Ventiquattr’ore di Barbiere

Il Corriere si dedica, di preferenza, a titoli desueti del repertorio. Fra Tosca e fra’ Diavolo abbiamo avuto molte volte motivi di riflettere sul titolo, oggi dimenticato e/o malservito, di Auber che non sul capolavoro noir di Puccini.
Quindi parlare di Barbiere di Siviglia, a parte per recensire spettacoli, è stata un’occasione molto rara e quando lo abbiamo fatto ci siamo occupato di una scena del Barbiere – quella della lezione- che vide con la scelta di eseguire arie differenti dal previsto “contro un cor” il trionfo della prima donna. Ma il 20 febbraio saranno 200 anni dalla prima al teatro Argentina. Serata che la cronache e forse più la mitologia rossiniana dipinge come movimentata. Il titolo dedotto diciamo da Beaumercier, ma più ancora da Paisiello ebbe dopo quella sera fama imperitura tanto da diventare il TITOLO di Rossini. Eppure lo divenne cambiando titolo perché quel 20 febbraio alla prima si rappresentò Almaviva ossia l’inutil precauzione che nel tempo e complice l’incapacità dei tenori di eseguire il gran finale previsto da Rossini per l’amico Garcia divenne il Barbiere di Siviglia. Ecco la prima differenza fra quella rappresentazione e le attuali. E non è la sola. In breve le segnalo a memoria , in primo luogo la sinfonia perché quella, che noi sentiamo eseguire è quella di Aureliano e di Elisabetta, perduta – si ritiene- quella della prima. Ed ancora l’opera circolò come accadeva in tutti i titoli del tempo con ulteriori differenze rispetto a quanto nella partitura che Rossini consegnò al copista. L’aria di Bartolo “a un dottor della mia sorte” venne presto sostituita con altra non autografa il famoso “manca un foglio” di cui ancora in tempi non lontani si dava esecuzione, la parte di Rosina trasportata per soprano con una serie di varianti (ben oltre la trasposizione della cavatina di un tono come fanno alcune, ma non tutte, le Rosine soprano) ed aggiusti che sono la più tangibile e documentata testimonianza di come venissero trattati, alcuni dicono maltrattati, gli spartiti sino a Verdi. Quanto a raggiusti ne subì pure la celebre calunnia sempre eseguita in do benchè scritta un tono sopra, tralascio la tradizione dell’aria aggiunta per la lezione e riporto l’omissione del rondò del Conte. Ci sarebbe anche da aggiungere che, tolto il rondò o alcune Rosine fra cui la prima ossia Geltrude Righetti Giorgi se ne annettè una parte o altre aggiungevano al finale qualche vispa cabaletta per ricordare chi fosse la primadonna e, quindi, protagonista.
Per contro il Barbiere è stato anche il titolo che per primo è stato fatto oggetto di edizione critica ( chissà se nella scelta giocava la fama del titolo e l’elevato numero annuo di rappresentazioni e quindi i diritti da lucrare) ed anche quello di una parziale restaurata esecuzione attenta alle ragioni della filologia sopra tutto grazie all’inserimento del rondò di Almaviva, che deve la sua rinascita a Rocky Blake. Aggiungo, per andare oltre scelte ormai prossime al mezzo secolo di vita, che rispettare e praticare le ragioni della filologia non significa noia nella rappresentazione e pedissequa riproposizione di quanto eseguito o supposto eseguito la sera della prima. Il che significa per parlare “apertis verbis” che fra una mediocre esecuzione di “contro un cor” ed una grande di variazioni di Proch o Carnevale di Venezia è più aderente alla storia la seconda, come pure un grande Basilio in do che uno pessimo in re.
Siccome il Corriere preferisce sempre i fatti alle parole e siccome l’omaggio che ad oggi abbiamo visto rendere al capolavoro rossiniano nel luogo dove ebbe luogo la prima è quanto meno acciaccato e pretenzioso il 20 febbraio saranno le VENTIQUATTRO ORE DEL BARBIERE, come accadde in occasione di un autorevole scempio di Norma.

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5 pensieri su “Ventiquattr’ore di Barbiere

  1. “Acciaccato e pretenzioso” e’ espressione molto ma molto benevola: e’ spaventoso. “Scempio” ci si avvicinerebbe un po, ma non rende appieno l’idea. Norma a Napoli e Barbiere a Roma: penso che non mi riprendero’ piu’: e’ troppo orribile. E adesso sotto con Cenerentola della Dante.

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