Ventiquattr’ore di Barbiere 3: cavatina del conte “Ecco ridente in cielo”

Immagine anteprima YouTube
Immagine anteprima YouTube
Il vero titolo o meglio il titolo originale del capolavoro comico di Rossini era “Almaviva ossia l’inutile precauzione” e l’inutil precauzione ritornerà ancora nella scene della lezione dove Rosina canta a Bartolo la morale della vicenda.
Più volte abbiamo scritto che l’esecuzione di Jadlowker evoca i fantasmi ed i fasti di Garcia, primo conte o più in generale dei grandi baritenori di epoca rossiniana (Nozzari, Crivelli, Bonoldi, Tacchinardi sino a Donzelli) attesa la unica facilità nell’esecuzione di qualsivoglia figura ornamentale in primis i trilli e nell’allegro l’esibizione di autentiche agilità di forza. Insomma il grande di Spagna che i tenori dell’800 ebbero sino a Stagno e Masini in repertorio. Alla categoria dei grandi tenori di impianti, gusto e stile ottocentesco appartiene anche l’esecuzione di Leon David egualmente precisa rispetto a quella di Jadlowker privilegia però l’innamorato rispetto al grande di Spagna che esplode per opera del tenore lettone.
Oggi salvo poche eccezioni la riprova che del ruolo poco o nulla capiamo e proponiamo al pubblico e soprattutto che solo esecuzioni come quelle proposte e poche altre rendono chiaro chi fosse il vero protagonista dell’opera.

8 pensieri su “Ventiquattr’ore di Barbiere 3: cavatina del conte “Ecco ridente in cielo”

  1. Prima di tutto vorrei ringraziarvi per tutti le 24 puntate! E’ un lavoro che immagino molto gravoso, e per il fatto di poterne usufruire gratis avete tutti la mia gratitudine! :)

    Mi piacerebbe però esplorare, in questi commenti, la frase ‘Oggi salvo poche eccezioni’, perché l’ascolto della parte veloce dell’esecuzione di Leon David non mi fa affatto rimpiangere Blake o Florez! Sono queste le eccezioni o sono altre, secondo voi?

  2. Conto di ascoltare tutto domani per benino, anche riascoltando ciò che già conosco, ma non ho resistito alla tentazione di mettermi in mezzo 😀

    Blake, Matteuzzi in forma certamente, Raffanti e aggiungerei anche il buon Bruce Ford di cui resta testimonianza di un bellissimo Almaviva di colore scuro, grande stile ed eleganza. Conosco solo l’edizione integrale in inglese (dovrei rimediare con dei live in italiano per certo esistenti), ma lo considero insieme agli altri menzionati sopra come il Conte più plausibile degli ultimi decenni (rondò compreso).

    https://www.youtube.com/watch?v=50AepUR79j4

    • ho sentito dal vivo Bruce Ford. C’era qualche cosa negli acuti che non convinceva l’impressione che l’operazione “passaggio di registro” non funzionasse alla perfezione e che il tenore fosse un baritenore per limitazioni tecniche l’ho sempre avuta

      • Sì è vero: gli acuti ce li ha sempre avuti un poco duri e certamente non aveva un estensione sopracuta illimitata, però fino al 2000 circa gli acuti c’erano senza troppi problemi. Gli riconosco una misura, un’eleganza, una correttezza, un’aderenza stilistica al repertorio affrontato e un professionismo con pochi paragoni recenti, specie nella corda tenorile. C’è anche da dire che il suo “fare il baritenore” (pur se dettato, forse, dal motivo che suggerivi. Non sarebbe certo il primo a fare una scelta simile, Horne docet) non ha un sapore artificiale e parte, probabilmente, da una naturale estensione nel registro grave.
        Insomma, per farla breve, dopo Merritt e Blake, fenomenali per davvero (il primo però alterno e di durata purtroppo assai limitata) io ci metto lui :)

Lascia un commento