Il baluardo Chailly ossia questioni di stile

Chailly wŠhrend der Probe 30.9.2008 | 1/2009 von Mothes | Verwendung fŸr Bildkatalog © Gewandhaus/Mothes

Chailly wŠhrend der Probe 30.9.2008 | 1/2009 von Mothes | Verwendung fŸr Bildkatalog © Gewandhaus/Mothes

Che l’espressione di Riccardo Chailly non fosse né serena né sorridente all’uscita per gli applausi non siamo noi a dirlo, ma i filmati copiosamente offerti dalla televisioni il giorno 8 dicembre. Siccome l’avevamo notato, avevamo pensato alla tensione di fine spettacolo ed al dubbio circa la reazione del pubblico all’uscita dei responsabili dell’aspetto visuale della Giovanna d’Arco, atteso che questa categoria è quella su cui più facilmente si scaglia il pubblico. Traviata docet! I responsabili della parte visiva l’hanno sfangata, ma a quanto pare è stato nel retropalco che si è consumata la sceneggiata dei registi all’indirizzo di Chailly, che signorilmente ha preferito andarsene a casa anziché agli impegni mondani dove è chiaro che il duo registico non avrebbe mancato di fare la propria passarella non pago di quella proposta nel retropalco.
In sintesi i fatti: le prove sarebbero state costellate da continui scontri e frizioni fra direttore e registi. Il primo avrebbe imposto una certa staticità ai cantanti e soprattutto espunto alcune gratuite sporcaccionate come il coito omosessuale fra diavoli.
BRAVO MAESTRO!! ad onta di una direzione sulla quale under and over trenta del sito hanno avuto motivi di perplessità, alcuni dei quali oggi si possono forse, se non capire, giustificare.
Abbiamo già contestato l’idea di fondo ovvero che categorie e visioni dello spirito e della psiche umana assolutamente novecentesche possano correttamente essere proposte a corredo visivo di un lavoro di mentalità ed impianto ottocentesco. Non solo, ma, a differenza di Giuditta Pasta, che le ha ritenute un valido riempitivo e “svegliarino” (per ricorrere alla terminologia di Felice Romani) di una azione (il dramma per i greci) che tale non è, annegando Giovanna d’Arco in retorica, staticità e modesta invenzione musicale, non condividiamo questa funzione di allestimento e regia. Altra e più semplice, fors’anche didascalica e descrittiva è a nostro avviso la funzione della realizzazione della parte visiva dell’opera. Nella richiesta o imposizione, che sia, da parte di Chailly di evitare gratuite sporcaccionate (per altro già viste nel Ballo in maschera fischiatissimo) c’erano in principalità il desiderio di evitare fischi e reazioni del loggione, che mal tollera non certo per moralismo queste scelte ed in secondo luogo il desiderio di lasciare al pubblico la parte musicale e vocale, che è l’essenziale del melodramma verdiano, sicchè un cantante fermo e sotto la guida del direttore, specie se di acclarata scarsa musicalità come la protagonista, è un tentativo di coerenza ed onestà.
Solo che per capire coerenza ed onestà del direttore (ricordiamoci che in Scala non esiste un direttore artistico cui sarebbe rispedire al mittente i registi, o meglio ancora non scritturarli) che si è fatto carico – sembrerebbe- dell’unità dello spettacolo occorrerebbero una cultura musicale e del melodramma (quella di Visconti tanto per citare un’icona gay) e non già il desiderio di mettersi in primo piano a spese di autore, musicisti e contribuenti, che fessi applaudono intontiti dalla critica acritica (persino la Moreni si è accorta che qualche cosa non va….. Cato senex….) e non paghi di deliziare il retropalco di commenti ed apostrofi da bastioni. Quelli li fa la Carmen !

27 pensieri su “Il baluardo Chailly ossia questioni di stile

  1. Francamente Caro Donzelli qui il problema è forse più delicato.
    Ai due è andata bene per i motivi che ho scritto, il punto è che non andavano chiamati, non erano da Scala prima e non lo sono pure ora. hanno sempre fatto roba che si definisce “squinzia” , piena di volgarità e pornografia. Fanno parte del Bartolame di Pereira , che li ha voluti, perche aderiscono al suo standard ed alle sua idea di teatro.
    Quindi il tema è direttore d’orchestra vs direzione artistica. dove si va in scala? chi ha assemblato il cast e con quali scopi se poi la direzione musicale non condivide questi spettacoli ( peraltro incondivisibili)? che futuro ha la concezione scandalistica, clamorosa e sopratutto vuota e cialtrona di pererira con questo direttore musicale che per natura e milanesità non mi apre affine alla direzione artistica?

  2. Per una volta, dissento da Chailly, doveva lasciar fare ai due fanta-registi, avremmo avuto così la prova visiva del livello miserabile in cui si son cacciate molte direzioni artistiche sia italiane che europee.
    Mi sarei goduto da matti vedere i due pseudo-registi fuggir di notte con la scorta della polizia.
    Ahimè si cerca sempre di tamponare le loro misfatte mirate solo ad ottenere visibilità.
    Beati i tempi in cui il dissenso si limitava al lancio dei ravanelli.

  3. Ben detto Donzelli !!! Qui non è questione di Dagospia coi suoi articoletti acidi, velenosi e offensivi, di orientamento sessuale, di presunte lobby, di scandali creati ad arte, di improvvisate crociate moraliste, ma, come giustamente ricordava Donna Giulia, il punto vero è la concezione del teatro d’opera oggi. Su questo dobbiamo interrogarci, discutere e giudicare. Come bisognerebbe giudicare l’operato e il lavoro di ciascuno senza voler morbosamente conoscere ogni recondito dettaglio della sua vita privata accompagnato da un indigesto contorno di psicologia spiccia, gossip e morale.

    Chailly ha fatto benissimo a limitare certe trovate e i direttori tutti dovrebbero recepire l’esempio, non per censura, ma per buon senso. Chi vuole regie di un certo tipo si scelga quei registi, chi no ne scelga altri (posto che, ovviamente, dovrebbe essere il gusto del pubblico a far prendere la decisione definitiva). Così dovrebbe essere ovunque, mica solo alla Scala, ma dopo decenni di regno della regia è ormai difficile una reazione che, va detto, molta parte del pubblico arrabbiato, me compreso, invoca a gran voce.

    Personalmente ho trovato non riuscita questa regia, non orribile come altre, ma poco originale e a tratti ridicola. D’altra parte i signori in questione lavorano in questo modo e sono pagati proprio per questo in altri lidi, quindi non dovrebbe esserci gran sorpresa. Erano loro, se non erro, quelli della Cleopatra-Bartoli a cavallo di un razzo tanto per fare un esempio. Che i due non abbiano gradito le inaspettate interferenze del direttore che, deciso a realizzare una prima seria e che piacesse ai più, si è opposto a certe trovate, è assai naturale e prevedibile. Checche isteriche esponenti di potenti e occulte lobby gay? No. Semplicemente due cafoni abituati a fare come meglio credono. Vorrei vedere quale regista à la page di oggi non se la sarebbe presa, dopo decenni di regno praticamente incontrastato dei registi specie nei luoghi che contano e con l’appoggio di certa intellighenzia.

    Noi melomani, almeno, dovremmo tentare di elevarci al di sopra di certi livelli da Dagospia. Se non noi chi? Forse la verde Dani o la stellare Valeriona, immancabili protagoniste della Prima !?!?

    • Caro o cara Ninia92, pur concordando con le sue proposizioni principali, non capisco – ma me ne faccio una ragione – i suoi commenti negativi su quanto si può leggere nella esecrabile dagospia. Un resoconto chiaro dei contrasti in sede di prove tra Direttore e regia io non li ho trovati da nessuna altra parte. Se lei ha fonti migliori di informazione prego li condivida. Poi fu forse dagospia a dare la prima informazione che la inaugurazione della Scala della prossima stagione sarà affidata al lanciatissimo Micheletto. Forse nel leggere basta mettere l’attenzione solo su cosa interessa, dai venditori di informazioni non c’è molto altro da pretendere. Con cordialità

      • te la posso già raccontare la michelettata, se vuoi. Ambiente periferico, magari Nagasaki post atomica, sfruttamento delle donne, un po’ di tettine, magari pure un pisello o due o almeno il pinkerton a torace scoperto ( e sulla baldanza verrà scelto dal regista….) soldati americano whisky. Non mi sembra che Michieletto inclini alla dimensione onirica e quindi alla Cio Cio San che sogna tutto! Che palle!!! tanto vale il kimono e la giapponeseria. Infatti la più bella Butterfly che ho sentito e visto è stata a partire dalla direzione, orchestra e coro quella della Verdi… C’era solo la musica….e che musica e che realizzazione. All’uscita un dinosauro del loggione mi ha detto “mai sentita in 70 anni una Butterfly così…..”

        • Donzelli altro che Jean de Leyden, il vero Profeta sei tu <3 Peccato che con Butterfly il povero Damiano non avrà un bel balletto come nel Tell londinese XD
          Certo che se è vero che han scelto Butterfly, mi va male anche la prossima prima…

          MLG il tu mi basta e avanza e puoi darmi del caro 😉 Contesto il modo di far giornalismo tutto volto alla scandalo e a dare avvio a inutili macchine del fango. Se hai una notizia o delle informazioni esclusive non ha senso voler cercare lo scandalo a ogni costo rendendo la notizia più succulenta di quel che è in realtà o alludendo malamente e provocatoriamente a certi temi oggi caldi tanto per scatenare i bassi istinti e le tifoserie varie (che giustamente si sentono chiamate in campo). Questo modo di fare giornalismo mi è indigesto e mi fa solo dubitare delle notizie riportate, persino delle particole di verità in esse contenute. ma dici bene: dal giornalismo come è inteso oggi (non saprei se una volta fosse diverso sinceramente) c'è poco da pretendere.

          • A proposito di stampa e affini, qualcun ha letto la recensione di Elvio Giudici sul Quotidiano Nazionale ? Evidentemente ci sono state due “Gioanna D’ Arco : quella che tutti abbiamo visto e sentito, e quella che ha visto e sentito Giudici, che ormai è una indiscussa autorità musical-teatral-registica. Ma questi critici, ci sono o ci fanno ?

  4. Non si può che essere d’accordo con Chailly.
    Egli ha fatto solo quello che deve fare un maestro concertatore e direttore d’orchestra degno di questo nome: sovrintendere alla qualità totale dello spettacolo di cui è il principale responsabile. Così faceva Toscanini, così faceva Serafin, così faceva Karajan. Talvota forse bene, talvolta forse errando, ma lo facevano. Il direttore è il soggetto cui è affidato in primis il compito di garantire un’esecuzione degna in tutti i suoi aspetti, orchestra, coro solisti e messa in scena.
    Giustamente – come nota Donzelli – le cure del M° Chailly sono andate in primis all’esecuzione musicale: i cantanti vanno messi in condizione di lavorare nel modo migliore, soprattutto se non si dispone di gente tipo Callas o Tebaldi, Corelli, Bergonzi o Del Monaco, che da sola sapeva reggere la recita sulle sue spalle.
    Sapendo chi ha a disposizione giustamente il direttore cerca di cavarne fuori il meglio e per fare ciò è necessario che il cantante sia posto sul palcoscenico in un certo modo, non abbia posizioni strane, possa ben vedere il direttore.
    Quanto ai diavoloni sé inculantisi, la trovata si commenta da sola, dato che già da sé sa di vecchia: sono robe già viste e riviste su certi palcoscenici amanti del teatro di regia.
    Trivialità gratuite a glora ed onore degli incliti registi, per onorare i quali si dovrebbe, a questo punto, dati i loro gusti in fatto di diavoli utilizzanti, in un modo o nell’altro, lo sfintere, far risuonare un inno di lode come fece il gran padre Dante, a mezzo di Barbariccia:
    Per l’argine sinistro volta dienno;
    ma prima avea ciascun la lingua stretta
    coi denti, verso lor duca, per cenno;
    ed elli avea del cul fatto trombetta.

  5. Ninia:
    Oggi e’ la verde Dani e la stellare Valeriona; ma dimentichi una certa attrice teatrale con capo coperto a mo
    di suora, che immancabilmente veniva citata come ” la rappresentante della cultura”, presente dal lontano 1946, e che con Il Presidente Pertini in sala,
    brigò di brutto per sederglisi accanto, o la immacolata
    (d’abito) Carla Fracci con marito appresso.
    Un vezzo borghese piccolo piccolo e stantio, cui anche tu dai un piccolo contributo. Prosit

    • Rigo scusa l’ignoranza, data dalla mia età e dal fatto che mai sono stato a prime della Scala, ma chi è questa attrice rappresentante della cultura? :)

      Sul fatto che io abbia dato un contributo intendi la pubblicità fatta loro menzionandole? Se è così è vero, ma trovo divertenti i fatti di “costume” (per non dire trash) se presi con leggerezza, e non me ne vergogno dunque 😉

  6. Ninia: E’ Valentina Cortese, ex “amica” di notissimo Regista italiano, la quale poverina per via di questo ex legame, diventava ipso facto la rappresentante della cultura Milanese e Italiana
    ed era citata in ogni collegamento scaligero
    a mo di icona. Ti consiglio di andare a leggere
    alla biblioteca Sormani le recensioni pubblicate
    su di lei. però prima dotati di un anti-rigurgito
    per via delle lodi sperticate, a cui una grossa fetta della stampa dedicava. prosit

  7. Ninia: una breve anticipazione su google:
    http://www.corriere.it/cultura/12_aprile_02/porro-cortese-valentina-autobiografia_1cdfef16-7cb2-11e1-b9fa-a64885bf1529.shtml
    Valentina Cortese: i foulard,l’amore, e una bambina mai nata….era di Strehler……e giù quintali di melassa da far piangere e singhiozzare…..”Quel foulard in testa, el riòtt , non è snob e non copre la calvizie, ma cita il fazzoletto che tenevano le campagnole lavorando per proteggersi dal sole, è una carezza che mi accompagna».
    ….un paesaggio etereo da cui ci siamo allontanati: ossia le mondine….
    Leggi, leggi, altro che polenta e cervo. una intera generazione lacrimevole fino allo sfinimento….Infine una perla: Lohengrin diretto da Abbado, regia di Strehler …..una regia “nera” contro una tradizione di
    Lohengrin in bianco… a cui un certo Kollo si ribellò
    mettendo in fibrillazione tutta Milano, poi lui cantò ma senza l’elmo in testa. e giù discussioni……
    e patemi d’animo…. Nulla di nuovo sotto il sole, con l’unica differenza che allora era un colore….oggi una scena pornografica a metterci in subbuglio.
    Credo che queste manfrine potranno cessare solo con un bel calcio gentilmente donato a registi e commentatori. oops

    • Leggo ora il tuo post
      Lascio le gratuita su Valentina cortese solo perché sono io in ritardo nel cassarle. Non nencondivido mezza perché al di là della sua immagine volutamente sopra le righe , la cortese non è stata affatto una presenzialista incapace di distinguere ciò che ascoltava né un attrice tra da avanspettacolo. Moderato gratuita o parliamo con competenza prima di scrivere sciocchezze. Grazie

  8. La regia di Butterfly di Micheletto è purtroppo stata proposta anni fa al Regio di Torino. Per dirla con il rag. Ugo Fantozzi: UNA C….TA PAZZESCA. E tale definizione è fin troppo gentile rispetto alle schifezze che si vedevano in scena, schifezze in quanto del tutto contrarie alla musica di Puccini, errori grossolani, fraintendimenti, dimostrazioni di menefreghismo assolute nei confronti dell’autore, incapacità di rendere lo spirito dell’opera che era trasformata in qualcos’altro, ad uso delle seghe mentali e della rappresentazioni delle perversioni e dei complessi del regista. Non si tratta affatto solo di rappresentare l’opera nel luogo e nel tempo previsto nel libretto, ma di comprendere lo spirito dell’opera stessa, nel nostro caso assolutamente frainteso. Lo spettacolo era così schifoso e soprattutto NOIOSO ALL’INVEROSIMILE nonostante tutte le trovatine gratuite del regista che per buona parte me ne sono stato ad occhi chiusi perchè mi veniva sonno….

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