Mariss Jansons: Requiem di Verdi

mariss-jansons-540x304Il 22 maggio 1873, esattamente 142 anni fa, si spegneva  a Milano Alessandro Manzoni. L’anno successivo, in occasione del primo anniversario della morte, veniva eseguita, nella chiesa di San Marco, la Messa di Requiem che Giuseppe Verdi volle dedicare al più grande scrittore italiano. Nel 1883 – a 10 anni dalla scomparsa – la tomba venne trasferita al Famedio del Cimitero Monumentale, luogo di sepoltura e ricordo dei milanesi più illustri. Oggi il nostro Corriere ritorna a Manzoni per tante ragioni: non solo per omaggiare il grande letterato, ma perché è più che mai necessario tutelarne la memoria. Recentemente infatti il toscano che abusivamente e grazie a meri giochi di palazzo, regge l’esecutivo del nostro paese ha dichiarato – mostrando impietosamente di cosa consiste la sua statura culturale (confermata da una riforma della scuola che deve suscitare sdegno e preoccupazione) – “I promessi sposi? Sarebbero da proibire per legge!” in un delirio “rottamatore” degno dei barbuti trogloditi dell’ISIS. E poco o nulla è servito giustificarsi citando Eco e spiegando che ce l’aveva solo con l’obbligatorietà scolastica che impedirebbe (sic!) di fruirlo come capolavoro letterario (che è un po’ come dire che l’imminente distruzione di Palmira sarà utile per poter riflettere sull’antico regno di Zenobia), ma è solo questione di arrogante ignoranza e impreparazione (e del resto su ciò che capisce – il Renzi – dell’incontro tra Renzo e Azzeccagarbugli, tanto apprezzato dal premierino, vi sarebbe solo da stendere un velo pietoso e magari invitare il suddetto a ripetere con maggior profitto non dico il liceo, ma le scuole medie). Che poi – verrebbe da chiedergli – se la scuola non deve insegnare e ficcare, anche a forza, nelle menti acerbe e svogliate degli studenti, i grandi capolavori della nostra letteratura (oltre al far di conto, scrivere, apprendere la storia etc…), di cosa dovrebbe preoccuparsi? Della fenomenologia di twitter, dell’arte del selfie o dell’esegesi degli sguardi della Boschi? Ecco perché vogliamo ricordare Manzoni e affermare con forza che proprio perché si tratta di un grande capolavoro letterario è necessario che “I promessi sposi” vadano insegnati OBBLIGATORIAMENTE a scuola, esattamente come Dante (chissà, prossima fermata dell’iconoclastia renziana?). Ma per noi tornare a Manzoni significa anche tornare a Verdi e al Requiem che compose per omaggiare il grande scrittore. E lo facciamo recensendo la splendida lettura che ne ha data Mariss Jansons nell’ottobre del 2013 sul podio della sua orchestra di Monaco (con cui ha appena firmato il rinnovo contrattuale alla faccia delle sirene dei Berliner), e da qualche mese disponibile in cd. L’interpretazione di Jansons è semplicemente magnifica: si ascolti, ad esempio, l’Introitus e il dialogo tra coro e orchestra, la morbidezza degli archi e la compattezza delle voci, la ricchezza di sfumature nel seguire i segni d’espressione. Fin dalle prime note si percepisce un’atmosfera di solenne serenità e di pace. Un Requiem che finalmente non è ridotto a melodramma (non perché il melodramma sia genere “inferiore”, ma perché c’è e deve esserci distanza tra musica sacra e profana), ma ricondotto ad una dimensione quasi liturgica in cui viene sottolineata l’architettura del brano e i legami fortissimi con la letteratura musicale sacra, senza cedere agli effettismi dei colpi di grancassa o degli strombazzamenti da parata militare che spesso ci tocca ascoltare. Un Verdi che sembra guardare verso Bruckner e in cui anche gli elementi più “operistici” restano come trasfigurati in una visione più sinfonica e alta. Merito del direttore – con Boulez il più grande vivente – della sua splendida orchestra e del coro. Il cast vocale è funzionale alla lettura del podio e contribuisce alla realizzazione del tutto: ma è una lettura fondata sull’insieme e non sul singolo protagonista, pertanto anche le singole mende vocali passano volentieri in secondo piano. Se si vorrà tracciare una storia discografica del Requiem verdiano credo che si dovrà passare necessariamente per questo capitolo che insieme all’edizione di Reiner (1960 con la Price, Elias, Bjorling e Tozzi) e il live scaligero di Karajan (1967 con la Price, Cossotto, Ghiaurov e il primo splendido Pavarotti), rappresenta – a mio parere – una delle pietre miliari dell’iterpretazione dell’opera. Con buona pace di tutti gli altri (Abbado, Giulini e Solti compresi). Ma più delle parole conta l’ascolto: offriamo qui il Requiem integrale di Jansons nel concerto di Vienna (con le medesimi compagini e cast di quello inciso) e alcuni frammenti dei Promessi sposi nelle voci di un indimenticato sceneggiato RAI…di quando le fiction si chiamavano, appunto, sceneggiati e la RAI faceva cultura invece di regalare pacchi e paccottiglie e i grandi attori di teatro lavoravano in TV…prima dell’arrivo dei dilettanti e dei fighetti dei reality e del loro caravanserraglio.

Gli ascolti:

I promessi sposi (frammenti):

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Messa di Requiem (completa): Mariss Jansons – Vienna 2013

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