L’affare Mandelli.

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Pare che in questi giorni il mondo dell’opera ambrosiano non sappia parlar d’altro che dell’affare Mandelli. Inutile raccontare la storia, superfluo accordarsi ai trenoi ed alle conventicole di melomani che minacciano, vestite da Norma, “guerra, strage, sterminio” all’indirizzo di Daniel Baremboim reo di lesa…….non si sa bene cosa.
Allora, umanamente spiace per il trattamento riservato ad un persona di 93 anni, età nella quale si è, giustamente, più fragili e chi non sia più giovane sa bene che il decorso del tempo porta inesorato ad una maggior fragilità emotiva. L’episodio non deve, però, stupire e soprattutto chi, oggi, invoca sonore riprovazioni in teatro dovrebbe riflettere su due dettagli.
Primo dettaglio, proporre un grande cantante ormai ritirato in un ruolo di comprimariato o come, caso differente quello di Luisa Mandelli, in un ruolo con la quale la si identifica perché nel comune sentire la Traviata della Scala 1956 fa parte della STORIA, è un palliativo –squallido- per occultare che la produzione, sotto ogni profilo a partire dal direttore, la cui estraneità all’800 italiano è palese e l’impreparazione pure, non ha nulla da dire e cerca di sviare l’attenzione proponendo un’ara pergama cui inchianarsi, ma che non risolve i problemi di fondo dello spettacolo.
Secondo dettaglio, il promesso e minacciato comportamento è quanto meno tardivo e, soprattutto, inutile. Inutile perché le riprovazioni si distribuiscono per prestazioni artisticamente scadenti e poco professionali. Avrebbero, quindi, dovuto trovar luogo altrove, cioè a Milano quando il sig. Baremboim arrivava regolarmente impreparato, anche su opere che sono del repertorio (vedi Aida, dopo essersi pure preso l’arbitrio di protestare una protagonista, da lui scelta e che si portava da Berlino senza avere una sostituta decente o professionale las ciando la Scala sguarnita) e che metteva in repertorio, quale Simone. Taciamo del pianista, le cui mani erano bisognose dei fanghi di Abano o di una serie di approfonditi esami al Pini. I milanesi hanno ingoiato, digerito ed applaudito tutto o quasi, si sono persino lasciati rampognare da questo signore allorquando hanno levato – rispettosi e solo a fine concerto- le loro proteste per una impresentabile Bartoli (poi soccorsa da un politico “fregiuor” nell’ipotesi che il concerto di chiusura dell’expo si trasformasse in un altro insuccesso). E adesso si stupiscono, ma il loro Daniel è assolutamente coerente ora come allora. Isabella di Italiana in Algeri insegna a Elvira, tremebonda e sottomessa donna islamica, “sono da noi le mogli quelle che formano i mariti”.
Bene, quelli della Grisi oggi si sentono un po’ Isabella e ricordano a questi “piagnones” tardivi però, che il pubblico può a suon di fischi insegnare anche educazione, creanza e rispetto e consigliano di guardare i prossimi spettacoli scaligeri, dove la protervia e la mancanza di rispetto per pubblico e musica promettono molto, molto bene.
L’omaggio all’offesa è assolutamente scontato: la Traviata della Callas!

25 pensieri su “L’affare Mandelli.

  1. Molto equilibrato e condivisibile. Gli insulti antitedeschi, come se la Merkel avesse qualcosa a che spartire con la direzione artistica della Staatsoper Unten den Linden, e le ingiurie antisemite nei confronti di Barenboim da me lette in questi giorni nei commenti alle pagine Facebook di addetti ai lavori che commentavano la vicenda sono un ennesima dimostrazione di squallore da parte delle tricoteuses da tastiera itagliote.

  2. Il corriere de buon senso!
    Articolo che condivido del tutto. Ho letto sui social l’impossibile riguardo a questa vicenda, tutti -giustamente- sdegnati, alcuni pericolosamente prossimi al delirio (ben ricordato da Mozart) a proposito di nazioni, razze e co.
    La prima cosa che ho pensato, oltre alla povera signora vilipesa, è stata: ma a Milano e in Italia solo ora si accorgono del valore di Barenboim? C’è rimasto degli anni tra il plauso quasi generalizzato e ora nessuno che l’abbia mai apprezzato stando ai commenti. Forse perché finché era qui non si poteva dirne male per tutta una serie di intrallazzi e interessi in gioco, ora invece sì può. Sono stato alla Scala una volta sola finora, ma quanto ho visto attendendo all’uscita la (un tempo) somma Edita mi ha letteralmente disgustato e fatto toccare con mano che giro di conoscenze, amicizie, ipocrisie ci sia tra molti degli habitués e persone all’interno del teatro (dagli addetti alle porte fino a Lissner). Credo che quelli quanto costi un biglietto non lo sappiano nemmeno!

  3. Come spesso accade, concordo pienamente, soprattutto nell’allargare e riportare nei giusti binari il discorso, uscito qua e là dal sensato per diventare uno sfogo delle più svariate frustrazioni. A margine, direi che “lesa” è stata soprattutto un’idea (antiquata) di signorilità, buon gusto, correttezza (un po’ di umanità, anche?) che purtroppo ad alcune delle persone coinvolte sembra fare difetto. Dopo avere chiamato una signora di 93 anni, offrendole quello che poteva /doveva essere un omaggio ad un’intera epoca della storia della lirica, rispedirla a casa per un cavillo di regia sicuramente rimediabile, se lo si fosse voluto, lo definirei soprattutto una caduta di stile.

  4. La prima vera caduta di stile, è stata quella di trasformare
    un pianista in direttore d’orchestra, ad opera di una nota casa discografica. A Milan se dis: Ofelè fa l to, mestè
    Donzelli, autentico meneghino ve la può tradurre.

  5. Riporto dal sito di Andrea Merli, cui rimando per maggiori chiarimenti (http://impiccioneviaggiatore.iteatridellest.com/2015/12/22/berlino-19-dicembre-2015-la-traviata-giuseppe-verdi/): La Sig. Mandelli “Si è preparata per otto mesi, rimettendosi in pista con l’aiuto di amici che l’hanno preparata a titolo di amicizia; la notizia è stata diffusa dalla stampa; è partita per Berlino per prendere parte alla “prima” con una settimana di anticipo; dopo appena due giorni, di cui solo uno di prova, è stata convocata da Barenboim che in poche parole le ha fatto capire che non era adatta a quella regia “pericolosa” (poi si capirà il perché) che lui non si assumeva la responsabilità della sua incolumità e che dunque era meglio per lei ritirarsi e ritornare in Italia. Da dove era giunta accompagnata da un fedele amico, pagandosi parte del viaggio e sostenendo pure altre inevitabili spese che, per inciso, non le sono state rimborsate. Non un accenno alla possibilità di trattenerla, di presentarla al pubblico, fosse stato anche con una semplice apparizione in palcoscenico e la consegna di un omaggio floreale, visto che comunque era in cartellone. Anzi, la sera dello spettacolo, un foglio in bacheca ne annunciava la sostituzione dandola per “ammalata”. Non occorre aggiungere altro.”
    Ragazzi, che classe all’opera di Berlino!!!

    • E che idioti gli amici di lei che non l hanno consigliata di stare a casa! ….come se non sapessero di che pasta è fatto bimbumbam e che senso hanno queste pagliacciata per chi le propone…! Quando luisa mi ha detto dell invito , io le ho detto che faceva male ad andare…dopo le contestazioni non ci si mette in quella situazione con chi ha diretto, anche se in quel modo, il teatro. Lui era andato per la sua strada e il pubblico ,un tempo amico,dall altra. Amen. Nessuno che le abbia suggerito di non accettare perche non era il caso. Il luogo della luisa non è sul palco ma con i suoi amici che la possono festeggiare davvero con sincerità qui e non di certo a berlino. Nulla aveva senso né ha mai avuto senso. Solo un altro squallido capitolo della deriva trash dell opera.

      • È quello che ho detto anch’io all’inizio di questa ‘genialata’!
        Io, come tanti miei amici. Però, sembrava fossimo una minoranza.
        Meglio tacere su questi ‘personaggi’ nati da chissà quale passione per qualche ‘divina’…
        Brava, divina ed insuperabile Grisi!

    • Francamente non credo che Andrea Merli possa essere portato ad esempio di classe moderazione così come il suo sodale che conduce la trasmissione radio possa essere un modello di coerenza. L’affaire Mandelli resta squallido per tante ragioni: in primis per le reazioni scomposte e isteriche della cricca di melomaniaci che riducono Traviata ad Annina, o ai fantasmi di vedovismo. Invocare complotti e spedizioni punitive (oltre ai vergognosi e violenti insulti anche razzisti a Barenboim da parte di suddetti melomalati e pure cantanti in carriera) è vergognoso! Ancor peggio se a invocare fischi preconfezionati ci stanno pure cantanti che, quando pizzicati, gridano al complotto. O certi critici e giornalisti. I nomi li ho presi: li attendo al varco.

  6. Carissimo Duprez: è Natale, e voglio esser buono.
    Non mi è chiaro, perche criticare Baremboim è da razzisti.
    Se una persona non svolge ciò che la natura gli ha offerto, è una ciofeca comunque, Nel caso specifico: Baremboim NON è un buon direttore, ma solo un pianista al quale, qualcuno ha offerto una bacchetta per pure ragioni economiche. Idem quel tenore che rimasto senza acuti oggi fa il baritono, riscuotendo successo dovuto al suo periodo tenorile, ma come baritono è una ciofeca, Non è lecito a nessuno invocare il razzismo per questo.
    Se D.B. si è prestato ad una meschineria ( affaire Mandelli) è una ulteriore prova dell’essere la persona sbagliata, nel posto sbagliato. Tutto il resto è fuffa.
    Prosit!

    • Proprio perché è Natale non voglio rispondere: evidentemente non hai letto i commenti razzisti e antisemiti che i melomalati hanno dispensato in rete. Mi spiace per te, ma Barenboim È un ottimo direttore in un certo repertorio. Le follie complottare te le lascio. Informati prima di scrivere certe sparate

    • Chi ha organizzato questa pagliacciata è un genio del marketing perché, se si fosse concretizzata, avrebbe avuto la sala piena (e le recensioni entusiastiche) di quegli stessi melomalati che sono andati in crisi isterica per il mancato evento.

  7. Tutto più che natalizio sembra da 1° aprile….
    Baremboin è un buon musicista in un certo repertorio (prescindendo dal repertorio pianistico, che sarebbe il suo, ho presente alcune prove in Wagner) ma letale e venefico nel repertorio italiano.
    Qui poi, se è vero anche solo un quarto di quanto scriveva il dott. Merli, allora ha fatto una figuraccia di livello galattico. E con lui il suo teatro. Poi se la sig.ra Mandelli è stata un poco improvvida, è altro discorso, ma la colpa è sempre in massima parte di chi l’ha invitata e spinta a Berlino.
    Non ho visto i commenti antisemiti di cui parla Duprez né quelli antitedeschi (inutili, le cazzate le possono fare tutti, a prescindere dalla razza), ma resta il fatto che in tutto questo affare c’è stato solo un gran quantitativo o di superficialità o di mala fede o di faciloneria da parte di chi (non mi importano le origini etniche o geografiche) ha fatto spinto la sig.ra Mandelli a Berlino per poi lasciarla tornare a Milano con le pive nel sacco.
    E che si dovrebbe dire di certi cantanti che dovrebbero starsene anche loro in casa di riposo e che invece tornano sul palcoscenico scaligero, magari come doge Foscari in nuovo allestimento? eh eh eh…. O, peggio, altri che anagraficamente potrebbero ancora cantare ma che vocalmente sembrano più vecchi di settuagenari?

    • Premetto che di quel che scrive Merli non mi interesso: ti dico solo che Facebook era colmo di commenti violenti e inopportuni, carichi di odio e ingiurie e invocanti spedizioni punitive contro il nemico. Questo è squallido, ben più dell’invito di Barenboim (o del teatro) o della Mandelli che ha accettato

  8. Misericordia: Definire, sprovveduto un direttore (di che?)
    che vuole allestire una Traviata, utilizzando una persona che l’aveva vissuta in prima persona, ben oltre 50 anni fa,non solo è ridicolo, ma dimostra (a dispetto di tutto e di tutti) che ha una concezione del teatro da immediato ricovero in struttura sanitaria.
    Ho detto, e quì lo confermo che ho trovato demenziale, anche il ri-allestimento della Traviata SIMIL-Callas, fatta da altro direttore. Copiare in tutto o in parte, è offesa alla ragione, quella ragione, che ci differenzia dalle bestie.

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