Le altre Tosche del Met: Renata Tebaldi

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Con Tosca, donna innamorata, buona, devota e forse del tutto irrazionale, Renata Tebaldi fu l’ultima esclusivista del ruolo al Mteropolitan dal 1955 anno del debutto sino al 1970. Al Met, dove la tradizione popolare narra che la Tebaldi fosse l’incensata ed irraggiungibile diva, il soprano italiano cantò essenzialmente Puccini (oltre che la Desdemona di Otello e più tardi Gioconda) atteso che il repertorio verdiano era di Zinka Milanov ovvero la Tebaldi dovette giungere a patti sul repertorio anche nel massimo teatro americano. Per altro la Tebaldi Tosca limitò nel ruolo altre due cantanti che, stabili ospiti del Met, erano grandissime Tosche ossia Eleanor Steber e LeontYne Price. Paradossalmente Birgit Nilsson vestì i panni della cantante romana più spesso delle due precedenti. Della Tosca di Renata Tebaldi al Met è conservata una intera rappresentazione dove, oltre al soprano italiano e forse più del soprano primeggiano la direzione di Dimitri Mitropoulos e Richard Tucker, esempio di canto di altissima ed antica scuola che garantisce il suono squillante e nel contempo morbido e timbrato. Poi la Tebaldi in questa Tosca qualche scivolone ora di gusto (le urla Mario Mario al finale quando scopre che Mario è stato giustiziato) ora di tecnica e di intonazione (Sezione conclusiva di “non la sospiri” oppure il do della lama) ce lo piazza, ma quello che la connota è il timbro amoroso e voluttuoso, oltre che sempre dolce e morbido, una femminilità prorompente anteposta a qualsivoglia altra qualità di Tosca, che giustifica le foie di Scarpia, il non saper resisterle di Mario, che pure ha ben chiaro carattere e limiti della donna.

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