Tamburini a Vienna, seconda puntata: Elisir d’amore.

Aida_GarifullinaL’Elisir d’amore che Selma Kurz ed io abbiamo visto (e purtroppo anche ascoltato) la sera del 24 ottobre merita di essere brevemente raccontato, non tanto per sottolineare come l’applicazione costante e pervicace al repertorio lirico spinto abbia ormai definitivamente compromesso voce e intonazione di Stefano Secco (come impietosamente dimostra una “Furtiva lagrima” tutta di strozza e con riprese di fiato aleatorie) o per registrare che l’unico elemento del cast più o meno a posto fosse Pietro Spagnoli, benché privo di quell’ampiezza e facilità di sillabato che al navigato imbonitore dovrebbero competere. Meraviglia e dispiace che un cantante che ricordavamo di voce non sgradevole, ancora fresca e di gusto più sorvegliato della media odierna, come Alessio Arduini, risulti, in una parte non certo ardua, poco o nulla udibile, nonostante (o per meglio dire, a causa di) sistematici tentativi di “ispessire” i suoni, con successiva laboriosa (e rivedibile) realizzazione della coloratura prevista. Ma l’autentico punto interrogativo della serata è costituito da Aida Garifullina, soprano russo, vincitrice di Operalia 2013 e qui chiamata (quasi) all’ultimo a rimpiazzare un’altra star della factory Domingo, Sonya Yoncheva (stremata, con ogni evidenza, da una serie di recite di Otello al Met). Che la voce sia di modesto calibro e timbro comune non distingue certamente la signora Garifullina da tante altre colleghe, anche di carriera più cospicua, che sui maggiori palcoscenici internazionali cantano la capricciosa fittaiuola donizettiana. A spiazzare è l’assenza dei minimali ferri del mestiere, a partire dalla respirazione e dall’appoggio, il che fa sì che la voce passi l’orchestra solo occasionalmente, per la precisione quando la parte abbandona il registro centrale (quello in cui Adina canta per tutta la sera o quasi) per avventurarsi nella regione degli acuti. E qui i suoni si fanno più penetranti, ma anche ballanti e fischianti, come testimonia il rondò, peraltro scorciato nella parte conclusiva, in cui il direttore Marco Armiliato concede alla solista (tramite un rappezzo musicalmente orrendo) una corona su un do acuto, emesso con tale visibile (e udibile) sforzo da far pensare a un fa diesis o a un sol sovracuto. E tacciamo dell’agilità, mai sul fiato e quindi spesso e volentieri calante d’intonazione. Un simile prodotto desterebbe legittime perplessità anche nell’ambito di una manifestazione amatoriale o di un concorso studentesco. Sapere che la signora è già sotto contratto con la Decca fornisce ogni opportuna rassicurazione circa lo stato dell’arte canora e manageriale, legittimando nel contempo ogni più lusinghiera aspettativa di vita residuale per le carriere di Gruberova, Devia e Anderson.

L’ ELISIR D’AMORE
Samstag, 24. Oktober 2015 | 20:00 | in italienischer Sprache

224. Aufführung in dieser Inszenierung
Marco Armiliato | Dirigent
Otto Schenk | Nach einer Inszenierung von
Jürgen Rose | Ausstattung
Martin Schebesta | Choreinstudierung
Aida Garifullina | Adina
Stefano Secco | Nemorino
Alessio Arduini | Belcore
Pietro Spagnoli | Doktor Dulcamara
Annika Gerhards | Giannetta
Gerhard Berndl | Ein Trompeter
Walter Kunz | Diener des Dulcamara

Donizetti: L’elisir d’amore – Il mio rigor dimentica – Aida Garifullina

4 pensieri su “Tamburini a Vienna, seconda puntata: Elisir d’amore.

  1. Bella ragazza….. ma se canta nel modo narrato da Tamburini (e non vedo perchè dubitare della sua parola), “che giova la bellezza” (per dirla con Rosina)?
    Se poi pensiamo che in illo tempore i soprani che incidevano per la Decca si chiamavano Tebaldi, Nillson, Cerquetti, Crespin, Sutherland, Sciutti, Caballé, Freni e Te Kanawa…. o tempora o mores!!!!
    Quanto poi al paragone con la Netrebko, forse qui le cose vanno peggio, perchè la Netrebko trentenne era, forse più per dote naturale, invero piacevole all’ascolto dal vivo (oggi lo è ben meno), come da me constatato 13 anni fa, mentre qui parrebbe esserci un mezzo (a star gentili) disastro.

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