Notizie da Vienna: Un Ballo in Maschera 31.1.2013

  • Philippe Auguin | Dirigent
  • Roberto Alagna | Gustaf III., König von Schweden
  • Gabriele Viviani | Graf René Ankarström
  • Sondra Radvanovsky | Amelia, seine Gattin
  • Monica Bohinec | Ulrica
  • Ileana Tonca | Oscar
  • Tae-Joong Yang | Christian
  • Alexandru Moisiuc | Graf Horn
  • Il Hong | Graf Warting

Roberto Alagna is making his role debut as Gustavo (first performance was on Jan. 28) – why only now one is wondering? This could be a great role for him and although he was not in good vocal health this evening (he had himself announced indisposed before act three after having been in considerable difficulty at the end of the duet) and Gustavo/Riccardo certainly suits him better than Radames or Manrico. Yet – it should have come 5-7 years earlier.  He has the vocal size and the authority, but the voice´s elasticity (which was never one of his strenghts)  is largely gone and he lacks much of the role´s lighthearted and effortless facets. He began rather unsteady, but having heard how he sounded in recent live recordings, you would not really have guessed he was indisposed…… Buth then – you do not go to Alagna for beauty of sound, but for vigor and accento. Both „Di tu se fedele“ and „È scherzo od è follia“ had a certain heavyness to them. The big duet of the second act had him audibly pushing on his limits (especially having to hold against Radvanovsky´s waves of sound) omitting the final acuto. From „Forse la soglia attinse“ on to the end it was a only a question of surviving and fighting the difficult tessitura and apart from one veritable stecca he came through somehow. Of the Riccardos I´ve heard and when in good health he is probably the most satisfying „package“ all in all – maybe with the exception of young Licitra, just for vocal beauty. At least it is a voice which makes Verdi sound like Verdi and not like an Italian operetta

The same goes for Sondra Radvanovsky: provided that there was no sound enhancement involved (which in this her case would be really absurd) Sondra Radvanovsky must surely be among the biggest-sized voices I heard in the house so far – that is: she was loud, which is not exactly the same. The voice is a true operatic voice with a big range for a change – which you do not hear too often. Yet – it is not very homogenic: the middle range is audibly her weak spot. It has a hollow sound and shows certain signs of wear and tear. There is no wobble and there are no breaks between the registers but she has quite a hard time to manouvre this big voice and keep it together.  The top notes are a wonder: sounding full and glorious they fill the whole house. Phrases like „Consentimi, o Signore, virtù ch´io lavi ‘l core…“ or „Non mi lasciar, soccorrimi, pietà, Signor pietà…“ are easily the best I ever heard live. The „orrido campo“ aria and the duet were impressive, but you could hear „working“ on the voice as it passed and jumped  through the registers during the whole scene. The tessitura of „Morrò, ma prima in grazia“ was not the most comfortable for her, but it had some beautifully spun mezze voci and true piani. Well deserved ovations as she was by far the best on stage on this night.

Gabriele Viviani sounds like a dozen other baritones around at the moment. The low register is inexistant, the middle range is throaty and the high range is stiff and forced. A bad copy of a mixture of Cappuccilli and the bad taste of Nucci. He sings not at all on the breath, rather he is speaking and/or shouting. I cannot really decide which of the two arias was more insignificantly sung.

Ileana Tonca´s Oscar was vocally rather full-voiced, but with good agility. The Ulrica of Monica Bohinec was neither bad nor exceptionally good with a rather forced chest register. A real highlight was the straight-forward and well sung Cristiano of Alessio Arduini. At least every now and then a little care is given to the casting the small roles.

The orchestra under Philippe Auguin.sounded very unsettled in the prelude and got a little better as the evening proceded.As usual you see only young faces in the orchestra – not a trace of at least some older members of the Vienna Philharmonic Orchestra.

So at least you hear Verdi performed with real operatic voices. And only when we hear a voice of the size and calibre of Radvanovsky we realize how starved out we are and how desperately we long to hear voices which really do justice to Verdi´s music.

P.S.: Obviously Radvanovsky herself is also sick (?), as she will not sing the last performance of Feb. 3. Gabriela Georgieva will sing in her place and make her debut at the Vienna State Opera.

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33 pensieri su “Notizie da Vienna: Un Ballo in Maschera 31.1.2013

  1. Premetto, per correttezza, che non ho acora visto la performance, però…
    con la voce “grossa” e rigida che ha Alagna, dare corpo a Gustavo tenendo la tessitura, a un tempo virile e morbida, fatta di legati e scoppi, nervosa e insieme pronta all’ abbandono vocale, secondo la più bella tradizione romantica, francamente mi sembra difficile.
    Il Ballo è un sogno musicale che, per il tenore, può essere un punto di arrivo, cantarlo bene è roba per pochi.
    Alagna, è vero, non è nelle mie grazie, ma anche se lo fosse è troppo rigido e preoccupato di sè per rendere l’ enfasi e il trasporto di una parte che richiede una risposta ad alcuni dei migliori afflati verdiani al di sopra, scusate, della sua sensibilità.
    Ho visto e sentito Licitra qualche anno fa’ e, nonostante qualche difetto, non credo che Alagna possa essere meglio.
    La Radvanovsky ha un bel vocione – la recensione lo conferma -, e ammetto che Amelia farebbe tremare i polsi a chiunque, però è probabilmente già un bel sentire.
    Sono d’accordo con Pasquale, è una voce interessante.
    Rimane il guaio che mettere in scena il “Ballo” oggi è un problema serio : a parte i tre protagonisti – auguri ! – ci sono Oscar, Ulrica, Samuel, Tom, Silvano, e il resto, tutti con un peso notevole nell’ economia dell’ opera.
    Sta diventando difficile ascoltare certi capolavori.

  2. ..dimenticavo, a proposito di abbandoni, Giulietta e Maria nel duetto del 1° atto – consentimi o Signore.. – dell’ edizione del ’57, bacchetta Gavazzeni, sono imbattibili.
    Se qualcuno non è d’ accordo, me ne infischio, grazie.

  3. Bergonzi mi piace parecchio, usa bene la voce e ci mette molto temperamento ma, devo ammettere che anche se sono spesso critico nei confronti di Di Stefano, nel Ballo del ’57 per me è un piacere sentirlo nonostante i difetti : è uno che scalda molto l’ atmosfera, e nel Ballo questo conta parecchio, nel finale il suo “Invan ti celi Amelia” mette i brividi.
    Attenzione però, quel Ballo esce così anche grazie al podio di Gavazzeni.
    Placido ha un bel timbro ma a, a mio parere, come si dice di solito, ” tira via” un po’ troppo.
    Pavarotti perde smalto per strada e quando arriva a quella meraviglia che è “ma se m’è forza..” la butta un po’ lì anche lui.
    Ci sarebbe anche Tucker, che tecnicamente era in grado di coprire tutte le difficoltà, però forse un po’ troppo di gola per i miei gusti, e poi la sua pronuncia….
    Licitra a parte, che comunque mi è piaciuto, oggi cantar Riccardo/Gustavo è un guaio.
    In quanto a Amelia, beh Callas e Stella sono le mie preferite, così diverse e così brave e capaci di emozione tutte e due.
    Tralascio – chiedo scusa – il baritono, su cui c’è da divertirsi.
    Dulcis in fundo, per me, chi tocca Giulietta muore.
    A te la palla.

  4. Mi intrometto :)
    Il mio Riccardo preferito resta Pavarotti (uno dei suoi personaggi più riusciti), certo nell’incisione di Solti inizia a percepirsi un po’ di “canzonettismo” (tipico, peraltro, dell’ultimo Pavarotti), tuttavia nelle incisioni precedenti non c’è proprio nulla di “tirato via”.
    Domingo non mi piace (troppo sforzato). Bergonzi è ovviamente un Riccardo storico, ma a mio giudizio, non centra il personaggio (che appare sempre troppo compassato). E poi c’è la questione espressiva (trovo Bergonzi sempre uguale a sé stesso)…e la ESSCE.

  5. Anche se mi manderete tutti a quel paese (scherzo eh…) io trovo interessantissima l’ interpretazione di Jon Vickers, cantante con difetti tecnici ma con una personalitá artistica enorme. Per il resto, concordo su Pavarotti, in particolare nelle recite da me ascoltate dal vivo alla Scala nel 1978 e a Vienna nel 1986.

  6. Pavarotti era bravissimo dal vivo, ma in studio (chissà perchè) delude parecchio. Bergonzi è stupendo con la Gencer (molto malinconico e aristocratico) Tucker infine è elettrico ma poco rifinito. Non trascurerei poi Gigli. La più bella direzione resta quella di Mitropoulos, le Amelie di antologia sono la Callas e la Leontyne Price.Per Ulrica voto per la Barbieri giovane. Renato, Renato…. ma, forse Bruson. Come Oscar , poi, mi piace molto la Peters, un po’ oca come si conviene.
    Insomma, un’opera geniale e bellissima ! (Diffidate di chi non la ama!)

  7. Anche le mie Amelie preferite restano la Price (Leontyne) e la Callas, ma ci aggiungo la Nilsson. Per Renato non ho molti dubbi: Bruson. Le direzioni che preferisco: Solti, Muti, Levine (orribile quella di Karajan)

  8. Ok, è vero il Pavarotti a cui mi riferivo è un po’ tardo, anche a me piace quello del 1978, mentre a Vienna ’86 mi piace meno.
    Bergonzi è un sanguigno, che nel ballo forse si trattiene un po’, però resta un punto di riferimento : ricordo anche critici che lo accusavano di non avere lo squillo verdiano, sarà, però l’ Aida con la Gencer in quel paiolo di Verona, e non più tanto ragazzino….
    Domingo, insisto, per alcuni anni, penso ai primi ’90, andava a corrente alternata, a volte sembrava in ufficio, a volte era bene in parte, nel Ballo non mi piaceva.
    Gigli, mio padre, che lo aveva visto e ascoltato parecchie volte negli anni 30 e 40, diceva che era un unicum e anch’io, col tempo, ho capito che aveva una voce, nel bene e nel male, per quasi tutte le stagioni (intese come opere).
    Si, la Barbieri regge bene il confronto con la mia amata Giulietta e trovo la Price splendida ma un po’ “violenta”, grazie a quel profluvio di voce che, beata lei, si ritrovava, però è vero, è comunque grande, il mio è solo un distinguo da gusti personali, la Stella è così morbida e dolente…
    In quanto a Bruson-Renato (eh eh !), non lo discuto tecnicamente ma – vi prego non sparatemi – a volte il suo timbro vibratamente oscuro, ma è il suo, mi sembra sovrastare eccessivamente il canto, fino a sentir solo quello.
    Mitropoulos è semplicemente grande.
    Per il resto, il Ballo è così bello che ti incatena dalla prima nota all’ ultima.

  9. riccardo se lo giocano tucker e bergonzi poi gigli (piange un po’, ma con che voce!) e poi i dischi di pertile e cortis,
    amelia sopratutte anita cerquetti poi stella, price, renato mac neil e bruson, ma renato vero è a 78 giri. ulrica una sola per eleganza ampiezza di voce gusto sobrio: la solita stignani anche se cantò ulrica negli ultimi anni della carriera e con parsimonia

  10. Orpo, Donzelli, è vero, dimenticavo Anitona, che Amelia !
    Quanto a Ebe, fra le mezzo citate è probabilmente quella che garantiva sempre il massimo risultato per e con le sue doti vocali.
    Chiedo lumi sul Renato a 78 giri, grazie.

    • beh il renato a 78 giri che si esprime come nessun altro è mattia battistini, ma bastano le registrazioni di stracciari e schlusnus per far capire come dovrebbe cantare un baritono verdiano. attendo qualcuno che sprecherà il termine passatista per questa considerazione. Ma se penso al renato di cappuccilli il cui vedovo cor era arrabbiato e ghermito e non dolente e straziato.

  11. Boh, sarò passatista anch’io, però penso al Rigoletto di Stracciari e mi ritempro.
    Il Renato di Cappuccilli è d’assalto, mi riferisco a Vienna 1986, il suo “eri tu…” è una vera invettiva, non meraviglia che tenda più al rabbioso che al dolente.

  12. Non ho tanta esperienza di ascolto sul Ballo (capolavoro assoluto), ma Amelia: Cerquetti, Stella e -molti di voi non saranno d’accordo- io ho una grande passione per la Caniglia (Odi tu come fremono cupi della Caniglia è imbattibile). Riccardo: Bergonzi e mi piace molto il Di Stefano Scala ’56 Live e Gigli. Renato: nei Balli che ho ascoltato non c’è un Renato che mi piaccia (Bechi, che secondo me aveva una delle più belle voci di baritono di sempre ma cantava male, o più che altro strano: Bastianini ecc.); ho ascoltanto tanti Eri tu e, d’accordo con Donzelli, bisogna andare ai 78 giri e Mc Nail. Ulrica: la Signora Ebe e mi piace anche la Barbieri del 43.

  13. Concordo pienamente su Bruson, l’ ho già accennato anche sopra, emette con una vibrazione di fondo veramentte fastidiosa, quasi belante, che finisce per coprire tutto e si sente solo quella.
    A quel punto non c’è preparazione tecnica che tenga, ti infastidisce e basta.

  14. A me non sembra che Bruson fosse ‘sto gran disastro d’emissione…

    E mi metterete in croce, ma io adoro Bastianini. Sempre amato e lo amerò sempre! Tiè! Per Renato aggiungo Tagliabue, un onestissimo Paolo Silveri.
    Andando indietro: Franci e Inghilleri..

    Per me Pavarotti è sempre ingessato e in Riccardo non è da meno, anche se vocalmente forse era la voce più adatta che abbai mai sentito per cantare quella parte.
    Di Stefano è estasiante. Pur con tutte le sue mende, in Riccardo lo trovo quasi inarrivabile, sul lato espressivo.
    Tucker stupendo, ma il suo canto spesso è un po’ stilizzato: complice forse una voce che era puro squillo dall’alto in basso.
    Bergonzi e il canto verdiano per me sono la stessa cosa: una coincidenza ontologica. La ESSCE è fastidiosa, vero, ma la tollero più delle Æ a fine parola di Pavarotti che sono inascoltabili.
    Gigli. Anche a me da spesso dà noia quando piagnucola, però vorrei piagnucolare io con quella voce lì!
    Tra i grandi Riccardi, ci metterei anche Bjorling, anche se non ho mai capito che problemi avesse con l’aria del terz’atto. Mah!

    Ulrica. Mi limito ad aggiungere la Thorborg e Bruna Castagna.

    Le Amelie mi van tutte bene quelle che avete detto.

  15. Di Stefano tirava giù i teatri e, pur con tutti i suoi difetti, basta ascoltarlo nel Ballo per capire perchè (rispetto a quelli che ho sentito per Di Stefano, gli appalusi americani -del Met- a Pavarotti durante i suoi concerti, anche se spesso meritati, sono acqua fresca).
    Pavarotti, è vero, sembra sempre ingessato, ma sono convinto che sia una sua caratteristica, non mi ricordo di averlo mai visto veramente “sciolto”.
    Tucker per me andrebbe benissimo ma – è un mio vizio mentale – ogni tanto difetta di pronuncia e, proprio nel Ballo…
    Jussi è sidereo, e canta in modo apparentemente così facile da far paura, confesso che è una delle mie voci preferite, ma credo sia meglio in altre opere.
    Bruson, insisto e non vogliatemene, bela troppo per i miei gusti, piuttosto Bastianini, ma è un bel po’ di tempo che, in generale, considero il Ballo del ’57, fra cast, direzione e messa in scena, come una delle edizioni migliori in assoluto.

  16. Mi dispiace dire certe cose, stiamo parlando di canto Selma, però non so perchè tu abbia postato ‘sta roba, spero che sia per lo stesso motivo per cui io ora dico che è meglio che Alagna lasci perdere, il Ballo non è per lui.
    Se canta così, tra voce ingolata, pianto e note tronche – bravo da operetta a parte -, prima si ritira e meglio è per tutti, mio padre, abituato a Gigli (!!!) , e mia madre, signora di buon orecchio, avrebbero detto che piange come un vitello.
    Io, per mia fortuna, ho altre voci in mente : Di Stefano, Pavarotti, Tucker, Bergonzi….
    Alagna semplicemente non esiste.
    Meglio l’ oblio (eh eh !).

  17. Riccardo assolutamente parte da voce bella o perlomeno emessa con facilita’. preparazione tecnica fondamentale ( in ma se m’e ‘ forza perderti altrimenti si ci rimane dentro). quindi Gigli , Pavarotti, Bjoerling ( anche con il taglio dell’aria) o Bergonzi per la questione tecnica,legato fraseggio(anche se effettivamente un po’compassato e povero di squillo ).lasciamo stare Bruson e ascoltiamo Galeffi , Stracciari ,Tagliabue Danise ecc e a sprazzi anche Cappuccilli e McNeil . la mia Amelia preferita Leontyne Price.

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