aggiungono sempre qualcosa ad ogni opera che ha affrontato, certo era meglio negli anni ’50…
    Però sentire ancora dire che Karajan non sapeva sempre scegliere le voci, oppure ridurre le infinite relazioni tra musica italiana e tedesca oppure gli infiniti legami tra wagner e chi lo ha preceduto a degli aneddoti… fa mancare l’aria anche a me!
    è lo stesso discorso che si può fare per l’applauso a mattarella in Scala: se una nazione per stare insieme deve attaccarsi solo alla singola istituzione vuol dire che la nazione stessa è vicina alla fine. così se dobbiamo liquidare in una sola frase il discorso karajan oppure wagner vuol dire che il dibattito è meglio sospenderlo, tanto si sa che siete su fronti contrapposti e poco dialoganti.

    su Cecchele io posso solo dire che non ho mai sentito in vita mia un tenore che valesse anche solo un quarto di cecchele :(. e quindi viva cecchele, nonostante i difetti! molto bello l’ascolto da Attila con la Stella!

    • Aurelio: da Karajan a Wagner a Mattarella non riesco a capire cosa intendi nella prima parte del tuo intervento. Per quanto riguarda Cecchele ho ricordi alterni: dotatissimo dalla natura ha percorso una strada accidentata, inducendo i più maliziosi al nomignolo di “Stecchele”. Ho ricordi alterni, alcuni molto belli: quando azzeccava la serata sapeva essere trascinante . In finale di carriera si era inventata una voce stranissima, quasi da tenore di grazia: irriconoscibile. La storia che non sono esistiti tenori a lui contemporanei che ne valessero un quarto è un tantino esagerata.

    • Karajan è stato un grande musicista con le sue degenerazioni. L onnipotenza era una sua debolezza. Bastò io, e ci credette per prima la Freni con Traviata. La sindrome del maestro che basta lui l abbiamo visto declinata on tanti modi anche dopo di lui. Gli ultimi dischi d opera sono merda secca per quanto concerne i cast ma il vizio era antico, comincio in forme auliche con la tetralogia. W Birgit Nilsson! La Deutsche Gramophone che coincide con lui per tanti anni ha lasciato tanti disastri all opera….ma proprio tanti assieme a tanti dischi belli.

  8. Io ho un piccolo ricordo personale: gli parlai, una volta, in una notte di agosto del 1988 nei camerini dello Sferisterio: era appena stato Macduff e gli ricordai di averlo sentito, nel 1974, al Regio di Torino in Pollione accanto alla Scotto e alla Cossotto e poi, nell’autunno successivo, Cavaradossi al Palazzetto dello Sport, per la Stagione Autunnale, con la Kabajvanska e Protti.

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