Richard Tucker “La vita è inferno” La Forza del Destino 1961

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Doveroso ricordare Richard Tucker a 39 anni dalla morte. Doveroso riascoltare l’ultimo tenore di forza, estremo epigono, in piena età di desolante decadenza canora, dei grandi tenori tra fine Otto e inizio Novecento, quelli che potevano cantare con identica saldezza, eguale pertinenza, analoga eccellenza di risultati Mozart, il grand-opéra, Puccini e il Verdi più oneroso, per non dire sfiancante. Doveroso soprattutto oggi, in un mondo di divi, divini e divastri che malamente si arrabattano (e di un pubblico che, prono a ogni moda, purché nuova, applaude e sottoscrive a prescindere qualunque bercio o rantolo che esca dalle suddette ugole), riascoltare questo autentico monumento, latinamente inteso, del canto e dell’interpretazione.

 

5 pensieri su “Richard Tucker “La vita è inferno” La Forza del Destino 1961

  1. Ai… Erano due voci diverse! Trovami UNO oggi così…
    http://youtu.be/8cJolYIYB9k
    Ho avuto la fortuna di sentire Peerce dal vivo verso la fine della sua carriera lirica con L. Price in Tosca e la voce non sfigurava per niente. Era più morbido della voce di Tucker ma altrettanto valido. Peerce aveva forse una decina d’anni in più del suo cognato. Tucker poi era diventato un vero tenore lirico spinto “all’italiana” dopo e abbandonò i ruoli più ‘leggeri’. Tucker era considerato il Caruso americano e quando fu allestito una ‘Fanciulla del West’ al Met con la L. Price come omaggio, Tucker fece Johnson. La Price poi tolse Minnie dal suo repertorio velocemente e rimase più verdiana per il resto della sua carriera. (Girano storielle su questo momento della sua carriera che non voglio approfondire…)

  2. Peccato che per la commemorazione Tamburini abbia scelto un’esecuzione che non mi pare proprio provenga da una serata di grazia di questo grandissimo cantante. Palesemente affaticato e a corto di fiato, non riesce a librare la linea di canto con scioltezza e omogeneità; è duro nell’emissione e le salite agli acuti sembrano costargli uno sforzo immane. Prescindendo da ciò, concordo pienamente con il ritratto fatto da Tamburini.

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