Partenope alla radio


Radio 3 ha trasmesso ieri sera un’esecuzione della Partenope di Haendel, registrata a Ferrara un paio di mesi fa. Un’esecuzione in massima parte conforme alla prassi baroccara che di questo repertorio detiene, di fatto, l’esclusiva. L’unica deroga agli usi e costumi della moderna filologia era costituita dagli ampi tagli, a dire il vero assai provvidenziali, e che forse avrebbero potuto estendersi ben oltre i limiti fissati dal direttore.

Ottavio Dantone ha governato con mestiere, se non con brillantezza l’ensemble dell’Accademia Bizantina, magro di suono e parco di colori ma senza mende di particolare rilievo, almeno a livello di precisione esecutiva e intonazione. Vorremmo poter dire altrettanto del cast vocale, che forse il maestro Dantone avrebbe dovuto più proficuamente consigliare, se non tenere a freno.

La Partenope è un’opera che in più punti vira al comico, o almeno al mezzo carattere, ma la vocalità richiesta è di stampo inequivocabilmente serio. E non potrebbe essere altrimenti, visto che il compositore l’aveva concepita per alcuni dei maggiori virtuosi del tempo (citiamo per tutti la sola Anna Strada, interprete di tante prime haendeliane, e questo malgrado la sua proverbiale bruttezza – era soprannominata “il Maiale”).

Nei panni di Partenope abbiamo udito Elena Monti, voce assai magra nei centri (spesso aperti oltre misura, con discutibile effetto) e piuttosto tirata in acuto (e questo in una parte che non brilla certo per la tessitura astrale), con strilletti diffusi e una coloratura assai precaria. A lei assolutamente analoga per doti vocali e sapienza tecnica Marina De Liso quale Arsace, che più che al castrato originariamente previsto per il ruolo fa pensare a uno dei controtenori oggi così à la page. La somiglianza è rafforzata dai gravi stimbrati e prossimi al parlato.

Nella parte di Rosmira, forse la più bella e teatralmente ricca dell’opera, Sonia Prina ha esibito una voce anche di bel colore ma perennemente ingolata e soffocata, con grande fatica nel canto di agilità (peraltro generosamente sfoltito rispetto a quanto previsto in partitura e con morigerate variazioni nei da capo), frequenti stonature in zona centrale e molti suoni duri e al limite del grido negli acuti. Un filo meglio l’Armindo di Valentina Varriale, che ha dato prova se non altro di una certa misura, in questo agevolata dal carattere elegiaco del suo personaggio, che rendeva più tollerabile la voce di soprano leggero (qua e là stonacchiante) e la vocalizzazione piuttosto saponata.

Il tenore Auvity è la classica voce bianchiccia e fibrosa che al massimo potrebbe essere impiegata in un oratorio, per giunta gravata da fiati assai faticosi. Come Oronte Gianpiero Ruggeri ha messo in evidenza una vocalizzazione un poco più corretta rispetto a quella dei colleghi, anche se la voce è dura e priva di colori e la linea di canto più adatta alle parti comiche di una Cecchina o di una Nina pazza per amore.

Il problema principale di questi voci, al di là di doti naturali più o meno consistenti, è come al solito da ricercarsi nell’emissione: la voce non sfoga, rimane intrappolata in gola, non “corre” e non ha nemmeno la flessibilità necessaria all’esecuzione delle agilità, che difatti risultano pigolate o strillate. Ogni tentativo di accentare, di dare un senso a quello che si canta, si risolve in suoni duri e forzati, che del canto barocco sono la negazione, e che riducono opere come questa a una successione di graziose melodie mal eseguite. E questo malgrado l’impiego di strumenti cosiddetti originali, cui molti guardano come a una sorta di panacea.

All’insegna della più bieca reazione, come di consueto, gli ascolti proposti in appendice.

Partenope
opera in tre atti
libretto di Silvio Stampiglia
musica di Georg Friedrich Händel

personaggi ed interpreti
Partenope – Elena Monti
Arsace – Marina De Liso
Rosmira – Sonia Prina
Armindo – Valentina Varriale
Emilio – Cyril Auvity
Ormonte – Gianpiero Ruggeri

Direttore – Ottavio Dantone
Accademia Bizantina

Registrata il 16 gennaio 2009 al Teatro Comunale di Ferrara

Gli ascolti

Händel – Partenope

Atto I

Sei mia gioia, sei mio beneTeresa Stich-Randall (1969)

Atto II

Furibondo spira il ventoNorman Allin (1924), Gérard Souzay (1966)

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