Truffe zurighesi

Diciamo che stupiti non lo siamo sino in fondo del messaggio di Facebook con il quale è stato detto che la Bartoli mai ha assunto l’impegno contrattuale di cantare Cleopatra nel Giulio Cesare. Avremmo pensato, presunto o forse sperato che una cantante che di pubblicità ha vissuto e puntellato la carriera avrebbe tirato il pacco in altri tempi e modi. Insomma il mamma grave di scuola catalana o un bel braccio rotto nella prima decade di ottobre sarebbero stati una meglio orchestrata sola. Forse il termine più giusto è truffa perché l’annuncio, per chi non lo sapesse, è pervenuto la sera del giorno della vendita dei biglietti. Dicono che questa vendita sia stata dolorosa e sofferta. Dicono perché i poveri della Grisi avevano pensato che bastava la coda per gli ingressi in piedi. Per coerenza e per congruenza al valore dello spettacolo. Certo che la figura della Scala e del faccendiere, che complice il CDA, dai tempi dei contratti conclusi con sé stesso, è proprio quella dei banditi e dei mariuoli, che tentano di vendere la fontana di Trevi. Solo che quei personaggi erano italiani, che fregavano sprovveduti turisti. Adesso l’allievo ha superato ed alla grande il maestro comportandosi assai peggio di un altro giocatore delle tre tavolette, quale nella fase finale di vita e carriera si rivelò Francesco Siciliani. Peraltro abbiamo quel che vogliamo e meritiamo con il silenzio e gli applausi a simili personaggi, che devono essere sbeffeggiati in via Filodrammatici e accompagnati dal lancio di monetine. La mia è, forse, istigazione, la loro truffa.

https://www.facebook.com/bartolicecilia/posts/10156316338702423

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33 pensieri su “Truffe zurighesi

  1. Ho sempre sospettato fosse una bufala questo annuncio della Cecilia Bartoli in Scala…. Devo ammetterlo: “Piangerò., Piangerò la sorte mia…”. Abbiamo perso tanto… Grazie a lei sono riuscito a capire il gorgoglio della Moka da dodici e sapere quando il caffè è effettivamente pronto… Grazie a lei e ho scoperto che Ikea sponsorizza pure abiti di scena e che il vestirsi da Cocorita in Russia ha il suo fascino…. Grazie a lei ho capito che la Malibran era una invasata che emetteva suoni a casaccio, che si divertiva con la voce e non faceva divertire gli altri… Grazie a lei ho capito che il barocco è composto da personaggi mitologici come i datori e da figure stile Albin de “il vizietto”… Grazie a lei ho capito che “donna barbuta sempre piaciuta” e che vestirsi da prete non fa solo Carnevale…. Grazie Cecilia! Forse non ti meritiamo alla Scala e fai bene a non venire nonostante gli annunci… Ti immagino così: sul tuo bel missile e la parrucca della signorina Coriandoli che parti verso nuovi orizzonti… Ciao Cecilia….

    • Splendido etipafios logos. Adesso la impostora eseguirà il Don Pasquale nella versione viardot. La vecchia fiera di Sinigallia di Milano, che vendeva roba vecchia e dove imperversano quelli del gioco delle tre tavolette era un luogo di griffato shopping

      • Ho letto i commenti sulla sua pagina e la gente non è incacchiata… Di più!!! Pereira e Madame Moka hanno preso davvero per i fondelli tutti…. Aspetto il prossimo comunicato stampa e avrei qualche frase d’effetto da consigliarle: “Mi scuso davvero caro pubblico ma il missile su cui mi sarei dovuta lanciare in scena l’ha impropriamente usato Trump” oppure “caro pubblico mi scuso ma il costume da serpentessa – per simboleggiare la dualità di Cleopatra, vittima e carnefice di sé stessa- che dovevo infilarmi ha creato problemi” oppure “scusate caro pubblico ma quel giorno ho un appuntamento con la Malibran e poteva solo a quell’ora e sì, vedo la gente morta”….

  2. Vergognosi, non c’è altro da dire. Andrà a finire cosi anche per Tosca – se non troveranno quanto prima un tenore gradito a madame Netrebko….e comunque capacità per il ruolo o meno probabilmente i cantanti sono gli ultimi colpevoli di questa situazione aberrante! Poco male: mamma Rai lo spaccierà come eccellenza, come cultura, riempiendo il Teatro di Garko, Clerici, Sgarbi e Pippo Baudo come é successo ieri sera …per una Traviata…..che resterà “indimenticabile “

    • Vedere quei baracconi da fiera ieri sera in TV parlare di Zeffirelli era, secondo me, in tema con la serata… Una baracconata da circo. Lei era una versione Gheorghiu “gggiovine” (credo sia la compagna dellA Lagna) con carenze di intonazione vistosissime (la lingua ballava paurosamente) e già in casa di Flora – o meglio la sala della villa della Serrbelloni Mazzanti Vien dal Mare- era sfatta. Su Bambola Alfredo meglio non dire e “Ucci Ucci, sento odor di Leo Nucci” faceva venire l’Orchi-te come sempre… Le scene erano inutili (i palchi laterali mai usati, il piano superiore di Casa di Bambola usato 2 volte, la “serra funeraria/tempio massonico” di una bruttezza unica), i costumi orripilanti, la regia televisiva indecente, Silvio Oren Berlusconi inesistente… Zeffirelli l’ho ammirato a volte, ma dire che era un esempio di finezza è come dire che la Bartoli è una donna sobria, che Gabriel Garko è “bello naturale”, che Grigolo è simpatico, che la Clerici è brava a presentare e che la Ricciarelli era fantastica come Turandot… Naturalmente i media parlano di Traviata Hollywoodiana… Su Bollywoodiana sarei d’accordo….

  3. Penso che sia normale che Cecilia Bartoli possa non piacere: è la cantante italiana più popolare e amata al mondo ma sarebbe innaturale che riuscisse a convincere proprio tutti ( specie se connazionali ). A qualcuno la Bartoli non piace: normalissimo dunque. Ma da qui a usare i toni sprezzanti e volgari che ho letto sopra ne corre. Sorvolo sui motivi psicologici culturali ed esistenziali che secondo me ispirano tali isteriche manifestazioni di disprezzo. Quando si tratta di commentare serenamente esperienze artistiche gli interventi latitano (recentemente, ad esempio, gli articoli su Zeffirelli e Maria Chiara sono caduti nel vuoto ) ma se c’è da sputare sentenze e sprezzanti nomignoli nei confronti di qualche artista in voga in quattro e quattr’otto la lista degli interventi si allunga senza problemi . È in effetti molto più semplice e richiede poco sforzo. Personalmente ho visto in febbraio a Monte Carlo la Bartoli in Ariodante. Ammetto che sono partito piuttosto prevenuto: con una certa sorpresa devo dire che mi è piaciuta e mi ha emozionato molto ( e tutto il pubblico con me ). L’impressione e’ stata tale che sono tornato a rivederne altre due recite, con grande soddisfazione. Spero di sbagliarmi: mi sembra che siamo arrivati a un punto tale che manifestare pubblica ammirazione per alcuni artisti sia considerata, a priori, una provocazione. Sarei davvero felice di essere smentito.

    • Vedi…il problema non é che la Bartoli piaccia o non piaccia…il problema é prendere in giro il pubblico. Ho appena letto tutto “l’affaire” sui giornali. Cecilia Bartoli solidarizza con Pereira per non essere stato riconfermato e cancella i suoi contratti con la Scala. Brava complimenti, che professionalità, e che tempismo…Pereira le avrà chiesto…prima fammi vendere i biglietti e poi ritirati dalla produzione. Che alto profilo!!! Complimenti vivissimi…..ma il pubblico giustamente non dimentica….

  4. Vede, Gianmarco, non mi pare che “manifestare pubblica ammirazione per alcuni artisti sia considerata, a priori, una provocazione.”. E dunque non c’è necessità di smentita…
    D’altra parte il numero di coloro che apprezzano la Bartoli è evidentemente enorme: il numero, però. Una Mega Star non si basa sul nulla: minimo, vende proprio parecchio.
    Sarà probabilmente più limitato il numero di chi la trova “inascoltabile”: io sono tra questi.
    Ricordo l’Annunciazione alle masse. Un’intervista su Repubblica- Venerdì di cento anni fa, in cui la Bartoli annunciava la rivoluzione: togliere i paludamenti all’Opera Lirica, i cantanti dovevano stare in jeans, basta alle ritualità ecc. ecc. per attirare le masse. I tempi (non l’Opera) cambiano, il teatro è diventato un po’ più “di regia”, il divismo si è adattato ai media ed alla modernità, riducendosi e non di poco. Qualcuno ricorderà dualismi e rivalità pubbliche, oggi molto più sottotraccia; Callas-ormai-non-più-cantante stava su tutte le copertine (tutte) come amante poi ripudiata per il riccone… Tutto questo non ci manca, credo: né manca, come lei forse ammette, un certochè di competenza che consente di giudicare “artisticamente”.
    Per quel che riguarda me (e molti) l’inascoltabilità della Bartoli nasce se la si ascolta senza pregiudizio alcuno. Di grandi cantanti di timbro non del tutto gradevole ne abbiamo sempre: eppure molti erano grandi, e piacevano a tutti (a memoria, Kraus, Callas, Blake, …). Il timbro della Bartoli è poco gradevole, e il gusto, la linea di canto proprio non li ritroviamo: che sia lei che “si impone” a quelli di Montecarlo per non sottolineare quelle magagne? Da sempre ha “distorto le vocali” (cantare una “e” al posto di una “a”, ad esempio). L’ultimo Pavarotti, ormai ex cantante, c’è arrivato per sopravvivere, e fu inascoltabile: ma era ormai alla fine…
    Quella della Moka è carina assai. Pure una mitragliatrice che spara a raffica è un accostamento che mi pare felice. Ma non credo che evidenziare questi che ad alcuni sembrano aspetti assai discutibili(!) sia “sprezzante e volgare”. Sono personaggi pubblici altolocati, si espongono e per quel che mostrano è giusto siano giudicati (per inciso, dalla Grisi non si risparmia tale Anna N., e i barcacciani -sulle loro corde- a volte ci vanno pesante su molti artisti). In tal senso le “opinioni” della Grisi sugli artisti di caratura “normale” spessissimo, e documentatamente, non sono meno critici. Io come lei mi documento dal vivo quando possibile: in genere, se richiesto di un giudizio, parlo degli artisti come “quelli di adesso” (e non può essere che così!). Le orecchie mi dicono -a valle di una certa educazione in costante aggiornamento- che ogni tanto qualcosa di bello si sente, e si vede. Ogni tanto… Ho i miei ricordi, i miei riferimenti: ma provo a giudicare sempre
    al momento qualità e gusto.
    La Bartoli a Napoli colpì i più sopratutto per i quindici splendidi cambi d’abito, ed anche per il “virtuosismo”: non fu poco. Ma la Bellezza della Musica proprio non ce la trovai.

  5. Fidelio d’accordissimo con lei. Ha fatto la figura da diva, ma una da “poca braciola”.Certo, la Bartoli può piacere e non piacere, come a chi piace la bionda o la mora…. Ci sono però punti che è difficile dimenticare: la Bartoli, sotto un’aura di finta modestia, si crede – come da lei affermato- la Malibran rediviva. I suoi problemi tecnici sono infiniti e ha dato vita a veri e propri spettacoli che potranno piacere sul momento, potrebbero anche far esclamare “beh qui non è stata male dai!”…. Se uno non avesse un metro di paragone (e non le Tetrazzini o le “vecchie glorie” ma anche semplici ragazze brave del conservatorio). Lei ha adattato tutti i repertori alla sua voce spacciando il tutto come “finezze e vere intenzioni dell’autore”, guadagnando bei soldoni. Io azzardo e spero di essere smentito: credo che il REALE contratto con Pereira fosse verbale e milionario, ecco perché col nuovo
    sovrintendente sarebbe improponibile, poiché qualsiasi persona avrebbe esclamato: “ma sta scherzando??”. Che lui abbia promesso a lei cifre non conosciute dagli altri membri? Non lo sapremo mai, non accuso nessuno… Chissà… Come mai Cecilia ha avuto tanto successo? Eh… Ha creato il business del barocco / baroccaro in un periodo fertile e ha sì riscoperto rarità, ma le ha tramutate in Bartolate …. È come la Barbara d’Urso: “nessuno la guarda”, però in milioni sanno di Pamela Prati e di Mark Caltagirone… E poi mica è matta: chi si presenterebbe davanti a un pubblico sapendolo ostile? Sarebbe come se uno si vestisse di carne nella gabbia dei velociraptor…

    • PS sulla frase “Sorvolo sui motivi psicologici culturali ed esistenziali che secondo me ispirano tali isteriche manifestazioni di disprezzo.” Preciso subito, sentendomi chiamato in causa: scrivo da Villa Azzurra a Imola, ho la terza elementare e mi scusi se taglio corto ma devo fare le polpette col polistirolo di cui sono ghiotto”.

  6. Certo, però, che, da una parte, metttere in produzione 3 opere sulla base di un contratto non firmato, affermando che il contratto esiste e, dall’altra parte, abbandonare una produzione solo perchè cambia il Megadirettoregalattico del teatro, a prescindere dal fatto che il contratto fosse di forma scritta o orale, non mi pare proprio la somma manifestazione di quel principio di correttezza e buona fede che, ai sensi dell’art. 1175 c.c., dovrebbe improntare la materia delle obbligazioni. Soprattutto nei riguardi di chi ha fatto la fila per comprare il biglietto (anche se qualcuno più perfido di me potrebbe malignare: se siete dei fans della Bartoli, ve lo siete meritato, è il giusto contrappasso.)
    Peraltro, se il contratto non c’era, la Sig.ra Bartoli avrebbe dovuto attivarsi sin dalla presentazione dell’attuale stagione per far cancellare il suo nome.
    Se il contratto, invece, c’era, allora non è che lei possa risolverlo solo perchè il Megadirettoregalattico del teatro muta, non essendo un contratto basato sull’intuitus personae (forse si potrebbe opinare diversamente nel caso di cambio improvviso di direttore o di cointerprete principale).
    Resta il fatto che stasera sul sito della Scala, nella parte relativa alla prossima stagione, la Semele continua ad essere annunziata con Cecilia Bartoli nel ruolo eponimo. E vi si legge, in puro stile pereiresco: “Il progetto di esecuzione di opere del Settecento su strumenti originali intrapreso insieme ai musicisti dell’Orchestra prosegue con un ciclo triennale dedicato a Georg Friederich Händel e pensato insieme a Cecilia Bartoli, protagonista delle tre produzioni. Dopo Giulio Cesare è ora la volta di Semele, brillante e a tratti licenzioso oratorio profano del 1744 su libretto di William Congreve tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, che sarà presentato in un nuovo allestimento di Robert Carsen. Debutta alla Scala il milanese Gianluca Capuano, uno dei più apprezzati direttori per questo repertorio (ma non solo) nei principali teatri festival europei, mentre il fantasmagorico susseguirsi di arie dalla vertiginosa coloratura vede accanto a Cecilia Bartoli le aristocratiche voci di Ian Bostridge e Sara Mingardo”.
    CIò anche se la Scala avrebbe già affermato in una nota di «apprendere con dispiacere la decisione della signora Cecilia Bartoli di ritirarsi dalla nuova produzione di “Giulio Cesare” di Händel prevista per il prossimo ottobre e dagli altri due titoli del progetto haendeliano creato insieme: “Semele” nel 2020 e “Ariodante” nel 2021» cfr. https://www.corriere.it/spettacoli/19_giugno_22/03-spettacoli-filocorriere-web-sezioni-55ee8e8e-951e-11e9-b462-499d272481c8.shtml
    Forse – verrebbe da pensare – in Scala si applica in modo un po’ troppo letterale il detto evangelico “nesciat sinistra tua quid faciat dextera tua” (Mt, 6, 3)….

    • Studiando giurisprudenza non posso che dire che concordo in tutto con te. Trovo poco serio e non professionale per un soprano rescindere il contratto per il semplice fatto che cambia sovrintendente, spero che Pereira cerchi di muoversi a favore della scala se non vuole essere del pari della Bartoli. Non voglio fatte congetture complottiate spero che il sovrintendente intenda uscire serenamente dalla Scala. Detto ciò posso chiedere agli illustri curatori di questo blog un pensiero, un appunto sul futuro nuovo sovrintendente francese se si può 😊

  7. Scusi Don Carlos, ma se si trattasse di una raffinatissima creatività contrattuale, con un piede nella Assurdo e uno nel Mistero? Già alla sua comparsa il Siur Pereira operò magnifico contratto con se medesimo, e tutti noi poveri paesani a criticare senza capire la bellezza della sfida logica. Ora ci lascia con definitivo miracolo allucinatorio…ma mai contenti, invece di ringraziare..Vale

  8. Tutti contenti? Il problema della sovrintendenza fu risolto: o no?
    Richiesto di un commento sulla rinuncia-Bartoli il Sindaco Sala ha detto con solennità: ce ne faremo una ragione.
    Se esiste ancora un minimo di dignità non si vedrà più la Bartoli alla Scala. Comunque c’è sempre il San Carlo che l’accoglierà a braccia aperte: ma paga di meno.

    • Milano e Sala ora hanno da pensare alle prossime olimpiadi e ai veri campioni italiani. Non certo alle fregature di mezzecantanti in grado di sparare “virtuosismi” con la velocità e la sensibilità di una mitragliatrice. Pure io credo che con Milano la Bartoli abbia chiuso. Per nostra fortuna

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