Scotto, Callas, Vespri Siciliani e Loggione Scaligero


L’inaugurazione della stagione scaligera 1970-’71 andò, tenuto conto del titolo prescelto, benissimo.
Tenuto conto del titolo perché i Vespri sono opera quanto mai complessa sotto il profilo vocale e musicale che spesso, come ben potrebbero insegnare il maestro Muti ed i signori Studer e Merritt, procura affanni e dolori. E, poi, perché i Vespri erano stati una delle opere della Callas in Scala.

Inaugurarono, infatti, la stagione 1951-’52, furono la prima inaugurazione di una Callas al meglio delle proprie possibilità vocali ed interpretative.
La serata inaugurale, ripeto, andò benissimo. Buona compagnia di cantò, cospicui ed opportuni tagli nella miglior tradizione di Gavazzeni, la novità della trasposizione dell’azione dal 1282 agli anni del Risorgimento, costumi appropriati, la prima esecuzione del balletto le quattro stagioni con trovate coreografiche veramente spettacolari.
E poi a Sant’Ambrogio apparve proprio la Callas, ospite del soprintendente nel suo palco. Il loggione le tributò un applauso fragoroso al secondo intervallo
L’applauso di trasformò in un’ovazione all’uscita di via Filodrammatici, con la folla degli appassionati, che gridava “Maria, Maria” all’indirizzo della diva, più affascinante che mai.
Quegli applausi si trasformarono in un rospo per la primadonna, in ogni senso, che vestiva i panni della duchessa Elena: Renata Scotto.
E alla Scotto, che aveva dato una bella raffigurazione della protagonista, tenuto anche conto delle sue caratteristiche vocali, che non erano quelle del drammatico di agilità, di digerire il rospo, ammesso che tale fosse, proprio non riuscì.
L’operazione era caratterialmente impossibile alla signora Scotto, che aveva manifestato questa impossibilità già anni prima al rientro dalla tournée scaligera a Mosca.
Quindi, si inaugurarono le ostilità la divina Renata e con lei l’intera compagnia di canto disertarono il rituale dopo Scala organizzato pressa l’abitazione della signora Biki, sarta e storica mentore della Divina, ancora la Scotto scaricò il proprio rammarico, rincrescimento e malanimo in un’intervista alla rivista Stop (giornale scandalistico del tempo), che istituzionalmente inseguiva e proponeva lo scandalo.
Una cantante giovane e famosa, che lamentava torti da parte della Divina, era quanto di meglio potesse il mercato servire.
Peccato che la rivista a larghissima tirature e diffusione finisse nelle mani dei cosiddetti vedovi Callas, all’epoca numerosissimi e più agguerriti che mai.
Alla seconda, quando l’intervista non era ancora diffusa ci fu dal loggione un commentino alla cadenza dell’”Arrigo ah parli a un core” tipico del loggione “la cadenza contessa”.
Poi in via Filodrammatici all’uscita gli appassionati, che nell’intervallo erano diventati lettori di Stop, si presentarono a chiedere alla Scotto se le dichiarazioni corrispondessero al vero.
Nessuna negazione da parte della diva, anzi la Scotto fece presente che la giornalista aveva tagliato qua e là.
Dichiarazione di guerra immediata.
Nella più consumata tradizione scaligera gli insulti non si risparmiarono alla “pupattola da immigranti” la diva rispose con il verduresco insulto riservato agli omosessuali, abituali abitatori del loggione e sfegatati callasiani.
E quindi alla terza recita il tam tam di quel loggione definito “pieno di verdura”, serrò i ranghi con arrivi da tutta Italia e salutò alla fine dell’aria del carcere con cinque minuti di fischi la Scotto, rea e reproba. Le riprovazioni proseguirono anche al bolero.
Il folklore di espressioni come “teiera” e “lasciatela cantare è focomelica” sono l’immagine dell’ira autentica de pubblico.
Ira ed insulti che non scalfirono di un centimetro la signora. Anzi. Ci furono anche le tentate conciliazioni fra cantate e pubblico, propiziate dall’allora direttore della biglietteria, che mandò uno dei più noti loggionisti ( fra l’altro in odore di santità, agli occhi della diva, perché aveva mancato la terza recita) in camerino, dove l’accoglienza dell’offeso consorte, così mi ha raccontato l’interessato, fu delle meno propizie alla pacificazione.
Passarono, quindi le ultime repliche di dicembre e le prime di gennaio 1971 che ebbero una grandiosa protagonista in Leyla Gencer e alla fine di gennaio con la recita del 29, presente il capo dello stato finlandese Kekkonen, scattò il finale ed ennesimo redde rationem, perché il loggione non era certo placato.
Il copione delle contestazioni era consolidato, se la memoria di undicenne, capitato per caso nella sua prima serata bagarre scaligera non falla, i primi mormorii del loggione furente cominciarono a colpire durante il duetto Elena –Arrigo.
La sezione centrale del duetto ormai trasformata in aria “Arrigo, ah parli a un core”, fu salutata alla cadenza da un “miao” sonoro.
Copione consolidato. Era, per inciso, il sigillo del fiasco, tenuto anche conto che di “miagolare” nei piani e pianissimi era una delle censure più praticate dal loggione nei confronti della Scotto.
Seguirono fischi e rumoreggiamenti alla fine del quadro. Al quinto atto il bolero, che la Scotto alla prima dopo il trionfo fuori dal palcoscenico della Callas, aveva cantato dinnanzi al palco della soprintendenza, ci fu la cannonata finale del loggione dopo un mi nat non proprio perfetto “scema Verdi non è Donizetti”.
La Scotto non uscì a ringraziare alle prime uscite, poi all’ultima si presentò.
La Callas, nonostante i desiderata del loggione non ritornò mai più a cantare in Scala, pur ricomparendo ad una recita di Carmen in cui nella successiva stagione di Stefano cantava ( si fa per dire) don José, ma anche la Scotto, se si esclude un concerto di canto fuori stagione (30 giugno 1985) ricalcò più in un’opera il palcoscenico scaligero.

16 pensieri su “Scotto, Callas, Vespri Siciliani e Loggione Scaligero

  1. Intervista “inqualificabile”……avrei preferito non leggerla mai essendo un grande ammiratore di quello che ritengo essere stato forse il più importante soprano italiano del dopoguerra. Non basta sapere ben cantare per essere una grande donna, la Callas pure mancò di delicatezza verso la Tebaldi ma con ben altro stile e senza toccare la vita privata di una collega pergiunta in difficoltà affettiva.
    La “poveretta” oggi come oggi risuta più essere lei della Callas ci ha pensato la storia a fare giustizia di tutto e di tutte….

  2. La Signora Scotto è (al pari di Domingo, ma non solo) cantante inspiegabilmente sopravvalutata, rispetto alla quale il passare del tempo non potrà che rendere giustizia alla sua arte mettendola nel dimenticatoio…..

  3. ….occhio……occhio, perchè la censura allas cotto può essere solo sul piano del suono, dato che la fraseggiatrice è suprema. dopo ti tocca stroncare vive piu’ o meno tutti i soprani in attività di oggi, e pure i mezzi……..Davide, adesso sei sul terreno semoliniano del suono puro dei 78 gg: buon viaggio!

    • Mah, il suo fraseggio lo trovo sempre molto manierato. Ed il suo timbro, uno dei più brutti. Peraltro la sua emissione, anche in gioventù, è prova di una tecnica di canto tutt’altro che ferrata.
      Sul suono puro dei 78 giri avrei da ridire: quegli ascolti mi danno sempre l’impressione che vi siano sotto delle uova che friggano. Taccio invece sugli interpreti antichi :-)
      Sui soprani in attività, che dire: dopo quella a sinistra del mio nome, il diluvio… 😀

  4. Propongo una pausa all’acceso ed interessante dibattito ascoltando la prestazione -il 1955 dal vivo-della Cerquetti a Torino, citta’ ove vivo, o magari della Arroyo nella registrazone del 1973.Quanto ai tagli ha ragione Duprez ,anche Muti li ha aperti tutti (pero’ poveri cantanti!)

    • beh, i Vespri sono un ‘opera favolosa ma massacrante. In integrale hanno una dimensione monumentale da Gran Operà che le è propria e che è componente costitutiva del progetto compositivo di Verdi. In passato si tagliava per ragioni di prassi, talvolta per ragioni vocali. Oggi si taglia perchè nessun cantante regge….ahinoi!

  5. quello dei tagli è argomento anzi ring sul quale monsieur duprez ha un debito con il sito ed i debiti -lo sa bene- sono produttivi di interessi. qui, poi, viene applicato un tasso alla soglia della soglia!!!
    quanto alla scotto credo fra tutti questi “discutenti” di essere l’unico ad averla sentita dal vivo quando non era al capolinea.
    La voce non era in natura nulla di che un lirico, come molte voci liguri (carosio, serra, devia tanto per stare alle più note, se volete ci metto pure margherita guglielmi), la tecnica fu naturale sino a quando arrivo la llopard. é interessante sentire i dischi della scotto pre cura llopard perchè suonava assai più scura. Non credo però, fosse natura, ma tentativo di non sembrare la toti o la carosio, appunto. Complesso che la signora ha avuto per tutta la vita.
    la fraseggiatrice era spontaneamente una fraseggiatrice e questo lo hanno riconosciuto anche in anni recenti ( e quindi sereni dopo anni di polemiche e scontri, che sia detta la signora propiziava) i suoi più costanti detrattori, ricordando proprio come la ragazzina non bella e non certo esperta (della vita) del debutto fosse per paradosso una violetta rifinita nel dettaglio.
    certo fraseggiare era l’ossessione della scotto , dire la sua costante ansia. non c’è frase della scotto che non sia al di là della naturale eloquenza pensata. E questo credo possa indurre a ritenerla una fraseggiatrice talvolta leziosa. Come leziosa è stata l’attrice una volta acquisita una linea, che le evitasse gli impietosi commenti delle “verdure” scaligere. Famoso il teiera per tacere di altro che a voce , se vi sarà occasione riferirò. Ma la scotto , come l’olivero era talentuosa e se la confronto alle sue due più vicine coetanee ossia la freni e la caballè beh insomma certe cose some le dice la scotto nessuna le ha mai dette. cito un solo esempio, ma nonil solo, della genialità della renata n° 2 : l’aria di Alaide “ciel pietoso in si fiero momento” ( che posterò anche negli ascolti). Li sento i suoni spinti di chi vuole avere colore e sonorità maggiore della spontanea, ma sento dire ogni parola.
    Aggiungo quando (poche volte, rispetto alle doti ed alla dotazione) la scotto decideva di cantare era anche lì una grande. Vedasi la parte di isabella del roberto il diavolo fiorentino. certo devo ricordare che la scotto in quella stagione si misurava con la semiramide di oan sutherland ed allora l’imperativo divenne anche cantare oltre che dire!!! ci sono nella vita molti motori immobili che muovono e la scotto “sentiva” molto quello del confronto con le colleghe.
    E come darle torto davanti a sutherland, caballè, gencer, freni ed il fantasma della callas. Una sola cantante la scotto mai nomina e sempre insegue: madga olivero.
    Quanto ai diluvi sono arrivati molto molto prima dell’avatar di chi – chissa perchè?- ha riesumato questo tread dei nostri debutti.
    ciao a tutti perdonate la resis
    dd

  6. Ricordo un’intervista televisva della Scotto fatta poco prima della Norma fiorentina. La signora, senza mai citarla, mise alla berlina il “In mia man alfin tu sei ” della Callas. Andai poi a sentire la Norma e , se il ricordo non mi inganna, credo di non aver mai ascoltato ( da una voce celebre dell’epoca, oggi si sente di peggio…) un Casta diva e cabaletta più sciatto e insicuro. Per la cronaca, la scena si concluse senza un applauso….. (poi fece meglio nel resto , ma senza convincere)

    • la sentii per radio quella norma, registrandola. casta diva in effetti scadente sopratutto il recitativo (il solito celletti le scrisse che era una bambina cui avevano rubatoil palloncino alla fiera) ma da ” quel cor tradisti” e sopratutto la trenodia “deh non volerli vittime” SUA ELOQUENZA

  7. Il post è stato riaperto dal sottoscritto perché vedendo su YouTube la commemorazione alla Callas della Scotto mi è venuto in mente questo post (oltre al fatto che mi sono cadute le braccia per terra).

    Nonna Grisi mi ha censurato una parte del mio commento, dove peraltro non ho usato parolacce ma riportato REALISTICAMENTE un aggettivo che riassumevo il comportamento di una cantante (la Scotto), che dopo aver sbeffeggiato e deriso non sul piano musicale ma sul piano privato un’altra cantante (la Callas) per motivi supposti e non accertati, ha avuto pure la faccia di commemorarla una volta morta! Rimango al solito basito …

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